MILANO | Viasaterna | Fino al 1 aprile 2022
di ILARIA BIGNOTTI
Un viatico tra campi cromatici che circumnavigano la storia, segni burrascosi che son stiramenti del pensiero, macchie che son corpi pronti alla decorticazione e alla tragedia: la messa in scena della grande mostra di disegni, datati tutti tra gli anni Settanta e (prevalentemente) gli anni Ottanta, dell’immenso Fabio Mauri a Viasaterna, in collaborazione con lo Studio Fabio Mauri e la Galleria che lo rappresenta, Hauser & Wirth, è un dramma, alla greca, una processione di quasi cinquanta immagini che inchiodano lo sguardo, in un percorso denso come il testo scaturito dalla penna ad alta tensione di Francesca Alfano Miglietti, curatrice della mostra – o meglio sarebbe da dire traduttrice del pensiero dell’artista in mostra – e, poco addietro, curatrice anche della violenta CORPUS DOMINI, esposizione tesa a raccontarci il viatico “dal corpo glorioso alle rovine dell’anima” a Palazzo Reale a Milano (https://www.espoarte.net/arte/eroica-e-senza-scampo-la-grande-mostra-sul-corpo-a-palazzo-reale/) dove di Mauri erano esposti Il Muro Occidentale o del Pianto (1993), Cina ASIA Nuova (1996) e Rebibbia (2006) in una installazione ambientale che risuonava e amplificava, in una vera e propria mise en abyme, tutta la cruda materia della storia che solo Mauri stesso sa raccontare, senza pietà alcuna.
Oggi, a Viasaterna, sfilano in processione i disegni del più grande affabulatore e assieme decostruttore della storia e delle sue mitologie: scenari di immensa possanza sui quali calcare i passi reduci da una Apocalisse. È questo il titolo di una serie corposa di opere su carta, datate agli anni Ottanta, alle quali si accompagnano i disegni degli Scorticati e alcuni Dramophone (un neologismo che sintetizza il senso di musicalità e circolarità del destino, come i gorghi spiralici aperti o compatti nei disegni dalle tinte fosche alludono).
Gli Scorticati: la storia del decorticamento, dell’epidermide che scopre la carne e il sangue della fine della storia, riecheggia tra la punizione di Apollo alla superbia di Marsia e le bruciature infernali di chi non ubbidì – o di chi osò riconoscere – il dogma. Una serie di opere dove i colori si accendono, le pelli bruciano di rosa vivo, giallo sulfureo, rosso organico, dove teste e corpi di uomini e donne di profilo già ci mostrano i teschi, le ossature, dove i peli spiccano come punti neri: una messa in scena che riecheggia, anche, delle Danze macabre.
“Molti disegni di Fabio Mauri sembrano riferirsi a storie e segni mistici, i soggetti che compaiono sembrano tendere a sottolineare un’idea comune al medioevo, e cioè la stretta connessione fra le opere e l’ispirazione mistica che veniva offerta dal cielo, e sulla linea del rapporto fra ragione e fede, mistica e teologia si rinvengono molte rappresentazioni di Mauri in certi anni, e tutte su carta”, precisa Francesca Alfano Miglietti nel testo critico che accompagna la mostra.
E poi ci sono tutti gli altri disegni, quelli dell’Apocalisse: sono pervasi da forme organiche, da toni cupi e possenti, da forme che si compenetrano e rimescolano.
Si intitola Apocalisse, ma più che un racconto della fine del mondo e del credo parrebbe una messa in scena virulenta di incipit dell’immagine, un rigurgitare di vita che viene a galla, che annaspa in superficie dalle campiture del disegno: Apocalisse, forse, come metafora dell’arte che ogni volta si rinnova, attraverso le mani indagatrici dell’artista.
“Si percepisce – scrive Francesca Alfano Miglietti – una lentezza che lascia spazi vuoti tra le immagini, e questa lentezza ha a che fare con il tentativo di rispettare il tempo del disegno stesso, o meglio… la sua storia. Il disegno di Fabio Mauri sembra trattare, rispetto al resto delle sue opere, di un diverso sistema di pensiero, e d’esperienza. È il delinearsi di un linguaggio interamente nuovo per lui e contemporaneamente remoto come la storia del disegno nel Novecento, un modo per lui di rendere giustizia al tempo, di consentire agli occhi e ai pensieri di muoversi liberamente, un contrasto linguistico, che implica determinate conseguenze ideologiche e morali”.
È il lato più intimo e per questo più magmatico del pensiero artistico di Mauri che i suoi disegni ci disvelano, portando alla luce la sua dimensione più profonda, e per questo, necessariamente, mai completamente accessibile.
Il ciclo di Apocalisse pare allora una più ampia metafora del ruolo di mediazione tra oscuro e cristallino, potenza ed atto, volontà e rassegnazione dell’immagine e dei suoi limiti, se pensiamo che il primo significato del termine contiene, proprio, l’atto di gettar via ciò che è soverchio, quel velo che ottunde e inganna la verità scorticata delle cose.
Di questo gesto, assoluto e austero, violento e calibrato che Mauri compie attraverso il disegno, la mostra è vessillo, e come ho già scritto, viatico. Se abbiamo fegato, possiamo entrarci.
FABIO MAURI. Opere dall’Apocalisse Dipinti e disegni inediti
a cura di Francesca Alfano Miglietti in collaborazione con Studio Fabio Mauri e Hauser & Wirth
Fino al 1 aprile 2022
VIASATERNA
Via G. Leopardi 32, Milano
Info: +39 02 36725378
info@viasaterna.com
www.viasaterna.com