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ArtFirst 6a edizione
Bologna

Se un giorno d’inverno un viaggiatore…

di Elena Baldelli


Se un giorno d’inverno un viaggiatore… è il titolo degli eventi in città della 6a edizione di Bologna Art First, una vera e propria mostra di spettatori itineranti per le vie di Bologna dal 28 gennaio al 27 febbraio, curata da Julia Draganovic. Una città, Bologna e diverse tappe nei meandri del suo centro storico, luoghi con una memoria antica e un’altra più recente, nata dall’interazione degli spazi cittadini con le espressioni artistiche contemporanee: un artista e una location, amori sbocciati nell’incontro tra persone e luoghi, espressi in un’opera, in un’installazione, in una performance… e ancora molto altro da assaporare durante il percorso. Le esperienze finali sono tutte da decifrare, perché è lo spettatore-viaggiante il soggetto principale di quest’anno, colui che deciderà il quando, il come e il dove di un giorno d’inverno tra i racconti degli artisti di Art First 2011…

Elena Baldelli: Se un giorno d’inverno un viaggiatore… è il titolo scelto per gli eventi in città della 6a edizione di Bologna Art First. Perché la scelta di rievocare il famoso romanzo di Calvino?
Julia Draganovic: Il romanzo di Calvino consiste in un intreccio di storie che sembrano non aver niente a che fare l’una con l’altra che, però, grazie al loro interrompersi precocemente, innescano nella fantasia del lettore una specie di meccanismo di “auto-racconto”; ogni lettore immagina in modo intimo e personale la continuazione di ciascuna storia. Le installazioni di Bologna Art First consistono in 23 mostre personali che raccontano delle storie legate agli spazi in cui si presentano e alle questioni del nostro tempo. Ogni installazione ha un valore autonomo, ma, a seconda del percorso scelto dal visitatore, può assumere significati diversi relazionandosi con l’opera che il visitatore ha visto prima o vedrà poi.

Bologna, nelle giornate di Art First, apre i suoi suggestivi spazi all’arte, dando la possibilità al fruitore di interagire con molte opere contemporanee, non solo nei luoghi ufficialmente addetti all’arte, ma in giro per le varie tappe bolognesi segnate dal percorso di Se un giorno d’inverno un viaggiatore… Ci può spiegare com’è stato organizzato il percorso? In che modo lo spettatore “itinerante” ha l’opportunità di essere il soggetto principale di questa mostra?
Anche se proponiamo un percorso che comincia dal Palazzo Podestà e si sviluppa inizialmente attorno a Piazza Maggiore, si potrebbe cominciare da una qualsiasi altra location di Bologna Art First. 16 location sono una bella sfida anche per un camminatore allenato. Ma Se un Giorno d’Inverno un Viaggiatore… si può godere anche suddiviso in tante visite brevi e casuali; la qualità dei lavori e gli ambienti stimolanti permettono di vedere gli interventi uno per volta.

Con quali criteri sono stati scelti gli artisti? Si può trovare una linea di connessione tra i diversi lavori presentati in giro per Bologna?
Sono stati scelti artisti in grado di confrontarsi con spazi di forte impatto. Non è facile presentare delle opere in questi Palazzi che, già di per sé, “raccontano delle storie ad alta voce”. Per motivi di conservazione e tutela dei monumenti non si possono bucare muri e pareti, anche le pavimentazioni spesso sono delicate, tanti spazi si trovano all’aperto, quindi gli artisti oltre ad essere fantasiosi devono anche essere molto rispettosi e avere un forte senso pratico. Poi, visto che si tratta di una collaborazione fra Fiera e città, si lavora solo con artisti presentati da gallerie che partecipano ad Arte Fiera 2011. 
In merito alle linea di connessione fra le singole opere, io ho un’interpretazione che crea una rete di legami fra tutti i lavori. Le faccio un esempio: le opere nella sala mostra del Museo Archeologico girano tutte intorno alla dicotomia fra natura e tecnologia, sembra quasi che l’arco all’entrata della sala, un’opera di Tea Mäkipää con la scritta “The destiny of all live lies within technology” (Il destino di tutto quello che vive è la tecnologia) sia il motto di questa parte della mostra. Nel cortile del Museo Archeologico, Ericailcane presenta un gatto enorme davanti ad una scatola di tonno, altrettanto enorme; il gatto sembra indeciso se tuffarsi nella fontana con i pesciolini rossi nel centro del cortile o accontentarsi del pesce in scatola sott’olio. Nel cortile del palazzo accanto, quello dell’Archiginnasio si trova una scultura di Antony Gormley, posizionata davanti alla Cappella dei Bulgari che consiste in una sorta di groviglio d’acciaio appeso, dal titolo Feeling Material XXXIX, che simboleggia una materializzazione dei sentimenti e che davanti alla storica cappella dedicata ai funerali dei professori, assume un significato molto specifico. Potrei continuare a raccontare il percorso seguendo questo filo rosso, ma ho in mente tutta una serie di alternative. E sono sicura che ogni visitatore ne troverà una sua.

Gli artisti si sono impegnati nella realizzazione di diverse opere site specific, analizzando i contesti bolognesi per essere parte sostanziale del luogo attraverso l’opera… Come si sono accostati agli spazi cittadini? Potrebbe parlarci, più in particolare, di qualche progetto?
Ogni artista che ha prodotto un’opera site specific ha sviluppato ovviamente un approccio personale. Una delle imprese più difficili era forse l’intervento del duo newyorchese Ghost of a Dream che dedica la sua ricerca ai sogni e ai desideri della gente. I due artisti americani, Lauren Was e Adam Eckstrom, sono venuti a Bologna lo scorso giugno e si sono innamorati della Chiesa della Sanità. Hanno preso dunque le misure di tutte le decorazione della chiesa e hanno ricostruito gli ornamenti con biglietti di diverse lotterie. In quel modo hanno creato un pavimento calpestabile che consiste nei residui di sogni che non si sono mai realizzati.

Quali sono le novità di questa edizione?
Le novità più importanti sono due. La prima è una nuova location: il Museo di Arte Industriale, Galleria Davia Bargellini che ospiterà un’installazione site specific di Vittorio Messina, un intervento sperimentale che mette in risalto le opere del museo, in un certo senso “trasformandole” grazie ad un progetto di luci.
 La seconda novità è rappresentata dalle performance, di cui tre si svolgono durante la Notte Bianca di sabato 29 genniao. Maria Josè Arjona, che in giugno aveva già presentato a Bologna tre puntate della serie di performance intitolate VIRES, torna al Teatro Anatomico dell’Archiginnasio con la prima della performance HABITO/Abito. La finlandese Tea Mäkipää, per la prima volta in Italia, durante la Notte Bianca gira per la Piazza Maggiore con un cavallo parlante. Last but not least, Roberto Paci Dalò ridà vita ai reperti della Sala Aldovrandi del Museo Universitario di Palazzo Poggi con una serie di performance multimediali. L’11 febbraio infine, SISSI terrà una lezione di “Anatomia Parallela”, sempre al Teatro Anatomico dell’Archiginnasio.

La mostra in breve:
Bologna Art First 6a edizione
Se un giorno d’inverno un viaggiatore…
a cura di Julia Draganovic
Sedi varie, Bologna
Info:+39 051 203040
Bologna Art First 2011 – clicca qui per visitare le opere
28 gennaio – 27 febbraio 2011

In alto, da sinistra:
Sissi, “ossa-nodo”, 2011, disegno
Ericailcane, “Cor Dubbium Habeo”, 2011, disegno preparatorio, courtesy Galleria Biagiotti Arte Contemporanea, Firenze
In basso, da sinistra:
Luca Pancrazi, “Maseratirundum”, 2007, Maserati, vetro clear, silicone / Maserati, clear glass, silicone
cm 150x520x212, photocredit Alexander Lepeshkin, courtesy Galleria Continua, San Gimignano/Beijing/Le Moulin
Vittorio Messina, “Nella città di dentro”, 2004, Eglise des Trinitaires, Faux Mouvement, Metz

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