Oriana Persico. pneumOS “respiro dei dati” Padiglione Italia - Expo 2025, Osaka

pneumOS ad Expo 2025: il respiro della città è Open Source. Intervista ad Oriana Persico

OSAKA (Giappone) | Padiglione Italia Expo 2025 | Fino al 13 ottobre 2025

Intervista a Oriana Persico di Chiara Canali

pneumOS è la nuova opera d’arte “datapoietica” di Oriana Persico, scelta per presentare all’Expo 2025 in Giappone, l’arte contemporanea italiana che unisce innovazione, dati, scienza e sostenibilità, dialogando con l’eredità classica dell’Atlante Farnese e i capolavori di Leonardo da Vinci, Caravaggio, Tintoretto esposti nello stesso percorso.
L’opera, nata su commissione del Comune di Ravenna e sostenuta da Cassa Depositi e Prestiti nella tappa espositiva presso il Padiglione Italia ad Osaka, è un’installazione sensoriale interattiva che trasforma i flussi di dati della città in un respiro collettivo e globale grazie al suo “apparato respiratorio” e a quello “fonatorio”.
È la prima volta che l’artista produce un lavoro dopo la morte del compagno Salvatore Iaconesi, avvenuta nel luglio del 2022, aprendo una nuova stagione creativa in continuità ed evoluzione con le opere “datapoietiche” che hanno caratterizzato l’ultima fase della produzione artistica del duo.

Oriana Persico. pneumOS “respiro dei dati” Padiglione Italia – Expo 2025, Osaka

Nella tua visione, definisci pneumOS come un’opera d’arte interattiva e “datapoietica”, un organo cibernetico che trasforma i dati sulla qualità dell’aria in comportamenti espressivi. Da quali stimoli nasce l’opera?
Dal 2019 nella mia ricerca si è sviluppata una progressiva elaborazione teorica e pratica di opere che abbiamo denominato con Salvatore Iaconesi “datapoietiche”. Abbiamo iniziato a ragionare su una funzione, che già esiste in natura e nella cultura: la poiesi applicata ai dati, ovvero la capacità dei dati di renderci senso-abili all’ambiente. Nello specifico, ciò che ci interessava era stimolare le capacità percettive per far sì che un fenomeno complesso potesse entrare nella percezione dei nostri sensi.
Come dicevano i greci, l’estetica è quella disciplina che ci serve per percepire: in questo senso dati e tecnologie sono una questione eminentemente estetica, come non mi stancherò mai di dire. Davanti ad un fenomeno complesso, come per esempio il benessere dell’aria, non abbiamo l’hardware per poter processare i big data che servono a entrare in contatto e, quindi, a percepire questo fenomeno. Creare un’alleanza culturale tra gli agenti cibernetici-computazionali, mediati dal dispositivo dell’opera d’arte, ci consente di trasmettere e trasferire la capacità di computazione in un’interfaccia sensibile e sensoriale. pneumOS è proprio questo. Per comunicarci il benessere dell’aria, la sua interfaccia non mostra numeri. Ciò che abbiamo è il ritmo di un respiro e le vibrazioni di una sonorità, che sono sintomi di un organo da interpretare.

Oriana Persico. pneumOS “respiro dei dati” Padiglione Italia – Expo 2025, Osaka

 

L’opera-organo genera dei sintomi che possono essere “auscultati”, così come il dottore ci ausculta e conosce il nostro organismo complesso, capisce se un certo tipo di respiro corrisponde a una bronchite, piuttosto che a un altro tipo di patologia del polmone. Allo stesso modo anche noi, auscultando l’opera, diventiamo esperti di questa nuova grammatica Open Source che è il respiro dell’ambiente, il respiro della città, che tutti possono leggere e imparare. Così, quando l’aria è pulita, il ritmo della sacca respiratoria è calmo e profondo, mentre il suono delle membrane armonico e disteso; col crescere dell’inquinamento, il ritmo respiratorio accelera e il suono si fa acuto e frenetico. Sono i primi elementi di una grammatica pensata per evolversi nel tempo.

Qual è stato il dialogo con la comunità scientifica durante la realizzazione dell’installazione?
Molto intenso. Lavorando con i dati, la mia arte specifica è quella di stare “in-between”, di poter lavorare nella traduzione fra le discipline. Un’opera come pneumOS richiede di mettere in comunicazione ingegneri, medici, climatologi: ed è quello che è avvenuto in quasi due anni di ricerca, creando progressivamente un’equipe che si è estesa a due poli universitari (l’Università Federico Secondo di Napoli e l’Università la Sapienza di Roma). In questo dialogo tutti abbiamo scoperto moltissime cose, inaspettate per entrambi.
Secondo gli ingegneri della Federico II di Napoli, pneumOS è un esempio di soft robotics ottimamente riuscito. Ci siamo rivolti a Herobots, la start-up guidata dal prof Stanislao Grazioso, per perfezionare il diaframma robotico al centro delle funzioni respiratorie. Dal suo punto di vista, l’arte era arrivata alla soluzione ingegneristica più efficace per riprodurre la respirazione: usare ciò che tecnicamente si chiama “silicone attuato”. La sacca respiratoria è una semisfera di silicone a tenuta stagna su cui abbiamo applicato dei fori, avvitata ad un attuatore lineare che, seguendo le istruzioni del software, la muove al ritmo dei dati: i fori consentono all’aria di uscire, proprio come fa il diaframma. Avevamo “copiato” la natura, proprio come fa la soft robotics studiando i movimenti di un polipo per creare un braccio meccanico più delicato ed efficiente. Solo che lo scopo dell’arte non era l’efficienza, ma lo sviluppo della sensibilità dell’empatia: io (umano) respiro, tu (la città) respiri, io con il mio polmone, tu con il tuo. Stanislao era così colpito che abbiamo deciso di aprire una collaborazione stabile con fra HER, il mio centro di ricerca, e Herobots per lavorare sulla collaborazione fra l’arte e la scienza.

Oriana Persico. pneumOS “respiro dei dati” Padiglione Italia – Expo 2025, Osaka

 

Secondo i medici con cui abbiamo collaborato per studiare la fisiologia del polmone umano, fra cui ricordo Vincenzo Rizzuto e Maurizio Venezi, quest’opera rappresenta una reintroduzione della “semeiotica”: la disciplina che  si occupa dello studio dei segni – evidenze oggettive – e dei sintomi – alterazioni soggettive riportate dai pazienti – per giungere a una diagnosi e, in seguito, stabilire una cura. La “semeiotica” è un’arte medica messa in crisi dall’utilizzo massivo dei dati che tendono a sostituire il corpo. Ciò che hanno detto, ammetto con un certo stupore, è che con la mia opera io creo un corpo digitale che riporta le persone a fare “semeiotica”. E tecnicamente hanno ragione. Per sapere come sta l’aria della città, i fruitori devono passare attraverso il corpo digitale di pneumOS.
Se l’ingegneria robotica riconosce il valore tecnico dell’arte, la medicina scopre in pneumOS un alleato inaspettato: in un momento in cui c’è un forte dibattito fra i medici, un corpo digitale riporta in auge la “semeiotica”, la necessità dell’interazione con il corpo del paziente e i sintomi di quel corpo, per fare la diagnosi.
Quest’immagine descrive forse al meglio il dialogo fondativo e reciproco fra l’arte e la scienza, che è alla base dell’opera.

Oriana Persico. pneumOS “respiro dei dati” Padiglione Italia – Expo 2025, Osaka

In un’epoca dominata da schermi e immagini immateriali, hai scelto di privilegiare un’opera fisica, concreta, plastica, che assomiglia ad un organo umano contenuto in una cupola di plexiglass che assomiglia a una cassa toracica: per quale ragione?
Come hai ben intuito, in quest’opera c’è una plasticità molto evidente, che per me è un po’ una novità, nel senso che le nostre opere hanno sempre privilegiato dei caratteri molto concettuali. Questo incontro-scontro con la materia costituisce per me una nuova fase, cui ho dedicato molta attenzione sotto ogni punto di vista: sia al diaframma robotico (fare respirare l’opera si è rivelato un grandissimo lavoro di ingegneria, molto più complesso di quanto avessi preventivato), sia per lo studio molto approfondito di forme e materiali, come forse hai percepito anche solo da immagini e video. Questa è un’evoluzione che sto abbracciando, perché l’attenzione allo studio della materia significa dare “corpo” e persistenza alle opere. Se l’opera è arrivata ad Expo, lo si deve alla forza concettuale (unire arte, dati e sostenibilità), quanto allo studio dei materiali, delle forme, di tecnologie che riescono a resistere e a persistere nel tempo, ben oltre il prototipo. Significa dare una possibilità di vita alle opere. Il tempo era una sfida all’origine: nata come commissione per la città di Ravenna, l’obiettivo era un’opera sperimentale e tecnologica ma anche permanente. Una sfida enorme, chi fa questo mestiere lo sa bene! Ma eccoci qui. Se è stato possibile e per questa mia evoluzione “plastica”, ci sono due persone che devo ringraziare: Stefano Colarelli e Fabrizio Talia. Sono dentro questo respiro (il mio e dell’opera), ben oltre e ben al di là della tecnica, del lavoro e della produzione.

Oriana Persico. pneumOS “respiro dei dati”, work in progress per il Padiglione Italia – Expo 2025, Osaka

 

L’organicità è un altro tema essenziale. pneumOS è un organo che vuole essere alieno. Quello che volevo ottenere era un essere riconoscibile come vivente, ma alieno, non antropomorfo, inquietante e giocattoloso. La sacca polmonare è una semisfera in “pelle siliconica”, ma di un bel verde-menta: una carne volutamente aliena, posta insieme alle cinque membrane dentro una cupola di plexiglass trasparente che fa da cassa toracica. La base è un corpo metallico rosa 3015 che ormai è per me il rosa pneumOS. Il tutto ricorda un razzo appena planato dallo spazio, o una macchina da popcorn che piace a tutti: adulti e bambini.

Oriana Persico. pneumOS “respiro dei dati”, work in progress per il Padiglione Italia – Expo 2025, Osaka

Hai ribattezzato pneumOS e le opere che stai progettando in questo momento “macchine per l’empatia e la relazione” . Cosa intendi con questa affermazione?
Grazie per la domanda! “Hello Cronenberg” è un mix fra Hello Kitty e Cronenberg (la crasi si deve a Frita, aka Francesco Rira, che ha realizzato la grafica di questa prima anatomia). Cronenberg ci ha regalato l’immaginario di Videodrome, raccontandoci come i cyborg che siamo. Videodrome è però un organo che entra dentro il corpo dell’uomo, il suo assemblaggio di carne e macchina vive tramite innesto chirurgico/genetico. pneumOS invece è una interfaccia che vive fuori di noi. Quest’organo ha scelto un luogo diverso per l’innesto e la riproduzione, che non è più il corpo umano, ma il corpo della cultura.
pneumOS è un nuovo tipo di cyborg: una “macchina per l’empatia e la relazione”, come ho iniziato a chiamare le opere. Questi “organi culturali” che si riproducono fuori da noi sono alieni in tutti i sensi, anche al nostro corpo. È una carne che crea un cortocircuito, ma nel dominio del linguaggio. Sono macchine-cyber diverse, profondamente non antropocentriche, profondamente distaccate dal destino dei nostri corpi e da qualsiasi idea di potenziamento e funzionalizzazione del corpo. Vivono nell’ecosistema come interfacce per renderci sensibili all’ambiente. Con il mio lavoro cerco di portare nel mondo “un’estetica della relazione” in cui l’essere umano non scompare, non dominala natura ma è il nodo di una rete complessa di interdipendenze, connessioni, legami.
Nel Padiglione Italia di Expo l’Atlante Farnese guarda pneumOS. Osservando la neonata tecnologia del terzo millennio anche il Titano respira: l’essere umano, forse, non è condannato a portare il peso del mondo sulle spalle.

Che tipo di esperienza vorresti che i visitatori vivessero davanti a pneumOS a Osaka?
L’interazione con l’opera nasce nel momento in cui il sintomo viene osservato e interpretato. Attraverso la lettura di questa anatomia-tassonomia, gli osservatori acquisiscono gli strumenti per costruire una propria relazione con l’opera, generando al contempo un dialogo collettivo sullo stato dell’aria.
In quest’opera, dunque, c’è il ruolo primario dell’osservatore che, come affermava Walter Benjamin, è attivo e modifica la fruizione dell’opera. L’osservatore osserva l’opera, interpreta il sintomo e sviluppa senso-abilità nei confronti dell’ambiente.
Siamo di fronte a una protesi estetica che ci aiuta a scoprire l’ambiente: immagino persone davanti all’opera scambiarsi interpretazioni sullo stato dell’aria, azzardando ipotesi. È una prima forma di socialità, una relazione con i dati che ci allontana dal percepirli come qualcosa di oggettivo. Immagino network di organi che si scambiano conoscenza: quartieri, città, condomini, scuole ognuno col suo respiro.

Con pneumOS quale messaggio vuoi consegnare ai posteri sul futuro dell’arte e della civiltà attuale?
Viviamo un sanguinosissimo inizio di terzo millennio, fatto di violenza, prevaricazione, guerre in Europa e in Oriente, dominato dalle tecnologie in stile RoboCop di Elon Musk. Tutto ciò che abbiamo intorno ci parla di calcolo, estrazione, di dati che sono “il nuovo petrolio” da sfruttare. Le tecnologie sono uno specchio, il destino che scegliamo per loro e il nostro destino. I miei cyborg per l’empatia sono la nemesi di queste macchine, il rosa di pneumOS l’alternativa al grigio e blu asettico dei RoboCop da cui siamo sovrastati.
Quest’opera è anche figlia del mio lutto. Il 18 luglio 2022 il mondo era finito, eppure eccomi qui. Ho ripreso a respirare, l’arte a cui abbiamo dato forma con Salvatore è viva e si sta evolvendo.  C’è in questo un messaggio di speranza che, proprio in questo momento storico, non voglio ignorare. Il bisogno di un respiro è collettivo.
L’ultimo messaggio è per gli artisti e le istituzioni. Penso e spero che gli artisti prendano coscienza del loro ruolo: non dobbiamo rassegnarci ad essere docili decoratori delle tecnologie, siamo noi che possiamo portare la sensibilità alle macchine. E se le tecnologie non fanno questo, il futuro è quello grigio e violento che stiamo vedendo. Le istituzioni, dal canto loro possono investire in questa direzione: pneumOS esiste perché la città di Ravenna ha emanato un bando per trasformare i dati dell’aria in un’opera d’arte. E si trova ad Osaka grazie a Cassa Depositi e Prestiti, che dal 2020 ha creato una splendida collezione aziendale. Dobbiamo capire che dati e tecnologie sono questioni estetiche e culturali, e agire di conseguenza.

Oriana Persico. pneumOS “respiro dei dati”

Padiglione Italia – Expo 2025, Osaka

Fino al 13 ottobre 2025 

pneumOS è un’opera commissionata da:

Comune di Ravenna nell’ambito del progetto DARE – Digital Environment for collaborative Alliances to Regenerate urban Ecosystems in middle-sized cities

Prodotto da: HER she Loves Data
Concept e direzione artistica: Oriana Persico
Partner scientifici e tecnologici: Educational.City/Hi-storia 
Herobots srl – Spin-off del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Napoli Federico II di Napoli 
Saperi&Co, Centro ricerca e servizi, Sapienza Università di Roma 

Info: https://www.he-r.it/project/pneumos/

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