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URTIJEËI/ORTISEI e GHERDËINA/VAL GARDENA | sedi varie | Fino al 1 settembre 2024

di NICOLETTA BIGLIETTI

È di contaminazioni e di storie “contemporanee” – ma ancestrali nella profondità del loro significato – che la nona edizione della Biennale Gherdëina vuole parlare.
Un “raccontare”, per ri-connettere mondi e culture apparentemente lontani, che però rifugge l’uso di una singola lingua per comunicare. Di un solo idioma per unire.
Perché un racconto “senza parole” è un’esperienza esistenziale prima che intellettuale, “vitale” prima che razionale.

Ruth Beraha, Study for Il Cielo è dei Violenti (working title)

Curata da Lorenzo Giusti, con Marta Papini in qualità di associate curator, la nona edizione della Biennale Gherdëina – dal titolo The Parliament of Marmots (Il Parlamento delle Marmotte) – intende sovrapporre ad antiche leggende nuove storie contemporanee, abbracciando un territorio geografico diffuso.
Ed è proprio a partire da una riflessione sull’ecosistema in cui la Biennale si innesta, si radica e si diffonde che sono nate le tre direttrici attorno a cui prende vita questa nona edizione, ovvero il selvaggio come dimensione creativa, il multispecismo come traiettoria del divenire e la montagna come terreno di incontro e dimensione narrativa.
È, infatti, con l’obiettivo di creare un cortocircuito tra la natura “selvaggia”, soverchiante e mozzafiato della Val Gardena e il contesto storico attuale che si è declinata la prima linea d’indagine; un domandare – domandandosi – se tale carattere “libero e selvaggio” della natura sopravviva ancora oggi e, in caso affermativo, come possa essere esperito.

Eva Papamargariti, A whisper, a murmur, a roar. Still Image from video, 2024 © Eva Papamargariti

Il secondo nucleo di ricerca, invece, si concentra su una riflessione che trae origine dalla leggenda del Regno dei Fanes, un antico mito ladino che narra le vicende degli antichi abitanti delle Dolomiti e della loro alleanza con le marmotte – simboli di una quella natura incontaminata e profondamente “viva”.
Così, adottando una prospettiva multispecista, la leggenda dolomitica è stata trasposta nella contemporaneità cercando di raccontare storie che non portassero al centro della narrazione l’uomo, bensì altre specie animali non umani.
Infine, il terzo nucleo di riflessione indaga la prospettiva mediterranea dei sopracitati miti ladini che era stata fondamentalmente persa di vista da Felix Wolff nel tentativo di ricostruire le antiche leggende dolomitiche – aspetto che ha portato al coinvolgimento di artisti e artiste provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente.

Daniele Genadry, Blue Valley, acrylic and oil paint on canvas, 91×121 cm

Ed ecco allora che le Dolomiti, monumentali costoni di roccia riemersi dal mare 250 milioni di anni fa e da sempre usate per definire confini, per separare popoli, culture e nazioni, nella progettualità della Biennale Gherdëina si fanno invece luogo di incontro, confronto e apertura ad altri mondi.
Un aspetto che si ricollega intrinsecamente al territorio della Val Gardena, luogo in cui si parlano contemporaneamente e correntemente tre lingue – l’italiano, il tedesco e il ladino – e in virtù delle quali ci si è posti l’obiettivo, per questa Biennale, di non parlarne nessuna, ma – al contempo – di parlarle tutte.
Infatti è in virtù di un “silenzioso esperire” che il gruppo di 35 artisti e artiste coinvolti nella nona edizione presenta – attraverso diversi format, nuove produzioni, performance, mostre personali e collettive, collaborazioni con istituzioni regionali e laboratori aperti al pubblico – l’esito di un’esperienza aperta, intima e profonda con la natura della Valle.

Lin May Saeed, Seven Sleepers, 2020. Styrofoam, acrylic paint, steel, jute, fabric, paper, plants, glass, water, cotton cord, wood, cardboard, 215 x 450 x 100 cm. Photo The Clark Art Institute. Courtesy Lin May Saeed Estate; Jacky Strenz, Frankfurt/Main; Chris Sharp Gallery, Los Angeles. © Lin May Saeed Estate

Un “sentire” la natura e dei suoi aspetti intrinseci che è presente, seppure con differenti linee di ricerca, anche nella retrospettiva dedicata a Lin May Saeed (1973-2023), artista tedesca di origini irachene che, nella sua pratica, ha indagato i motivi all’origine del conflitto tra gli animali e l’essere umano, per immaginare un futuro libero dai principi dello sfruttamento e della sopraffazione.
Una Biennale, dunque, che si accinge a trascendere il punto di vista antropocentrico per contemplare l’ecosistema, l’ambiente e la natura. Una natura che si delinea come un prezioso scrigno di processi rigenerativi da salvaguardare. Come un profondo bacino di contaminazioni e intrecci che quei processi li hanno resi possibili.
Che li hanno resi Vitali.

 

Biennale Gherdëina 9 – The Parliament of Marmots
a cura di Lorenzo Giusti
curatore associato Marta Papini

Artist*:
Talar Aghbashian, Atelier dellʼErrore, Alex Ayed, Nassim Azarzar, Ismaïl Bahri, Yesmine Ben Khelil, Ruth Beraha, Chiara Bersani, Alessandro Biggio, Julius von Bismarck, Nadim Choufi, Elmas Deniz, Esraa Elfeki, Andro Eradze, Marianne Fahmy, Valentina Furian, Daniele Genadry, Eva Giolo, Shuruq Harb, Arnold Holzknecht, Michael Höpfner, Ingela Ihrman, Nadia Kaabi-Linke, Katia Kameli, Laurent Le Deunff, Linda Jasmin Mayer, Femmy Otten, Sara Ouhaddou, Eva Papamargariti, Diana Policarpo, Janis Rafa, Lin May Saeed, Helle Siljeholm, Tobias Tavella, Markus Vallazza + Martino Gamper, Karin Welponer

31 maggio – 1 settembre 2024

Luoghi vari
Urtijëi/Ortisei e Gherdëina/ Val Gardena

Info: Biennale Gherdëina
Zënza Sëida VFG
Pontives 8 IT-39046 Ortisei, BZ
info@biennalegherdeina.it
www.biennalegherdeina.it

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