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BOLOGNA | PALAZZO BONCOMPAGNI | FINO AL 30 APRILE 2025

di LEONARDO REGANO

Passata la frenesia di Arte Fiera, a Bologna restano le tracce di una brillante edizione di Art City che come ogni anno segnano l’offerta culturale della città almeno fino a primavera inoltrata. Se questa edizione della fiera si ricorderà anche per le proteste dei galleristi contro la mancata riduzione dell’IVA per il mercato dell’arte da parte del governo Meloni, sull’altro versante, quello delle mostre in città, sembra essersi colto un fil rouge comune nella riflessione sulla precarietà e sull’inquietudine del momento storico e politico che stiamo attraversando. Ce lo ricorda in primis la “Facile (e caustica) Ironia” in mostra al MAMbo, in cui lo sguardo dissacrante dell’arte si posa sulle questioni del quotidiano; e così anche l’antologica di Ai WeiWei a Palazzo Fava, con il continuo chiedersi dell’artista – senza darsi mai una risposta – Who I am?” sintetizzando la complessità dell’essere apolidi e delle contraddizioni politiche del governo cinese. E su questo dialogo, idealmente, si innesta l’intervento di Alfredo Pirri a Palazzo Boncompagni che della fragilità – quella dei materiali scelti (tra tutti lo specchio) ma anche delle nostre percezioni e quindi, per metafora, del nostro esistere – ha fatto uno statement progettuale.  Fino al 30 aprile, la sua opera è visitabile in un percorso di mostra dal titolo Alfredo Pirri. Ritratto di Palazzo a cura di Silvia Evangelisti e Lorenzo Balbi, in cui opere e interventi site specific si alternano mettendosi in relazione all’architettura rinascimentale dell’antico palazzo bolognese dove nel 1501 nacque il futuro Papa Gregorio XIII.

Alfredo Pirri, Passi, 2025, vetro, metacrilato verniciato, luce_ dimensioni ambientali (site specific)_ Marcela Fereira

Per l’occasione, Pirri ha riattivato Passi, tra le sue installazioni più emblematiche dove l’artista ci invita a camminare su un pavimento di specchi, qui allestito nel grande salone centrale, noto anche come Sala delle Udienze Papali. Un’opera in progress, che si infrange e si modula sul continuo attraversamento del visitatore. Nel suo frantumarsi, lo specchio altera la nostra percezione visiva: soffitto e pavimento, ora fusi nel nostro sguardo, si compenetrano e si sovrappongono in una moltitudine di visioni, che ci disorientano e ci conducono verso nuove interpretazioni dello spazio e del tempo.  “Sin dagli anni ’80, i lavori di Pirri sono ‘oggetti di riflessione’ sul tempo, sulla luce, sullo spazio, su come ciascun elemento interferisca con l’altro, sulla mutazione che la luce opera sullo spazio, su come questo interagisca col tempo, nella sua dimensione più concreta: il trascorrere della vita”, dichiara Evangelisti.  Nell’opera video Ritratto di Palazzo con signora, è documentato il primo momento di rottura del pavimento di specchi, avvenuto in una performance dell’artista assieme alla proprietaria del Palazzo, Paola Pizzighini Benelli.

Estratto dalla Performance, Ritratto di Palazzo con signora, Alfredo Pirri e Paola Pizzighini Benelli. Videomaker Ornella De Carlo

Il rapporto con la memoria è centrale anche nella seconda installazione, dal titolo RWD-FWD, che, come Passi, è un’opera anch’essa in progress. La troviamo esposta in una delle tre stanze del piano terra, denominate Boncompagnina, recentemente riqualificate per uso espositivo dopo aver ospitato per anni gli archivi del Palazzo e che oggi lasciano il posto all’archivio personale dell’artista: una struttura quasi totemica che raccoglie nei suoi ripiani oltre 1500 documenti che raccontano la ricerca di Pirri come artista e architetto, accompagnati alle pareti delle attigue da una selezione della serie dei Progetti d’Archivio, acquerelli e inchiostri in cui si fa corpo lo studio e la progettualità del suo operare. Il continuo passaggio di scala tra opera e progetto connette l’intera mostra (dove sono visibili anche gli studi per la realizzazione della nuova versione di Passi) ed è ribadito fin dell’ingresso al percorso di visita dove si è accolti da Cure, una scultura/maquette che è modello dell’installazione prodotta per la Biennale di Venezia del 1988.

Arie per Palazzo Boncompagni, 2024, 8 lastre in plexiglass, piume, 360 x 120 x 220 cm. Ph. credit Marcela Ferreira

Come osserva Lorenzo Balbi, la mostra segue nella sua struttura “una precisa logica narrativa, suddivisa in ambienti che si trasformano in atti di un racconto. Ogni stanza non è solo uno sfondo, ma una parte attiva della composizione. Al centro del porticato d’ingresso un’opera recente di Pirri, un’installazione di grandi dimensioni che utilizza lastre di metacrilato colorato e piume bianche. La luce naturale diventa complice dell’opera, variando la percezione in base al momento della giornata. L’effetto è ipnotico, un invito a immergersi in uno spazio che si rivela vivo e cangiante.

Archivio, RWD-FWD , 2023-2025, composto da quattro elementi in legno con scatole conservative e fotografie conservative, 200 x 100 x100 cm. Ph. credit Marcela Ferreira

Una mostra ricca ed eloquente quella che la Fondazione Palazzo Boncompagni dedica ad Alfredo Pirri, ripercorrendo gli ultimi anni della sua ricerca, periodo a cui appartiene anche la serie di lavori Di luce e di fango (2023), che già nel titolo dichiara la dicotomia su cui si impernia il pensiero alla loro origine: ancora una volta protagonista è il rapporto ambiguo che si instaura tra materiali e percezione visiva. Qui l’elemento luce/colore, incorporeo e leggero, si confronta con il fango, vischioso e denso, in un dualismo da cui emergono immagini cosmiche, simili a mappe che scandiscono la superficie dell’opera.

Serie Di luce e di fango, 2023, acrilico metacrilato con inserti metallici, polvere di cristallo colorato, alluminio, legno verniciato, 244 x 118 cm. Ph. credit Ornella DeCarlo.

La luce rivela ciò che il fango nasconde.  L’opera di Pirri torna a interrogarsi nel rapporto con il potere, l’attuale, il frammentato: le interpretazioni possibili e aperte restano le uniche vie di fuga da un ordine imposto. Concludendo con le parole dell’artista: “Credo che un’opera riuscita sia quella che ci appare naturale, cioè connessa alle cose che conosciamo e destinata a farci percepire qualcosa che non conosciamo ancora. Di conseguenza ogni opera rappresenta un luogo e a volte lo fonda”.

Alfredo Pirri. RITRATTO DI PALAZZO
a cura di Silvia Evangelisti e Lorenzo Balbi 

4 febbraio – 30 aprile 2025

Fondazione Palazzo Boncompagni
via del Monte 8, 40126 Bologna

Orari: dal martedì al sabato, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.30 alle ore 18.30. Lunedì chiuso.

Info: +39 051 226889
info@palazzoboncompagni.it
palazzoboncompagni.it

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