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CARRARA ǀ NELLO STUDIO DI FILIPPO TINCOLINI

di MATTIA LAPPERIER

Lo studio nasce, cresce e si sviluppa di pari passo con l’artista. Ne riflette la personalità nel modo più autentico. È testimone silenzioso delle sperimentazioni più ardite, del perfezionamento di tecniche affinate negli anni e custodite gelosamente. È anche il luogo delle infinite prove, delle notti insonni, delle cocenti insoddisfazioni, che tuttavia possono sfociare talvolta in successi inaspettati. Fa ritorno #TheVisit, rubrica che ha lo scopo di aprire le porte a tali realtà per loro stessa natura poco accessibili, con l’ambizione di far luce sulla peculiare relazione che lega l’artista allo studio.

Sin dal 2004 Filippo Tincolini ha allestito lo studio nella sua sede attuale, alle pendici della cava dei Fantiscritti, nell’ambito della suggestiva cornice delle Alpi Apuane. Il suo è uno studio-laboratorio in piena regola, articolato in più ambienti, ciascuno dei quali è adibito a una specifica fase di lavorazione del marmo. Un tempo era la sede di un’officina dove venivano fabbricati macchinari per il taglio del marmo; a ricordo di tale iniziale funzione cui era destinato lo spazio, ancora oggi, talvolta, compaiono trucioli di ferro tra le rocce calcaree. Attualmente, tecnologia e artigianalità vanno di pari passo in un contesto operativo riconducibile a una bottega rinascimentale affollata di maestranze di ogni tipo e contraddistinta da una peculiare attenzione alla perizia esecutiva.

Filippo Tincolini nel suo studio, ph. Laura Veschi

Bisnipote di un “formatore” – antica figura professionale specializzata nella realizzazione di calchi di piccole statue devozionali – Tincolini è originario di una piccola località in provincia di Pisa, tra Pontedera e San Miniato. Sin dalla più tenera età, com’egli stesso ricorda, è sempre stato attratto dalla scultura in quanto possibilità di resa tridimensionale della forma. Il liceo artistico, l’Accademia di Belle Arti di Carrara e l’assidua frequentazione di uno scultore lucchese, che ebbe il merito di introdurlo ai segreti del mestiere e alle moltissime botteghe artigiane disseminate tra le province di Massa-Carrara e quella di Lucca, hanno contribuito in modo sostanziale alla formazione dell’artista che, all’indomani del conseguimento del diploma in scultura, ha scelto di stabilire il proprio studio nell’amato territorio apuano.

Già fuori dallo studio è possibile istituire un primo approccio con la materia prima. Ciò che si offre allo sguardo del visitatore è infatti un ricco e variopinto campionario di marmi grezzi ordinatamente posizionati in prossimità dell’ingresso. Tra i marmi utilizzati più di frequente figurano certamente il Bianco Statuario (pregiatissimo, luminoso, pastoso nella lavorazione, indicato per le opere di piccolo formato) e il Bianco Carrara (dal colore bianco perlato e le caratteristiche venature grigie, la grana fine, omogenea e compatta, adatto ai grandi formati).

Veduta esterna dello studio di Filippo Tincolini, ph. Laura Veschi

Accedendo invece allo studio vero e proprio, una volta oltrepassato un primo ambiente che funge da ufficio, si giunge a una grande stanza ricolma di statue su basamenti. Lo spazio è organizzato come uno show room; qui è dove la produzione più recente dell’artista viene fotografata e provvisoriamente collocata, in attesa della sua destinazione successiva. È un ambiente sempre pulito, atto a ricevere collezionisti, versatile nell’allestimento e adattabile a seconda delle necessità. A tale locale che si contraddistingue per la piacevole contrapposizione tra il vuoto dello spazio e il pieno delle sculture finite che lo ingombrano, fanno da contrappunto visivo altre due sale sovraccariche di una vasta gamma di utensili e materiali. All’interno di queste ultime avvengono le molte fasi in cui si articola il processo scultoreo. La prima delle due, la “modelleria”, è un’autentica fucina di idee e progetti; qui vengono realizzati i bozzetti in creta, viene approntato l’ingrandimento, quindi il calco, la gomma siliconica, lo stampo in positivo e infine la patinatura. L’ultima stanza è polifunzionale; oltre a fungere da archivio è infatti anche un ulteriore luogo di lavoro, atto alla formatura, verniciatura e sabbiatura. Lo studio di Tincolini, estremamente multiforme, dalla natura flessibile ed efficientemente suddiviso in più parti, come già accennato, segue la logica della bottega rinascimentale. Egli infatti si avvale stabilmente di una decina di collaboratori qualificati, esperti di scultura, ex studenti dell’Accademia di Belle Arti di Carrara e professionisti del marmo. L’impressione è quella di trovarsi in famiglia; la coesione della squadra e la salda interconnessione di tutti i membri che la compongono sono senza alcun dubbio elementi essenziali alla buona riuscita di ogni scultura.

Filippo Tincolini nel suo studio, fase modellazione, ph. Laura Veschi, Courtesy Filippo Tincolini Studio

Il legame tra Tincolini e gli assistenti non è secondo a quello, viscerale, intrattenuto con il materiale, al punto che le cave possono configurarsi quali prosecuzioni ideali del suo studio, al di là dei suoi stessi confini spaziali. La Galleria Ravaccione, un sorta di cattedrale sotterranea scavata nella roccia, e il Bacino di Torano, caratterizzato dal bianco abbagliante del marmo reso celebre in tutto il mondo da Michelangelo, sono tra i luoghi più significativi per l’artista. In cava è dove avviene il primo indispensabile contatto con il materiale, dove sceglie i blocchi e si confronta con i cavatori, giovandosi della loro esperienza e maestria. È proprio presso il Bacino di Torano che, ancora studente dell’accademia, ottenne in dono dal cavatore Franco Barattini il suo primo frammento di marmo da scolpire.

Cava Michelangelo, Carrara, ph. Laura Veschi, Courtesy Filippo Tincolini Studio

Osservando attentamente lo studio dell’artista, risulta immediatamente chiaro il modo in cui Tincolini approcci la tecnologia. Egli infatti si avvale di macchinari sofisticati, in molti casi da lui stesso adattati allo scopo, pur non rinunciando mai all’approccio manuale in fase di rifinitura e purgatura. La cura per il dettaglio e la sensibilità per la resa dell’incarnato sono per lui condizioni imprescindibili. In ogni caso, tali processi sono infatti ottenuti manualmente, sia che il bozzetto di partenza sia stato modellato in argilla, sia nell’eventualità in cui il modello sia stato realizzato in 3D. Date tali premesse ed entrando nel merito delle opere, l’artista è solito lavorare per cicli, suggestionato tanto dai classici maestri del marmo come Michelangelo, Bernini e Canova, quanto dai maestri contemporanei come Mitoraj, Hirst, Koons e Cattelan. Negli anni, ha consolidato uno stile ampiamente riconoscibile che associa a una meticolosa abilità tecnica, una scultura che si confronta con il passato e con tematiche universali, ricorrendo talvolta ad espedienti ironici e a una veste inequivocabilmente neo-pop.

Filippo Tincolini, Diana, 2025, bianco carrara marmo patinato, 43x55x80 cm, ph. Laura Veschi, Courtesy Filippo Tincolini Studio

La serie Swaddle per esempio esplora restrizioni e sovrastrutture imposte dalla società, tradotte in bende e corde che vincolano i corpi; Flowered Soul indaga la forza vitale della natura; Toys, Cartoons e Dystopian Animals affrontano l’infanzia, l’immaginazione o il cambiamento. Con Ancient Gods l’artista invita invece alla riflessione sull’identità umana nel corso dei secoli, al di là dei confini imposti dal tempo e dallo spazio. Divinità antiche assumono così l’aspetto di eroi moderni, proposti come rovine afferenti a un’archeologia del futuro.

Veduta della mostra Human Connections, serie Ancient Gods, Chiesa di Sant’Agostino, Pietrasanta, ph. Laura Veschi, Courtesy Filippo Tincolini Studio

Con Human Connections, mostra diffusa nei luoghi simbolo di Pietrasanta e aperta al pubblico sino al 2 giugno 2025, Tincolini si cimenta in un’approfondita indagine artistica della condizione umana, proponendo al visitatore un caleidoscopico cortocircuito visivo tra mito, identità, rapporto con la natura e con la tecnologia. Tale evento espositivo gli offre inoltre la possibilità di proiettare su di uno spazio pubblico spunti di riflessione su temi universali e lo fa, in linea con la propria ricerca artistica, per mezzo di un intimo dialogo con il marmo, teso tra tradizione e innovazione, citazionismo colto e incursioni nell’immaginario pop.

Ritratto di Filippo Tincolini, ph. Laura Veschi

Nato nel 1976 a Pontedera, in Toscana, Filippo Tincolini è un artista che si esprime da sempre nell’ambito del linguaggio della scultura. Dopo aver frequentato a3 Pietrasanta numerose fonderie e laboratori dedicati al marmo, ha studiato “Scultura” all’Accademia di Belle Arti di Carrara. In seguito ha aperto il suo laboratorio a Fantiscritti, ai piedi delle cave di marmo. Attualmente è rappresentato da gallerie private italiane ed estere e porta avanti la sua attività espositiva in spazi pubblici e privati. L’ultima sua installazione è stata quella che lo ha visto protagonista a Capri con la grande scultura “Spaceman” allestita in piazzetta. Spesso è chiamato a partecipare a incontri internazionali sul tema del linguaggio della scultura e sull’utilizzo di nuove tecnologie applicate al mondo dell’arte.

filippotincolini.com

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