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BOLZANO | MUSEION | 29 marzo – 14 settembre 2025

di GABRIELE SALVATERRA

Il graffitismo o, in termini diversi, la street art è uno degli ultimi movimenti del Novecento, dopo la Pop Art, ad aver goduto di un apprezzamento trasversale e generalizzato. Nato inizialmente dal basso, in maniera anonima e collettiva nelle strade e nelle metropolitane newyorkesi, moto espressivo urgente e spontaneo delle comunità marginali della società, si è poi cristallizzato nella storia dell’arte e nel mercato principalmente attorno ai nomi Keith Haring e Jean-Michel Basquiat (lo si anticipa: il grande assente della rassegna bolzanina). Il progetto Graffiti di Museion ha il merito di allargare l’obiettivo di questa narrazione già raccontata per mostrare l’influsso del linguaggio street e in particolare della bomboletta spray nell’arte dai primi anni Cinquanta del secolo scorso a oggi. Quella della vernice in bomboletta è forse la vera invenzione che ha favorito lo scarto necessario affinché il nuovo idioma potesse imporsi con facilità sulla scena urbana prima e sul mondo dell’arte poi (o forse viceversa?). Una sorta di rivoluzione di Gutenberg che ha permesso a chiunque di avere uno strumento leggero e incisivo per segnare superfici e che ha magicamente consentito di superare il tradizionale contatto fisico tra pennello e supporto, fondamentale per la pittura precedente.

Exhibition view Graffiti, Museion, 2025. Photo Luca Guadagnini

Si parla dunque di un’ampia storia, non solo limitata ai tag e agli interventi nello spazio pubblico, ma che ha anche un prima – le seminali sperimentazioni con la bomboletta dei pionieri della neoavanguardia statunitense – e un poi – ciò che rimane oggi, dagli anni Novanta in avanti, di questo guardare democratico e orizzontale allo spazio urbano, in una deriva dai caratteri contemporaneamente ludici, illegali e ribelli. L’effetto è un ingresso della strada, coi suoi rumori e contraddizioni, nella pulizia dello spazio bianco museale. La mostra, curata da Leonie Radine, vanta la collaborazione di Ned Vena, artista e ricercatore statunitense, esperto del tema.

Exhibition view Graffiti, Museion, 2025. Photo Luca Guadagnini

Il “prima”. Potrebbe forse stupire trovare in questa ampia narrazione artisti come Hedda Sterne o, addirittura, David Smith, noto per il suo rigido posizionamento nella scultura espressionista astratta, che, già dagli anni Cinquanta, utilizzano la bomboletta spray nelle proprie opere pittoriche seguendo un approccio sperimentale. Accanto a loro, Carol Rama, Dan Christensen e Martin Barré, intenti a riportare la pittura al suo grado zero attraverso l’apparente grossolanità della vernice vaporizzata. Ma l’estetica della bomboletta dimostra presto anche un’irriducibile raffinatezza di colori e sfumature, capace però di connettersi immediatamente con le radici profonde della giungla urbana e della produzione industriale.

Exhibition view Graffiti, Museion, 2025. Photo Luca Guadagnini

Così, nel “poi”, gli artisti e le artiste, utilizzano il graffito per scorporare ulteriormente e in modo analitico il linguaggio pittorico nei suoi elementi base, in quelli del puro gesto, del segno, appunto, che sta quasi a dire semplicemente: “Sono qui”, come fanno Heike-Karin Föll, Christopher Wool o Michael Krebber. Accanto a questo, si riscontra l’emergere di un’estetica generalmente street, ormai divenuta comune, che può essere usata con intenti concettuali (Klara Lidén o Matias Faldbakken), interattivi (Josephine Pryde) o come leva per azioni effimere e spesso difficilmente documentabili (Curtis Cuffie o Yuji Agematsu). Significativo, nel possibile collegamento tra gli estremi di questa grande storia, il lavoro recente di Armando Nin, realizzato mediante la leggera combustione di un supporto operata con una fiamma d’accendino, in grado di collegarsi ai Fumage tardo-surrealisti e già in clima espressionista astratto, realizzati però negli anni Cinquanta da Wolfgang Paalen.

Exhibition view Graffiti, Museion, 2025. Photo Luca Guadagnini

Il centro della mostra – la sezione Painting Graffiti, legata principalmente agli anni Ottanta – è il vero cardine attorno al quale si sviluppa l’intero progetto e risulta chiaro nel dichiararsi contenitore di energia in cattività, con immagini e stili ormai passati da periferie, treni e metropolitane a tele intonse nelle gallerie d’arte. Sicuramente c’è stata in ciò un’esigenza di documentazione ma, in ogni caso, la storia dei graffiti è anche il racconto di come un linguaggio, dopo essere esploso nei luoghi di passaggio delle città, sia stato staccato, replicato e confezionato per finire, oltre che nei musei, su magliette, berretti e merchandising. L’ennesimo caso in cui il marginale diventa mainstream e il mercato riesce ad appropriarsi dei frutti più spontanei ed energetici di una cultura per piegarli ai proprio fini.
Nonostante questo, i graffiti, la street art e il graffitismo non smettono di mostrare ancora oggi la loro attualità, tanto sui muri metropolitani quanto nella ricerca visiva d’avanguardia e l’esposizione di Museion aiuta a capire il perché.

Jenny Holzer, Lady Pink, You Are Trapped on the Earth so You Will Explode, 1983-1984. Photo Mart – Archivio fotografico e Mediateca. Courtesy Mart, Museo di arte moderna

Graffiti
a cura di Leonie Radine e Ned Vena

29 marzo – 14 settembre 2025

Museion
Piazza Piero Siena 1, Bolzano

Info: + 39 0471 223413
info@museion.it
www.museion.it

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