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VENEZIA | Complesso di Santa Maria Ausiliatrice | 10 maggio – 23 novembre 2025

di FRANCESCO LIGGIERI

A Venezia hanno aperto le gabbie per la Biennale di Architettura di Ratti, e nella città-labirinto per eccellenza, vado ad un evento che è molto più di una semplice mostra d’architettura: il Padiglione della Santa Sede appunto alla 19. Mostra Internazionale di Architettura. Un’Opera Aperta, come suggerisce il titolo, un concetto a me caro, che evoca l’indeterminazione, la molteplicità delle interpretazioni, e la bellezza del divenire.
Il Complesso di Santa Maria Ausiliatrice, con la sua storia millenaria che lo ha visto trasformarsi da ospizio per pellegrini a ospedale, scuola e asilo, è il protagonista di questa narrazione architettonica. Un palinsesto, dicevo, dove le tracce del tempo non vengono cancellate, ma valorizzate come testimonianze di una vita pulsante.

Padiglione della Santa Sede, Opera Aperta, installation view, ph. Marco Cremascoli

Marina Otero Verzier e Giovanna Zabotti, menti raffinate dietro a questa curatela, ci invitano a ripensare il restauro come atto di cura e responsabilità condivisa, un dialogo tra passato e futuro. E qui entra in scena un elemento che arricchisce ulteriormente questa sinfonia: l’UIA – Università Internazionale dell’Arte di Venezia. Per sei mesi, l’UIA animerà il Padiglione con una serie di workshop dedicati alle tecniche tradizionali del restauro. Un’iniziativa preziosa, che mira a trasmettere saperi antichi al pubblico e a rafforzare il legame tra memoria e futuro. Alessandro Marinello, Direttore dell’UIA, sottolinea come questo progetto sia “un’azione culturale, sociale e civile” che vuole “ricucire la relazione tra le persone, i luoghi e i saperi”. I laboratori dell’UIA, aperti anche a visitatori e abitanti del quartiere, si configurano come spazi di apprendimento orizzontale, dove il sapere si condivide e si trasmette come gesto di responsabilità e speranza. E qui, amici miei, troviamo un’eco di quella “pedagogia degli umili” che tanto mi sta a cuore: l’insegnamento che si fa scambio, dialogo, arricchimento reciproco.

Padiglione della Santa Sede, Opera Aperta, installation view, ph. Marco Cremascoli

Tatiana Bilbao e MAIO Architects, con la loro visione, trasformano l’edificio in un teatro dove si celebra l’incontro tra antico e contemporaneo. Le impalcature si fanno arredi, i tessuti creano quinte, e la musica risuona grazie alla collaborazione con il Conservatorio “Benedetto Marcello”. Nel nostro mondo fatto di frenesia e superficialità, l’Opera Aperta ci invita a rallentare, a riscoprire il valore della cura, della memoria, della partecipazione. Un messaggio che si fa eco della Laudato si’ di Papa Francesco, un appello a prenderci cura della nostra casa comune con la sapienza delle mani e la curiosità della mente.

Padiglione della Santa Sede, Opera Aperta, installation view, ph. Marco Cremascoli

Concludo con una riflessione: “La bellezza salverà il mondo”, diceva Dostoevskij. E qui, a Venezia, la bellezza si manifesta nella cura di ciò che è stato, nella trasmissione di un sapere che è ponte tra le generazioni, nella creazione di uno spazio aperto a tutti. Un’Opera Aperta, appunto, che è molto più di un progetto architettonico: è un atto d’amore verso l’umanità.


Padiglione della Santa Sede. Opera Aperta

19. Mostra Internazionale di Architettura-La Biennale di Venezia

Commissario: Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede
Curatori: Marina Otero Verzier e Giovanna Zabotti
Espositori: Tatiana Bilbao ESTUDIO (Tatiana Bilbao, Alba Cortés, Isaac Solis Rosas, Helene Schauer) e MAIOArchitects (Anna Puigjaner, Guillermo López, Maria Charneco, Alfredo Lérida)

10 maggio – 23 novembre 2025

Complesso di Santa Maria Ausiliatrice di Castello, Venezia 

Info: https://www.labiennale.org/it/architettura/2025

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