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Intervista a CLAUDIO STASSI e LELIO BONACCORSO
di Viviana Siviero

La Mafia: una realtà, un luogo comune. Che devasta da troppo tempo un popolo e una terra, bellissimi entrambi. Che di rimando ha degli strascichi su tutto il territorio, tristemente nota a livello nazionale ed internazionale. Vent’anni fa qualcosa ha cominciato a cambiare, grazie a figure coraggiose che hanno cominciato a ribellarsi in modo costruttivo e hanno pagato con la vita: proprio nel giorno di una triste ricorrenza vogliamo rendere il nostro personale omaggio a Giovanni Falcone e a tutti coloro che a Capaci persero la vita e divennero simbolo impagabile ed insostituibile: da poco infatti si è concluso a Pietra Ligure (Savona) la prima parte di un progetto di educazione alla legalità, pensato e voluto dal Dottor Luca Losio, che ha coinvolto due fuoriclasse della scena del fumetto internazionale: Claudio Stassi, autore del celebre Per questo mi chiamo Giovanni, graphic novel tratta dall’omonimo libro di Luigi Garlando (Rizzoli editore) e Lelio Bonaccorso, autore di Peppino Impastato, un giullare contro la Mafia (testi di Marco Rizzo, Beccogiallo editore).

Siete entrambi siciliani e il vostro lavoro è di forte impegno sociale: Claudio Stassi e Lelio Bonaccorso, vi presentereste ai nostri lettori?
Claudio Stassi: Palermitano autore di Per questo mi chiamo Giovanni, adattamento a fumetti dell’omonimo romanzo di Luigi Garlando, pubblicato per Rizzoli, per Dargaud e per Norma Editorial. Ho pubblicato Brancaccio Storie di mafia quotidiana su testi di Giovanni Di Gregorio, pubblicato da Casterman, BeccoGiallo e Norma Editorial. Ho pubblicato Pour la vie su testi di Jacky Goupil per Casterman e per Norma Editorial. Collaboro con il settimanale Il Giornalino dove disegno le avventure di Bau e Woof in coppia con lo sceneggiatore Fabrizio Lo Bianco.
Insegno alla Scuola del Fumetto di Barcellona dove adesso vivo e lavora.
Lelio Bonaccorso:
sono un disegnatore messinese di 29 anni e pubblico nel mondo del fumetto dal 2004. Il primo volume editato in formato graphic novel è stato Peppino Impastato un giullare contro la mafia, scritto da Marco Rizzo e pubblicato, oltre che in Italia da Beccogiallo, anche in Francia, Olanda e Belgio. Negli anni successivi ho pubblicato altri volumi e storie per Marvel, DC Vertigo, Rizzoli, Edizioni BD e Gazzetta dello Sport.

Claudio qual è il tuo lavoro più sentito?
Un pò tutti, però Per questo mi chiamo Giovanni, è un fumetto che mi ha molto coinvolto. La proposta è nata dalla casa editrice. Beatrice Masini, editor della Rizzoli, aveva letto il mio precedente fumetto Brancaccio storie di Mafia quotidiana e mi propose di trasporre a fumetti il racconto di Garlando. Devo ammettere che all’inizio ero titubante; confrontarmi con un personaggio importante come Falcone mi suscitava una certa “paura referenziale” nei confronti di un vero eroe della mia terra. Allora decisi di parlare con Maria Falcone, la sorella di Giovanni, le raccontai l’idea e ne rimase entusiasta. Ricordo che mi disse che il fumetto sarebbe stato un ottimo mezzo per raccontare la vita e il lavoro di Giovanni ai giovani d’oggi. Tornai a casa pieno di energia e inizia a lavorare subito al progetto. Ovviamente Maria fu la mia prima lettrice e ogni volta che terminavo un ciclo di tavole, io correvo alla Fondazione Falcone e le mostravo le pagine che avevo realizzato, ricordo quei momenti con grande piacere.

E il tuo Lelio?
Il lavoro che sento più vicino è certamente quello su Peppino: il legame creatosi è dato dal fatto che è la storia di un siciliano, dunque un mio conterraneo, vicenda di un ragazzo che gridava e lottava per la libertà e ucciso per questo. Ucciso perchè faceva paura. Ed è giusto ricordare che Peppino è morto anche e soprattutto per noi, perchè desiderava regalare un presente ed un futuro più giusto a tutti i siciliani. Man mano che disegnavo cresceva la consapevolezza di me stesso e i numerosi incontri successivi mi hanno dato la possibilità non solo di raccontare la storia di un uomo coraggioso, ma di poter esprimere agli altri il mio pensiero come individuo. Questo è il più grande regalo che Peppino mi ha fatto.

Che cosa vi ha fatto incontrare? Ci raccontate il progetto che vi ha portato nelle terre di Liguria?
C.S.: Il progetto è nato dalla mente di Luca Losio che ha coinvolto anche Libera ed altre realtà istituzionali della costa ligure. In una settimana abbiamo incontrato qualcosa come settecento ragazzi delle scuole medie e superiori. Parlare con i ragazzi di temi così forti e importanti è sempre un’emozione che ti colpisce. Le domande dei ragazzi, soprattutto dei più piccoli, sono precise, curiose e incredibilmente lucide e colme di interesse.

L.B.: Con Claudio ci conosciamo da anni, dai tempi della scuola del fumetto di Palermo. Qui in Liguria invece ci ha portati Luca Losio, una di quelle persone rare che si spendono anima e corpo per la comunità. Questo mi porta a pensare a similitudini tra Liguria e Sicilia, terre di mare, non solo a livello paesaggistico ma più che altro dal punto di vista umano: anche qui c’è la voglia di non arrendersi ad uno stato di cose che spesso può demoralizzare.

Che cosa ha significato lavorare nelle scuole liguri? Che cosa vi ha lasciato l’esperienza e cosa pensate abbia lasciato ai ragazzi?
C.S.: La Mafia è l’arroganza e la cattiveria di persone che con il solo interesse di arricchirsi, uccidono, rubano, minacciano, distruggono fisicamente e psicologicamente un popolo. La Mafia è la follia di persone che distruggono il proprio territorio inquinandolo con materiale non ecosostenibile e nel peggiore dei casi nocivo o cancerogeno. La Mafia è far perno sulle difficoltà economiche della gente per calpestarne i diritti e gli ideali. La Mafia è il male che come una grande piovra riesce a portare i suoi tentacoli anche in  posti che non immaginiamo. La Mafia però, come disse Giovanni Falcone ad un giornalista un giorno «è un fattore umano. E come tutti i fatti umani ha un inizio. E avrà un giorno anche la sua fine». Ecco, questo è quello che ho cercato di portare ai giovani della Liguria, sono certo che questi incontri li ricorderanno in futuro.

L.B.: Questi giorni passati insieme ai ragazzi delle scuole sono stati molto intensi e produttivi. Credo che il momento più toccante sia stato negli incontri con i coniugi Agostino, una coppia che ha perso un figlio coraggioso, Nino Agostino, poliziotto massacrato dalla mafia e dai poteri occulti, che ha avuto il grande merito di aver salvato la vita a Giovanni Falcone nel primo attentato dell’Addaura. Posso dire che incontrare i giovani e confrontarsi con loro, è la parte fondamentale di una lotta che parte dal basso, che è lotta, risveglio culturale e soprattutto risveglio delle coscienze.

Claudio Stassi http://stassiclaudio.blogspot.it

Lelio Bonaccorso http://bonaccorsolelio.blogspot.it

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