Conegliano (TV) | Palazzo Sarcinelli | 17 aprile – 15 giugno 2025
Tikkun Olam Riparare il mondo: un’espressione della cultura ebraica che si collega a un’idea fondamentale: alla responsabilità, propria degli esseri umani, di migliorare il mondo, attraverso azioni di giustizia, di pace, di bellezza, di confronto. La dimensione artistica è per eccellenza terreno di crescita e di scambio e il tempo che stiamo vivendo presenta oggi, più che mai, un grande bisogno di dialogo e di pace.
La mostra di Tobia Ravà a Palazzo Sarcinelli – e che dal 14 settembre al 9 novembre 2025 farà tappa alla Barchessa di Villa Morosini-XXV Aprile di Mirano (VE) – si snoda in un percorso antologico che comprende oltre 70 opere, assai diverse tra loro: grafiche, sculture in bronzo, in marmo, dipinti, resine e tempere acriliche su tela, sublimazioni su raso acrilico, catalizzazioni UV su alluminio, “oggetti estetici”, installazioni.
Distribuita in dieci ampie sale, l’esposizione ripercorre, attraverso nuclei tematici, l’intenso e articolato lavoro di uno degli artisti più significativi della scena artistica attuale.
Dei primi lavori grafici degli Anni Settanta, colpisce l’horror vacui delle composizioni: la linea sinuosa, mossa e zigzagante traccia perimetri magnetici e ossessivi, in cui figura e sfondo si abbracciano in una stimolante e pervasiva continuità. Siamo di fronte a vere e proprie tessiture disegnative orchestrate intorno a soggetti variegati di ascendenza pop, legati al quotidiano, o a motivi fantastici che attingono al linguaggio del fumetto o più in generale ad architetture, piante e animali. Si tratta di esiti davvero significativi che contengono in nuce quello che sarà lo sviluppo futuro di una strabiliante poetica. La fitta ridda di segni che generalmente non contempla spazi vuoti, se da un lato ci immette nelle esperienze grafiche contemporanee care al graffitismo e alla street art, dall’altro rimanda a scritture ancestrali, ad ornamenti ed arabeschi di culture antiche orientali e medievali. Laddove emerge il colore, quest’ultimo si attesta attorno a poche cromie, con tonalità molteplici che agiscono da veri e propri gradienti prospettici.
Ecco allora come queste opere che definiamo aurorali del vasto orizzonte semantico dell’artista, confluiscano negli Anni Ottanta in una produzione articolata che rimanda ad una sorta di surrealismo redivivo.
Mondi sospesi, edifici comunicanti che si espandono e si dilatano secondo visioni multiple, con innesti iconografici di strumenti musicali, libri, animali fantastici ed elementi vegetali, aprono ad una mente davvero proteiforme e ad una creatività destinata a sconfinare nella galassia dell’oggetto estetico tridimensionale.
Gli Anni Novanta, infatti, portano alla definizione di autentiche “macchine sceniche”, costruite mediante assemblaggi di cose diversissime e ingranaggi elettronici che coinvolgono lo spettatore in una percezione dinamica e cinetica. Come un novello alchimista, Tobia Ravà “tras-forma” i materiali e con vivace ironia, dà origine mediante plastiche, resine, telefoni, televisori o tostapane dismessi, a congegni impensabili, che spesso, se analizzati in profondità, dietro un certo fare dadaista, custodiscono elementi di analisi critica storico-sociale. Anche la serie dei mobili, per la maggior parte comodini, rivestiti e reinterpretati, offrono uno spaccato metamorfico eccezionale e i titoli, autentiche chiavi di lettura ermeneutica, ci introducono in sorprendenti universi immaginifici e proiettivi.
Con l’affacciarsi del nuovo millennio, prende corpo quella cifra stilistica destinata a diventare unica e inconfondibile: l’utilizzo delle lettere e dei numeri dell’alfabeto ebraico usati come tessere di un personalissimo orizzonte iconografico che coinvolge l’osservatore nella decifrazione di significati connessi alla mistica ebraica, dalla kaballah al chassidismo. Infatti, dopo aver affrontato percorsi formativi riguardanti il rapporto tra arte e scienza, Tobia Ravà ha trovato nella ghematria – un sistema numerico in cui le lettere dell’alfabeto ebraico corrispondono a numeri – l’ispirazione per la realizzazione di complessi e articolati manufatti creativi. La struttura letterale e matematica che accompagna le opere agisce come una sorta di codice genetico che combina elementi linguistici e filosofici secondo una geografia interiore decisamente nuova, paragonabile a un potente corso d’acqua in cui si riversano i tanti affluenti della sua ricerca precedente: surrealismo, simbolismo e grafismo. Una scelta estetica e insieme espressiva che gli consente di servirsi di numeri per rapportarsi al reale suggerendo nuovi scenari percettivi.
Tra le sale tematiche di Palazzo Sarcinelli, spiccano le opere bidimensionali aventi come protagonisti architetture, boschi, volti, vortici e l’immancabile Venezia, declinata in mille sfaccettature di acque, canali, ponti e portici. Le architetture radunano spazi fisici visitati e pensati, si tratta di luoghi che al di là della riconoscibilità topografica suggeriscono altre dimensioni dello spirito, agiscono come superfici magnetiche attrattive che scavano oltre il visibile per una magica e metafisica “profondità abitata”. Si tratta di “opere aperte”, citando Umberto Eco, opere che contemplano interpretazioni multiple e che alludono, pur sempre, a processi di conoscenza per una ricerca della verità che non è mai pura apparenza. Una verità che nelle figure circolari e spiraliformi, assume la sostanza di un vortice, che ammalia e trascina lo sguardo superando ogni limite.
Accanto alla geometrie, l’estro creativo di Tobia Ravà trova nella raffigurazione dei boschi un codice espressivo irrinunciabile: dall’albero, inteso nei suoi vari significati, come essere vivente, albero cosmico, albero della conoscenza, della vita, axis mundi, si coglie un concetto di vita in movimento, in costante relazione tra il mondo ctonio e il mondo celeste. I filari di alberi, creati dall’uomo, si ricollegano ad un’idea di ordine, di proporzione, di prospettiva cara al rinascimento e ancora una volta rimbalza il numero, perché “tutto è numero”, citando Pitagora.
E che dire delle Venezie? Tobia Ravà bambino era affascinato dall’immagine dei palazzi della Serenissima che vedeva riflettersi sulle acque del Canal Grande: un gioco di scomposizione di forme e di luci che ora grafie e cifre ricompongono in immagini potenti, in mosaici attuali di grande energia. La stessa energia che incontriamo nelle tante creature zoomorfe: tartarughe, rinoceronti, pesci, gatti, coccodrilli, draghi rivestiti di un manto di lettere e numeri che, nello sfavillio della luce del bronzo patinato e lucidato, sembrano contendersi la scena in uno scambio di ruoli fantastico e divertente.
Nei lavori recenti e recentissimi, presenti in mostra, l’impiego di tecniche moderne come la catalizzazione UV su alluminio o la sublimazione su raso acrilico, accentua l’impatto percettivo e aumenta la seduzione di un linguaggio artistico vigoroso e originale, che traccia una direzione nei labirintici sentieri della contemporaneità.
(dal testo di Lorena Gava, “Tikkun olam, RipaRaRe il mondo”, pubblicato nel catalogo edito in occasione della mostra, turatoedizioni, aprile 2025)
TobIa Ravà
Tikkun olam – RipaRaRe il mondo
a cura di Maria Luisa Trevisan
17 aprile – 15 giugno 2025
Palazzo Sarcinelli
via XX Settembre, 132, Conegliano (TV)
Info: +39 0438 413520
visitconegliano.it
14 settembre – 9 novembre 2025
Barchessa di Villa Morosini-XXV Aprile
Via Mariutto 1, Mirano (VE)
Info: +39 041 431028
patrimonio@comune.mirano.ve.it
www.comune.mirano.ve.it