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ROMA | z2o Sara Zanin | 26 gennaio – 16 marzo 2023

di ANTONELLO TOLVE

Nel lavoro di Mariella Bettineschi (Brescia, 1948) tutto sembra assorbire il tempo per dar vita a un processo di sovrastoricità metafisica, di sospensione, di spostamento verso vertiginosi orizzonti riflessivi che coniugano alcuni grumi sociali all’esistenza privata e alla biografia individuale dell’artista. Presente negli spazi della z2o Sara Zanin con una personale – L’era successiva e altri racconti è la prima in galleria, il testo introduttivo di Angelica Gatto è davvero puntuale – che ci invita a percepire la forza dei confini e di un labirintico gusto per l’originalità dell’originario, la sua elegantissima Weltanschauung (immagine, visione, concezione del mondo) è tanto chiara da accecare, da indicare il potere magnetico di un linguaggio personale passionale pulsionale capace di afferrare il proprio nulla come una preda, di spingersi sin dall’inizio della sua ricerca ben oltre i consueti canoni maschili. «La mia generazione è la prima che è cresciuta in maniera indipendente in campo artistico», ricorda Bettineschi in un dialogo tenuto con Attilia Fattori Franchini. «Le donne artiste attive nel dopo-guerra erano spesso l’unica presenza femminile in un gruppo di uomini. Giosetta Fioroni, ad esempio, interna alla scuola di Piazza del popolo e compagna di Goffredo Parise» (vale la pena ricordare anche una troppo dimenticata Marisa Busanel), «Carla Accardi nel gruppo Forma 1, Dadamaino nel gruppo Azimut, Marisa Merz compagna di Mario Merz. Negli anni ottanta, in Italia, per la prima volta, le donne iniziano percorsi personali cercando nuovi linguaggi femminili al di fuori dei canoni maschili».

Mariella Bettineschi, Morbido, 1980, organza, bambagia, oro, cm 21x19x3

Intesa come linguaggio, come ingranaggio atmosferico da cui far partire visioni, azioni, astrazioni, contemplazioni, stridori, silenzi candidi, morbidi come quei tre cuscini del 1980 presenti in questa splendida e indimenticabile esposizione (si leggono, in oro, le scritte De imaginationis loco, Dio conta le lacrime delle donne e Tenere in ordine la propria vita selvaggia), la linea seguita da Mariella Bettineschi è quella della materializzazione (così come indicata nel 1978 da Mirella Bentivoglio) e della sua concreta configurazione plastica.

Mariella Bettineschi, L’era successiva e altri racconti, installation view della prima sala, ph. Giorgio Benni, courtesy l’artista & z2o Sara Zanin

Ad accoglierci, in mostra, non è soltanto un’opera che ci guarda e ci invita al viaggio (mi riferisco alla Sofonisba Anguissola, autoritratto del 2022 della serie L’era successiva), ma un’atmosfera vivace dove lavori più recenti – come non ricordare L’ultimo racconto del 2020 dove si stringono insieme foto, ciglia, cerchietto, oro, organza in un piccolo e impareggiabile riquadro 32×34,5×1 cm o ai quattro Nuovi racconti (2020), Nuovi Racconti (Apocallis) anche questo del 2020, Nuovi racconti (L’Angelo apparve in sogno alle tre Maghe) e Nuovi racconti (Minotauro) del 2021 – si intrecciano a quelli degli anni Ottanta per darci l’idea di un costante spostamento sulla materia della parola, sul filo del fare, sulla lingua originaria delle cose.

Mariella Bettineschi, L’era successiva (Sofonisba Anguissola, autoritratto), 2022, stampa diretta su Plexiglass, cm 120×80, Ed. 1/3 + 2 AP

Se in alcuni straordinari lavori degli ultimi anni come El Greco. Signora con l’ermellino (2022) – davvero eleganti le rasoiate sugli occhi dove gli sdoppiamenti ricordano molto la Santa ingenuità (1966), il Ritratto di Albertina (1968) e Il treno di Fellini presentati da Dino Buzzati, almeno i primi, alla Galleria Gian Ferrari di Milano – troviamo una forma di spiazzamento o anche di improvvisa presa, in altri come Biblioteca Malatestiana, Cesena (2016) siamo di fronte a una apparizione, a una rilettura del passato alterato smagliato sbiancato dal tempo.

Mariella Bettineschi, Nuovi racconti (Apocallis), 2020, pennarello, ricamo, organza, cm 30x40x3

Delle opere che abbiamo modo di gustare nell’itinerario proposto dalla z2o ci sono anche Erme (1983) e due indimenticabili – tra l’altro se non erro esposti per la prima volta – Piumari (1981) che non possono non ricordarci di essere di fronte a luminose e intime e agguerrite visioni di un mondo che ritorna vestito di nuovo: allargato a dismisura e portato su piani semantici plurimi, atti a far vedere la delicatezza della ferita, a tracciare con mano la soglia della coscienza e della conoscenza, a disegnare parole e rompere le convenzioni, a riflettere sul posthistoire così come inteso da Gehlen nel suo Zeit-Bilder del 1960 (la nozione di posthistoire è mutuata da Antoine-Augustin Cournot) o ancora a sottolineare fughe verso erotiche erratiche eroiche revisioni di un sogno che abbiamo sognato e che non può sognarci.

Mariella Bettineschi, Piumario, 1981, organza, piume, filo di nylon, oro, cm 30x30x4

«La storia può essere considerata non tanto come una successione lineare, consequenziale di avvenimenti, ma come una struttura costituita da diversi elementi in inter-relazione a più livelli. Il nuovo non è quindi solo l’effetto di ciò che lo precede ma è l’ultima configurazione che la struttura di elementi assume da uno dei punti di vista possibili. L’artista, nomade per natura, attraversa la nuova configurazione di elementi, vi entra in relazione, vive e assorbe l’insieme che la costituisce: l’opera è il risultato di questo attraversamento».

Mariella Bettineschi, L’era successiva e altri racconti, installation view della terza sala, ph. Giorgio Benni, courtesy l’artista & z2o Sara Zanin

Mariella Bettineschi
L’era successiva e altri racconti

26 gennaio – 16 marzo 2023

Orario di apertura: da lunedì a sabato 13:00 – 19:00 (o su appuntamento)

z2o Sara Zanin Gallery
via della Vetrina 21, Roma

Info: +39 06 70452261 | www.z2ogalleria.it  |  info@z2ogalleria.it

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