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MILANO | sedi varie | Fino al 1 giugno 2025

Intervista a SKYGOLPE di Chiara Canali

L’artista digitale Skygolpe, (al secolo Mattia Sommovigo) ha invaso le strade e le piazze di Milano con il progetto BLACKOUT, un’installazione pubblica che trasforma il tessuto urbano milanese in una piazza fisica e virtuale per il confronto critico e filosofico. Utilizzando i canali dell’advertising urbano, Skygolpe ha disseminato in città alcuni maxi-cartelloni pubblicitari nei quali aforismi da lui creati, accompagnati da immagini generate da intelligenze artificiali, riflettono sul futuro dell’umanità: “INGOIA IL PROGRESSO”, “LE MACCHINE SONO FEDELI”, “IL FUTURO È GENERATO”, “ARTE SENSA ARTISTI”.
Abbiamo incontrato Skygolpe nello SPAZIO WUF a CityLife, Milano, dove era proiettato il video immersivo “CONTACT”, interamente generato con diversi programmi di Intelligenza Artificiale, che costituisce la premessa narrativa del progetto e che funge da contrappunto concettuale all’installazione urbana pubblica.
Il video è una parte essenziale del progetto e prende ispirazione dalla Creazione di Adamo di Michelangelo. Il video cerca di portare un messaggio positivo e di fiducia sui temi del futuro e del progresso, in quanto offre una riflessione più stratificata e introspettiva sulla condizione umana nell’era post-digitale, dove mani umane e robotiche si avvicinano senza però mai convergere completamente.

Qual è invece la finalità più esplicita delle affissioni pubbliche?
Il progetto delle affissioni cittadine è un’opera situazionista, quindi di stampo interventista: gli slogan sono molto forti e hanno anche, in un certo senso, una visione più pessimistica della realtà.
Io nasco come aforista, quindi per me le parole hanno un valore molto forte. In realtà tutto il mio lavoro nasce prima dallo sviluppo concettuale, quindi dalla parola che poi si trasforma in immagini o in forma visiva.

Skygolpe, CONTACT, video performance, Studio WUF, Milano, 2025

Hai più volte affermato che ti ispiri alla maieutica socratica portata in un contesto contemporaneo. È così anche per questo lavoro?
Questa non vuole necessariamente essere un’opera di denuncia, ma semplicemente uno snapshot sul presente. Credo che il dibattito attuale sulla Intelligenza Artificiale sia centrato su questi temi, ma secondo angolazioni sbagliate, mentre invece i punti realmente importanti non sono discussi. Per esempio, avere un oracolo disponibile h. 24, può facilmente ricondurre ad una visione Feuerbachiana, in cui è l’uomo che crea Dio. E quindi forse anche l’Intelligenza Artificiale è un tentativo inconscio dell’uomo di creare la propria divinità, la versione di una divinità un po’ più tangibile rispetto a quella tradizionale.

Installation view, Skygolpe, Blackout, Milano, 2025

 

E per quanto riguarda la frase ambigua “ARTE SENZA ARTISTI”, come la interpreti dal tuo punto di vista di artista calato nel contesto storico dei media digitali e delle sue pratiche sperimentali, tra cui l’IA?
Come fa l’arte a non sporcarsi le mani con la sperimentazione? E come fa l’arte a non scontrarsi con il nuovo che avanza? Come fa l’arte a ergersi da un punto di vista in cui giudica senza essere giudicata? L’arte si deve mettere in gioco: da lì nasce la mia visione critica e contraddittoria che consiste nell’usare i mezzi e nel frattempo riflettere sui mezzi stessi, per capire quali possano essere i pericoli insiti nella tecnica. Ciò che la tecnologia produce non è mai del tutto neutro né completamente trasparente.

Installation view, Skygolpe, Blackout, Milano, 2025

Per quanto riguarda la forma di questo tuo progetto, come mai hai usato uno stile iperrealista, rispetto al tratto più pittorico e disegnato delle tue altre opere?
Perché in realtà, qui, lo scopo era dare il massimo dell’importanza alle parole. Volevo creare una cornice che non fosse invadente, cioè che non sovrastasse il messaggio. Le immagini che incorniciano le frasi sono state chiaramente sviluppate con l’Intelligenza Artificiale. Ho voluto usare una reference di toscaniana memoria. Un linguaggio visivo semplice, perché legato in un certo senso anche alle modalità dell’advertising.

Legato all’advertising ma che al tempo stesso utilizza un registro così enigmatico, ambiguo ed evocativo che, anziché essere veicolato in maniera passiva, genera nel passante dei dubbi e delle riflessioni…
Per me è importante che una persona, passando di fronte ai cartelloni, si renda subito conto che non si tratta di una pubblicità. E credo di esserci riuscito, perché i messaggi sono talmente forti che non lasciano il pubblico indifferente.
In un momento come questo, dove tutto è piatto, dove tutti siamo uniformati sulle stesse posizioni, dobbiamo tornare nello spazio pubblico, dobbiamo tornare ad una dimensione attiva dell’arte.

Installation view, Skygolpe, Blackout, Milano, 2025

Trovo che questo lavoro si ricolleghi anche alla tua vena interventista di street artist. Quando eri a Londra infatti producevi anche arte di strada…
Sì, a Londra tra il 2007 e 2008 ho fatto parecchia Street Art anche se in una dimensione concettuale perché usavo lo scotch da imballaggio “fragile” per andare ad evidenziare dei contesti di strada che ritenevo interessanti, tra cui poi le ombre. Anche il concetto che ha portato a Skygolpe nasce in quel periodo lì, quando circoscrivevo le silhouette della mia ombra, spesso su muri o marciapiedi.

Questo progetto è stato anticipato da un libro interamente realizzato con l’Intelligenza Artificiale e intitolato “Digital Maieutics”. Di cosa di tratta?
Il libro “Digital Maieutics”, è ispirato appunto alla maieutica socratica e l’esperimento è stato quello di far dialogare tra loro due AI, quindi la mia figura potrebbe essere paragonata ad una sorta di demiurgo, cioè mi sono esternato, creando i confini all’interno dei quali le IA hanno agito come attori centrali, capace di confrontarsi con idee e argomenti che a volte hanno sfiorato l’assurdo o il curioso, sfidando profondamente i confini del pensiero tradizionale.


SKYGOLPE
Skygolpe si afferma come una figura di riferimento tra gli artisti contemporanei che esplorano il dialogo tra arte, identità e tecnologie emergenti.
Tra i primi pionieri nell’individuare nella tecnologia NFT un nuovo orizzonte per l’arte e il collezionismo, Skygolpe si distingue oggi come uno degli artisti digitali più influenti al mondo, sia per l’impatto culturale che per il significativo riconoscimento di mercato.
La sua pratica non si esaurisce nell’ambito digitale, ma si estende fluidamente alla pittura, all’installazione e all’intervento pubblico, tracciando una traiettoria che sfuma i confini tra reale e virtuale. Con il progetto Paint on Pixel, presentato con grande successo da Christie’s New York nel 2022, Skygolpe ha introdotto un modello ibrido che integra opera fisica e certificazione digitale, anticipando nuove modalità di valorizzazione artistica.
La sua presenza si è articolata in numerosi contesti istituzionali e progetti curatoriali internazionali, tra cui: Christie’s Hong Kong, Art Dubai, Art Basel Miami, Moco Museum, Fondazione Piero Manzoni, Museo della Permanente, Christie’s New York, W1Curates, NFT.NYC, Foundry Dubai, Palazzo Giustinian.

 

BLACKOUT di Skygolpe

Milano | Via G. B. Grassi, Piazzale Istria 2, Via Rogoredo, Viale Sarca (fronte C.C. Sarca), Via Bodio, Via Canonica

Fino al 1 giugno 2025

https://skygolpe.com/

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