Matteo Costanzo, American Drump, 2025, exhibition view, TOMAV, Torre Moresco

Profanazioni. Matteo Costanzo al TOMAV di Torre Moresco

TORRE MORESCO | TOMAV | FINO AL 7 SETTEMBRE

di ANTONELLO TOLVE

Un antico adagio cinese, citato tra l’altro nello splendido racconto zen sul pittore e il bambù (畫家與竹子, Huàjiā yǔ zhúzi), ma ripreso anche a inizio Novecento, nel 1918 più precisamente, per un inserto pubblicitario apparso sul San Antonio Light (oggi San Antonio Express-News), rivela che «un’immagine vale mille parole» (百闻不如一见, Bǎi wén bùrú yī jiàn). Con il suo silenzio imparziale l’immagine è infatti in grado di colpire l’occhio e di azionare un processo riflessivo dato dall’intersecazione tra il sensibile immediato, le parole sono di Theodor Lipps, e quell’«elemento interiore o psichico che si produce attraverso il sensibile», ovvero il contenuto dell’oggetto (dell’immagine) che non gli appartiene in proprio ma è ad esso aggiunto o sovrapposto dallo spettatore che innesca inevitabilmente uno stato di meditazione, di analisi che parte dall’oggetto estetico per poi (in molti casi ma non sempre) fare i conti con le cose della vita.

Matteo Costanzo, American Drumpf, exhibition view, TOMAV, Torre Moresco.

Credo che American Drumpf, la recente personale di Matteo Costanzo (Roma, 1985) organizzata al TOMAV, ovvero alla Torre di Moresco che da ormai quindici anni è un importante centro per le Arti Visive nelle Marche, vada letta interamente seguendo queste indicazioni poiché ogni singola immagine sembra quasi mettere sotto scacco una lettura ecfrastica, se non indirizzando (e coinvolgendo) il lettore sulla via di ulteriorità narrative che abbracciano non solo l’opera ma anche un più ampio ventaglio di eventi che affliggono il presente, non ultimo l’ottundimento della ragione di fronte alle sollecitazioni propagandistiche e alle parole demagogiche date in pasto a quel mondo delle masse (mondo dell’omologazione e della perdita di pensiero critico) di cui riferiva già a partire dal 1930 José Ortega y Gasset.

Matteo Costanzo, American Drumpf, 2025, exhibition view, TOMAV, Torre Moresco.

Curata da Barbara Caterbetti che ad apertura del suo testo riprende due «frasi pronunciate da Donald Trump durante l’assalto a Capitol Hill e il suo incontro con Zelensky» (I’m the fucking President, take me to the Capitol now e The problem is, I’ve empowered you to be a tough guy, and I don’t think he’d be a tough guy without the United States, and your people are very brave, per chi non le ricordasse), l’esposizione di Costanzo non solo segue una scansione ritmica ascensionale e paradossalmente anche discendente che si verifica grazie a una mastodontica opera realizzata in situself_redemption [soft power], 2025 – e che sembra appunto discendere-risalire i quattro piani della stupefacente torre eptagonale, ma anche grazie a una cadenza che via via offre dispositivi riflessivi su una semiosfera al cui interno «sono possibili la relazione dei processi comunicativi e l’elaborazione di nuove informazioni» (le parole sono di Lotman) ricavate dall’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.

Matteo Costanzo, American Drumpf, exhibition view, TOMAV, Torre Moresco.

Al primo piano, ad accogliere lo spettatore è, non a caso, un manifesto denominato epicfail [ground control] (2025) in cui una serie di segnali d’avvertimento utilizzati nell’ambito del lavoro, dello sport o della vita quotidiana (ad esempio, quello dell’uscita di emergenza o quello di pavimento scivoloso) diventano, mediante una serie di operazioni che mirano a interrogare e rinterrogare l’intelligenza artificiale, errori semiotici ad alto grado creativo che mettono sotto scacco le funzioni del sistema artificiale. Ammucchiate come un lago di carta, di notizie visive che trasformano l’informazione in disinformazione, una serie di immagini politiche degli States evidenziano la caduta libera in un mondo dove è possibile avvertire l’asimmetria tra l’aggressività dell’emittente e la passività del ricevente. «Nell’opera di Matteo Costanzo, il fallimento è già consumato e il potere balbetta slogan, non emette più direttive e si dissolve nel codice del cartello posto sulla parete che si camuffa da istruzione, tradendo ogni logica informativa», scrive a ragion dovuta Barbara Caterbetti.

Matteo Costanzo, American Drumpf, 2025, exhibition view, TOMAV, Torre Moresco.

Come placche terrestri straripanti di immagini due dispositivi denominati sticker_painting #010 [california dreaming] (2025) accolgono al loro interno Not_Act (2025), due video che interrompono continuamente l’assalto a Capitol Hill e l’incontro tra Zelensky-Trump.

Matteo Costanzo, American Drumpf, 2025, exhibition view, TOMAV, Torre Moresco.

Ad illuminare intelligentemente il terzo piano della torre è una parte di self_redemption [soft power], opera in poliuretano espanso bicromo – rosa e giallo paglierino – che sembra colare dal livello superiore per spezzarsi e mostrare Skeletor, personaggio della saga Masters of the Universe (1981, anche se la serie animata è del 1983) che rappresenta l’arcinemico di He-Man ma che a ben vedere dimostra pienamente l’antinomia costitutiva dell’essere. «Ma Skeletor qui non è solo un feticcio pop», avvisa ancora Caterbetti nel suo saggio introduttivo: «l’artista lo assume come autoritratto paradossale: il villain teatrale e caricaturale della serie He-Man, nato per rappresentare il male assoluto, non è né eroe né martire, ma simbolo precario e sincero, goffamente in fuga dalla massa ideologica imperante».

Matteo Costanzo, American Drumpf, 2025, exhibition view, TOMAV, Torre Moresco.

r_evers engineering [+babbel] (2025), in alto, nell’ultima stanza, è un podio leggio per sale congressi con tutta una serie di bandierine e quattro microfoni da cui sgorga la mastodontica installazione self_redemption [soft power] la cui plasticità è quasi una cristallizzazione di frasi liofilizzate, di parole anestetizzanti, di discorsi politici proverbiali che inondano il mondo. Alle spalle di questa struttura su cui sono tra l’altro applicati stickers raffiguranti immagini di multinazionali sabotate ancora una volta mediante l’utilizzo di AI, c’è una grande immagine: tante persone esultanti mentre in alto si legge la scritta America Great!

Matteo Costanzo, American Drumpf, 2025, exhibition view, TOMAV, Torre Moresco.

Matteo Costanzo. American Drumpf
a cura di Barbara Caterbetti

28 giugno – 7 settembre 2025

TOMAV – Torre Moresco
Moresco (FM)

Info: +39 351 5199570 – tomav.expe@gmail.com

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