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MILANO | Galleria Giovanni Bonelli | Fino al 15 luglio 2025

di MATTEO GALBIATI

In occasione della collettiva Le diable au corps, che la Galleria Giovanni Bonelli ha presentato lo scorso anno nella sua storica sede di Canneto sulla’Oglio (qui la recensione), avevamo già avuto modo di incontrare personalmente, e quindi  meglio conoscere, Davide Serpetti (L’Aquila, 1990), allora presente con alcuni suoi interessanti lavori. Con lui ci eravamo lungamente intrattenuti, durante la serata inaugurale, parlando di pittura, del senso della sua ricerca e della tenacia con cui si dedica a questo linguaggio impegnandosi nel trovare uno spazio esclusivo di poetica che, senza la pretesa di essere forzatamente innovativo o differente, ne definisca in qualche misura lidentità.

Davide Serpetti. Belladonna of Sadness, veduta parziale della mostra, Galleria Giovanni Bonelli, Milano

Le sue parole, convinte e sinceramente cariche di una passione autentica, non hanno fatto altro che confermare quello che le sue opere dichiarano così esplicitamente. Senza dover mai assecondare niente o nessuno, il desiderio del suo narrare è, infatti, già intimamente implicito proprio nell’attaccamento all’espressività pittorica, unica vocazione possibile per le visioni della sua creatività, che si producono in un corollario di invenzioni figurali determinate e contemporanee.
Il tocco della sua pittura si emancipa continuamente in una prova di forza che è positivamente affermativa della visione del giovane autore e, per questo, risulta davvero importante – a un solo anno di distanza – Belladonna of Sadness, l’ampia personale curata da Giorgia Achilarre, con cui la Galleria Giovanni Bonelli, nella sua sede di Milano, approfondisce con attenzione specifica una serie di nuovi lavori di Serpetti.

Davide Serpetti. Belladonna of Sadness, veduta parziale della mostra, Galleria Giovanni Bonelli, Milano

Questo progetto espositivo ci sembra davvero attendere a una narrazione compiuta, chiara e delineata, in cui il giovane autore imbastisce con una certa agilità le trame delle sue tele che, rispecchiandosi una nell’altra, quasi suddividono le possibilità della suggestione di un racconto scandito per tali rimandi continui da un lavoro all’altro. Corpi di figure e tracciati di orizzonti di paesaggi incerti nella loro notorietà di ricordi, riempiono le pareti dando spazio libero alla sensibilità e alle conoscenze, allo sguardo e alle suggestioni di Serpetti.
Ambiziosa e coraggiosa, questa mostra, esplosione di colori e pennellate impegnate, è il giusto omaggio alla tensione espressiva dell’artista; è una prova salda e conferma dove – proprio da pittore e con i mezzi schietti, originali e originari della pittura – stia guardando. Trova il modo puntuale per tracciare la via della sua azione estetica: Serpetti si offre, infatti, sulla scena milanese con l’intonazione giusta e matura, salda e sicura, del suo carattere cromatico che imprime energia e forza alla figura dipinta trascendendo il peso del reale e rilanciandone l’anima in quell’interiorità così tanto carica e densa di attese e di urgenze – proprio per questo – da risultare estremamente empatica con quanto espressivamente sente ciascuno di noi.

Davide Serpetti. Belladonna of Sadness, veduta parziale della mostra, Galleria Giovanni Bonelli, Milano

Qui, al di là delle consuete accettazioni motivate dal gusto e dal ri-conoscimento personali che ciascuno può legittimamente avere o meno per questo genere di figurazione pittorica, è indubbia la sottolineatura di valore sullo stato dell’attualità della pittura di Serpetti: lui ci incalza con la sontuosa imponenza delle sue presenze. Lascia che divampi la loro forza e la suggestione archetipica in cui l’immagine vive una temporalità scandita, ripresa, allungata, duplicata nel minimo scartamento e nella più piccola differenza. Fonti e riferimenti affiorano, lambiscono la sua tensione, ma non restano ormeggiate ad una semplice evocazione, presente e passato, desunti da arti diverse, in lui vivono attraverso una rilettura e rielaborazione attive, che valgono perché sprigionano, mettendolo al vivo, l’animo di questo giovane e talentuoso pittore.
Il suo punto di vista “dipinto” è schietto, deciso, lucido nella determinazione, fino quasi a sfiorare l’utopia radicale nell’affermare così nobilmente il valore della pittura nel nostro oggi così tribolato e sollecitato da quelle false “novità” che, però, passano poi veloci come mode superficiali.

Iconorama, veduta parziale della mostra, Galleria Giovanni Bonelli, Milano

Fedele così tanto autenticamente ai propri principi, la visione pittorica del giovane artista aquilano si riflette ed estende anche a Iconorama, una piccola collettiva di otto artisti nati negli anni Ottanta e Novanta – perciò generazionalmente affini a Serpetti – che, da lui stesso curata nello spazio al seminterrato della Galleria, prova, identificando altri temperamenti per lui indicativi e prossimi, ad essere ulteriore indicatore della cronaca pittorica delle più giuste e valevoli ricerche di oggi.
Visione personale, quindi anche opinabile e passibile di distinguo, oppure di condivisioni o dissensi, è certamente ulteriore strumento utile a generare un dibattito, a interrogarsi ancora, come Serpetti fa quotidianamente, sul valore più immaginificamente intimo del dipingere. Del resto lui pratica una pittura che, pur radicata nella storia, desidera dichiarare il valore della propria attualità contemporanea.

Davide Serpetti. Belladonna of Sadness
a cura di Giorgia Achilarre

e in parallelo

Iconorama
a cura di Davide Serpetti

Artisti: Enne Boi, Marco Bongiorni, Nicolò Bruno, Matteo Capriotti, Carlos Casuso, Matteo Coluccia, Marco Paleari, Andrea Loi

29 maggio – 15 luglio 2025

Galleria Giovanni Bonelli
via L. P. Lambertenghi 6, Milano

Info: +39 02 87246945
info@galleriagiovannibonelli.it
www.galleriagiovannibonelli.com

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