Non sei registrato? Registrati.
BERLINO | Transmediale Conversation Piece | febbraio 2016 |  #report

di CARLOTTA  PETRACCI

Creata nel 2007 dalla Crypton Future Media, Hatsune Miku è la virtual pop star più famosa al mondo. A Berlino quest’anno è stata la protagonista di Still Be Here, la performance collaborativa commissionata dai Festival Transmediale e CTM alla giovane artista Mari Matsutoya, accompagnata in questa esplorazione, da alcuni dei nomi più in vista dell’intelligentia digitale e della sperimentazione sonora e visiva contemporanee: la producer Laurel Halo, la virtual artist LaTurbo Avedon, il digital artist Martin Sulzer e il coreografo Darren Johnston.

Performance Still Be Here, Hatsune Miku, Transmediale, Berlino 2016

«La fascinazione per l’alterità – dice Mari Matsutoya – riguarda sia l’Oriente sia l’Occidente. Hatsune Miku da un lato rappresenta il Giappone high-tech, dall’altro ciò che i giapponesi non possono essere. È il concetto stesso di manga a racchiudere questo desiderio, che “incarnato” in una pop star virtuale, la cui identità è il frutto di una licenza Creative Commons, rappresenta una nuova forma di capitalismo, dove il consumo eguaglia la produzione».

Performance Still Be Here, Hatsune Miku, Transmediale, Berlino 2016

Ma qual è la vera storia della cyber diva partecipata, che intrappolata nel corpo di una sedicenne dai capelli acquamarina, è diventata così popolare da aprire i concerti di Lady Gaga o essere ospitata al David Letterman Show? Per scoprirlo dobbiamo fare un passo indietro e risalire, non al 2007, anno in cui la compagnia giapponese Crypton Future Media immette sul mercato una nuova versione di Vocaloid a partire dai samples della voce dell’attrice Saki Fujita, bensì al famoso romanzo di William Gibson Idoru, dove Rei Toei, cantante e celebrità virtuale evoluta in un’intelligenza artificiale estremamente sofisticata, si presenta al pubblico come un ologramma. In Giappone del resto, il fenomeno degli idols ha un’ascendenza più lunga di quanto si creda e neppure legata alla mitologia del Sol Levante.

Performance Still Be Here, Hatsune Miku, Transmediale, Berlino 2016

L’idolatria nasce dalla diffusione della voce di Sylvie Vartan, protagonista del film franco-italiano del 1964 Cherchez l’idole, che nella traduzione giapponese, Idoru, divenne il nome con cui vennero identificati cantanti e attori di un’età compresa tra i quattordici e i sedici anni, avendo un riscontro esplosivo soprattutto nel J-pop. Ma come succede spesso nelle traiettorie del pensiero e dell’immaginazione, per rimbalzo da un continente all’altro, questo empty vessel, che altro non è che un personaggio di finzione in cui tutti possono proiettare le loro fantasie, torna a noi nella forma di una mascotte o più propriamente di un costrutto di marketing.

Hatsune Miku, per i suoi creatori, rappresenta infatti il “futuro della musica”, nell’ottica della sua totale democratizzazione. Tutte le sue canzoni sono scritte dai fans, anche quelle dei concerti, con tanto di copyright, inaugurando l’era della stardom, ossia dei fans-star. Si tratta di una evoluzione che dagli anni Novanta, età d’oro degli idols, è arrivata ad oggi, in cui, come sostiene Mari: «Hatsune per il Giappone rappresenta un fenomeno assolutamente passato, pronto invece per infiltrare l’Europa ed essere decostruito». Così nasce la perfomance collaborativa Still Be Here, a cui abbiamo assistito all’Haus der Kulturen der Welt a Berlino, ossia per riflettere sulla natura di questo corpo aperto, post-umano e controllato e contemporaneamente territorio della libertà espressiva di chiunque. Con più di 2,5 milioni di fans su Facebook e più di 100.000 canzoni all’attivo, Hatsune Miku è il fantastico che diventa reale e un’esplorazione senza fine. E alla domanda: «Hatsune si stancherà mai di noi, pretenderà mai una sua vita?», Mari risponde: «Credo che sia ciò che segretamente tutti vogliamo. Che un giorno si svegli e inizi ad agire da sola, proprio come Pinocchio. Sarebbe vera science fiction!».

transmediale/
conversationpiece

5 – 6 febbraio 2016 (performance)

Haus der Kulturen der Welt (Auditorium)
Berlino

Info: 2016.transmediale.de
marimatsutoya.com

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •