RIMINI | Galleria Zamagni | Fino al 14 giugno 2025
di MATTEO GALBIATI
È importante, per comprendere bene le ragioni di una mostra, non fraintendere o dare per scontato il titolo, soprattutto quando il suo impegno è rivolto a una dichiarazione corale di intenti programmatici. L’intenzione non è, allora, mai retorica né prodotto di una ridondanza ad effetto, ma rivela una ragione intima profonda e ispirata. Sappiamo bene quanto Livia Savorelli, nel cucire le trame di questo progetto di relazioni autentiche tra lei e le artiste, condivise poi nelle finalità ultime dell’allestimento con la Galleria Zamagni di Rimini che lo ha sposato in toto, abbia ascoltato prima di dare voce. Possiamo allora comprendere come Tessere memoria. Nel fiorire del giorno sia il desiderio, ragionato e molto lungamente riflettuto, di riaffermare, portandolo alla luce, l’impegno morale con cui queste dodici artiste presenti – di generazioni e trascorsi assai diversi – propongono la loro narrazione attraverso poetiche ed espressività che convergono nel sottile, ma saldissimo, dovere schierato delle loro sensibili affinità.

Carla Iacono, Spose di Darwin, 2025 (dettaglio), n. 9 collage mixed media su cartoncino da acquerello, cm 35×25 cad., installazione site-specific, dimensioni variabili
Tutto ruota attorno al significato e alla trascrizione metaforica di cosa sia memoria e cosa voglia dire fiorire. La memoria è insegnamento, è impegno etico, è dichiarazione politica, è responsabilità storica, ma soprattutto ad ogni memoria, mantenuta, rispettata e coltivata, si associa un indelebile senso di verità. Tessere la memoria diventa un gesto di partecipazione nell’avvicinare e avvicendare delle verità di contenuto attraverso un gesto che, sempre desunto dal mondo femminile, è unitario, correlante, associativo, compartecipato. Quando poi, si smarca dalla retorica eccessiva dell’essere militante per forza, tale memoria, mai offesa dalla brutalità delle grida, diventa ancora più incisiva nel suo essere ascoltata, perché l’attenzione che le si rivolge non è distratta dall’enfasi dei proclami. Qui vige la sobrietà della gentilezza (parola che ritorna spesso nel nostro testo, ma doveroso ripeterla anche per sinonimi e derivazioni data la sua importanza) che le opere trasferiscono nell’essenza del loro predicato pur sempre – e doverosamente – assertivo e che nemmeno abbandonano mai nel raccontare e trasfigurare quelle verità che si portano dentro.

Tessere memoria. Nel fiorire del giorno, veduta parziale della mostra, Galleria Zamagni, Rimini
Il fiorire è azione di nascita, di risveglio, di apertura, è un proclama all’esistere, è inno di vita. Se la mossa cui si rifà Savorelli è data dalla poesia Fiorire – è il fine – chi passa un fiore di Emily Dickinson, questa energia generativa è necessariamente riconducibile, ancora una volta, alla grazia e alla gentilezza. Nessun fiore viene al mondo con violenza, nessun fiore ammette brutalità, ma questo non impedisce al suo nascere di rivelare una tenacia e una caparbietà che ugualmente sono da sempre nello spirito di ciascuna donna. Vale allora la sottolineatura che questa è una mostra al femminile senza dover essere femminista, è ispirazione poetica che arriva dalle donne ed è coordinata dalla regia di una donna, ma abbraccia e accoglie anche lo sguardo maschile. È un impegno di tutti e per tutti, indistintamente: per accogliere quello spunto e quella lezione che, guardando al di là di forme e immagini, ci conducono a ricavare morali molteplici, forti e pregnanti di verità non dimenticate.
La mostra è un intenso e potente racconto che si dipana come atto corale tra le variegate istanze testimoniate dalle dodici protagoniste che, nel recepire le reciproche narrazioni individuali, sono capaci di trasfigurare, con il convincimento della delicata bellezza e della magnificente grazia delle loro opere, le proprie esperienze personali in verità inalienabili che riverberano nel cuore e nell’immaginazione dell’altro mutando, così, in testimonianza attiva, generativa e sorgiva di nuove significazioni collettive.

Ilaria Margutti, Figlie dell’Infinito, 2025, trittico, ricamo a mano su tela, cm 130×260
Ringraziamo Carla Iacono, Armida Gandini, Silvia Vendramel, Ilaria Margutti, Silvia Margaria, Fatma Ibrahimi (le artiste over 30) e Ilaria Feoli, Anzhelika Lebedeva, Martina Biolo, Camilla Giannotti, Federica Mariani, Federica Gottardello (le artiste under 30) per il loro lavoro, per la sinergia con cui hanno risposto alla chiamata di Savorelli, perché le scelte delle singole opere e della restituzione nell’allestimento ci persuadono, senza dubbi né riserve, di quelle ragioni che sono le fondamenta stabili e forti di questa mostra.
La tentazione di riassumere ciascun lavoro esposto sarebbe forte, ma sarebbe altrettanto stridente l’esercizio retorico finale, stretto e riduttivo nel suo esito ultimo: non possiamo condensare in poche righe il valore di immagini che accrescono la liricità del loro impegno attraverso la risonanza delle altre in cui si riflettono. Le energie percorrono le pareti aprendo varchi d’immaginazione che sono e valgono, come si diceva, come esperienze da sentirsi e respirarsi individualmente. Le opere sono luogo di ritrovamenti, di conservazione, di distillazione di pensieri dimenticati o allontanati. Ci colgono di sorpresa proprio in questa capacità di riportare il nostro sguardo e il nostro animo dall’eccellenza straordinaria dell’arte, alla verità – e ci piace ritornare a questa parola – della vita vissuta.

Tessere memoria. Nel fiorire del giorno, veduta parziale della mostra, Galleria Zamagni, Rimini
Le immagini diventano materia in continua trasformazione empirica: le sostanze di cui sono fatte si tagliano, si imprimono, si scolpiscono, si depositano, si isolano, si macchiano, si addensano, … Ciascuna, con i propri gesti costitutivi, mutua l’idea di un tempo differente che converge nell’organicità così coerente del tutto da arrivare quasi a pensare che, nelle diverse identità presenti negli ambienti della galleria, ci sia la coerenza di una sola interpretazione. C’è la mano di un solo esecutore capace di variare ritmi, di modulare e cambiare il proprio registro espressivo. Qui vive quella coralità vera che segna e marca le identità, ma accetta anche di assimilare conoscenze e coscienze, idee e riflessioni. È il condiviso e rispettato pensiero – di artiste, curatrice e galleristi – di restituire all’arte la sua responsabilità. Ricordi personali si possono trasformare in memoria collettiva entro l’alveo di un neo-romanticismo pragmatico, non stucchevole, che più che all’estetica parla alla sostanza del sentimento: qui, nel profondo di ogni individuo, si deve produrre quel transito al cambiamento della nostra società sempre più sull’orlo dell’abisso.
Qui la vertigine si ricompone in visione, il frammento è tassello per ricostruire un mosaico di considerazioni che rompono le consuetudini distopiche di una società che vive nell’isolamento ossessivo di una socialità virtuale e disconnessa.

Camilla Giannotti, Reliquie domestiche, 2025, composizione di dipinti su cartonlegno intelaiato, cm 80×140
Qui le opere sono, invece, agente tangibile di connessioni e l’incubo del nostro presente torna a farsi sogno, è realtà che rimargina le ferite ripercorrendo la strada di una memoria che non è mai perduta. La volontà di questo progetto è di far recepire il fibrillante senso di responsabilità quando si ri-attiva in noi proprio la memoria, quando il suggerimento ci porta e ci fa transitare ad un’azione effettiva grazie alle ritrovate verità delle nostre esperienze personali.
Il miracolo è che gentilezza e bellezza, sobrie e misurate, incidono ben più di quanto lo facciano bercianti proclami militanti: il panorama variegato in cui si perde lo sguardo in questa mostra lambisce orizzonti che sono il nuovo epicentro della nostra “resistenza” all’oggi. Alla luce di tutto questo la mostra è un saggio, motivato e motivante, denso di quella bellezza carica di tensione che percorre e lascia vibrare tutte le opere verso quel destino in cui, ritrovandosi e muovendosi assieme, si può far crescere e maturare, ma mai cristallizzare, la nostra coscienza di individui. Noi possiamo, camminando nel futuro, provare davvero a cambiarlo. Del resto l’orrore si ripete perché lo si dimentica, la verità resta se la memoria si mantiene viva quale certezza. Come un fiore che ogni giorno torna a sbocciare con la grazia gentile della sua miracolosa bellezza.
Tessere memoria. Nel fiorire del giorno.
a cura di Livia Savorelli
con il patrocinio del Comune di Rimini
Artiste over 30: Carla Iacono, Armida Gandini, Silvia Vendramel, Ilaria Margutti, Silvia Margaria, Fatma Ibrahimi
Artiste under 30: Ilaria Feoli, Anzhelika Lebedeva, Martina Biolo, Camilla Giannotti, Federica Mariani, Federica Gottardello
10 maggio – 14 giugno 2025
Galleria Zamagni
Via Dante Alighieri 29-31, angolo via Cesare Clementini, Rimini
Orari di apertura: dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 19.30
Ingresso libero
Info: Tel. 0541 1414404
info@zamagniarte.it
www.zamagniarte.it