VENEZIA | Museo archeologico nazionale di Venezia | Dal 6 maggio 2025
di FRANCESCO LIGGIERI
Quando si varca la soglia del civico 17 di Piazzetta San Marco, oggi nuovamente accessibile dopo decenni di oblio, non si entra soltanto in un museo: si varca un portale temporale e semiotico. Il Cortile dell’Agrippa ha riaperto dal 6 maggio, e con esso si rianima un intero palinsesto culturale, sedimentato nei secoli sotto strati di marmo, umidità e retorica patrizia. Nel cuore del cuore della città – un cuore di pietra, retorica e miraggi imperiali – torna visibile ciò che era stato nascosto: la statua tradizionalmente attribuita a Marco Vipsanio Agrippa ci osserva con l’impassibilità che solo il marmo può fingere, mentre intorno a lui si dispiega l’ambizioso progetto del nuovo Istituto dei Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna. Ma non si tratta solo di una restituzione spaziale: è un atto di reiscrizione identitaria.
Come ben sapevano i Grimani, arte e potere sono sinonimi in punta di scalpello. Quando nel 1587 Giovanni, nipote del più celebre Domenico, dona parte della sua collezione alla Serenissima, non sta facendo beneficenza: sta costruendo una genealogia, una mappa della legittimazione. Associare Venezia alla romanità non è un’operazione antiquaria, è un gesto politico: in un’epoca di crisi dei fondamenti, evocare l’Impero significava erigere una seconda Roma sul riflesso instabile della laguna. Ora, questo stesso gesto viene rinnovato. La riapertura dell’ingresso diretto al Museo Archeologico – con tanto di bigliettazione separata, abbonamento annuale e percorso flessibile tra deposito e mostra – si pone sotto il segno della trasparenza e dell’accessibilità, categorie molto di moda nel lessico museale contemporaneo. Ma non inganniamoci: ogni percorso museale è sempre anche un racconto, e ogni racconto è una scelta ideologica. Il ritorno all’ordine del percorso espositivo voluto da Carlo Anti tra il 1924 e il 1926 – classicista, archeologo e rettore, ma anche protagonista di una stagione di grande tensione tra scienza e propaganda – ci parla di una volontà di restauro, non solo fisico, ma epistemologico. Il passato viene ricomposto secondo una linearità cronologica, come se il tempo potesse davvero disporsi in sequenze ordinate di stili e civiltà. Ma, come ci ha insegnato la critica post-strutturalista (che pure qualche radice trova nella scolastica medievale), ogni ordine è una forma di potere che pretende di farsi invisibile.

Museo archeologico nazionale di Venezia, Cortile dell’Agrippa, LINE by KENGO KITO, Installation view, ph. Joan Porcel, JoanPorcelStudio
Eppure, questo nuovo-vecchio percorso si apre a una contaminazione interessante: l’installazione LINES di Kengo Kito, che irrompe nel Cortile dell’Agrippa come una rete di segni contemporanei, porta con sé un’altra grammatica – quella dell’arte relazionale, del dialogo tra tempo e spazio, tra ciò che si conserva e ciò che si genera. Curata da Masahiko Haito e sostenuta dall’enigmatico anonymous art project, l’opera è una provocazione site-specific che pare sussurrare, con gentilezza orientale e rigore geometrico, che anche l’eterno può essere disturbato.

Museo archeologico nazionale di Venezia, Cortile dell’Agrippa, LINE by KENGO KITO, Installation view, ph. Joan Porcel, JoanPorcelStudio
È in questa tensione tra permanenza e trasformazione che il nuovo corso del Museo si inscrive: un cortile che torna visibile, un muro che viene spolverato con cura quasi monastica, una collezione che si espone come deposito, ovvero come spazio in cui il tempo si stratifica piuttosto che ordinarsi. Il deposito, in fondo, è il vero archivio dell’immaginario: là dove le opere non sono ancora racconto, ma solo possibilità di racconto. L’intera operazione, diretta da Marianna Bressan, appare come un laboratorio di museologia applicata alla filologia della città. Venezia, città che da secoli si specchia nel proprio passato per legittimare il proprio presente, ritrova nel riordino dell’Archeologico un nuovo pretesto per raccontarsi. E lo fa attraverso la memoria del collezionismo, quella passione tutta veneziana per l’appropriazione dell’antico non come nostalgia, ma come dispositivo di potere simbolico.

Museo archeologico nazionale di Venezia, Cortile dell’Agrippa, LINE by KENGO KITO, Installation view, ph. Joan Porcel, JoanPorcelStudio
Non è un caso che il progetto includa anche Palazzo Grimani, Altino (Parco Archelogico, ndr) e il futuro museo del Lazzaretto Vecchio: una costellazione di luoghi che, messi in rete, costruiscono una topografia della laguna come luogo di sedimentazione storica e identitaria. L’archeologia, da scienza delle rovine, diventa così macchina narrativa per il presente. In fondo, come avrebbe detto Agrippa stesso – se avesse avuto la fortuna di essere scolpito da uno scultore semiologo – historia est magistra urbis: la storia non solo insegna, ma legittima, struttura, autorizza. Anche – e soprattutto – quando si presenta in toga, ma pensa come un architetto del consenso.

Museo archeologico nazionale di Venezia, Cortile dell’Agrippa, LINE by KENGO KITO, Installation view, ph. Joan Porcel, JoanPorcelStudio
Riapertura Cortile dell’Agrippa
Dal 6 maggio 2025
Museo archeologico nazionale di Venezia – Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna
Piazzetta San Marco 17, Venezia
Orario: da martedì a domenica, dalle 10 alle 18
cortile gratuito; 8 euro per Museo archeologico nazionale di Venezia e Biblioteca Marciana (salvo riduzioni e gratuità di legge); 30 euro per biglietto integrato Museo archeologico nazionale di Venezia, Biblioteca Marciana, Palazzo Ducale, Museo Correr (salvo riduzioni e gratuità).
Info: +39 041 299 76 02
drm-ven.archeologico@cultura.gov.it
https://archeologicovenezia.cultura.gov.it/