TREMEZZINA (Como) | Villa Carlotta | Fino a dicembre 2025
Intervista a ELENA DI RADDO di Francesca Di Giorgio
C’è un luogo, al confine tra il giardino all’italiana e il bosco che cinge Villa Carlotta a Tremezzina sul Lago di Como, dove l’arte non si impone, ma germoglia. È qui che Maria Dompè ha dato vita all’opera To the women who are not allowed to fulfill their dreams! / A tutte quelle donne a cui non è permesso realizzare i propri sogni!, un giardino-simbolo, frutto di una poetica che intreccia materia naturale, memoria storica e coscienza sociale. Un progetto che non è solo un’installazione ambientale, ma un’azione simbolica, un’offerta – come la definisce la stessa artista – “alle donne, dalla natura, per la natura”. Il progetto nasce dal dialogo con il luogo e con i giardinieri della Villa: un grande cesto fiorito intrecciato in acciaio corten, incastonato in un labirinto vegetale, pensato come spazio di meditazione e simbolo di libertà femminile.
L’opera è un omaggio a tutte le donne – del passato e del presente – a cui è stato negato il diritto di sognare e realizzarsi, e si collega idealmente alla figura di Carlotta di Prussia, cui la Villa fu donata in occasione delle nozze. A completare il progetto, un intervento effimero interno alla Villa, nella Sala dei Gessi, realizzato con gli studenti e le studentesse dell’Accademia di Brera: un giardino temporaneo fatto di petali, riso e ricami che raccontano la condizione femminile nel mondo.
Un lavoro che cambia con le stagioni e che vive nel tempo, come un fiore che sboccia e poi appassisce, portando con sé la forza del gesto e la bellezza dell’impermanenza.
Ne abbiamo parlato con la curatrice Elena Di Raddo…
Come nasce la sua collaborazione al progetto di Maria Dompè To the women who are not allowed to fulfill their dreams!. Quando e come ha conosciuto Maria Dompè e qual è la sua esperienza con Villa Carlotta, del suo parco e delle collezioni del museo?
Ho conosciuto Maria Dompè qualche anno fa in Toscana e il suo entusiasmo e la sua vivacità creativa mi hanno colpito subito, al punto che ho voluto invitarla a realizzare un lavoro per l’università dove lavoro, l’Università Cattolica di Milano, nell’ambito del progetto del Centro Pastorale Itinerari di arte e spiritualità. La sua opera permanente, un labirinto scultoreo con al centro una rosa rossa, ora campeggia, appunto, nella sala riunioni del centro. Quando la direttrice di Villa Carlotta, Mariangela Previtera, mi ha chiesto di proporre un artista per il museo di Tremezzo ho subito pensato a Maria Dompè proprio per la specificità del luogo: una villa storica celebre per il suo meraviglioso giardino. Maria da tempo lavora con la natura in progetti che non sono semplicemente di arte ambientale, ma di arte realizzata con la materia naturale.

In linea con la ricerca artistica di Maria Dompè l’intervento nel parco rientra in quegli “interventi nello spazio”, così come li definisce la Dompè, in cui l’opera nasce per e con il luogo. Ci racconta la genesi e i contenuti del lavoro svolto con la collaborazione dei giardinieri della Villa? Come si è giunti alla risoluzione formale finale?
Esattamente. Il giardino, ideato e realizzato da Dompè nello spazio di confine tra il giardino storico e il bosco della villa, è un esempio di opera realizzata nello spazio naturale servendosi degli stessi materiali della natura: terra, fiori, bulbi, piante. L’idea è stata quella di un grande cesto fiorito appoggiato in uno spazio delimitato da un percorso, quasi un labirinto, segnato da un sentiero delimitato da lastre di acciaio corten, lo stesso materiale con cui è intrecciato il cesto. Un luogo in cui trascorrere del tempo, ammirando la natura, ma soprattutto uno spazio per riflettere e ritrovare se stessi. Per giungere alla definizione finale di questa scultura di materia naturale, L’artista ha dovuto dialogare strettamente con i giardinieri di Villa Carlotta al fine di scegliere, sulla base della sua idea di colori e di forma, le specie più adatte alla configurazione e alle caratteristiche fisiologiche del luogo. I fiori e le piante devono potersi sviluppare in questo giardino in base alle caratteristiche del terreno e della luce e devono poter garantire nel corso delle stagioni una fioritura permanente. Le competenze tecniche dei giardinieri hanno aiutato Maria a scegliere le specie più adatte a garantire l’ottimale riuscita del disegno artistico.

Il titolo, A tutte quelle donne a cui non è permesso realizzare i propri sogni! si pone in un’ottica di offerta a tutte le persone che faranno esperienza del parco ma anche alla natura stessa. L’artista parla di “Un’offerta al bosco, alla natura, dalle donne per le donne”. Il percorso artistico della Dompè è costellato di interventi a carattere sociale, quali sfumature possiamo cogliere in questo contesto?
La vicenda umana di Carlotta, a cui la madre Marianna di Prussia aveva regalato la villa in occasione del matrimonio con il duca Giorgio II di Sassonia-Meiningen, che ha perso la vita molto giovane, si è associata in questa occasione alla riflessione sul destino di molte donne che non solo in passato, ma ancora oggi si scontrano con le difficoltà dell’esistenza, soprattutto perché condizionate da una visione patriarcale della società. In molti paesi del mondo, infatti, le donne non hanno alcuna possibilità di studiare, lavorare, realizzare i propri sogni, schiacciate e represse da una feroce cultura maschilista. Condizione, che, purtroppo, è riscontrabile ancora troppo spesso anche nella nostra evoluta cultura occidentale, dove atti violenti sono cronaca quotidiana. Tali azioni, amplificate dai social, costringono molte donne a dover lottare tutti i giorni per conquistare il proprio spazio. La natura è invece il luogo della libertà, in cui le leggi imposte dall’uomo non prevalgono. Basti pensare, ad esempio, che la natura ha continuato a dare il meglio di sé anche durante il Covid, che ha invece messo in ginocchio la nostra società capitalistica.
Le donne citate nel titolo non sono solo destinatarie del progetto ma parte integrante dello stesso a partire dalla presentazione delle opere ambientali dello scorso giugno, con l’intervento del coro femminile Hildegard von Bingen, fondato e diretto da Tiziana Fumagalli, che studia e diffonde, oltre al tradizionale repertorio polifonico, brani dedicati a figure femminili e soprattutto musiche di compositrici.
Hildegard von Bingen rappresenta una di quelle donne della storia che hanno osato sfidare le convenzioni sociali e le leggi patriarcali. Essere una musicista e una compositrice in epoca medievale significava dimostrare grande carattere e autonomia in un mondo in cui le donne non contavano nulla, se non per fare figli. Le donne citate nel titolo sono, appunto, quelle donne che per condizioni geografiche o storiche sono state e sono ancora vittime di chi impedisce loro di inseguire i loro sogni.

Ci racconta, invece, come è nato il lavoro effimero, della durata di due giorni, nella Sala dei Gessi del museo, realizzato dall’artista con la collaborazione di Livia Crispolti e dei suoi studenti del corso di Cultura tessile (Dipartimento di Progettazione artistica per l’impresa) dell’Accademia di Belle Arti di Brera, che hanno lavorato sul tema della condizione della donna? Su quali elementi si è concentrata l’artista in questo caso?
L’installazione ambientale nella sala dei Gessi è stata frutto di un workshop realizzato dall’artista con alcune studentesse e studenti di Brera che frequentavano il corso di Livia Crispolti. Dompè ha fatto riflettere le ragazze e i ragazzi sulla condizione delle molte donne che vivono sulla propria vita il condizionamento diretto e talvolta anche violento di una visione patriarcale e integralista della società civile. Profondamente colpita dalla vicenda umana di Alina, Maria infatti aveva già da tempo in mente di lavorare su questo tema. Ha quindi chiesto loro di realizzare su pezze di tessuto bianco dei ricami o delle scritte che facessero emergere il loro pensiero. Questi elementi sono poi entrati a far parte del lavoro eseguito dall’artista che è stato il risultato di un’estrema perizia e tecnica artistica. Dompè ha creato un ovale, interrotto a due lati dai muri perimetrali della sala, coperto di chicchi di riso bianco e intervallato da petali di fiore: quasi un giardino giapponese segnato da un flusso centrifugo. Qualcuno avrebbe voluto che questa installazione rimanesse più a lungo di un solo giorno nella sala, ma anche seguendo un orientamento orientale, Dompè non è attaccata al concetto di durevolezza e permanenza: ciò che importa è l’hic et nunc, il momento, quello della fioritura massima di un petalo di rosa, destinato il giorno dopo a perdere la freschezza della vita.

L’opera ambientale è stata inaugurata ad inizio estate, ora siamo in autunno… Come cambierà la fruizione di quest’opera e come è stato pensato dall’artista il passaggio delle stagioni su di essa?
Ovviamente, come ho detto prima, la scelta dei fiori e delle piante del giardino ha fin da subito preso in considerazione il tema delle stagioni e del fluire del tempo. Il giardino di Dompè è un’opera d’arte vivente, un’opera organica, destinata a mutare sia nei colori che nelle forme a seconda delle stagioni, della temperatura e della luce. Usando la terminologia storico artistica è un lavoro processuale, flessibile e adattabile non solo all’ambiente naturale, ma anche alla sensibilità e all’umore delle persone che l’attraverseranno.

To the women who are not allowed to fulfill their dreams!
A tutte quelle donne a cui non è permesso realizzare i propri sogni!
Progetto artistico di Maria Dompè
A cura di Elena Di Raddo e coordinato da Maria Angela Previtera
Fino a dicembre 2025
Villa Carlotta, Tremezzina (CO)
Info e prenotazioni; visite guidate e laboratori:
https://www.villacarlotta.it/it/
segreteria@villacarlotta.it
Giorni e orari d’apertura:
Lunedì – domenica dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18)
Instagram: https://www.instagram.com/villacarlotta_lakecomo/
Facebook: https://www.facebook.com/villacarlottalakecomo



