«Una tassonomia, una raccolta scientifica, una galleria di ritratti o il tentativo di dare valore e significato a una memoria e una storia che rischiano di svanire nel tempo: nell’installazione di quadri che Rudy Cremonini ha concepito per questa mostra si possono sovrapporre e mescolare tematiche differenti che s’intrecciano in modo coerente ed enigmatico con il contesto per il quale è stata progettata […]». Così scrive Lorenzo Canova nel testo in catalogo e parlando con l’artista capiamo che il “botta e risposta”, costruito tra i suoi lavori e le opere di ceroplastica anatomica del Museo, rappresenta «un incontro fortunato»…
Da sinistra, per entrambe le opere: “Senza titolo”, 2009, acrilico su tela, cm 50×50. Una veduta dell’installazione
A partire dal titolo, Documenti d’alterità, il progetto sembra avere una connotazione ben precisa che, soprattutto con la parola documenti, richiama alla sede museale in cui è inserito. Ci racconti, in anteprima, da cosa nasce e com’è strutturato?
Rudy Cremonini: Il Museo delle cere anatomiche “Luigi Cattaneo” sembrava il luogo predisposto a dialogare con il mio lavoro in modo naturale, per le sue caratteristiche specifiche e per la sua identità. La sua estetica, il suo sapore, mi è apparso subito in accordo, è stato come un incontro fortunato, come se la scenografia per un’installazione fosse già pronta da tempo. Le cere esposte rappresentano esseri umani senza alcuna identità, avviene però una catalogazione spontanea di arti, crani e corpi, quindi, si creano dei documenti. Quando non è presente l’identità, allora si entra nel campo sconosciuto dell’altro, dell’alterità appunto, ovvero di ciò che è diverso, nascosto e che deve essere indagato con sforzo e fastidio. Questo è ciò che mi prefisso con la pittura.
Come hai “studiato” il dialogo tra i tuoi dipinti e le opere di ceroplastica anatomica?
Le opere, che sono inserite nelle teche del museo, sono una rappresentazione universale dell’essere umano, non perfetta, anzi, a volte sono presentati corpi con patologie o malformazioni, ma comunque questi rimangono aspetti comuni nella natura dell’uomo. Trovo questo aspetto interessantissimo. Non penso sia una visione molto distante da quella che uso per i miei soggetti: nella loro particolarità e nella loro lotta contro se stessi, comunque devono abbracciare una visione generale dell’essere umano. I loro conflitti, i loro desideri inespressi, le loro frustrazioni sono poste accanto ad una ricerca di verità che la scienza applica alla natura. Il senso di morbosità è consequenziale.
Al di là di questo preciso progetto la tua ricerca sul ritratto ha il carattere di documento fotografico, nel modo in cui ritrai i soggetti, nelle luci, nelle ombre così come nella scala di grigi che fa immaginare una lontana provenienza. Quale identità escogiti per loro? Come fuggono dalle classificazioni?
I soggetti che ritraggo provengono realmente da un tempo lontano, spesso sono individui che non appartengono più al contemporaneo. L’impiego quotidiano nel lavorare con fotografie destinate al ricordo di identità, mi fa leggere l’assenza nel presente, come un’alterità reale. Il bianco e nero è il simbolo di questi confini è come una linea di demarcazione, come ciò che si vede e ciò che non si vede. La ricerca dei soggetti è abbastanza selettiva, devo trovare caratteristiche affini al mio intento. In realtà le loro personalità e le loro espressioni tendono a fuggire dalla loro stessa identità, senza il loro consenso. È proprio in questo meccanismo che si crea quell’attrito che trovo interessante indagare. Non escogito nessuna identità, quella è loro, io tento solo di scoprire la loro alterità.
La mostra in breve:
Rudy Cremonini. Documenti d’alterità
progetto: GiaMaArt studio
a cura di Lorenzo Canova
Museo delle Cere Anatomiche “Luigi Cattaneo”
Via Irnerio 48, Bologna
29 gennaio – 21 febbraio 2010
inaugurazione venerdì 29 gennaio 2010 ore 19,30
sabato 30 gennaio art white night fino alle 24, domenica fino alle 18.00
nell’ambito della rassegna ArteFiera OFF