SAVONA | 7 – 14 giugno 2025 | Itinerari urbani in città | Mercato Civico | ex Carcere Sant’Agostino
La terza edizione di CONNEXXION, il Festival Diffuso di Arte Contemporanea curato da Livia Savorelli e promosso dall’Associazione Culturale Arteam con il patrocinio del Comune di Savona torna ad abitare Savona dal 7 al 14 giugno 2025 e a rileggere, attraverso lo sguardo dell’arte contemporanea, la sua storia e quella dei monumenti e dei luoghi più iconici della città. Nell’anteprima prevista il 6 giugno, dalle 9.00 alle 18.00, alcune vie e zone della città di Savona saranno interessate dalla performance Io non ho vergogna. Itinerante di Mona Lisa Tina (Stazione ferroviaria, Mercato Civico, Darsena, via Paleocapa, c.so Italia, Piazza Sandro Pertini, Piazza Sisto IV) e dallo Special Project Monumenta Italia / Cantiere Savona – un progetto di arte pubblica di Irene Pittatore, a cura di Lisa Parola e Tea Taramino – che si svilupperà a partire da tre monumenti savonesi: Monumento ai Caduti, Monumento a Garibaldi e Monumento al Marinaio (orari e luoghi dei due progetti diffusi di CONNEXXION sono indicati sul programma: https://www.connexxion.it/il-programma-di-connexxion-2025/).
L’anteprima di CONNEXXION 2025 si terrà venerdì 6 giugno alle 18.30 al Mercato Civico di Savona.
Realizzata con il contributo del Comune di Savona, della Fondazione Agostino De Mari e dell’Unione Industriali della Provincia di Savona, l’edizione 2025 di CONNEXXION, “Liberi dentro, liberi fuori”, conferma la sua vocazione partecipativa e relazionale per il coinvolgimento di un pubblico il più ampio possibile. In continuità con l’edizione precedente, dal titolo …per essere liberi. Tra identità e memoria, prosegue inoltre l’indagine che la curatrice Livia Savorelli mette in atto intorno al concetto di monumentalità, filone di ricerca sviluppato sin dalla prima edizione nel 2022. Anche quest’anno il tema centrale di CONNEXXION è la libertà.
Gli artisti di CONNEXXION 2025 sono: Gino D’Ugo, Federica Mariani, mCLp studio e Daniele Nitti Sotres, Angelo Demitri Morandini, Matteo Musetti, Isabella e Tiziana Pers, Irene Pittatore, Mona Lisa Tina, Silvia Vendramel, Narda Zapata, Maya Zignone.
«In un momento di profonda crisi dell’uomo a livello globale – in cui la logica della sopraffazione soffoca qualsiasi afflato di umanità e libertà – e di smarrimento a livello individuale, con un aumento della violenza come diretta conseguenza della rabbia e frustrazione ma anche della totale mancanza di valori che imperversano nella nostra società, chiedersi cosa significa “essere liberi” è un quesito a cui provare a dare delle risposte. L’arte contemporanea può, in tal senso, aiutare a focalizzarsi su determinati interrogativi, aprendo la porta a riflessioni germinative di nuove visioni. Abbracciando le riflessioni di Ivan Petruzzi, nel suo illuminante libro Liberi dentro. Liberi fuori. Il concetto di libertà in tempi di crisi, con la nuova edizione di CONNEXXION ci interroghiamo su una nuova concezione della libertà, non come un’“autorizzazione transitoria” ma come “attitudine esistenziale”. Siamo realmente capaci di esercitare il nostro diritto alla libertà, a viverla pienamente “fuori” nella nostra quotidianità o siamo solo in grado di sognarla, al pari di una concetto astratto a cui non riusciamo a dare forma nel reale?», introduce al tema dell’edizione, Livia Savorelli, ideatrice e curatrice di CONNEXXION.
CONNEXXION 2025 torna nell’ex Carcere Sant’Agostino – dopo l’esplosiva edizione 2023/2024 con la sua riapertura per una settimana nell’aprile 2024 – da sabato 7 a sabato 14 giugno. Come per la precedente edizione, il temporaneo recupero e utilizzo del luogo è stato garantito dalla fondamentale sinergia di tre enti: l’Agenzia del Demanio – proprietaria del bene –, il Comune di Savona e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Imperia e Savona. L’opening si terrà sabato 7 giugno alle ore 17.00 (e fino alle 20.00).
La progettualità di CONNEXXION 2025 si sviluppa al piano terra dell’ex casa circondariale sita in Piazza Monticello e prevede installazioni site-specific, performance e talk. Nel luogo per eccellenza della limitazione della libertà, l’arte “respirando” l’anima del luogo e le storie che al suo interno si sono succedute, diviene portatrice di una rigenerazione che da individuale diviene collettiva. Ogni artista è stato invitato dalla curatrice Livia Savorelli a scegliere una delle celle o degli spazi comuni, per formulare una propria narrazione intorno al concetto di libertà, facendo emergere interrogativi che diventano interessanti chiavi di lettura e strumenti di riflessione per il pubblico di CONNEXXION.
Il percorso espositivo si apre con la Sezione Sguardi, che si compone di due distinti progetti: La città invisibile, nella Sala Colloqui, e Il Perdono ha l’odore dei fiori calpestati di Matteo Musetti, nella cella sovrastante a piano ammezzato. La città invisibile, ideata da Michela Vernazza (Coordinatrice regionale FAI Giovani Liguria) e co-curata insieme alla direttrice del Festival Livia Savorelli, intreccia l’approccio artistico, attraverso l’utilizzo dell’installazione, e la ricerca antropologica creando un dialogo tra la città e l’ex Carcere e delineando una geografia esperienziale costruita dai ricordi dei visitatori, chiamati a raggiungere questo luogo, quale contenitore di memoria che collega esperienza individuale e memoria collettiva e attivatore di un processo trasformativo. Alcuni elementi visivi (immagini o mappe storiche di Savona, foto dell’ex Carcere, documenti legati ai cambiamenti urbanistici) concorreranno a creare una grande installazione collettiva, che farà da motore ispiratore al dialogo diretto con il pubblico che sarà invitato, attraverso delle semplici domande, a condividere ricordi personali legati ai cambiamenti della città: luoghi che hanno variato la loro funzione, storie di trasformazione urbana e sociale, personali visioni del concetto di libertà o adattamento. Ogni racconto sarà registrato e accompagnato da uno scatto fotografico, creando un archivio collettivo di memorie che unisce passato, presente e futuro. La narrazione sarà delineata intorno a delle macro-aree: Collettività e Memoria Urbana, Libertà e Cambiamento, Spazi e Identità, Il tempo e la città. Alla fine di ogni giornata in cui si svilupperà La città invisibile, i ricordi verranno mappati tramite il sito https://storymaps.arcgis.com/

Matteo Musetti, Il Perdono ha l’odore dei fiori calpestati, installazione site-specific per l’ex Carcere Sant’Agostino, fotografie stampate su tnt, 50×50 cm circa, bastoni da passeggio, appendiabiti, video e fiori freschi.
Il progetto del fotografo Matteo Musetti – già coinvolto dalla curatrice nella scorsa edizione del Festival, chiamato a interpretare, con il suo inedito sguardo laterale, la struttura abbandonata dell’ex Carcere – tocca, con la consueta delicatezza che caratterizza il suo lavoro, il tema della fragilità umana rappresentandola con sensibilità e rispetto, attraverso il progetto inedito e site-specific Il Perdono ha l’odore dei fiori calpestati, a cura di Livia Savorelli. Il punto di partenza del lavoro è rappresentato da una serie di fotografie in B/N realizzate in strutture residenziali, immagini volutamente “molto sporche” che ritraggono gli anziani nell’ultima fase della loro vita o altri degenti che sono stati inseriti in queste strutture perché la famiglia di origine non poteva/voleva occuparsene.
In un luogo di confine e di costrizione, la riflessione sulla libertà del singolo e su quanto essa dipenda dalle scelte altrui assume un sapore amaro e rimanda alla dinamica del perdono, nelle sue più ampie accezioni: il perdono del figlio chiesto a un genitore messo in struttura, quello del genitore conscio delle difficoltà in cui involontariamente ha posto il familiare, alle famiglie che non lo riceveranno mai. Musetti, con la leggerezza e delicatezza del suo porsi di fronte al dolore dell’esistenza, dà voce a un tema scomodo, spesso taciuto, situazioni complesse in cui dignità, vulnerabilità e intimità umana vengono calpestate come un mazzo di fiori, trasformando la sua eleganza e delicatezza in un ammasso informe ormai violato che non emana più un intenso profumo ma soltanto un odore acre. I materiali scelti per comporre l’installazione – che educano immediatamente lo sguardo avvicinandolo alla dimensione legata alla cura – sono salviette di TNT (tessuto non tessuto) rettangolari, il materiale abitualmente usato per la cura e l’igiene personale degli anziani, su cui Musetti ha stampato le foto, e dei vecchi bastoni di una RSA, a testimoniare la precarietà dell’esistenza di queste persone che, nelle strutture che le ospitano, attendono solo il riposo eterno. Agli spettatori, l’artista chiede di diventare parte attiva nella scoperta dell’installazione, stendendo il panno, stropicciato come le rughe dei protagonisti, creando un’interazione tattile e intima di scoperta e di apertura, completata dall’interazione olfattiva innescata da un mazzo di fiori calpestato all’interno della sala e dalla visione di un intenso filmato con musica della durata di pochi minuti.
Il percorso espositivo procede, nel corridoio di ingresso, con l’installazione delle strutture indossate da allievi e allieve del CentroDanzaSavona, nelle tre tappe dello Special Project Monumenta Italia / Cantiere Savona, il progetto di arte pubblica di Irene Pittatore, a cura di Lisa Parola e Tea Taramino che, nella sua tappa savonese, si è sviluppato a partire da tre monumenti – Monumento ai Caduti, Monumento a Garibaldi e Monumento al Marinaio – invitando la cittadinanza a interrogarsi sul significato e sull’attualità dei simboli monumentali. Il monumento, in questo contesto, non è più da intendersi solo come oggetto celebrativo e statico ma come piattaforma di dialogo tra passato e presente, tra identità dominanti e voci invisibilizzate.
L’artista, insieme alle due curatrici, sarà protagonista domenica 8 giugno alle ore 11.00 del talk Sai quanti sono i monumenti dedicati a una donna, a Savona?, che si terrà nella Cappella dell’ex Carcere.
Accanto alla Cappella dell’ex Carcere Sant’Agostino – che ospita l‘installazione sonora di Mona Lisa Tina con le “vergogne” raccolte durante la performance Io non ho vergogna. Itinerante e quelle giunte da remoto – la Cella n. 1 accoglie ZERØ di mCLp studio e Daniele Nitti Sotres. L’imponente opera, realizzata in ferro, terra pirofila, ingobbio e ossidi, si sviluppa a partire da una suggestione acustica (“in questo tempo di silenzio, gridare è rivoluzionario”): il suono, seppur forte, rimbombante e reverberato rimane imprigionato tra le spesse pareti della cella. La percezione del limite – tra dentro e fuori, ombra e luce, silenzio e voce – ha guidato la progettazione dell’installazione. Il visitatore è condotto in un percorso fisico e sensoriale che lo porta ad affrontare frontalmente un “grido” sospeso, per poi voltarsi verso la luce naturale e lo spazio aperto, lasciando che il proprio respiro trovi una via di uscita simbolica, attraverso la materia interrotta dell’opera.

ZERØ, mCLp studio di Resmini & Pellegrino e Daniele Nitti Sotres, ferro, terra pirofila, ingobbio, ossidi, cm L 550 H 180 P 40, installazion view MIDEC Museo Internazionale Design Ceramico, Laveno Mombello (VA), marzo 2024
Nella Cella n. 2, Maya Zignone presenta Alone, che pone in relazione il senso di solitudine e isolamento del carcerato, in una situazione di costrizione, con la solitudine esistenziale dell’uomo contemporaneo che fatica a trovare il proprio posto nel mondo, limitato nel suo esercizio della libertà. Si compone di un video omonimo, di una fotografia con inserimento di neon e di un’installazione luminosa.
Come ci comportiamo di fronte ad un ostacolo? Quali rischi siamo disposti a correre per vincere le nostre paure, per sentirci accettati, per raggiungere uno stato di serenità? Quanto ci condizionano le miriadi di sistemi e meccanismi sociali che pretendono di tradurre in un rigoroso sistema cartesiano il nostro complesso modo di essere e di porci nei confronti del mondo, trasformando l’individuo, a dispetto della sua preziosa unicità, in una percentuale? Consumismo e affermazione diventano modelli esistenziali, lottiamo tra il desiderio di successo e la solitudine che ne deriva, l’incapacità di comunicare e il senso di inadeguatezza che permane.
Queste riflessioni proseguono nella Cella n. 3 con l’installazione Il mio secondino è un numero di Angelo Demitri Morandini – vincitore, insieme a Federica Mariani, del premio speciale CONNEXXION ad Arteam Cup 2024 – che trasforma un’ex cella carceraria in uno spazio metaforico che giustappone la prigionia fisica con il confinamento invisibile creato dai sistemi algoritmici nella società contemporanea. La cella diventa una camera di meditazione dove i visitatori si confrontano con testimonianze da diverse prospettive: il progettista di algoritmi, il classificato, il sorvegliante digitale, l’escluso, l’architetto del sistema, il riabilitato e altri le cui vite sono plasmate da decisioni algoritmiche opache. Le testimonianze emergono dalla partecipazione di diverse intelligenze artificiali poste in rapporto dialettico ed in relazione tra loro, orchestrate dall’artista come un regista. Il medium traslucido della paraffina incarna la natura paradossale di questi sistemi digitali, apparentemente trasparenti eppure oscuri nel loro funzionamento interno. L’installazione invita i visitatori a chiedersi se la nostra società sempre più digitale stia veramente avanzando verso la libertà o stia semplicemente trasformando il confinamento in forme meno visibili ma potenzialmente più pervasive.

Installazione di Angelo Dimitri Morandini per CONNEXXION 2025, cella ex Carcere Sant’Agostino dal titolo “Il mio secondino è un numero”: Celle Algoritmiche Connexxion, 2025, toner, paraffina, 16 elementi, cm 20×12 cad. Courtesy: l’artista. Ph: Angelo Demitri Morandini; Restricted Access (Audio Log), 2025, file audio (voce sintetica generata tramite intelligenza artificiale, suoni ambientali), 19’ 24’’. Courtesy l’artista
Nella Cella n. 4, l’installazione ALI di Gino D’Ugo è una forma aperta nello spazio, costituita da una moltitudine frammentaria, pensata come un elogio alla leggerezza, ovvero come la visione di poter trasformare il lavoro della conoscenza, della cultura, della memoria in essenza vitale, volatile e in continua trasformazione germinale. Utilizzando il mezzo della conoscenza rappresentato dai libri e l’elemento della metamorfosi rappresentato dalle farfalle, s’innesca una connessione di significati che costituiscono l’ingranaggio del senso diventando evocazione e stimolando una contemplazione attiva da parte di chi guarda. La controimmagine del ritmo volatile del segno è il dono della leggerezza del pensiero, auspica che lo spazio dell’intimo e quello esterno si incontrino e attivino attraverso questo una libertà liberata.

Immagini progettuali di ALI, installazione di libri e farfalle di carta colorata ideata da Gino D’Ugo per l’ex Carcere Sant’Agostino
Realizzata per l’ex carcere di Savona, Sala de espera di Narda Zapata, nella Cella n. 5, pone l’attenzione su un’attesa da intendersi come speranza nata dal livello ultimo della disperazione, come tempo altamente dilatato (concentrato tra un prima e un dopo), come aspettativa di qualcosa che potrebbe avverarsi ma che lascia i personaggi inevitabilmente immobili, inerti, ancorati in una insolita e stordente perennità. Installati a pavimento, 12 clientes – figure beneaugurali della tradizione andina – realizzati in caolino diventano, grazie alla loro assenza di colore, punto focale per lo spettatore che può muoversi nell’ambiente osservandoli da un diverso punto di vista. Ogni singolo clientes è agganciato a una base in metallo grezza, un avanzo di materiale utilizzato per cancellate, dunque per porte che si aprono o si chiudono, e sta a indicare metaforicamente la singolarità, l’unicità, l’individualità di esseri che, per paradosso, hanno perso la propria identità e sono diventati scarti. Nella cella, una traccia audio diffonde la registrazione di alcune preghiere e alcune poesie recitate in diverse lingue e legate tutte a una speranza di libertà, al desiderio di uscire dall’oscurità, al rimpianto e alla nostalgia.
Una cella piccola e angusta, luogo di privazione per eccellenza, è forse più di altri luogo dell’immaginazione? Una cella immersa nella completa oscurità può diventare uno spazio neutro, un luogo la cui memoria sofferente, azzerata per mancanza di riferimenti, viene sostituita dalla meraviglia. Per far fronte alla condizione costrittiva è il campo della mente a reinventare il proprio spazio interiore nell’intento di sostenere l’esperienza della mancanza. Con Sulle pareti nulla, Silvia Vendramel immagina la Cella n. 6 come uno spazio immerso nell’oscurità in cui il pubblico è invitato a servirsi della torcia del proprio cellulare per attivare giochi d’ombre sulle pareti, attivando e generando nuove presenze che senza l’interazione non si presenterebbero. Concretezza e illusione, questi due aspetti del percepire coesistono all’interno dell’esperienza proposta mettendo il pubblico nella condizione di interrogarsi sulla natura di ciò che vive e osserva.
Parallelamente, l‘artista presenta il giorno dell’opening di CONNEXXION (sabato 7 giugno dalle ore 18.00), nel Cortile ora d’aria, l’azione collettiva dal titolo Vestire lo spazio, accorciare le distanze. In un mondo sempre più orientato all’individualismo e all’isolamento, alla comunicazione prevalentemente con strumenti digitali con conseguente depauperamento dell’empatia e della connessione tra gli individui, l’azione innesta un’urgente riflessione sulla gestione delle distanze tra corpi. Utilizzando tessuti e avvitatori elettrici, mira a ridurre la distanza tra i partecipanti grazie al graduale movimento di torsione esercitato dagli avvitatori impugnati dal pubblico, mettendo chi partecipa nella condizione di osservare/sentire/ascoltare la tensione che scaturisce durante l’azione dell’avvicinarsi. Parallelamente il pubblico ne riceverà un’immagine ludica dovuta al ruotare delle “girandole” di tessuto che si creano e alla presenza degli avvitatori che ribaltano l’immagine di arma. Le molteplici riflessioni che questa azione innesca riguardano l’alleanza tra corpi, la difficoltà di interagire con l’Altro e quindi di avvicinarsi, la sperimentazione degli effetti di attraversamento dei confini tra le persone, la produzione di “nodi” come materia simbolica, il ribaltamento dell’oggetto arma in strumento di condivisione.
Tessere, unire sensibilità e protagonisti apparentemente lontani, prendere coscienza della presenza dell’altro, rendono l’esperienza condivisa principio poetico, confermando lo straordinario potere trasformativo dell’arte contemporanea.

Silvia Vendramel, azione collettiva Habiller l’espace, raccourcir les distances/ Vestire lo spazio, accorciare le distanze, 2021/2025, tessuto e avvitatori elettrici, dimensioni ambientali.
Nella Cella n. 7, Federica Mariani – vincitrice, insieme ad Angelo Demitri Morandini del premio speciale CONNEXXION ad Arteam Cup 2024 – presenta una progettualità inedita dal titolo Body search by-the-book che si compone di un video 4 k It’s not always easy to be a cop (2025) e di una serie di sculture costituite da lame e cera di paraffina, dal titolo The knives are out (2025).
A partire da alcune testimonianze e storie legate all’ex casa circondariale di Sant’Agostino, l’artista si sofferma sulle pratiche perquisitorie femminili svolte in fase di ingresso nel carcere, esplorando il delicato confine tra pubblico e privato. Le opere mostrano risvolti ironici e imprevisti delle modalità ed operatività perquisitorie svolte all’ingresso del carcere. Nel video It’s not always easy to be a cop, la silhouette animata di un poliziotto ci mostra le posizioni da assumere nel momento della perquisizione: le gestualità, performate senza un soggetto a cui sottoporle, figurano come un’ironica e solitaria sequenza danzante. Oltre al video, disposte con rigore scientifico, una serie di piccole sculture composte da coltelli e lame inseriti in organiche configurazioni in cera, che si presentano come strumento di difesa/offesa, come fossero figli di una materna gestazione. The knives are out racconta, infatti, l’uso sovversivo dell’utero come luogo di custodia utilizzato dalle detenute per introdurre armi nel penitenziario; le lame così trasportate hanno assunto morfologie diverse, come avessero subito una gestazione nell’utero di chi le ha portate con sé.
Sabato 7 giugno, dalle 18.30 alle 19.30, nella Cappella, Federica Mariani sarà in dialogo con Alberto Rizzerio – Presidente Antigone Liguria – nel talk Detenzione femminile: in dialogo tra dati e arte, moderato da Luigi Debernardi, attivista per i diritti delle persone detenute e tra gli organizzatori della manifestazione “Ora d’Aria”.

Federica Mariani, The knives are out, 2025, sculture realizzate con lame e cera di paraffina, opera site-specific per CONNEXXION 2025
Il percorso espositivo si chiude con la Cella n. 8 con The Age of Remedy di Tiziana Pers. Qui si entra in contatto e dialogo con degli “oggetti performativi”, dispositivi di uso quotidiano come possono essere due coppie di piatti (fondo e piano), numerate e firmate dall’artista. Ogni partecipante di questa ipotetica tavola, diventa parte integrante del processo, impegnandosi a non mangiarvi sopra carne, pesce o derivati animali. Il patto è sancito da un “contratto” numerato per una tiratura di 7.781.533.400 esemplari (numero stimato di umani presenti sul pianeta al momento in cui l’opera è stata concepita, a maggio 2020 durante il lockdown). L’opera non chiede quindi di modificare il proprio regime alimentare, ma intende aprire una domanda sul rito del pasto. “Mettere il piatto in tavola”, infatti, nella complessità del momento che stiamo attraversando, significa anche dover mettere in discussione ogni intimo e necessario gesto del nostro quotidiano, immaginando una diversa prospettiva verso il resto dei viventi, che contemporaneamente comprenda la possibilità di coesistenza e la sopravvivenza stessa della nostra specie.
I piatti fondi contengono il dipinto dell’occhio di un coniglio salvato da Tiziana Pers dal macello, mentre quelli piani riportano la scritta: THE AGE OF REMEDY IS NOW. REVOLUTION IS ON YOUR PLATE. Il numero vertiginoso scritto su ogni piatto rimanda alla tensione verso un’utopia concreta, mentre sancisce la possibilità del progetto di trascendere la stessa vita dell’artista, nell’autonomia dell’opera. Se la firma del primo contratto è stata la più intima e privata dell’intero progetto, ed era avvenuta tra la Pers e il figlio Ivan nei prati a RAVE East Village Artist Residency tra gli animali salvati dal macello a novembre 2021, il processo diventa ora condiviso e si apre alla collettività, come nella performance pubblica che attiverà The Age of Remedy la sera del 12 giugno al PAV-Parco Arte Vivente a Torino, curata da Olga Gambari e in collaborazione con la Fondazione Garuzzo, che idealmente connetterà l’installazione esposta nell’ex carcere con il museo torinese.
Tiziana Pers sarà inoltre protagonista insieme a Isabella Pers – venerdì 13 giugno dalle 17.30 alle 19.00 nella Cappella – del laboratorio ceramico dal titolo EARTHLINGS volto alla creazione collettiva di un’opera installativa partecipativa che coniuga le ricerche delle due artiste, sorelle e attiviste, Isabella e Tiziana Pers: l’attenzione verso gli ecosistemi, l’acqua e i mutamenti climatici, focus della pratica della prima, e del rapporto tra gli umani e gli altri animali, cuore della ricerca della seconda. Earthlings è un progetto che dal presente guarda al mondo di domani, quel domani che per le generazioni che verranno appare ogni giorno più fragile. Per questo la necessità dell’opera è di creare un ponte tra passato e futuro, tra sensibilità individuali e collettive insieme, di affondare le radici nella tradizione storica della ceramica savonese, fatta di saperi preziosi, dove da terra e acqua (elementi centrali nella narrazione dell’opera) nasce la meraviglia di una moltitudine di sguardi che si fanno paesaggi, e viceversa. Il laboratorio sarà riservato agli adulti (max 15 persone | prenotazione obbligatoria alla mail: rsvp@connexxion.it).
La settimana di CONNEXXION si chiude sabato 14 giugno al Mercato Civico con due iniziative legate al gioco, in partnership con Arscode – Il gioco dell’arte. Dalle 15.00 alle 16.00, si terrà CREA LA TUA CARTA E GIOCA CON ARSCODE, laboratorio per bambini (dai 10 ai 13 anni) a cura di Viviana Siviero, Ludogarden_fattoria didattica Vivai Michelini, Borghetto Santo Spirito (SV), per introdurre al mondo del gioco dedicato all’arte contemporanea. Max 20 persone | prenotazione obbligatoria alla mail: rsvp@connexxion.it. Dalle 17.00 alle 18.00, presentazione di Arscode – Il gioco dell’arte, a cura dell’ideatore Diego Santamaria e momento di gioco collettivo a partecipazione libera.
CONNEXXION, all’ex Carcere Sant’Agostino, sarà visitabile fino al 14 giugno con i seguenti orari: domenica 8 giugno dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30, da lunedì 9 a venerdì 13 giugno dalle 15.30 alle 19.30, sabato 14 dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30. Ingresso libero e gratuito. Tutte le informazioni relative agli eventi promossi nell’ambito di CONNEXXION sono disponibili sul sito www.connexxion.it. Per informazioni: T. +39 019 4500744
CONNEXXION. Festival Diffuso di Arte Contemporanea
Liberi dentro, liberi fuori
A cura di Livia Savorelli
arte pubblica | performance | installazioni
Itinerari urbani in città | Mercato Civico | ex Carcere Sant’Agostino
Artist*: Gino D’Ugo, Federica Mariani, mCLp studio e Daniele Nitti Sotres, Angelo Demitri Morandini, Matteo Musetti, Isabella e Tiziana Pers, Irene Pittatore, Mona Lisa Tina, Silvia Vendramel, Narda Zapata, Maya Zignone
7 – 14 giugno 2025
Anteprima 6 giugno 2025 ore 18,30 (su invito)
Mercato Civico, C.so Mazzini, Savona
Opening 7 giugno dalle ore 17.00 alle 20.00
ex Carcere Sant’Agostino, Piazza Monticello, Savona
Orari apertura dall’8 al 14 giugno: domenica 8 dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30, da lunedì 9 a venerdì 13 dalle 15.30 alle 19.30, sabato 14 dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30
CON IL PATROCINIO:
Comune di Savona
CON IL CONTRIBUTO DI:
Comune di Savona
Fondazione De Mari
Unione Industriali della Provincia di Savona
CATALOGO:
Vanillaedizioni – www.vanillaedizioni.com
MEDIA PARTNERS:
Espoarte – www.espoarte.net
Segno – https://segnonline.it/
INFORMAZIONI:
Arteam Associazione Culturale
Via Traversa dei Ceramisti, 8/bis – 17012 Albissola Marina (SV)
T. +39 019 4500744 | info@arteam.eu | www.arteam.eu | info@connexxion.it | www.connexxion.it
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