PESARO | Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive | 5 ottobre – 16 novembre 2025
di TOMMASO EVANGELISTA
Con la mostra e la pubblicazione Michele Alberto Sereni. L’opera in sé. Fotografie e ritratti d’artista dal 1990 al 2024, la Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive di Pesaro celebra oltre trent’anni di attività di uno dei protagonisti della fotografia d’arte in Italia. A cura di Roberto Lacarbonara, l’esposizione accompagna l’omonimo volume edito da Magonza e prodotto dall’Associazione Le Nuove Stanze di Arezzo, vincitore del bando Strategia Fotografia 2024 promosso dal Ministero della Cultura – Direzione Generale Creatività Contemporanea. L’iniziativa, che coinvolge anche la Fondazione Ivan Bruschi di Arezzo e la Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare, non è solo un tributo a un fotografo, è un’indagine sulla forma stessa dell’immagine artistica, sul suo essere documento, interpretazione e, infine, opera autonoma.

Dal 1996, anno dell’incontro con Eliseo Mattiacci, la fotografia di Sereni compie una svolta decisiva. È in quella relazione, affettiva e professionale, che la sua pratica abbandona il rigore tecnico della fotografia d’architettura e pubblicitaria per farsi presenza nel territorio dell’arte. Lacarbonara individua in questo incontro un “prima e un dopo Mattiacci”: un momento in cui il fotografo marchigiano comprende che il suo ruolo è quello del testimone e del “fattore dialogante”, di colui che intreccia lo sguardo dell’artista e il destino visivo dell’opera.
La fotografia diviene così spazio condiviso, campo autoriale doppio, in cui l’opera si offre non solo alla documentazione ma a una nuova nascita: non si tratta di riprodurre, ma di comprendere e restituire “l’attimo del suo farsi immagine”, come scrive Lacarbonara nel saggio L’opera in sé.

Nelle diciassette immagini di grande formato in mostra – da Kounellis a Icaro, da Mattiacci a Zorio, fino alle generazioni successive di Carboni, Fato, Hashimoto, Laib o Termini – si ritrova una tensione costante tra documento e rivelazione. Sereni costruisce un’iconografia che appartiene alla cronaca dell’arte e alla sua vita interiore. Il suo scatto è un atto di prossimità e di distanza: uno sguardo partecipe che lascia accadere le cose, consentendo all’artista di essere colto nel gesto, nella concentrazione, nell’esercizio della propria solitudine. Non è mai una superficie neutra bensì il luogo in cui l’opera si trasforma in immagine e l’immagine diventa opera: una “immagine-atto” che si colloca al punto d’incontro fra gesto, materia e sguardo.

Nei ritratti di artisti, da Pier Paolo Calzolari colto in un gesto quasi danzante con Achille Bonito Oliva, fino a Luigi Ontani, Sissi e Marco Neri, la presenza umana si intreccia con il valore dell’opera, generando un equilibrio che dissolve ogni confine tra autore e soggetto. Come nei celebri scatti di Ernst Scheidegger negli atelier di Giacometti o Chagall, Sereni indaga la soglia tra azione, rappresentazione e memoria dove ogni apparenza è un piccolo campo di forze in cui la scultura, la pittura o la performance trovano la propria forma definitiva. L’ampio saggio teorico incluso nel volume approfondisce il rapporto storico fra arte e fotografia, rileggendo i paradigmi da Wölfflin a Baudelaire, dal surrealismo fino alla Land Art e alla performance. Ne emerge una genealogia dell’immagine contemporanea come luogo di complicità, in cui il gesto dell’artista e lo sguardo del fotografo si fondono in un atto coautoriale. Per Sereni, si può dire in definitiva, infatti, fotografare significa abitare la distanza: mantenere il rispetto per la materia e per la luce, ma anche saperle attraversare con discrezione e necessità.

Nella mostra pesarese, curata con rigore e sensibilità, la fotografia dell’autore si manifesta nella sua forma più alta: non illustrazione, non archivio, bensì luogo ontologico dell’arte. Ogni immagine si trasforma in una soglia, un momento sospeso che custodisce la doppia natura dell’opera: quella visibile e quella interiore, quella che si mostra alle coscienze e quella che si sottrae allo sguardo. In tal senso, L’opera in sé è anche un complesso e unico autoritratto: il racconto di un fotografo che, nel seguire per decenni gli artisti del suo tempo, ha costruito una propria opera, autonoma e coerente, capace di restituire alla fotografia la sua antica funzione filosofica, quella di dare corpo all’invisibile.


Michele Alberto Sereni. L’opera in sé
Fotografie d’arte e ritratti d’artista dal 1990 al 2024
a cura di Roberto Lacarbonara
5 ottobre – 16 novembre 2025
Chiesa del Suffragio | Centro Arti Visive Pescheria
corso XI settembre 284, Pesaro
Orari: venerdì – domenica e festivi 16.00 – 19.00
Info: +39 0721 387541
www.pesaromusei.it



