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Evento collaterale 54. Esposizione Internazionale d’Arte
La Biennale di Venezia

Chiesa di San Gallo, Venezia

Stefano Cagol. Concilio

INTERVISTA DI SILVIA CONTA

Con la grande installazione Concilio, realizzata in collaborazione con il Mart – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto e con la Fondazione Galleria Civica. Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento, Stefano Cagol è presente tra gli Eventi collaterali della 54. Biennale di Venezia. A pochi giorni dell’inaugurazione dell’installazione nella Chiesa di San Gallo abbiamo rivolto alcune domande all’artista…

Silvia Conta: Sei protagonista di uno degli eventi paralleli della Biennale di Venezia, quello organizzato dal Mart di Rovereto e dalla Fondazione Galleria Civica di Trento. Il titolo che hai scelto per la tua installazione è Concilio. Qual è la relazione della tua opera con il contesto della Biennale?
Stefano Cagol
: A dire il vero il primo embrione della mia mostra è nato più di un anno fa e allora non era ancora stato reso noto il tema della Biennale. Avevo intenzione di parlare dell’idea di confine – sia fisico che mentale. Il fatto che questo mio interesse sia poi coinciso perfettamente con il tema Illuminations della Biennale significa che traduce un sentire comune di questo momento. Si tratta di contenuti universali: i confini, gli opposti e la comunicazione attraverso essi.

La mostra si comporrà di una grande installazione multimediale che unisce scultura e video. Il punto di partenza è legato alla tua regione natale attraverso la citazione del Concilio di Trento riletto come simbolo, si legge nel comunicato stampa, di “evento altamente imprevedibile”. Ci puoi spiegare questo concetto?
La storia umana è costellata da eventi che in modo non-prevedibile ne hanno mutato e influenzato il percorso. Sono fatti che superano le nostra previsione e il nostro controllo. Concilio come rumore, come elemento di rottura e unione. Ho voluto avere come punto di partenza per questa personale il Concilio di Trento, un evento che mi appartiene per via della regione in cui sono nato, ma soprattutto un evento che ha modificato e continua a modificare la geografia delle appartenenze e delle convinzioni… del Pianeta. Questo evento simbolo, questo landmark legato alla mia città natale diventano una metafora dei meccanismi di influenza e di potere, dei cambiamenti epocali e non, e di quanto li scatena.

L’installazione sarà anche caratterizzata da 3 forme piramidali in acciaio simili a quelle che hai proposto per il monumento alle porte della A22, che in quell’occasione citava le montagne attorno alla città. Che valore ha questa struttura così carica di simbologie riproposta nell’evento veneziano? Come interagisci con un’architettura fortemente connotata come la quattrocentesca Chiesa di San Gallo?
Amo i contrasti, la simmetria / asimmetria. Anche quello delle piramidi in una chiesa. È un contrasto fra simboli di potere. Il fatto di avere come punto di partenza un evento legato alle convinzioni, proprio in una chiesa, ne amplifica il significato. La piramide è infatti una forma perfetta per rendere l’idea di un’unione fra diversi confini: nell’installazione le diverse facce coincidono in un unico apice. Creano quindi un paesaggio mentale che coincide con quello del video, realizzato oltre il Circolo Polare Artico. Con la landa ghiacciata dove ho immesso una presenza estranea, un tentativo di contatto, di comunicazione.

Nel video lavori soprattutto sul concetto di confine. Qual è la prospettiva che qui indaghi maggiormente?
I confini mi interessano. Vivo ad un confine – in Trentino Alto Adige – lavoro in un luogo segnato da un forte contrasto: a Bruxelles, allo stesso tempo capitale dell’Europa, ma contesa tra fiamminghi e valloni. Il confine estremo l’ho toccato proprio per realizzare il video in mostra a Venezia. Ero artist in residence al BAR International di Piekne pa Broen a Kirkenes in Norvegia, al confine con la Finlandia, ma soprattutto con la Russia, un confine conteso in passato, anche tra nazisti e Unione Sovietica. Un confine poi anche della presenza umana, tra il salire e lo scendere delle maree, tra luce e buio.

Sei da poco rientrato da una residenza a New York e, appunto, da una in Norvegia. Sei un artista che si sposta molto e ha maturato numerose esperienze all’estero. Come pensi che questo abbia influenzato un’opera come Concilio?
Hai ragione, sono andato in Norvegia direttamente da New York, dove sono stato sei mesi come artist in residence all’International Studio & Curatorial Program (ISCP). Dopo la Norvegia sono tornato a New York per una personale, senza avere il tempo di ripassare a Bruxelles. Il viaggio, così come l’arte fanno parte della mia vita, sono la mia vita. Nella monografia PUBLIC OPINION che uscirà in occasione della Biennale, realizzata dalla Fondazione Galleria Civica di Trento e curata da Andrea Viliani ho dialogato con una ventina di amici/curatori che “fanno parte” del mio percorso e così abbiamo girato l’intero pianeta, da Singapore al Canada, passando per Tijuana. È la vita che mi influenza, tutto è consequenziale.

Il progetto in breve:
Stefano Cagol. Concilio
Evento collaterale 54. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Chiesa di San Gallo, San Marco 1103 (Campo San Gallo), Venezia
Curatore: Gregor Jansen
Organizzazione: Mart – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; Fondazione Galleria Civica – Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento
Info: www.concilio-biennalevenezia.org
31 maggio – 27 novembre 2011

In alto:
Stefano Cagol, “Concilio”
In centro:
Stefano Cagol, “Concilio”
In basso:
Stefano Cagol, “Evoke provoke”

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