MILANO | Gió Marconi| Fino all’11 luglio 2025
di ELEONORA BIANCHI
La mostra monografica di Valerio Adami (1935) presentata dalla Fondazione Marconi e Gió Marconi, Laboratorio, indaga la produzione del pittore – circoscritta ma non troppo – tra gli anni Sessanta e Settanta, attraverso un percorso a tappe che vuole ricostruire le influenze e le commistioni che si sono verificate tra le sue opere e i luoghi che ha visto e vissuto.
Londra, Parigi, Cuba, New York: coordinate geografiche e mentali, spazi in cui il linguaggio dell’artista si è affinato, ha assorbito il tempo e la storia, i volti e i segni. Sin dall’inizio degli anni Sessanta, lo sguardo di Adami si fa lucido, chirurgico, ma non per questo meno poetico. L’immagine diventa struttura, il colore si distende in campi saturi, netti, definitivi. A Londra, introduce l’elemento nuovo, in parte alieno, del suono, la parola incisa sulla tela, quella vibrazione che amplifica la tensione narrativa dell’opera. Nell’austera quiete della Villa Cantoni sul Lago Maggiore, si disegna un microcosmo intellettuale, un laboratorio di idee in cui filosofi, artisti e scrittori si incontrano e si specchiano nella sua pittura.

Valerio Adami, Laboratorio, Installation View, Gió Marconi Foto Fabio Mantegna
E poi c’è Parigi, città della riflessione, dell’analisi interiore. Gli interni urbani diventano specchi dei tormenti della psiche, geometrie di pensiero che sovrappongono scomposizione e rivelazione. Qui, la pittura si fa dissonante, ma mai discordante, nei toni delicati dei colori pastello, che, lontani dalla loro usuale dolcezza, trattengono la forza surreale di un campo di battaglia emotivo, dove il corpo si deforma per rivelare il conflitto nascosto dentro di noi.
Infine, New York: metropoli brulicante e frammentaria che si rifrange nel suo sguardo, anche grazie alla fotografia, complementare mezzo espressivo, appendice – ma punto di partenza – essenziale di un’indagine che non si accontenta della superficie ma scava, accumula, trattiene. Frammenti urbani, camere d’albergo, vetrine, bagni pubblici: tasselli di una memoria resa eterna, elevata a immagine assoluta.
Laboratorio è un titolo che non si limita a descrivere un’esposizione, ma allude a un metodo, a un processo in continua evoluzione. Il laboratorio non è solo il luogo fisico della creazione, ma una dimensione mentale in cui l’arte si rigenera, si decanta e si ridefinisce. È il crocevia dove tecnica e pensiero si incontrano, dove la pittura si fa strumento di conoscenza e la sperimentazione non è mai fine a sé stessa, ma sempre strettamente necessaria alla costruzione di un linguaggio.

Valerio Adami, Laboratorio, Installation View, Gió Marconi Foto Fabio Mantegna
Questo percorso, fatto di accumulazione e selezione, di ricerca e rigore, emerge nella filigrana delle opere esposte, traccia la traiettoria di un pittore che ha sempre concepito l’atto creativo come un atto filosofico, una pratica del vedere che sovverte ogni assioma, che spezza la linearità del consueto, che frantuma ogni certezza visiva.
Ci troviamo a vivere un (meta)viaggio dentro l’opera di un artista che ha saputo trasformare il visibile in pensiero. Adami non dipinge, compone un linguaggio. Non rappresenta, enuncia. Ed è in questa affermazione costante della forma, nel rigore senza compromessi del suo segno, che risiede tutta la potenza della sua arte: una pittura che è memoria e futuro, racconto e riflessione, immagine e destino.
Valerio Adami. Laboratorio
in collaborazione con l’Archivio Valerio Adami
28 marzo – 11 luglio 2025
Gió Marconi
via Tadino 15, Milano
Orari: da martedì a sabato 11.00-18.00
Info: info@giomarconi.com
www.giomarconi.com