Sallisa Rosa, Topography of Memory, 2023 ©Audemars Piguet Art Commission

Earthly Communities al Kunst Meran. Alle radici della Terra, oltre le fratture del colonialismo

MERANO (BZ)| Kunst Meran Merano Arte | Fino al 12 ottobre 2025

di FRANCESCA DI GIORGIO

A Merano, gli spazi del Kunst Meran accolgono, fino al 12 ottobre, Earthly Communities, secondo capitolo del programma triennale The Invention of Europe. A tricontinental narrative (2024–2027). Curata da Lucrezia Cippitelli e Simone Frangi, la mostra riunisce undici artisti e artiste provenienti da Abya Yala (nome indigeno per l’America Centrale e del Sudamerica prima che ricevesse un nome diverso durante il periodo coloniale) e dalle sue diaspore, per interrogare criticamente l’impatto storico e attuale della colonizzazione europea sui territori, sulle culture e sulle ecologie.

Il punto di partenza è un’immagine speculativa: una mano che scava nella terra. Da quel gesto, metafora di estrazione ma anche di cura, si dispiega un’indagine sulla violenza coloniale e sulle possibilità di una riparazione. Il pensiero del filosofo camerunense Achille Mbembe (espresso nel libro Earthly Communities pubblicato nel 2022) attraversa l’intero percorso: l’idea di una “comunità terrena” in cui vivi, morti, animali, piante e spiriti convivono, suggerendo una prospettiva non gerarchica ma orizzontale.

Amanda Piña, Sacred Waters, To Bloom () Florecimiento, 2024 Courtesy the artist and Studio Fortuna. Luigi Coppola, Flows Over Unities, 2025 Courtesy the artist. Foto Ivo Corrà

Questa la matrice che guida la selezione curatoriale: un invito a pensare le opere non come semplici dispositivi estetici, ma come agenti di una comunità più ampia, fatta di relazioni materiali e spirituali.
Scelta curatoriale non solo teorica ma che trova riscontro nella materialità delle opere. Amanda Piña, in To Bloom (Florecimiento), intreccia fibre di rattan in una grande scultura che richiama l’amaca maya, trasformata in dispositivo coreografico e meditativo. L’opera connette i movimenti oceanici – dalle correnti dell’Atlantico alle rotte della tratta schiavista – con le migrazioni contemporanee e con le pratiche di resistenza indigene e afrodiasporiche. Luigi Coppola, invece, parte dai semi per costruire un progetto partecipativo che coinvolge gli agricoltori altoatesini. Flows Over Unities propone miscugli di pomodori, mele e cereali come strumento di biodiversità e memoria storica, ricordando tanto lo scambio pacifico quanto la depredazione coloniale. Il seme diventa così archivio vivente e simbolo di alleanza tra specie.

Luigi Coppola, Strange Fruit: Tomato, 2022. Evolutionary Garden, 2023, 2024, 2025. Flows Over Unities, 2025. Courtesy the artist. Foto Ivo Corrà

Il cuore della mostra sta nella capacità di tenere insieme la denuncia delle ingiustizie e l’immaginazione di alternative. Carolina Caycedo, con Mineral Intensive, affronta la questione della transizione energetica “verde”, mostrando come l’aumento esponenziale dell’estrazione di minerali rischi di perpetuare nuove forme di colonialismo economico. I suoi grandi arazzi, popolati di segni e simboli, ricordano che dietro la retorica della sostenibilità si nascondono spesso vecchie logiche di sfruttamento.

Carolina Caycedo, Minereal Intensive Futures, 2024. Courtesy by Mayoral. Foto Ivo Corrà

Al contrario, Mazenett Quiroga scelgono l’ironia e la poesia per scardinare l’ordine antropocentrico. In Still Alive, frutti e ortaggi decorati con piercing si decompongono lentamente su una tavola imbandita, rovesciando il genere della natura morta in una celebrazione della vitalità. In Geophilia, pietre segnate da tatuaggi siedono su sgabelli a rotelle come presenze attive, invitando a considerare la materia minerale come soggetto dotato di storia e memoria.

Mazenett Quiroga, Still alive, 2025. Courtesy the artists. Foto Ivo Corrà

Sallisa Rosa, in te devolvo (returning), mette in scena il confronto simbolico tra caravella e canoa: due imbarcazioni che incarnano rispettivamente conquista e resistenza. Le canoe indigene, ancora oggi utilizzate in Amazzonia, diventano emblema di continuità culturale e autonomia, contrapposte al segno di violenza rappresentato dalla nave coloniale.

Mazenett Quiroga, Geophilia, 2025. Courtesy the artists. Foto Ivo Corrà

Altro aspetto centrale è il potere fertilizzante della memoria che percorre molte delle opere in mostra.
Eliana Otta trasforma il lutto per la perdita dei leader indigeni amazzonici assassinati in Perù in una pratica rigenerativa. I suoi progetti, a metà tra pedagogia e arte partecipativa, propongono spazi di ascolto collettivo, dove il dolore diventa seme di nuove comunità.

Eliana Otta, An imaged friendship (a spiritual tambito), 2022. Courtesy the artist. Foto Ivo Corrà

Minia Biabiany lega le costellazioni celesti alle radici terrestri in Constellations. Le ciel aux yeux-recines, mettendo in relazione le Pleiadi con i cicli vitali e i rituali delle culture caraibiche. In questo intreccio tra cielo e terra, visibile e invisibile, emerge un paesaggio che sfida la rigidità identitaria e rivendica la fluidità delle connessioni.

Minia Biabiany, Constellations. Le ciel aux yeux-racines, 2021. Courtesy the artist and Galerie Imane Farès. Foto Ivo Corrà

Samuel Sarmiento, artista autodidatta di origine venezuelana, rilegge la tradizione ceramica come archivio di miti e storie orali dei Caraibi, mescolandola con riferimenti a Van Gogh e ad archetipi religiosi europei. La sua opera diventa ponte tra continenti e temporalità, un’ibridazione che testimonia la complessità delle eredità culturali postcoloniali.

Samuel Sarmiento, Senza titolo. Dea del mare, 2024; Senza titolo. L’origine delle stelle e dei corpi celesti, 2024; Senza titolo. Regina delle Amazzoni, 2024; Senza titolo. Serie La Dea in vista in Giappone di Vincent Van Gogh, 2024; Senza titolo. Persone che osservano le stelle e il vento notturno, 2024, Cats on a bed of flowers, 2024. Courtesy the artist. Foto Ivo Corrà

In ultimo ma non per importanza un aspetto cruciale del progetto è il dialogo con il territorio altoatesino. Merano diventa parte integrante del discorso: dalle pratiche agricole locali al patrimonio geologico della linea Insubrica, fino alla storia di convivenza e conflitto tra comunità linguistiche. Questo inserimento evita il rischio di un’esposizione che parli solo “degli altri” e sottolinea come i processi coloniali abbiano riverberi anche in contesti apparentemente lontani.
In questo senso, la performance Plants and Resistance di Alexandra Gelis, sviluppata nei giardini botanici di Merano, assume un significato emblematico. Le piante acclimatate, portate da altrove e “addomesticate”, diventano metafora delle forme sottili di controllo e appropriazione che accompagnano la modernità europea.

Alexandra Gelis, WATER: Encounters for 600 Movements, 2019-2024; Bromeliads–Among the Canopy’s Breath, 2019-2025. Courtesy the artist. Foto Ivo Corrà

Dal punto di vista curatoriale, Earthly Communities è una mostra da considerare come un cantiere aperto che colpisce per la capacità di tenere insieme media diversi – dal tessile al video, dalla performance alla scultura – aggirando le insidie retoriche che una cornice tematica così ampia potrebbe nascondere. Ogni opera porta con sé un pezzo di mondo, e la pluralità delle voci produce un racconto corale che rispecchia la complessità del tema. Lo stesso booklet (“libretto della mostra”) prodotto a corredo dell’esposizione diventa uno strumento – con parole in grassetto che non sono solo i titoli degli autori e delle opere ma anche e soprattutto le parole chiave del concept della mostra riportate al termine come un glossario – che non dà nulla per scontato e invita in modo semplice a soffermarsi su termini spesso molto usati nel linguaggio contemporaneo ma troppo sbrigativamente dati per acquisiti.

Earthly Communities non è una mostra che offre risposte consolatorie ma invita a guardare il mondo come un’unità attraversata da differenze, conflitti e possibilità di alleanza. In un tempo di nuove fratture geopolitiche ed ecologiche, Earthly Communities ricorda che l’arte può ancora essere un terreno fertile per immaginare convivenze future.

 

Earthly Communities
Artisti e artiste: Minia Biabiany, Marilyn Boror Bor, Carolina Caycedo, Luigi Coppola, Etienne de France, Alexandra Gelis, Eliana Otta, Amanda Piña, Mazenett Quiroga, Sallisa Rosa, Samuel Sarmiento. Artiste e artisti del Public Program: Juana Bel, Ismael Condoi, Naomi Rincón-Gaillardo, Laura Huertas Millán
A cura di: Lucrezia Cippitelli, Simone Frangi

22 giugno – 12 ottobre 2025

FINISSAGE domenica 12 ottobre. Partecipazione gratuita
la mostra sarà aperta gratuitamente per tutta la giornata (dalle 11.00 alle 18.00).
programma di appuntamenti:
ore 14: Visita guidata assieme ai curatori Lucrezia Cippitelli e Simone Frangi, in lingua italiana

ore 16: Films Walking and Singing Endangered Worlds ( O.V. EN FILM) di Eliana Otta
ore 18: DJ-Set Mishu Tinkuy di Condoii

Merano Arte
edificio Cassa di Risparmio
Portici 163, Merano

Orari: Martedì – Sabato: ore 10.00-18.00
Domenica e giorni festivi: ore 11.00- 18.00. Lunedì chiuso.

Info:+39 0473 212643
info@kunstmeranoarte.org
https://www.kunstmeranoarte.org/

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