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MILANO | Cattedrale della Fabbrica del Vapore | 8 luglio – 29 agosto 2015

Intervista a YUVAL AVITAL di Francesca Caputo

Alma Mater di Yuval Avital è un lavoro molto intenso che dà vita ad un archetipo universale. Una partitura visionaria, dove le voci delle nonne di tutto il mondo si fondono a quelle della natura, le luci si muovono come galassie, il buio non è mai totale, volti di donne si mescolano ai gesti eterei delle stelle della Scala. Un grembo materno, potente e insieme dolce, che trova il suo centro ideale nel Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, una rielaborazione del simbolo dell’Infinito con i suoi tre anelli contigui. Le merlettaie di Cantù raccolgono questo segno del connubio tra passato, presente e futuro nei loro pizzi preziosi. Fino al 29 agosto alla Fabbrica del Vapore di Milano, un viaggio nel femminile ancestrale, arricchito da numerosi eventi collaterali.
In occasione dell’opening, lo scorso luglio, abbiamo incontrato Avital, artista multidisciplinare israeliano, nato a Gerusalemme nel 1977, che ha definito questo suo ultimo progetto come «una Cappella Sistina di suoni e di femminilità forte, arcaica, potente e intima».

Yuval Avital, ALMA MATER, veduta del progetto alla Cattedrale della Fabbrica del Vapore, Milano  © R. Sanzone

Con Alma Mater proponi un viaggio affascinante nell’archetipo della forza creatrice femminile, incarnata nella figura della nonna e di Madre Terra. Come nasce e poi si è sviluppato il progetto?
Il mio linguaggio cerca punti in cui l’umanità si connette dal punto di vista culturale. Simboli e strutture. Tutto è iniziato quando mi sono domandato: qual è la mia Alma Mater, la dea madre della mia mitologia privata? Le mie nonne. Belle, forti, il loro tocco irripetibile sul mio viso. Il dolore della loro scomparsa. Ho avuto due nonne straordinarie. Una marocchina-ebrea che ebbe quattordici figli, l’altra nata in Germania, ebrea e immigrata in Israele prima della Seconda Guerra. Due anime diverse ma entrambe forti, risolute. Due guide per tutta la famiglia. Due donne depositarie dei segreti di tutti. Così come Pina Bausch, Rita Levi Montalcini, Madre Teresa.
Dopo le prime verifiche all’idea originaria, una performance dal vivo con tante nonne di diverse provenienze, mi sono reso conto che sarebbe stato quasi impossibile. Così, ho pensato ad una foresta di altoparlanti, sviluppando la tensione e il contrasto tra il lato umano, molto intimo, e l’altoparlante.

Le voci delle nonne di tutto il mondo con i suoni della natura creano la partitura sonora del nuovo progetto multimediale. Come hai raccolto il materiale?
Sono partito da una vecchia registrazione di mia nonna che cantilenava i salmi, per approdare a una ricerca colossale, raccogliendo voci di nonne, dall’Albania al Giappone, dall’Engadina, passando per la Germania e arrivando alla Brianza. In questo percorso sono stati coinvolti molti centri di ricerca; i primi sono stati il Laboratorio di Etnomusicologia e Antropologia Visuale dell’Università degli Studi di Milano, poi l’Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia. Grazie a questa forma di open call ho raccolto ben trenta giga di voci di nonne che pregano, raccontano fiabe, voci molto potenti, a volte forse stonate; ma la voce di una nonna che urla un lamento in Kurdistan è mille volte più potente di quella delle grandi cantanti soliste.

Yuval Avital, ALMA MATER, veduta del progetto alla Cattedrale della Fabbrica del Vapore, Milano  © Paolo Chinazzi

E poi come lo hai selezionato?
Non ho badato se le registrazioni fossero di professioniste o dilettanti, cercavo il lato esperienziale, viscerale, che riflette appieno l’archetipo dell’Alma Mater. Ho iniziato a scegliere la parola, il suono, a volte solo un respiro, un canto, cui si affiancano altre voci, nenie, suoni, sussurri. Ho chiesto anche la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, connettendo le voci delle nonne ai suoni della natura, come le vibrazioni sismiche o i boati dei vulcani. Ma, per questi rapporti stretti tra materie prime ancestrali, avevo l’impressione che l’opera stesse diventando troppo arcaica e densa. Per creare un contrasto ho realizzato un video in cui due grandissime étoiles del Teatro alla Scala – Liliana Cosi e Oriella Dorella – appaiono come icone soavi e poetiche.

In che modo i diversi linguaggi dialogano per creare un’opera d’arte totale?
Considero Alma Mater un quadro allegorico multimediale, a metà tra installazione e performance. Un’opera corale dove tanti linguaggi paralleli convergono per esprimere la figura archetipica della Madre Terra, la madre che nutre. Partendo dal mio universo sonoro fino al simbolo di Michelangelo Pistoletto; dal gesto aggraziato di Liliana Cosi e Oriella Dorella, étoiles del Teatro alla Scala, a quello sapiente di donne che tessono il merletto di Cantù; dall’installazione luminosa di Enzo Catellani, al sound space design in marmo e terracotta di Architettura Sonora.
Conosco Michelangelo Pistoletto da nove anni e, quando ho iniziato a pensare a questo progetto, mi sono reso conto che il Terzo Paradiso rappresentava proprio quello che volevo esprimere: uomo, natura e equilibrio. In quest’occasione ne abbiamo realizzato una versione molto essenziale, con la terra bergamasca, scura, quasi nera, ma per ogni spostamento di Alma Mater useremo la terra contadina locale. Un ruolo importante è svolto anche dall’installazione di Enzo Catellani, che considero uno dei designer-artisti più originali e sensibili. La sua creazione quasi metafisica di luce e oro, respira insieme al suono di Alma Mater. Ho coinvolto duecento merlettaie brianzole della tradizione canturina che rappresentano dal vivo l’archetipo dell’Alma Mater. Ogni giorno ne sono presenti tre che, come moderne Parche, lavorano in modo minuzioso per tessere il Terzo Paradiso.

Yuval Avital, ALMA MATER, veduta del progetto alla Cattedrale della Fabbrica del Vapore, Milano  © R. Sanzone

Da sempre nelle tue composizioni crei un percorso di creazione multiculturale, in cui convivono l’arcaico e il contemporaneo…
Io stesso sono il risultato di un incontro tra tante culture, così come lo è la mia città natale, Gerusalemme. Anche quando creo una semplice sonata per pianoforte, avrò sempre più paradigmi estetici che dialogano dentro di me. La policulturalità, da una parte comporta una visione complementare di cose, dall’altra, a volte, crea una tensione che fa nascere una terza immagine. Non si tratta di esotismo, piuttosto di un’indagine che può osservare sia tradizioni millenarie di portatori viventi di cultura, che soggetti molto recenti e concreti, come le case di villeggiatura europee (Utopie, 2013), la ricerca spaziale (Unfolding Space, 2012), il rock psichedelico (Noise for Syd, 2013).

Alma Mater è un ambiente esperienziale e immersivo. Che tipo di approccio ti aspetti dal pubblico? C’è qualche episodio che ti ha particolarmente colpito?
Concordo con te, Alma Mater è un’esperienza totale, un luogo di suoni, immagini, odori. Uno spazio cui si può accedere a qualsiasi livello e da qualsiasi contesto. Mi piace sempre raccontare questo aneddoto: la performer Gunnlaug Thorvaldsdottir – che ha partecipato il 22 luglio anche alla prima serata de I Dialoghi – è venuta a trovarmi quando stavo componendo l’opera e le ho fatto ascoltare la stesura mentre allattava sua figlia di un anno. La bimba ha reagito inaspettatamente, seguendo con il corpo i vari suoni che sentiva, era felicissima.
In questo spazio di 1200 mq, il visitatore può creare a suo piacImento la propria esperienza, può muoversi liberamente, sedersi, sdraiarsi, camminare, andarsi a cercare il proprio punto di partenza. Suggerisco sempre di sdraiarsi al centro dell’opera di Pistoletto e di lasciarsi andare, ascoltare, vivere le voci di queste splendide nonne. Ci sarà chi resterà nell’installazione per un’intera giornata e chi invece ci rimarrà cinque minuti.


ALMA MATER
di YUVAL AVITAL

in dialogo con IL TERZO PARADISO di MICHELANGELO PISTOLETTO
installazione luminosa di ENZO CATELLANI
sound space design di ARCHITETTURA SONORA
video installazione con LILIANA COSI e ORIELLA DORELLA
Produzione: Magà Global Arts in collaborazione con Comune di Milano, Fabbrica del Vapore, Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Architettura Sonora, Catellani&Smith

8 luglio – 29 agosto 2015

Cattedrale della Fabbrica del Vapore
Via Procaccini 4, Milano

Orari: 10.00/20.00 tutti i giorni, martedì fino alle 22.00
Ingresso a pagamento | Omaggio: per bambini fino agli 8 anni

APPUNTAMENTI:
Lunedì 10 agosto Rina Schenfeld | ore 21 | Fabbrica del Vapore | Biglietto: intero €15, ridotto €12, combinato (dialogo+ Alma Mater) €10

15 e 16 agosto
performance di nonne e madri filippine dirette da Avital 

28 agosto
concerto di finissage con il padre dell’avanguardia sonora spagnola contemporanea, il compositore Llorenç Barber, insieme alla cantante Montserrat Palacios accompagnata da una macchina da cucire e Avital con la sua chitarra elettrica.

Info: www.almamater.info


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