CECINA (LI) | CEC – Centro Espositivo Comunale | Fino al 2 febbraio 2025
Intervista ad ALESSANDRO SCHIAVETTI di Francesca Di Giorgio
Abbiamo conosciuto Alessandro Schiavetti una decina di anni fa, quando era alla guida della Fondazione Culturale Hermann Geiger di Cecina e di cui abbiamo seguito spesso l’attività espositiva che Schiavetti ha sempre costruito in dialogo con Sibylle Geiger, nipote del grande omeopata svizzero al quale la Fondazione era intitolata e che alla sua chiusura in Italia, nel 2019, Sibylle e il marito Rocco Piermattei, hanno voluto dare nuova forma a Basilea attraverso la Kulturstiftung Basel H. Geiger, ente che tutt’ora realizza grandi mostre d’arte contemporanea.
Tante le mostre di rilievo realizzate alla Fondazione Geiger negli anni e dedicate a figure di artisti internazionali come Alberto Giacometti, Ernst Ludwig Kirchner, Jean Tinguely e Niki de Saint Phalle e “prime assolute” per l’Italia e spesso per l’Europa di artisti che come racconta il curatore: «Dovevano avere come corpus di lavoro come qualcosa di mai visto, qualcosa di sbalorditivo, sia a livello estetico sia di concetto, per far sì che le persone potessero comprendere l’illimitato mondo dell’arte». Su questa linea erano concepite le mostre di Sayaka Ganz, artista di Yokohama, allora al suo esordio europeo, che basa le sue opere su materiali di riciclo plastici; Brian Dettmer, artista che scolpisce i libri destinati al macero con un cutter e che scava nelle profondità delle pagine per creare nuove matrici di testo tra forme estetiche al limite dello straordinario; Enno De Kroon, artista di Rotterdam alla sua prima Italiana che dipinge con la tecnica dell’Eggcubism, ecc…
Tanti altri i filoni di ricerca seguiti e che «hanno trasformato di fatto una piccola città in un polo culturale conosciuto su tutto il territorio nazionale per le attività della Fondazione».

Sibylle Geiger, Una vita per l’arte. Costumi e bozzetti, veduta della mostra allestita negli spazi rinnovati del CEC – Centro Espositivo Comunale del Comune di Cecina
Oggi torniamo a parlare con Alessandro Schiavetti – attualmente Presidente di ACS Art Center, Curatore del Centro Documentazione Amedeo Modigliani, Direttore #Raccontandoci Festival, curatore indipendente, e non ultimo, Direttore del CEC – Centro Espositivo Comunale del Comune di Cecina, dove è in corso la mostra SIBYLLE GEIGER. Una vita per l’arte. Costumi e bozzetti – adottando un altro punto di vista e partendo proprio dal suo rapporto personale con la famiglia Geiger – Piermattei…
Hai lavorato con Sibylle Geiger per sette anni e fino al 2019, nella Fondazione Hermann Geiger di cui eri il Direttore. Hai incontrato quindi prima la filantropa dell’artista o viceversa? Com’è è nato il vostro rapporto?
Nel 2010 mi fu proposto dall’allora Presidente della Fondazione Hermann Geiger di curare per il loro ente, un’importante mostra dedicata alle celebrazioni del centocinquantenario dell’Unità d’Italia per farla unire al circuito ufficiale degli eventi celebrativi per la nostra nazione. Vivendo d’arte, e da storico e archeologo, accettai con entusiasmo, conoscendo il valore dell’ente italo-svizzero in questione. In quell’occasione conobbi i fondatori, l’ingegner Rocco Piermattei e la moglie, Sibylle Geiger. Una signora anziana e silenziosa, osservatrice, elegante. I suoi occhi erano però carichi di quel fuoco che solo i giovani avventurosi hanno, e nei quali si leggeva chiaramente un carico esperienziale di vita infinito. La mostra fu un successo nazionale e con Sibylle si accese una luce d’intesa, rispetto e fiducia che ci ha portato a lavorare insieme per oltre sette anni e per una grande mole di mostre di grande portanza con collaborazioni in tutto il mondo. Ho conosciuto quindi prima la filantropa, la mecenate, senza dubbio. Poi, dal suo vivere riservato e umile, in una lunga amicizia che ci ha accompagnato fino al giorno della sua scomparsa, lentamente ho conosciuto mano a mano l’artista. Un’artista che ha scalato gradino per gradino e con immensa fatica – e voglio sottolinearlo, senza economia, ereditata questa in tarda età – il mondo dei teatri, dell’opera, del cinema e del balletto. Una scalata romantica e piena di intralci, cadute, paure e istinti, che l’ha portata ai grandi traguardi sognati fin da piccola.

Sibylle Geiger, Una vita per l’arte. Costumi e bozzetti, veduta della mostra allestita negli spazi rinnovati del CEC – Centro Espositivo Comunale del Comune di Cecina
Il concetto di accessibilità alla cultura è stato un focus del vostro lavoro congiunto in Fondazione e che ha prodotto un corpus di mostre importante. Qual è per te il lascito di quella esperienza?
Sibylle aveva una mission di vita ben definita. Lei sognava che la civiltà si potesse innalzare sempre di più col fine di raggiungere la cultura della pace grazie all’arte e grazie alla conoscenza. È una grandissima bugia asserire che l’arte è libera e accessibile a tutti; di fatto, in una società aggressiva che divora il tempo e lo spazio e che divide et impera non solo le economie amministrative private e pubbliche, ma oltremodo quelle strettamente familiari, l’arte stessa è investita e annodata da forzate imposizioni di mercato. Tutto l’opposto che libera e accessibile. L’arte per il pensiero di Sibylle Geiger ha rappresentato sempre il faro della libertà costruito su fondamenta rudimentali ma sicure, così come lo è per me. L’arte può rappresentare il pilastro su cui poggiare il nostro futuro. Ogni mostra realizzata per conto della sua Fondazione voleva per statuto risultare gratuitamente accessibile a tutti e i cataloghi venivano distribuiti gratuitamente a ogni visitatore. Il tutto per permettere a chiunque di comprendere quanto l’arte e i suoi contenuti, possano smuovere la curiosità per l’arte stessa, come in un loop, facendo sì che la curiosità di conoscenza nel singolo individuo aumenti, risvegliando in chi non sa di averlo dentro, il seme più profondo del concetto di ricerca. Tutte le mostre che ho realizzato per Sibylle, avevano questo obiettivo. Risvegliare curiosità, desiderio di conoscenza, prendere coscienza di poter fare qualcosa per la società, per i dimenticati, per se stessi. Alimentando l’idea di creatività sopita che noi tutti abbiamo in profondità.

Sibylle Geiger, Una vita per l’arte. Costumi e bozzetti, veduta della mostra allestita negli spazi rinnovati del CEC – Centro Espositivo Comunale del Comune di Cecina
In un momento storico in cui si riflette moltissimo sulle figure femminili nelle arti del ‘900, approfondire la figura di una donna, artista e filantropa, come quella di Sibylle Geiger significa inserirla in un contesto preciso… In quale periodo ha vissuto il culmine della sua ricerca?
Sibylle ha avuto la forza straordinaria di prendere in mano se stessa sin da piccola, disegnandone la linea di una vita fortemente voluta, priva di rimorsi e di rimpianti. Vive da piccola il periodo difficile del nazionalsocialismo, riempie a malapena uno zaino con poche cose e si avventura nel pieno dell’esistenzialismo alla ricerca dei suoi sogni, spostandosi da Basilea a Parigi neanche avendo compiuto vent’anni. Un periodo complesso nel quale soprattutto una figura femminile aveva a dir scarsissime possibilità. Una ragazza piena di forza che passa il suo tempo da sola a fare ricerca nelle biblioteche parigine fino a tarda sera, studiando la storia degli antichi costumi nei dettagli su una mole di appunti infinita, è pura determinazione. Una caravella che esplora gli oceani tempestosi e inesplorati e e che passa non senza fatica tra altissime onde. Quando mi raccontava della sua giovinezza, tra mille peripezie e tra mille incontri d’arte tra gli atelier e i caffè parigini, restavo in silenzio con un’ammirazione senza confini, per una donna infinitamente decisa, conscia delle sue paure e che ha sempre perseguito i suoi obiettivi. La sua carriera non poteva che farla cadere più volte per queste caratteristiche, ma non poteva che farla rialzare ogni volta, avvicinandola sempre d più ai suoi sogni.

Sibylle Geiger, Una vita per l’arte. Costumi e bozzetti, veduta della mostra allestita negli spazi rinnovati del CEC – Centro Espositivo Comunale del Comune di Cecina
Per la mostra in corso, SIBYLLE GEIGER. Una vita per l’arte. Costumi e bozzetti, gli spazi del CEC – Centro Espositivo Comunale di Cecina sono stati trasformati in una grande scenografia. Ci accompagni alla scoperta della mostra, come è stata concepita e quali lavori sono stati scelti?
Una prima mostra dedicata a queste opere era stata realizzata proprio a Basilea, dalla nuova fondazione creata proprio da Sibylle poco prima della sua morte, la Kulturstiftung Basel H.Geiger. In questa mostra fu proprio lei insieme al Raphael Suter, direttore dell’ente svizzero, a frammentare il percorso in quattro sezioni. Per la mostra al CEC ho deciso di lasciare intatte le quattro tematiche in onore della sua ultima scelta: Teatro, Opera, Cinema e Balletto. Ho fatto poi quello che lei amava di più delle mie curatele, e cioè far sì che ogni opera non fosse una protagonista assoluta e nuda della mostra, ma che lasciasse anche agli spazi fisici nella quale essa è accolta la luce del palcoscenico, rendendo più profondo lo spazio stesso e maggiormente performante per l’opera stessa. In questo modo il corpus dei lavori scelti, oltre 80 bozzetti di costumi e scenografie, dialoga alla perfezione coi volumi inseriti e realizzati con grandi scenografie eleganti, suggestive, e progettate con un team di esperti proprio sui colori pantone maggiormente utilizzati nelle opere dalla stessa Sibylle. In mostra ho inserito grandi pannelli parietali nei quali ho raccontato attraverso i documenti più bizzarri ed esclusivi della sua vita e della sua carriera, gli incontri e le maggiori collaborazioni con personaggi di spicco del mondo dell’arte, del cinema e del teatro. A chiosa della mostra, ho fatto realizzare un piccolo cinema d’epoca dalle atmosfere retrò, nel quale potersi sedere davanti a un docufilm che ho preparato per lei e che racconta in modo schietto ed emozionale la sua vita incredibile.

Sibylle Geiger, Una vita per l’arte. Costumi e bozzetti, veduta della mostra allestita negli spazi rinnovati del CEC – Centro Espositivo Comunale del Comune di Cecina
Quando si decide di presentare al pubblico ricerche così poliformi e importanti spesso ci si imbatte in tesori inaspettati…
Oltre a dirigere la Fondazione per tanto tempo, ero solito passare interi pomeriggi insieme alla famiglia Piermattei-Geiger, a casa loro, sia in Toscana che in Svizzera. Nell’Atelier di Sibylle discutevamo di tantissimi argomenti. Dall’importanza della storia antica alla filosofia, delle influenze continuative della cultura pop, di società e di istruzione, della labilità del multimediale a discapito della forza del cartaceo, di Dadaismo e del riciclo dei materiali nell’arte contemporanea, e di tantissimi altri argomenti, in dialoghi incessanti e profondi. Un lasciapassare per il benessere e per la conoscenza, per quanto mi riguarda. Ma su tutti ricordo alla perfezione quando mi raccontava degli incontri con Cèsar, con Jean Tinguely e con Niki de Saint-Phalle, con Alberto Giacometti, con Kirchner. Così come del lavoro con Giorgio Albertazzi, agli incroci con Yves Montand e con attori e registi di cinecittà come Alfonso Brescia, Giuliano Gemma, Peter Lee Lawrence. Tra i tesori inaspettati durante la stesura del progetto espositivo hanno avuto un gran valore proprio questi pomeriggi trascorsi insieme, che mi hanno spinto a raccontare il più possibile la sua vita al pubblico che l’ha conosciuta sempre maggiormente come mecenate e filantropa, a discapito del suo ruolo di grande bozzettista.

Sibylle Geiger, Una vita per l’arte. Costumi e bozzetti, veduta della mostra allestita negli spazi rinnovati del CEC – Centro Espositivo Comunale del Comune di Cecina
Nella biografia di Sibylle Geiger possiamo leggere del suo stretto contatto con ambienti culturali diversi e del suo ispirarsi a grandi artisti ed artiste internazionali ma lei stessa è fonte di ispirazione e modello per le generazioni future. Qual è secondo te la sua più grande eredità per le nuove generazioni? Come continuerai a far conoscere la sua opera?
Sibylle Geiger ha sempre ricordato i grandi personaggi incontrati e vissuti come un tassello fondamentale per la sua crescita personale, umana e artistica. La conoscenza della grande ballerina e coreografa statunitense Katherine Dunham ad esempio, l’ha segnata profondamente per la condivisione di idee sulla battaglia per i diritti civili delle donne e degli afro-americani. Così come il rapporto con lo scenografo Gerd Richter e la lunga amicizia con Strehler l’ha fortificata dal punto di vista teatrale. A Sibylle dicevo sempre scherzosamente di essere un’artista specializzata in chirurgia, tanto era il suo modo meticoloso di aver affrontato la ricerca e lo studio dei sistemi artistici del passato. Basti guardare la mole di appunti che ha preso nella sua vita sui costumi della società dall’antichità a oggi, schematizzando ogni cosa, e lasciando che per i suoi costumi e scenografie, fosse la veridicità storica a prevalere sulla fantasia. L’attinenza al periodo, la credibilità estetica, il plasticismo del movimento e l’attenzione al particolare. Tutto questo ha portato Sibylle a realizzarsi come artista. Come donna, era una straordinaria donna Sibylle. Non solo per me colei che mi ha deliberatamente spinto a continuare con questo tipo di lavoro, ma un’amica, una figura ammirevolmente poliedrica e avanguardista da ricordare e celebrare. Una volta ereditato in anzianità un patrimonio di ampia portata da suo nonno Hermann Geiger, la decisione di devolvere il suddetto lascito per arte e cultura alla volta di migliorare la società è la dimostrazione palese di quanto animo nobile avesse e di cosa portasse con sé. E nonostante lei e il marito abbiano avuto intorno negli ultimi anni un gran numero di avvoltoi dai quali li ho spesso schermati, lei ha continuato imperterrita con la sua missione. Divulgare cultura grazie alle sue possibilità. Amava donare, molto più che ricevere. Aiutare le persone in difficoltà, anche attraverso il sociale. E amava stare dietro le quinte, e non sul palcoscenico, pur facendo cose enormi. La più grande eredità per le nuove generazioni è questa. Sapere che un patrimonio ingente è stato messo a disposizione dell’arte e della cultura da una donna che deve essere raccontata e conosciuta, e sono sicuro che la Fondazione a Basilea continuerà a portare avanti i suoi ideali. Io porterò con me il suo ricordo, dovendola ringraziare per aver sempre creduto nelle mie idee e nei miei progetti. Per questo continuerò sempre a far conoscere la sua vita, i suoi insegnamenti, e la sua opera.

Sibylle Geiger, Una vita per l’arte. Costumi e bozzetti, veduta della mostra allestita negli spazi rinnovati del CEC – Centro Espositivo Comunale del Comune di Cecina
SIBYLLE GEIGER. Una vita per l’arte. Costumi e bozzetti
Mostra e catalogo a cura di Alessandro Schiavetti
Mostra supportata e promossa da: Kulturstiftung Basel H. Geiger I KBH.G
Mostra organizzata da: ACS Art Center / Ass. Aruspicina / Coop. Le Macchine Celibi
Allestimento mostra: ACME04
Ufficio Stampa: Spaini & Partners
Graphic Layout: Manuel Bottai / Creathive
Catalogo: Bandecchi&Vivaldi
Testi in catalogo: Raphael Suter / Alessandro Schiavetti
8 dicembre 2024 – 2 febbraio 2025
Inaugurazione domenica 8 dicembre alle ore 17.00
CEC – Centro Espositivo Comunale del Comune di Cecina
p.zza Guerrazzi, Cecina (LI)
Orari: dal martedì alla domenica dalle ore 16:00 alle ore 20:00 (lunedì chiuso). Ingresso gratuito
Info: https://www.comune.cecina.li.it/categorie/centri-espositivi/centro-espositivo-del-comune-cecina