ROMA | PALAZZO ESPOSIZIONI ROMA | FINO AL 12 OTTOBRE 2024
Intervista a SILVIA CAMPORESI di Francesca Di Giorgio
A pochi giorni dall’apertura presso Palazzo Esposizioni Roma della mostra dei finalisti del Premio Driving Energy 2024 – Fotografia Contemporanea, curato da Marco Delogu e promosso da Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, e dalla proclamazione dei cinque vincitori (Premio Senior a Silvia Camporesi, Premio Giovane a Giovanni Sambo, Menzione Accademia ad Alessandra Book, Premio Amatori a Marco Filipazzi e Francesca Villani, Opera più votata da Terna di Leli Baldissera), abbiamo posto alcune domande a Silvia Camporesi, che si è aggiudicata il Premio Senior, dopo Paolo Ventura (2022) e Dione Roach (2023), in un momento particolarmente importante del suo percorso, costellato da numerosi riconoscimenti e mostre personali.
Attraverso le sue parole, scopriamo il progetto Shimmering Cinecittà, presentato a Palazzo Esposizioni Roma con una selezione di otto immagini tra enigma e mistero, premiate – si legge nella motivazione della Giuria – “per aver colto e rappresentato l’invisibile esplorando il crinale esilissimo che divide simulazione e verità”.
Il conferimento del Premio Senior, il massimo riconoscimento del Premio Driving Energy 2024 – Fotografia Contemporanea di Terna, segna un momento importante nel tuo percorso, già costellato di tanti successi…
Sono molto felice di questo riconoscimento prestigioso che si colloca in un anno davvero intenso, pieno di nuovi progetti e di mostre. È stata una sorpresa, ne sono onorata, pensando anche agli altri autori Senior che mi hanno preceduto.
Come e quando è nato il progetto Shimmering Cinecittà? Cosa “cercavi” tra le scenografie di Cinecittà? Come si lega questa ricerca al tema del concorso, ovvero La via dell’invisibile proposta dal curatore Marco Delogu?
Il progetto è nato all’inizio del 2024. Fotografare gli scenari di Cinecittà è sempre stato un mio desiderio e quest’anno, per una serie di coincidenze, ho finalmente avuto le autorizzazioni per entrare. Le strutture che ho trovato, attualmente in disuso, erano davvero sorprendenti e ho trovato quella atmosfera ferma e sospesa che immaginavo. Tutta la mia ricerca è dedicata ai luoghi dell’Italia e gioca sempre fra realtà e finzione, cercando una dimensione enigmatica, che porti lo spettatore ad interrogarsi su quello che sta vedendo, a chiedersi se si tratta di un luogo reale o una pura finzione. Le scenografie di Cinecittà sono iperrealistiche, ma fatte di cartongesso, e oltretutto hanno una grandezza ridotta rispetto alle dimensioni reali; tutti elementi che in fotografia creano spaesamento. Ho collegato questo immaginario al tema del concorso pensando al rapporto fra ciò che vediamo quando esse sono riprese nel cinema, illuminate, Shimmering (brillanti), e quando invece smettono la loro funzione, diventando elementi desueti del paesaggio di Cinecittà, quindi in qualche modo invisibili.
Nelle immagini esposte a Palazzo Esposizioni Roma si nota un forte legame con un tuo progetto precedente – Atlas – che hai portato in giro per l’Italia… Assonanze e differenze?
Me lo fai notare tu, ma in effetti c’è molta vicinanza, poiché Atlas era una ricognizione dei luoghi abbandonati dell’Italia e le atmosfere sospese si assomigliano molto. Ovviamente le differenze sono evidenti, e mettono in campo la relazione tra luoghi reali e luoghi ricostruiti: i luoghi reali di Atlas hanno spesso storie tragiche che li hanno portati all’abbandono.
Le fotografie più interessanti che hai visto in mostra a Roma (oltre alle tue)?
La serie di Luca Siboni dedicata agli oggetti alluvionati della Romagna, fotografati come fossero still life. L’ho trovata molto poetica.
Tra i tuoi progetti più recenti ci sono certamente le immagini legate all’alluvione della Romagna e alle frane che hanno devastato la collina. Proprio in questi giorni, il tema è tornato purtroppo di stringente attualità… Ci racconti come la Fotografia, e la tua in particolare, è stata uno strumento importantissimo non solo per muovere l’opinione pubblica ma anche per le vittime del fango e i volontari?
Quando è avvenuta l’alluvione del 2023 ho deciso di fotografare la mia città colpita da acqua e fango. È stato un lavoro sul paesaggio che poi si è trasformato in una voce più ampia di denuncia, caricandosi di un valore civile. Era la prima volta che le immagini parlavano di qualcosa di drammatico. Ho continuato poi il lavoro facendo una ricognizione delle 81.000 frane che hanno colpito la Romagna in seguito all’alluvione.
Dove vedremo prossimamente il tuo lavoro? Progetti in cantiere?
Sto lavorando a tanti progetti contemporaneamente, soprattutto committenze per enti pubblici, una forma di arte che mi piace molto e che mi porta a esporre in musei prestigiosi. Sto inoltre pensando a come investire il riconoscimento economico del Premio Driving Energy: vorrei realizzare un nuovo progetto di lunga durata e sto vagliando le idee.
Per chiudere: a chi vorresti dedicare la tua vittoria al Premio Driving Energy 2024?
Torniamo sempre sul tema: a chi non ha fatto in tempo ad uscire dalle case piene d’acqua e di fango, a chi è rimasto sotto le macerie delle frane post alluvionali; a tutti quelli che hanno ripulito la loro casa per la terza volta. Spero che le amministrazioni locali si occupino al più presto di mettere in sicurezza gli argini dei fiumi e che questi eventi rimangano solo un triste ricordo.
Premio Driving Energy 2024 – Fotografia Contemporanea
A cura di Marco Delogu
24 settembre – 12 ottobre 2024
Palazzo Esposizioni Roma
Via Nazionale 194, Roma
Orari: da martedì a domenica 10.00-20.00
Ingresso consentito fino a un’ora prima della chiusura
Ingresso gratuito