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Intervista a MANFREDI GIOACCHINI di Ilaria Introzzi
Manfredi Gioacchini (Roma, 1986) è un fotografo noto per il suo lavoro in Europa e negli Stati Uniti. Da sempre affascinato dalle arti classiche, trova la sua forma di espressione preferita nella fotografia, dedicandosi a diverse modalità come ritratti, interni e documentari, che spesso contribuiscono a formare i suoi libri, come l’ultimo, uscito nell’autunno 2024, Grand Tour (Quodilbet), in cui l’artista esplora come un giovane Goethe, ma con un’estetica e pratica del tutto personali e ricercate, l’Italia, dal sud al nord. Pubblicazioni passate, includono Portraits of Artists (2016), una raccolta di fotografie che ritraggono artisti di spicco della vivace scena californiana nei loro studi. Il volume, acclamato dalla critica, ha ricevuto numerosi premi ed è stato incluso nelle collezioni permanenti di prestigiose istituzioni come il LACMA di Los Angeles, il MoMA di New York e il Centre Georges Pompidou di Parigi.
Nel 2020, Gioacchini pubblica il suo secondo libro, Floating Islands, un’accattivante raccolta di fotografie volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle ultime aree selvagge del pianeta. Attraverso le sue immagini, il fotografo mira a evidenziare la bellezza e la fragilità di questi paesaggi incontaminati, incoraggiando gli spettatori a valorizzare e preservare la loro natura. E, con Grand Tour, anche monumenti, in particolare rovine, paesaggi che solo l’uomo può curare, rispettandone la storia. Gioacchini la celebra e la racconta.
Manfredi, dai ritratti di artisti ai luoghi che li hanno ispirati e continuano a farlo. Come hai pianificato Grand Tour, il tuo ultimo libro di fotografie?
Il Grand Tour per me è stato più che altro un grande ritorno, dopo anni vissuti tra New York e Los Angeles, e prima Londra. Ho avuto l’esigenza di “riappropriarmi” di quei luoghi italiani che fanno del nostro paese un luogo unico.
Ti ispiri da sempre all’arte classica. Vedo anche molto Visconti, Antonioni e Fellini nei tuoi ritratti, in particolare quando fotografi interni. Come hai ereditato queste references?
Nel nostro lavoro ci vuole molta educazione e cultura, il lavoro dei maestri è sicuramente una parte importante nel lavoro accademico di un artista, ma è l’evoluzione, grazie alla ricerca e l’applicazione, che ti porta a evolverti.
Il Grand Tour è punto d’ispirazione per artisti e architetti da fine Seicento. Nell’introduzione al volume, Gianluca Longo cita l’architetto Indigo Jones, poi Thomas Howard, XIV conte di Arundel, lo storico Edward Gibbon e il politico William Beckford. Aggiungerei anche Goethe, tra i più noti amanti dell’Italia. Viaggiatori versatili, dipingevano la loro vita e i loro mestieri lasciandosi invadere, consci o meno, dalle note e visioni trascritte durante il loro grande viaggio. È valso lo stesso per te?
Nel mio testo parlo di Goethe, come di Stendhal e Muratov. Tutti i più grandi hanno avuto il bisogno di evolversi grazie al Grand Tour, come se fosse per loro un modo di concludere i loro studi, per me sicuramente è ed è stato un percorso che mi ha concesso di esprimermi e di ricollegarmi con il giusto.
È stato facile accedere a questi luoghi?
È stato un percorso lungo, sicuramente, e decisamente non facile.
Dagli Stati Uniti, dove hai vissuto, al ritorno in Italia, partendo da Napoli, anziché da Roma, la tua città natale. Come mai?
Beh, il punto di partenza è l’area Roma-Napoli, la base sicuramente deve essere quella legata all’archeologia, quindi l’arte classica nelle espressioni della Magna Grecia e Romana, poi il Sud Italia in un modo o in un altro, che è la base per comprendere il resto… Non avremmo Palladio e Winckelmann senza aver vissuto semplicemente Paestum o Pompei.
Ma poi anche le Dolomiti, la suggestiva Bolzano: quali differenze hai notato percorrendo questi chilometri con la tua macchina fotografica?
È un viaggio stupendo! Passare da Bassano del Grappa attraverso i vari valici per poi arrivare a Bolzano e nelle zone limitrofe, sono luoghi incantevoli. Come sai l’Italia per secoli è stata “divisa” in piccoli stati, ognuno dei quali con una propria idea di estetica; quindi, come puoi immaginare tra un paese ed un altro puoi trovare architetture completamente diverse.
Cosa cerchi in un’immagine?
Il bello, l’armonia, il sincero, il naturale.
A me sembrano oggettivamente molto belle.
Grazie!
Progetti un Grand Tour per l’Europa e/o altri continenti?
Si certo!
Come te lo immagini un Grand Tour nello spazio?
Fotograferei la terra dallo spazio.
Un pensiero sul viaggiare.
Il viaggio è senza dubbio l’unico modo che uno ha per conoscere mondi altrui, anche con sé stesso. Viaggiando si cresce, si creano connessioni e si vivono innumerevoli vite. È bello farlo con preparazione dopo aver letto molto per vivere al meglio queste esperienze. Potrei citare Hesse, Terzani, Calvino, Zweig, Goethe… Sicuramente mi hanno aiutato nel trovare la giusta via (la mia).
Manfredi Gioacchini
Grand Tour
Testi di Corrado Benigni, Manfredi Gioacchini e Gianluca Longo, in lingua italiana e inglese
Quodlibet, 2024
https://www.quodlibet.it/