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MILANO | PALAZZO REALE |Fino al 20 luglio 2025

di FRANCESCA DI GIORGIO

Leonor Fini è una delle figure più enigmatiche e inclassificabili dell’arte del Novecento. Pittrice, illustratrice, scenografa e scrittrice, ha attraversato i principali movimenti artistici del suo tempo senza mai lasciarsi del tutto assorbire da nessuno. Spesso associata al surrealismo per l’affinità iconografica con il mondo del sogno, dell’inconscio e del simbolico, Fini ha però rifiutato qualsiasi forma di appartenenza ideologica o di subordinazione, affermando una poetica assolutamente personale, radicata in una visione sensuale, esoterica e profondamente femminile dell’immaginazione.

“Io sono LEONOR FINI” exhibition views, Palazzo Reale 2025. Courtesy Mondo Mostre

Io sono LEONOR FINI è la prima grande mostra (sono circa 100 le opere esposte dell’artista italo-argentina) che Palazzo Reale di Milano dedica ad un’artista ancora troppo poco conosciuta in Italia e che molti hanno incontrato per la prima volta come protagonista – insieme ad altre artiste delle avanguardie storiche, tra cui Eileen Agar, Leonora Carrington, Claude Cahun, Ithell Colquhoun, Loïs Mailou Jones, Carol Rama, Augusta Savage, Dorothea Tanning e Remedios Varo – di una delle “capsule del tempo” alla Biennale Arte 2022, Il latte dei sogni, di Cecilia Alemani. È lì che sotto l’influsso della creature fantastiche di Carrington ci siamo accorti di come alcune artiste nella storia dell’arte siano state silenti portatrici di trasformazioni non sempre cristalline e rassicuranti, ma a volte oscure e torbide perché per prime si erano accorte che un’identità si forma e cresce solo attraverso luce e buio.
L’allestimento delle opere di Leonor Fini a Palazzo Reale racconta questa alternanza di stato, tra sonno e veglia, ma dove a prevalere è un’atmosfera estremamente sensuale e a tratti erotica, che si propaga come una fragranza intensa,  dall’interno delle opere all’esterno, tra le sale, in nove diverse sezioni espositive.

“Io sono LEONOR FINI” exhibition views, Palazzo Reale 2025. Courtesy Mondo Mostre

C’è tutta Leonor Fini? Possibile… Nata in Argentina nel 1907 ma cresciuta a Trieste e poi attiva a Parigi, Fini ha elaborato un linguaggio visivo intriso di mitologia, teatralità e metamorfosi, dove il corpo – spesso femminile, spesso ibrido – diventa veicolo di potere e di mistero. I suoi dipinti non illustrano, evocano: popolati da sfingi, sacerdotesse, animali fantastici e creature androgine, trasportano lo spettatore in un universo autonomo, governato da regole altre rispetto a quelle del reale.

Leonor Fini Rasch, Rasch, Rasch, meine Puppen Warten!, 1975, Oil on canvas 113,8 x 145,5 cm. Private Collection © Leonor Fini Estate, Paris

Contraria all’idea surrealista dell’inconscio dominato da pulsioni maschili, Leonor Fini ha creato immagini in cui la donna non è più oggetto passivo di desiderio, ma soggetto sovrano, portatrice di conoscenza e di alterità. In questo senso, il suo lavoro anticipa molte riflessioni del femminismo contemporaneo, pur rimanendo, come dicevamo all’inizio, irriducibile a qualsiasi etichetta.
Questa singolarità, questa resistenza alla classificazione, è forse la chiave per avvicinarsi alla sua opera: un’arte che non chiede di essere spiegata, ma abitata. Un invito – inquieto, seducente, potente – a entrare in contatto con ciò che è fuori norma, fuori misura, fuori controllo.

“Io sono LEONOR FINI” exhibition views, Palazzo Reale 2025. Courtesy Mondo Mostre

Il corpo, primo filtro con l’esterno e veicolo tra il sé e l’altro nell’opera di Leonor Fini, non è mai neutro. Non è corpo da rappresentare, ma corpo da evocare, da trasformare, da ritualizzare. È un corpo messo in scena, spesso mascherato, che sfugge a ogni definizione binaria – maschile/femminile, umano/animale, reale/onirico – per diventare simbolo mobile, emblema di un’identità fluida e indomabile.
Le figure femminili che abitano i suoi dipinti – sfingi, regine, streghe, muse – sono spesso nude, ma mai esposte in senso passivo. La loro nudità è un’armatura, non una vulnerabilità. Sono corpi potenti, autosufficienti, seduttivi ma inaccessibili, che sfidano la logica dello sguardo maschile tradizionale. Piuttosto che oggetti del desiderio, queste figure sono soggetti di potere e conoscenza, dominatrici silenziose di uno spazio sospeso tra sogno e mito.
Prima fra tutte la splendida donna di Le Bout du monde, che ci fissa a mezzo busto immersa in acque torbide e che ha ispirato, negli Anni ’90, la pop star Madonna per il suo famoso video Bedtime Story del 1994.

Le Bout du Monde, 1948, Oil on canvas, 35×25 cm. Private Collection © Leonor Fini Estate, Paris. “Io sono LEONOR FINI” exhibition views, Palazzo Reale 2025. Courtesy Mondo Mostre

In questa costruzione iconografica, la maschera gioca un ruolo fondamentale. Fini non la intende come semplice artificio estetico, ma come dispositivo di rivelazione: indossare una maschera, nella sua arte, non significa nascondere qualcosa, ma rivelare una verità più profonda e arcana. Molte delle sue figure sono infatti ibridate con animali – soprattutto gatti, felini, uccelli notturni – che fungono da estensioni simboliche del corpo e della psiche. Queste maschere animalesche non disumanizzano, ma al contrario liberano l’identità da vincoli culturali e sociali.

Leonor Fini, Sphinx (orange), 1973, Mixed media on arches mounted on canvas, 76,2×57,2 cm, Private Collection, © Leonor Fini Estate, Paris

La pittura di Fini si popola così di creature anfibie dell’identità: donne con teste feline, uomini dagli occhi velati, personaggi androgini vestiti da sacerdoti o dominatrici. Ogni figura è al tempo stesso soggetto e spettacolo, essere e rappresentazione. Non a caso, lo sguardo – intensissimo nei suoi ritratti – diventa uno strumento di potere: chi guarda nelle opere di Fini non è mai lo spettatore, ma la figura dipinta stessa, che sfida chi la osserva.
In un’epoca in cui l’arte – anche quella surrealista – spesso riduceva la donna a musa silenziosa o a corpo erotico, Fini ribalta radicalmente la logica. Il corpo, nelle sue mani, è performance, trasformazione, maschera sacra. Un terreno di battaglia in cui il visibile diventa mezzo per evocare l’invisibile.

Leonor Fini, Stryges Amaouri, 1947, Oil on canvas, 45,8×55 cm, Private Collection, © Leonor Fini Estate, Paris

È anche attraverso questa idea di corpo così “forte” che Leonor Fini concepisce il teatro come spazio magico dell’identità. Il teatro, per Leonor, non è solo un ambiente professionale – con cui collaborò intensamente in qualità di costumista e scenografa – ma una vera e propria estensione del suo universo immaginativo. Fin dagli Anni ’30, Fini si avvicina al mondo delle arti sceniche con un’energia che supera il semplice interesse per la scenografia. La sua visione, fortemente influenzare dal simbolismo, dalla commedia dell’arte e dalla cultura esoterica, concepisce il palcoscenico come un luogo di rituale e di rivelazione, dove i confini tra reale e irreale si assottigliano e l’identità può farsi fluida, metamorfica.
Il travestimento, elemento centrale della sua pittura, trova nella pratica teatrale la sua espressione più compiuta: abiti sontuosi, maschere animalesche, acconciature fantastiche popolano tanto le sue tele quanto le sue creazioni per l’opera e la danza. Fini disegna costumi per la Scala di Milano, per il Balletto del Marqués de Cuevas, per pièces che spaziano da Shakespeare a Pirandello, portando su scena la sua visione estetica coerente e inconfondibile, dominata da atmosfere oniriche e figure ieratiche.

“Io sono LEONOR FINI” exhibition views, Palazzo Reale 2025. Courtesy Mondo Mostre

Ma il teatro, per Fini, è anche vita vissuta. La sua stessa esistenza quotidiana si svolge come un atto performativo: i suoi abiti, il suo entourage, la sua casa parigina decorata come un set – tutto contribuisce a fare della sua persona un’opera d’arte totale. Come nei tableaux vivants del simbolismo ottocentesco, Fini mette in scena se stessa come una sacerdotessa del mistero, in cui convivono l’eleganza e il perturbante, il sacro e il sensuale.

“Io sono LEONOR FINI” exhibition views, Palazzo Reale 2025. Courtesy Mondo Mostre

Questa teatralità non ha però nulla di frivolo: è strumento di affermazione e di discontinuità rispetto alla norma. Nella finzione, Fini trova verità più profonde del quotidiano. Nel travestimento, rivendica il diritto a moltiplicare il sé. Lo specchio di cui la mostra, proprio all’ingresso, ne ricorda il fortissimo valore simbolico, è una chiave di lettura imprescindibile per leggere quel “Io sono Leonor Fini” come una dichiarazione di autenticità a cui nemmeno chi guarda dovrebbe mai sottrarsi.
Ecco che, poco prima di uscire dalla mostra, anche io mi specchio, in quella cartolina dalla superficie specchiante. Alla fine, e forse prima di tutto, anche IO SONO.

#iosonofrancescadigiorgio

Io sono LEONOR FINI
A cura di Tere Arcq e Carlos Martín

25 febbraio – 20 luglio 2025

Palazzo Reale, Milano

PUBLIC PROGRAM – in collaborazione con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti
Giovedì 19 giugno 2025 | ore 18.00
sede di NABA in via C. Darwin 20, Milano
Les muses insoumises: Leonor Fini e le artiste surrealiste
Interviene: Marco Scotini, Tiziana Villani, Antonella Huber, Elvira Vannini
Modera Clara Tosi Pamphili
D01 Spazio Arena, Campus di Milano, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti
L’ultimo incontro, dedicato all’universo visivo e pittorico di Leonor Fini, è un dialogo tra il curatore Marco Scotini, la filosofa Tiziana Villani, la studiosa di museologia e museografia Antonella Huber e la storica dell’arte Elvira Vannini accompagnati da reading group, set display e interventi artistici e performativi elaborati dagli studenti del Dipartimento di Arti Visive di NABA. L’artista italo-argentina non prese mai parte ufficialmente al gruppo Surrealista, rifiutando la posizione conservatrice del capofila André Breton sul ruolo delle donne e percorrendo in solitaria un viaggio lungo quasi un secolo da creativa.
Ingresso libero fino a esaurimento posti
A seguire, i partecipanti potranno visitare la mostra anche approfittando dell’orario esteso (giovedì fino alle 22.30 con ultimo ingresso ore 21.30) e usufruire del biglietto ridotto € 13 anziché € 15, valido solo per la sera stessa.

Orari mostra:  Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10:00 –19:30 | Giovedì 10:00 –22:30 | Lunedì chiuso

Info: www.palazzorealemilano.it

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