BRESCIA | Museo Diocesano Brescia | Fino al 18 maggio 2025
di MATTEO GALBIATI
In una mostra intensamente raccolta, ricca di pochi e calibrati elementi, si racconta in modo puntuale uno degli aspetti meno noti al grande pubblico dell’esperienza artistica di Paolo Scheggi (1940-1971), quello legato alla spiritualità e al sacro.
Se di lui conosciamo in modo netto e approfondito il valore della pittura oggettuale, maturata attraverso una ricerca e un lessico caratteristicamente individuale dove la volontà e l’aspirazione plastica si intaglia nel corpo visivo di una pittura monocroma assoluta, poco è stato esaminato sulla sua riflessione legata, invece, al trascendente, nonostante fosse stata da lui percorsa diverse volte nel breve tratto della sua vita.

Paolo Scheggi. L’Apocalisse, la morte, il sacro, veduta parziale della mostra, Museo Diocesano Brescia, Brescia
Paolo Scheggi. L’Apocalisse, la morte, il sacro, in un luogo per altro significativo come gli ambienti del Museo Diocesano di Brescia, regala al pubblico la possibilità di intercettare un’analisi attenta su alcune fasi cruciali che hanno visto impegnato l’artista su questo tema per lui così tanto significante. Del resto Scheggi aveva ricevuto dal padre – profondamente cattolico e impegnato nella Compagnia della Misericordia – un’educazione in cui la religiosità, la spiritualità e la sacralità sono state parti integranti e fondamentali nel suo percorso formativo e questo insegnamento fu, poi, evocato come intima riflessione in diversi suoi lavori una volta diventato artista.
Al Diocesano, sotto la regia curatoriale impeccabile di Ilaria Bignotti, che possiamo certamente considerare tra gli studiosi più esperti – se non la più esperta – su Scheggi, registriamo il valore dell’unicità di un racconto espositivo che è destinato a diventare un vero e proprio caposaldo nella conoscenza sul pensiero di Paolo Scheggi: qui non solo si spazia attraverso opere che sono veri e propri capolavori, ma si ha accesso anche a rilevanti materiali d’archivio – con la preziosa documentazione fotografica di Ugo Mulas (dieci immagini nel Chiostro relativa all’azione urbana Marcia funebre o della Geometria, processione secondo Paolo Scheggi curata da Luciano Caramel) accompagnata dalle musiche di Franca Sacchi e quella di Ada Ardessi sugli allestimenti storici delle sue opere – che amplificano il valore documentario della sua azione entro i termini di una storia già compiuta ed espressa non riletta, quindi, a posteriori.

Paolo Scheggi, La Misericordia – Appunti per un’idea della morte – Studi per la stesura registica dell’Apocalisse, 1970-1971, acquerello, china e pastello su cartoncino, 70 x 100 cm Collezione Cosima Scheggi Merlini, Milano
Il viaggio di questa mostra inizia con la divampante forza espressiva di cinque disegni completamente inediti, dono prezioso concesso dall’Associazione Paolo Scheggi, che ci racconta come l’artista avesse intensamente riflettuto sulla messa in scena de L’Apocalisse per la quale, tra il 1970 e il 1971, tanto aveva lavorato alla stesura della regia in un momento in cui la sua attenzione era rivolta anche all’ambito performativo e teatrale. Le immagini pongono lo sguardo sul tema della processione funebre per la quale il testo di San Giovanni è stato fonte di un’ispirazione visionaria. Il segno nervoso, dove irrompe una figurazione di sapore dantesco, modula le forme con il nero, il rosso, l’oro, l’argento, tutte cromie che non solo marcano le figure infiammate di una spigolosa spontaneità, ma assumono anche un potente valore iconico. Tutto, sempre tra pieni e vuoti, vibra nell’eccezionale suggestione di un movimento rituale di cui sentiamo l’intonazione assoluta delle azioni. La messa in scena de L’Apocalisse, prevista per il settembre del 1970 in piazza San Marco a Venezia e concomitante con la XXXV La Biennale, non fu realizzate e solo l’anno successivo venne compiuta come suggestione nella triste occasione dei funerali dello stesso Scheggi, scomparso troppo prematuramente.

Paolo Scheggi. L’Apocalisse, la morte, il sacro, veduta parziale della mostra, Museo Diocesano Brescia, Brescia
La sala successiva – anche se in realtà non c’è un suddivisone netta e separata degli ambienti, quanto più la scansione di un spazio unico – ci ricostruisce l’allestimento di quella che viene considerata l’ultima opera-testamento i 6profetiper6geometrie: questa proposta è una graditissima restituzione che omaggia il pubblico del museo bresciano con il riallestimento di quest’opera 21 anni dopo l’ultima volta in cui fu possibile vederla alla galleria milanese Naviglio Modern Art, in occasione di una personale dedicata a Scheggi nel 2004. È la riscoperta potentissima di questa installazione scultorea che, ultima opera da lui realizzata, rimane attuale nel suo messaggio che va oltre ogni restrizione dettata dal tempo. Qui si respira e si sente il pulsare del senso universale del linguaggio di Scheggi: nel rigore geometrico delle forme di libri-scrigno, che lasciano emergere al loro interno altri solidi geometrici, si unisce il valore dei materiali e dei cromatismi, senza trascurare anche l’impronta dettata dalla parola scritta, rimando alla intitolazione di ciascun elemento dedicato a sei profeti: Zaccaria, Osea, Geremia, Isaia, Daniele e Ezechiele.
Questo lavoro capitale fu, oltre alla già citata mostra milanese, presentato in occasione della Biennale del ’72 e nella prima retrospettiva che la Galleria Civica d’Arte Moderna di Bologna dedicò a Scheggi nel ’76, e ora rivive in tutta l’evidenza metafisica con cui Scheggi lo ha pensato e, a sottolinearne il valore catartico rimasto intatto nel corso dei decenni, l’allestimento attuale si riflette in quello storico della prima esposizione documentata negli scatti di Ada Ardessi.

Paolo Scheggi, Intersuperficie curva bianca, 1965, acrilico bianco su tre tele sovrapposte, 100 x 70 x 6 cm Collezione Cosima Scheggi Merlini, Milano
Questo itinerario di pura poesia – non ci sono ordinamenti cronologici, ma le opere vivono nell’eco della reciproca amplificazione di contenuti e dei loro riverberi – si chiude in modo monumentale con la stupefacente Intersuperficie curva bianca del 1965: visibile fin dall’inizio, troneggia in chiusura, quando pare raccogliere ogni spunto lasciatoci da Paolo Scheggi, rimettendoli tutti in quella dimensione totalizzante e infinitiva che è propria del suo lirismo più sintetico.
La tensione che si percepisce in questo peculiare progetto rimane, in definitiva, tutta concentrata sull’esigenza di intercettare il senso di una spiritualità intensa e sincera che, non mai sporadica, si esaudisce in ogni scelta che Scheggi ha attuato in termini di espressività e di linguaggio, sfiorando sempre quell’Assoluto impercettibile e imponderabile cui tutti noi, in un certo modo, tendiamo.
Paolo Scheggi. L’Apocalisse, la morte, il sacro
a cura di Ilaria Bignotti
in collaborazione con Associazione Paolo Scheggi, Milano e ISISUF-Archivio Ada Ardessi
si ringrazia Archivio Ugo Mulas
sponsor tecnico Colli dei Longobardi Strada del Vino e dei Sapori
27 febbraio – 18 maggio 2025
Museo Diocesano Brescia
via Gasparo da Salò 13, Brescia
Orari: lunedì, giovedì, venerdì 10.00-12.00 e 15.00-18.00; martedì e mercoledì chiuso (sempre con possibilità di visite di gruppo e laboratori su prenotazione); sabato, domenica e festivi 10.00-18:00
Ingresso intero €8.00; ridotto €4.00; laboratori didattici €4.00; cumulativo Museo Diocesano + Duomo vecchio + San Clemente €10.00; cumulativo Museo Diocesano + Duomo vecchio €10.00; gratuito per Accompagnatori disabili, Guide turistiche, Bambini/ragazzi fino a 14 anni. Elenco completo tariffe ridotte ed esenzioni dal pagamento su www.museodiocesano.brescia.it – Sez. “Visita il Museo”
Info: +39 030 40233
museo@diocesi.brescia.it
www.museodiocesano.brescia.it
