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Acqui Terme celebra i quarant’anni di esposizioni a Palazzo Saracco con una grande retrospettiva curata da Beatrice Buscaroli.
La mostra, visibile fino al 29 agosto, ricostruisce il percorso intrapreso dal 1970, quando venne inaugurata una personale di Pietro Morando.
Da allora, ogni anno la città piemontese ha ospitato sia artisti internazionali che artisti legati al territorio, in modo da segnare un percorso riconoscibile nel panorama italiano. Quest’estate saranno riunite nelle sale di Palazzo Saracco opere di Balla, Sutherland, Burri, Carrà, Casorati, De Chirico, De Pisis, Fontana, Guttuso, Martini, Melotti, Morandi, Sironi e Uncini, solo per citarne alcune. Ma ciò che viene messo in risalto, sin dal titolo dell’evento, è la volontà di mantenere vivo un progetto nel tempo.

Gabriele Francesco Sassone: Una delle parole chiave di questa esperienza è “appuntamento”. Come fa notare nel suo testo in catalogo, «in Italia la continuità è un’eccezione, non la regola». Lo dimostrano diverse nuove realtà espositive che, in seguito ad aperture sfavillanti, faticano a mantenere il percorso intrapreso.
A cosa è dovuta questa difficoltà nell’operare in modo serio su lunghi periodi?

Beatrice Buscaroli: Ogni realtà è diversa, tuttavia penso che alla “cultura” in tutte le sue manifestazioni, dalle mostre ai festival, in Italia, nuocciano l’avvicendarsi delle amministrazioni, i tagli, la continua rissa della politica italiana, le polemiche. Chi arriva dopo, in generale, cerca innanzitutto di disfare ciò che ha fatto il predecessore.

In occasione della mostra dedicata a Felice Casorati, nel 1973, Luigi Carluccio sosteneva che il difetto di buona parte della nostra cultura artistica (e non solo) è quello di «andare sovente a rimorchio, di battere strade sicure perché già ben tracciate da altri». Crede che sia cambiato qualcosa da allora?
Penso che non ci siano più grandi strade da battere, né sicure né insicure. Ormai i giochi sono fatti, per fortuna di tutti. Allora la critica d’arte era influenzata dalle “ideologie”, dalle accuse di collusioni con il passato, dalla confusione dei piani. Oggi è influenzata da quel che viene chiamato il “sistema”, dal “mercato”, dal nulla. Il rapporto tra critica italiana, futurismo e fascismo in questo è stato esemplare: Europa e gli Stati Uniti ci hanno preceduto in tutto, hanno comprato i quadri migliori, hanno un sacco di capolavori nei musei… da noi, l’anno scorso, anno del centenario, ancora a disquisire se il futurismo è di destra o di sinistra…

Provare a differenziarsi rispetto alla tendenza può essere una soluzione vincente. Nel caso delle iniziative di Palazzo Saracco, emerge anche il desiderio di riscoprire e fare chiarezza sul silenzio caduto attorno ad artisti legati al territorio. Non di rado, questo tipo di atteggiamento viene visto con ostilità e tacciato di provincialismo. Cosa risponderebbe a questo genere di insinuazioni? La riscoperta dei Maestri è una strada percorribile anche dalla giovane critica?
L’ultimo secolo da riscoprire davvero, in Italia, è stato l’Ottocento. Su questo secolo sono stati fatti tanti studi, mostre, pubblicazioni. Ritengo anche che il lavoro sul “territorio”, cominciato a tutti i livelli negli anni ’70 del secolo scorso, abbia compiuto molti passi avanti.

Questa mostra testimonia lo sforzo prodotto nel rivalutare artisti ingiustamente isolati, e ignorati, a causa dell’appartenenza a un determinato clima politico. Schierarsi implica sempre un rischio e può essere controproducente; eppure sono tempi in cui, soprattutto da parte della critica, sta riaffiorando il bisogno di prendere posizione. Come valuta questo fenomeno?
Se fosse sincero, sarebbe un buon segno, ma non ne sono sicura…

La mostra in breve:
Appuntamento ad Acqui Terme. Da Balla a Sutherland, quarant’anni di mostre a Palazzo Saracco
A cura di Beatrice Buscaroli
Palazzo Liceo Saracco
Corso Bagni 1, Acqui Terme
Info: +39 0144770272
www.comuneacqui.com
Fino al 29 agosto 2010

In alto da sinistra:
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il ritorno dei Naufraghi al paese (L’annegato), 1894, olio su tela, cm 61×110. Su concessione del Museo Civico e Pinacoteca di Alessandria Angelo Morbelli, Nudo di schiena, olio su tavola, cm 20×13. Courtesy Galleria Circosta, Torino

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