TORINO | FONDAZIONE MERZ | 21 febbraio – 22 maggio 2022
di ANNA D’AGOSTINO
Lavori delicati e amari, legati al mondo dell’infanzia. Gli occhi di Bertille Bak (Arras, Francia, classe 1983) sono alla costante ricerca dell’armonia. L’artista francese la cerca, la ricrea, si diverte talvolta a scomporla per farla affiorare più grande e plateale, con nuove forme, nuovi oggetti e movimenti. Nuovi rapporti tonali, come in un gioco di costruzioni.
Entrando nella prima sala della mostra di Bertille Bak, la sua prima personale in Italia, presso la Fondazione Merz, sembra di trovarsi in un Luna Park. All’ingresso, una giostra, quella con i cavalli, Le berceau du chaos, un’installazione elettromeccanica in metallo e legno che gira, sale in alto, mostra suoni e illuminazioni intermittenti.
Notiamo, poi, sette strutture di cartone con delle scale in metallo, saliti, dall’alto possiamo “spiare” disegni luminosi: l’installazione This mine is mine svela così il suo tesoro prezioso: i lavori di alcuni bambini. A un certo punto leggiamo che i disegni sono stati realizzati dai lavoratori della Bolivia e dell’India. Ed è come se entrasse l’uomo nero nel mondo fatato e qualcosa stridesse, mentre si torna con i piedi per terra, su una terra dove molti bimbi diventano adulti troppo presto.
Nella stessa sala, cinque video simultanei compongono Mineur Mineur (Minatore minorenne), si materializzano i bambini minatori di cinque siti: in India (carbone), Indonesia (stagno), Tailandia (oro), Bolivia (argento) e Madagascar (zaffiri). Partendo dalle loro case, dall’intimità delle loro camere, i protagonisti percorrono i labirinti del suolo come stessero attraversando gli spazi di un gioco del parco, camminano lungo percorsi sempre a sottolineare il legame impossibile tra lavoro e infanzia, saltano, girano, si muovono veloci da un punto all’altro, attraverso improvvisi scivoli creati nelle viscere della terra. I bimbi sono ripresi da lontano, da più vicino, hanno ampia varietà espressiva, a rivelare il rapporto di conoscenza e fiducia con l’artista.
Nel video Bleus de travail, invece, i pulcini nati in batteria sono condotti da un nastro trasportatore, sotto il controllo e la vigilanza di corvi e sciacalli. Alla fine sono lanciati in aria, si fermano su alcuni fili, e, divisi colore per colore, compongono un arcobaleno in cielo, altro simbolo della mostra. Evidente la metafora bambini e pulcini, messi in produzione già in tenera età.
Nella sala sottostante un altro video, Tu redeviendras poussière, presenta gli anziani minatori che hanno perso la salute dopo il duro lavoro, trattati, con punte di ironia, come morti in vita. Ad aver ispirato Bertille Bak è un tema autobiografico, essendo la nipote di minatori polacchi che lavoravano nelle miniere di carbone del nord della Francia fin dall’età di 13 anni.
L’artista è la vincitrice della terza edizione del Mario Merz Prize, per l’occasione ha realizzato il progetto site-specific per gli spazi della Fondazione.
La mostra è a cura di Caroline Bourgeois, curatrice alla Collezione Pinault di Parigi, che scrive: «Data l’empatia sincera, il desiderio profondamente onesto e rispettoso di incontrare esseri umani stretti nella morsa dell’oppressione e della povertà, il lavoro di Bertille Bak si può vedere e percepire in modo onesto. Il suo scopo non è quello di farsi conoscere, lei, l’artista, ma appunto di guardare con attenzione, con umanità, partendo dallo sguardo naturalmente sfalsato dell’artista, delle vite che avrebbero potuto essere le nostre se fossimo nati altrove».
La mostra è realizzata con il supporto di Regione Piemonte, Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione Nuovi Mecenati.
Bertille Bak. Mineur Mineur
Un progetto espositivo della vincitrice della 3° edizione del Mario Merz Prize
A cura di Caroline Bourgeois
21 febbraio – 22 maggio 2022
Fondazione Merz,
via Limone 24, Torino