RAVENNA | MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna | 8 ottobre 2022 – 8 gennaio 2023
di MATTEO GALBIATI
Vanta un prestito davvero eccezionale – tra i numerosi altri – la mostra Prodigy Kid che, allestita nelle sale del MAR il Museo d’Arte di Ravenna nell’ambito di RavennaMosaico VII edizione 2022 della Biennale di Mosaico Contemporaneo, accoglie il Foglio 58 del celeberrimo Codice Atlantico (il Codex Atlanticus) di Leonardo da Vinci. Ma perché un elemento tanto prezioso delle collezioni della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano è migrato nel capoluogo romagnolo per una mostra che ha per protagonisti due eccellenze della contemporaneità come Francesco Cavaliere (1980) e Leonardo Pivi (1965)? Ebbene le ragioni vanno proprio cercate nel motivo ispiratore che ha mosso l’intenzione del loro progetto e divenuto tema guida per i due maestri (che dal 2018 vedono le proprie pratiche unite in una condivisa convergenza di intenti e di ricerca comuni), i quali si sono lasciati ispirare dalla misteriosa e leggendaria storia del mostro di Ravenna.
La vicenda, forse poco nota ai più, risale al 1512 quando nacque un bambino colpito da gravissime deformità e menomazioni che, presto divenuto famoso, per le superstizioni dell’epoca fu visto come presagio di gravi e imminenti sventure. Poco dopo la Lega di Cambrai e la Lega Santa si opposero in una scontro violentissimo che vide proprio Ravenna come sanguinario campo di battaglia. Il resto, appunto, divenne leggenda e consegnò a tutta l’Europa la cupa fama della povera creatura. Ne parlarono tutti e ne furono trascritte descrizioni attraverso documenti scritti, racconti, cronache, riproduzioni di dipinti e disegni. Una generalmente accreditata è, appunto, quella impressa dal genio di Vinci.
L’operazione che vede coinvolti Cavaliere e Pivi è, quindi, quella di una narrazione che, secondo la loro consueta modalità espressiva, coinvolge tecniche e linguaggi assai diversi e li sperimenta in un complesso di relazioni peculiari che mutano la formalità apparente delle singole opere e, al contempo, permette di collegarle con capolavori del passato di cui intercettano un’affine modalità estetica. L’insieme è una surreale contaminazione di modelli che guida, incuriosendolo, ammaliandolo e conquistandolo, lo spettatore ad un inconsueto viaggio attraverso il tempo e le visioni, dove i confini delle epoche e i contenuti espressi si confondono e svaniscono sconfinando in ipotesi di nuovi modelli.
La storia del mostro permette a Cavaliere e Pivi di imbastire un racconto assai articolato che, nelle tre sezioni in cui si divide questa esposizione (rispettivamente dedicate a due approfondimenti per ciascuno – con una selezione di opere che rendono conto delle ricerche personali e individuali – e uno in cui converge la loro azione comune), mette in luce la loro dinamica narrativa, articolata su tecniche e espressività assai diverse.
Tecniche tradizionali, ivi compresa quella del mosaico, sanno ritrovare il fermento e la spregiudicatezza del dinamismo espressivo attuale, rinnovandone il valore senza perdere mai la qualità del riferimento che non è solo nella correttezza tecnica, ma anche nella compenetrazione delle iconografie.
La mostra vive un avvicendarsi continuo di opere e relazioni, di trascorsi e ricorsi, di agganci temporali e interpretazioni storiche che denotano la consapevolezza di un approccio che si fonda sulla consistenza di una lettura filologia della storia, dell’arte, della letteratura, della sociologia, dell’archeologia, … e si produce in emozioni nuove, in espedienti comunicativi che, da una tradizione consolidata, acquisiscono un peso determinante nell’attualità.
Il valore del messaggio dei due artisti è proprio quello di scavare nella profondità dei livelli di senso che si celano dietro le singole opere (alcune delle quali pensate e volute appositamente per la mostra) e riattivare la forza dell’immaginazione spinta ad attraversare la suggestione di un viaggio mentale complesso e assai articolato, denso di connessioni e legami, vecchi o nuovi che siano.
Allora, tra sogni e incubi, tra paure e loro esorcizzazione, tra intimità e fantasia, è possibile far coesistere il loro linguaggio con quello di Leonardo da Vinci o di Ulisse Aldrovandi, non solo per un mero motivo di “vicinanza” di elementi che rimandano alla storia di un mostro, ma soprattutto per il desiderio di scoperta di qualcosa che va oltre lo sguardo stesso, smarcandosi dal limite di ogni preconcetto.
Cavaliere e Pivi con la contemporaneità del loro insegnamento ci rimandano alla bellezza trascurata del senso di meraviglia che in questa mostra, conturbante e intrigante, esce consolidato e rafforzato.
Prodigy Kid. Francesco Cavaliere – Leonardo Pivi
a cura di Daniele Torcellini
nell’ambito di RavennaMosaico VII edizione 2022 della Biennale di Mosaico Contemporaneo
organizzata da Comune di Ravenna – Assessorato alla Cultura, MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna
realizzata con il sostegno di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Romagna Acque, Regione Emilia-Romagna, La Cassa di Risparmio di Ravenna e Programma POR FESR Emilia-Romagna 2014/2020 – Asse 6 – Azioni 2.3.1. “Città Attrattive e Partecipate”
8 ottobre 2022 – 8 gennaio 2023
MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna
via di Roma 13, Ravenna
Orari: da martedì a sabato 9.00-18.00; domenica e festivi 10.00-19.00; lunedì chiuso
Ingresso intero €8.00; ridotto e gruppi €6.00; studenti e insegnanti €5.00
Info: +39 0544 482477
info@museocitta.ra.it
www.mar.ra.it
Francesco Cavaliere è artista visivo, scrittore e musicista nato a Piombino nel 1980 e cresciuto a Volterra, vive e lavora tra Berlino e Torino. Il suo lavoro si sviluppa in un’attività poliedrica in cui scrittura, suono, voce, disegno e scultura si combinano con l’obiettivo di stimolare l’immaginazione ad intraprendere suggestivi viaggi mentali, attraversati da presenze effimere. Cavaliere scrive favole, racconti sonori e composizioni musicali spesso integrati con elementi installativi e scenografici. Nel suo lavoro, frequente è il riferimento al mosaico in termini metaforici, come aggregazione cellulare di elementi, fonte di ispirazione o paesaggio mentale; l’EP Tessera Alata, pubblicato da Gang of Ducks, o il recente libro Gancio Cielo – DNA Clepsydra, pubblicato da Nero, seguono questa traiettoria.
Leonardo Pivi è artista visivo nato a Cesena nel 1965, vive e lavora tra Riccione, Ravenna e Milano. Con opere realizzate utilizzando un’ampia varietà di linguaggi – come scultura, mosaico, pittura e disegno – e di materiali – come marmo, pietre dure, vetro, ceramica, legno, cemento e oggetti trovati – e un’attitudine post-moderna, Pivi da corpo ad un immaginario tanto personale, intimo e fantastico, fatto di sogni e visioni interiori, quanto collettivo e filtrato dalla comunicazione mediatica e di massa. Nel suo lavoro, il mosaico è tecnica e linguaggio con cui enfatizzare o reinterpretare le stratificazioni simboliche e di significato delle immagini, in rapporto a temi sensibili della società contemporanea.