MILANO | SECCI | 19 SETTEMBRE – 20 DICEMBRE 2025
di GABRIELE CORDÌ
Dopo il successo all’ultima Biennale di Venezia, Omar Mismar (1986, Libano) presenta la sua prima personale in Italia negli spazi di SECCI in via Olmetto a Milano, a cura di Marco Scotini. Un percorso stratificato e potente, che intreccia memoria e desiderio. A partire dal 2015, anno in cui incontra i “Monuments Men” della Siria e in particolare Abou Farid (conservatore del Museo di Ma’arrat al-Numan), l’artista inizia a lavorare sulla documentazione fotografica che gli viene donata da quest’ultimo. Le sue opere rivelano il paradosso di un autoritarismo che si serve dei media ipermoderni per perpetuare un’immagine arcaica del potere, mentre la tecnologia, concepita per connettere, espone continuamente i propri limiti: interruzioni, scomparse, disconnessioni. Il senso della distanza – fisica, emotiva, temporale – è il fil rouge che attraversa le ultime sale della mostra. La serie Torsos (2025) raffigura busti maschili tratti da app di incontri come reperti classici: corpi-desiderio frammentati, sospesi nel tempo, sempre mancanti. L’opera al neon The Path of Love (2013) traduce in un segno luminoso il tragitto percorso a piedi da Mismar per raggiungere un partner conosciuto su un’app di incontri. Anche qui, il tema non è l’incontro in sé, ma la tensione verso di esso, spesso frustrata da glitch, sparizioni digitali e distanze incolmabili.


Il cuore politico ed emotivo della mostra si condensa nella grande sala iniziale, dominata da tre imponenti mosaici ispirati alla vicenda dell’oliveto di Salman al-Nabahin e del figlio Ahmad nel campo profughi di Bureij a Gaza. Durante la difficile coltivazione degli olivi, Salman scopre sottoterra un mosaico bizantino. Olive in the Sun (2025) mostra l’ombra dell’oblio che minaccia la scoperta archeologica, mentre Ahmad with the Sponge (2025) e Salman in a Squat (2025) raccontano un gesto di cura, fragile e ostinato, verso una memoria minacciata dalle bombe. Queste opere sono frammenti di un’assenza, icone di una vita sospesa tra ciò che è stato e ciò che rischia di non essere mai più. Mismar costruisce una poetica delle rovine non come fine, ma come esercizio – Exercises in Ruins – di resistenza, memoria e desiderio. Attraverso la materia antica del mosaico, l’artista ci restituisce l’immagine del presente: interrotto, incompleto, ma ancora animato da un impulso irriducibile a connettersi, a ricordare, ad amare. Una mostra attuale e necessaria.

Omar Mismar. Exercises in Ruins
a cura di Marco Scotini
20 settembre – 20 dicembre 2025
SECCI
via Olmetto 1, Milano
Info: +39 02 8287 5892
milano@seccigallery.com
www.seccigallery.com



