Fare acqua da tutte le parti. Installation view, Galleria Michela Rizzo, Venezia, 2025. Photo Alberto Villa. Courtesy Galleria Michela Rizzo

Fare acqua da tutte le parti. Francesco Coccolo ed Enzo e Barbara da Michela Rizzo

VENEZIA (Isola della Giudecca) | Galleria Michela Rizzo | 23 settembre – 25 ottobre 2025

di FRANCESCO LIGGIERI

Lo ripeto spesso e continuerò a farlo finché qualcuno non mi tapperà la bocca: oggi ci sono solo due modi per fare arte. Il primo è quello romantico, mitizzato, raro come un’eclissi totale. Creare qualcosa che non esisteva, portarlo nel mondo, e vederlo diventare mainstream. Succede a pochissimi, forse a uno per generazione. Gli altri – cioè il 99% – hanno solo un’altra strada: partire da chi è venuto prima, guardarlo senza paura, filtrarlo, reinventarlo. Non clonarlo. Non scimmiottarlo. Non fare il copia-incolla con la scusa della “decontestualizzazione” (termine che oggi è diventato la foglia di fico di troppi artisti pigri).
Alla Galleria Michela Rizzo di Venezia, con la mostra Fare acqua da tutte le parti, vediamo invece artisti giovanissimi Francesco Coccolo ed Enzo e Barbara, curati da Alberto Villa, che scelgono la strada più difficile. Non quella della scorciatoia, ma quella dell’omaggio intelligente, della ricerca personale che riconosce i maestri (Plessi, Calò e altri fantasmi dell’acqua nell’arte italiana) e li usa come trampolino per saltare oltre.

Francesco Coccolo, Longoide, 2025. Sound credits Martino Pistolato. Installation view, Galleria Michela Rizzo, Venezia, 2025. Photo Elisa Panisson. Courtesy Galleria Michela Rizzo

Coccolo, nato nel 2001, lavora con i video della serie Mimoidi. Le sue immagini non hanno bisogno di mille effetti speciali: bastano i flutti della laguna veneziana. Li osserva, li registra, li lascia trasformarsi da specchio interiore a schermo digitale. Il risultato sono visioni ipnotiche, glitch e riflessi che non raccontano la laguna, ma raccontano lo stato mentale di chi la guarda. Sono opere immediate, senza orpelli. Guardandole capisci che non stanno cercando di piacere a tutti, ma di dire qualcosa su quel filo sottilissimo tra percezione e allucinazione.

Dall’altra parte c’è il duo Enzo e Barbara (classe ’98 e 2000), che lavora su tutt’altro registro. Qui l’acqua non è specchio, è materia politica. È bene comune, risorsa limitata, territorio ferito. Le loro opere partono da un disastro molto concreto: i PFAS, gli “inquinanti eterni” che da anni devastano le falde acquifere venete. Il ciclo Depuratori, realizzato con il designer Marco Selmin, immagina soluzioni bioingegneristiche con funghi, alghe e batteri. È arte che sogna e protesta allo stesso tempo. È un lavoro che chiede conto a un sistema industriale criminale e che al contempo gioca la carta della speculazione poetica.
Coccolo guarda dentro se stesso, Enzo e Barbara guardano fuori, al territorio e alle sue ferite. Due direzioni opposte, tenute insieme da un elemento che sfugge e invade, che collega e corrode: l’acqua. Non è solo un tema, è un linguaggio. È ciò che trapela e filtra, che mette in crisi le categorie del dentro e del fuori, del privato e del pubblico, dell’arte e della scienza.

Enzo e Barbara, Studio spaziale 1, 2025. Installation view, Galleria Michela Rizzo, Venezia, 2025. Photo Alberto Villa. Courtesy Galleria Michela Rizzo

Le due ricerche non potrebbero essere più diverse. Coccolo parla di immersione psichica: un’acqua che filtra nei nostri pensieri, che si fa specchio dell’identità contemporanea – fluida, instabile, pronta a cambiare contenitore a seconda del contesto. Enzo e Barbara affrontano l’acqua come risorsa politica e collettiva: bene comune privatizzato, contaminato, sfruttato. In entrambi i casi, l’acqua è medium e messaggio, simbolo e materia.

Il percorso espositivo alterna video, disegni preparatori, libri d’artista, tracce sonore. Ogni opera non è fine a sé stessa, ma parte di un ciclo, di un processo che non si chiude. È un’arte in divenire, che non pretende di fornire risposte definitive ma di aprire domande (alzi la mano l’ultima volta che avete visitato una mostra che vi ha posto domande?). Il bello di Fare acqua da tutte le parti è proprio questo: non mostrare la perfezione, ma il rischio. Non proporre un prodotto finito e patinato, ma lavori che hanno ancora la freschezza e la vulnerabilità della ricerca. Coccolo ci fa smarrire tra riflessi e glitch come in un sogno che non si lascia decifrare del tutto. Enzo e Barbara ci scaraventano davanti alla realtà tossica del nostro presente, ma ci offrono anche un’immagine possibile di riscatto.

Francesco Coccolo, Mimoidi (Giorno:Notte), 2025. Installation view, Galleria Michela Rizzo, Venezia, 2025. Photo Elisa Panisson. Courtesy Galleria Michela Rizzo

Tutto questo è quello che deve fare l’arte giovane: osservare, aprire falle, esondare. Non la perfezione patinata che spesso ammalia i collezionisti annoiati, ma l’onestà di mostrare crepe, tentativi, fallimenti. Perché è lì che si vede la vitalità. Nessuno dei lavori in mostra è un monumento definitivo. Sono fasi, passaggi, esperimenti. E va bene così. Se c’è una cosa che mi annoia è l’arte dei ventenni che sembra già pronta per il museo. Qui invece c’è ancora il respiro dell’officina, del laboratorio, della ricerca che non si accontenta. Alla fine, questa doppia personale dimostra che sì, Venezia è ancora un luogo dove possono nascere nuove correnti (e non parlo solo di maree). Dimostra che i giovani possono guardare ai maestri senza farsene schiacciare, e che possono parlare di temi enormi come identità, ecologia, tecnologia, senza cadere nella trappola del didascalico. Fare acqua da tutte le parti non è solo un difetto, ma un atto di resistenza: lasciare che qualcosa sfugga, che qualcosa trabocchi, che qualcosa ci sommerga.
Con tutta l’arte è sterile in giro, questi ragazzi ci ricordano che la falla è la forza. E che sì, a volte per fare arte bisogna davvero iniziare a fare acqua da tutte le parti.

 

Fare acqua da tutte le parti. Francesco Coccolo | Enzo e Barbara
a cura di Alberto Villa

23 settembre – 25 ottobre 2025

Galleria Michela Rizzo
Isola della Giudecca 800 Q, Venezia
Fermata vaporetto: Palanca

Orari: Martedì – Sabato 11.00 – 18.00

Info: +39 0418391711
info@galleriamichelarizzo.net
https://galleriamichelarizzo.net/

Condividi su...