MILANO | Fondazione ICA Milano | Istituto Contemporaneo per le Arti | Fino all’11 luglio 2025
di ELEONORA BIANCHI
Tre mostre convivono alla Fondazione ICA Milano come tre conversazioni parallele sul contemporaneo. Diversissime per linguaggio e atmosfera, eppure unite da una stessa urgenza: osservare, senza illusioni, i sistemi che abitano la nostra quotidianità – il design, l’architettura, la tecnologia – e tentare, in qualche modo, di leggerli per ciò che sono. Anche quando fanno di tutto per non farsi notare.

Installation view, Jasper Morrison. The Lightness of Things, a cura di/curated by Alberto Salvadori, Fondazione ICA Milano, Milan, 2025. Ph. Jasper Morrison Studio.
Jasper Morrison ha fatto del rifiuto del clamore una poetica. In un’epoca in cui il design è spesso storytelling travestito da prodotto, Morrison ci ricorda che esiste anche l’oggetto che non pretende nulla: né attenzione, né celebrazione. Solo di funzionare. The Lightness of Things lo racconta con coerenza e misura. Dodici sedie e una serie di fotografie che ritraggono oggetti archetipici. Il tutto accompagnato da una traccia sonora minimale firmata da Anthony Moore, costruita a partire da testi scritti dal designer, letti da voci sintetiche (che ci ricordano che nemmeno l’umanità ha l’ultima parola). La leggerezza, qui, non è superficialità ma precisione. Un processo di sintesi che riduce il mondo ai minimi termini, fino a ritrovarne l’essenza. Due concetti chiave: Super Normal – il potere silenzioso degli oggetti che funzionano talmente bene da diventare invisibili – e Unimportance, una dichiarazione di guerra (e di maturità) contro la tirannia della forma. Morrison non chiede che gli oggetti siano belli, ma che sappiano abitare la vita reale. Senza disturbare.

Pier Paolo Tamburelli, Giovanna Silva, Giulio Squillacciotti. Wonders of the Modern World, installation view, Fondazione ICA Milano, Courtesy Fondazione ICA Milano e gli artisti/ and the artists
Wonders of the Modern World è una meditazione lucida e critica sull’architettura moderna e sui suoi limiti. Quelle che un tempo sarebbero state celebrate come meraviglie – templi del sacro, del collettivo, del simbolico – oggi sembrano troppo eccentriche, troppo ingombranti, troppo fuori dai canoni razionali dell’estetica modernista per essere davvero “viste”. La mostra non tenta di giustificarle né di riabilitarle, ma semplicemente di guardarle – con attenzione, senza scherno, senza nasconderle sotto il tappeto della storia ufficiale. Le opere, nel loro insieme, pongono una domanda tanto semplice quanto destabilizzante: che cosa facciamo, oggi, con quei sogni di cemento armato? Forse il primo passo è proprio questo: smettere di distogliere lo sguardo e iniziare, finalmente, a vedere.
Ultimo atto: Road Runner di Cemile Sahin, che decide di prendere tutta l’ansia che ci portiamo dietro dal 2020 in poi e metterla in un film distopico. La protagonista, Bêrîtan, combatte in un futuro dominato da droni assassini per salvare la sorella da una prigionia digitale. La narrazione è schizofrenica nel senso più interessante del termine: ci sono pubblicità finte, riprese da droni, estetica da GTA, frammenti da social media e cortocircuiti cinematografici. Sahin tocca temi serissimi con armi pop: sorveglianza, guerra, tecnologia e oppressione politica.

Installation view, “Cemile Sahin. ROAD RUNNER” curated by Chiara Nuzzi. Courtesy Fondazione ICA Milano, the artist and Esther Schipper Gallery. Ph. credits: Andrea Rossetti and Tiziano Ercoli
Tutto avviene in un universo estetico che ti fa pensare che mentre sparavi a qualcuno in un videogame, forse stavi anche imparando qualcosa sul controllo e sull’alienazione. Sahin costruisce un universo che sembra iperreale eppure perfettamente plausibile. Il videogioco, qui, è sia mezzo che metafora. Intrattenimento e trauma si sovrappongono, diventano indistinguibili.
Le tre mostre propongono strategie diverse per raccontare il presente: Morrison con la sottrazione, Silva e Squillacciotti con la persistenza dello sguardo, Sahin con l’urgenza della denuncia. In comune hanno una cosa: non fingono. Non c’è compiacimento, non c’è nostalgia, non c’è estetizzazione facile. Solo un invito – o forse un monito – a considerare ciò che ci circonda con maggiore onestà intellettuale.
Jasper Morrison. The Lightness of Things
a cura di Alberto Salvadori
Pier Paolo Tamburelli, Giovanna Silva, Giulio Squillacciotti. Wonders of the Modern World
a cura di Pier Paolo Tamburelli e Anna Livia Friel
Cemile Sahin. ROAD RUNNER
a cura di Chiara Nuzzi
26 marzo – 11 luglio 2025
Fondazione ICA Milano | Istituto Contemporaneo per le Arti
via Orobia 26, Milano
Orari: giovedì 14.00-18.00; venerdì e sabato 12.00-19.00
Ingresso libero
Info: office@icamilano.it
www.icamilano.it