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MILANO| PAC | Padiglione d’Arte Contemporanea | Fino al 10 settembre 2023

di NICOLETTA BIGLIETTI

La memoria. Una somma infinita di istanti. Tutti importanti, tutti eterni. Istanti, il cui ricordo è necessario perché è ricordare che fa sopravvivere. Ed è proprio in occasione del trentesimo anniversario della strage terroristica di via Palestro a Milano che prende avvio PERFORMING PAC 2023, un format annuale organizzato e curato dal comitato scientifico del PAC.
Una strage, quella del 28 luglio 1993, che non solo ha distrutto le vite delle 4 vittime coinvolte, ma che ha anche inferto un duro colpo all’arte; infatti, è stato a seguito di un incendio, originatosi dall’esplosione della bomba, che il PAC venne quasi completamente distrutto. Una ferita profonda, una lacerazione che solo l’amore verso la stessa arte poteva suturare; e fu così che il Padiglione d’arte Contemporanea venne ricostruito più “forte” e solido di prima.

PERFORMIC PAC 2023, Dance Me To The End Of Love, veduta della mostra Foto Nico Covre, Vulcano Agency

Arte e ricostruzione” della memoria – personale o collettiva – sono infatti i poli attorno a cui ruota la mostra allestita al PAC, il cui titolo Dance Me To The End Of Love è ispirato alla canzone omonima di Leonard Cohen: un brano che narra di una delle più grandi stragi della storia, quella dei campi di concentramento, in cui un quartetto d’archi deve suonare mentre i compagni vengono bruciati nei forni crematori. Un amore, dunque, quello dei suonatori, capace di superare ogni crudeltà, nel tentativo di rendere meno doloroso un momento così difficile della vita, consci che probabilmente – presto o “tardi” – spetterà anche a loro lo stesso destino.
Un amore che però riesce a resistere solo se non è dimenticato. É proprio Il tema della memoria, così caro a Boltanski, da cui trae origine la mostra, in cui i nove artisti coinvolti indagano memorie collettive e personali, lambendo panorami del tutto differenti, ma con un unico denominatore: il ricordo.

Nicola Bertasi, Ricordi / Souvenirs, Due venditori di souvenirs della guerra accolgono i visitatori a Khe Sanh. Montaggio di tre fotografie d’archivio: fotografie d’epoca scattate a Khe Sanh durante l’assedio. 2017/2019 © Nicola Bertasi Courtesy Bravo Project / US National Archives

L’accezione del ricordo come elemento che va custodito e preservato si pone in dialogo con l’installazione video di Giulio Squillacciotti La Storia, in generale, in cui tre archivi di Arte Irregolare di Torino svelano sé stessi grazie ai loro custodi.
E se è vero che è ricordare che fa sopravvivere, per ricordare è, però, necessario conoscere; così, a cura di Simona Zecchi e Marco Bova, una timeline fissa gli avvenimenti che hanno preceduto e seguito la strage di via Palestro. Un’indagine profonda e peculiare che pone in relazione il passato al “presente”, binomio analizzato anche da Nicola Bertasi che nella Project Room del PAC espone Like Rain Falling From The Sky, curata da Damarice AMAO: un’esplorazione della memoria che riaccende le braci della sua storia familiare; un viaggio che attraversa i luoghi simbolo del conflitto vietnamita, fondendoli – in potenti scatti fotografici – con “ricordi” contemporanei.

Yael Bartana, Malka Germania, 2021, still da video Courtesy l’artista e Capitain Petzel Gallery, Berlin, Annet Gelink Gallery, Amsterdam, Sommer Contemporary Art, Tel Aviv, Galleria Raffaella Cortese, Milan e Petzel Gallery, New York

Presente e passato, memoria collettiva e personale sono i temi attorno a cui ruota anche la grande installazione audio e video Malka Germania (dall’ebraico Regina Germania) realizzata dall’artista israeliana Yael Bertana: l’opera fa emergere paure, sogni e ricordi di un passato non troppo lontano, attraverso la figura androgina di un Messia che varca la città di Berlino.
Un viaggio a ritroso invece è quello narrato dal film K364 dell’artista scozzese Douglas Gordon, in cui due violinisti – Avri Levitan e Roi Shiloach – partendo da Berlino tentano di ritornare in Polonia, terra da cui i genitori dovettero scappare nel 1939 a causa del nazismo; unico, ma profondo obiettivo del viaggio è quello eseguire nella sala da concerti di Varsavia la Sinfonia K364 di Mozart, in cui Viola e Violino non emergono come “soli”, ma tendono ad interessare un “dialogo collettivo” con l’orchestra.

PERFORMIC PAC 2023, Dance Me To The End Of Love, veduta della mostra Foto Nico Covre, Vulcano Agency

Memoria collettiva e personale si addizionano armonicamente nell’opera del portoghese Miguel Gomes dal titolo Redemption, in cui i ricordi di quattro personaggi provenienti da quattro diversi paesi europei riportano alla mente suggestioni tanto comuni, quanto individuali.
Sui medesimi temi si innesta anche la performance Così lontano così vicino di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, basata sulla lettura di uno scambio epistolare avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale; qui, il carico emotivo è enfatizzato dai sottofondi sonori che – dai discorsi di Mussolini, Turati, Pio X, Hitler ai canti dei campi di concentramento – creano uno scenario tanto evocativo quanto coinvolgente, in grado di riportare alla mente il vissuto degli stessi nonni della Mocellin, protagonisti dello scambio epistolare.

Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Così lontano così vicino, 2003, performance all’Ambasciata italiana di Berlino 2015 Courtesy Galleria Lia Rumma, Milano, Napoli

Un legame, quello con i nonni, che è presente anche nell’opera Green, Green Grass of Home della bosniaca Maja Bajevic; l’artista appare in un video mentre cammina su quello che oggi è un prato verdeggiante, ma che in passato era la casa dei nonni dove lei è cresciuta e della quale ora ricostruisce idealmente spazi, emozioni, aneddoti, ecc… Una quotidianità ché è stata “distrutta” dai conflitti nella Ex-Jugoslavia, come la “quotidianità” ché venne distrutta dalla strage del ’93, sulla quale Maurizio Cattelan rifletté già un anno dopo con opere come Souvenir da Milano e Untitled; in esse l’utilizzo di oggetti quotidiani – parte dell’immaginario collettivo – diventa veicolo per la costruzione della memoria.

PERFORMIC PAC 2023, Dance Me To The End Of Love, veduta della mostra Foto Nico Covre, Vulcano Agency

Della memoria di cui è di impossibile una ricostruzione, invece, tratta Clemencia Echeverri nella video installazione Treno: la ripresa del tumultuoso fiume Cauca diventa metafora della situazione politica nella campagna colombiana, dove spesso le vittime del conflitto armato sono gettate nel fiume, scomparendo così per sempre.
E dunque: Dance Me To The End of Love. Fammi danzare fino alla fine dell’amore. Un amore, quello per il ricordo, che deve essere forte e dirompente. Capace di fissare un flebile e talvolta doloroso istante nella mente.
Ma ancora di più nel cuore. Per sempre.

PERFORMIC PAC 2023, Dance Me To The End Of Love
a cura di Comitato Scientifico del PAC

11 luglio — 10 settembre 2023

PAC Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro 14, Milano

Orari: luglio 10.00-19.30, giovedì 10.00-22.30; agosto/settembre 12.00-19.30, giovedì ore 12-22.30; lunedì chiuso
Biglietto unico €5.00; biglietto famiglia 1 o 2 adulti €6.50 + ragazzi (6-14 anni) €4.00; ultimo ingresso 1 ora prima della chiusura

Info: +39 02 88446359
www.pacmilano.it

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