PRATO | Centro Pecci | 31 maggio – 8 settembre 2025
di FRANCESCO LIGGIERI
Che cosa succede quando un museo dice: “Ok, adesso basta tenersi dentro le cose”? Succede che da qualche parte a Prato – che non è Los Angeles e non è nemmeno Rotterdam, ma ha una sua geometria dolcemente anarchica e una sua calma da città-laboratorio – il Centro Pecci decide che è ora di tirare fuori le opere “più grosse” della sua collezione. Letteralmente. Grosse. Giganti. Smisurate. E le mette in mostra. Le mette in mostra tutta l’estate, dal 31 maggio all’8 settembre 2025, in una mostra che si chiama, appunto, SMISURATA. Queste opere non stanno mai dove le metti. Troppo lunghe, troppo larghe, troppo alte. Ma soprattutto: troppo piene. Di senso. Di storia. Di ingombro poetico. Le ha scelte il Centro Pecci insieme all’architetto e narratore spaziale Ibrahim Kombarji – sì, proprio lui, quello che ha lavorato con Zaha Hadid e con Sotheby’s e con la Biennale di Venezia, e che qui fa un lavoro che è più coreografia che un’architettura. Si muove tra le sale come un rabdomante. E scova i punti in cui le opere devono accadere.
Il risultato? Un’installazione che è come un gigante che si sveglia nel cuore del museo e comincia a raccontare. Parla in molte lingue, perché Prato è una città dove si parlano oltre cento idiomi e nessuno viene prima degli altri. Parla di luce e ombra, di deserti e spirali, di ferro e grappa. Sì, grappa.
Tra le prime opere che ti urlano addosso c’è quella di Jannis Kounellis: 72 litri di grappa, versati in bicchieri di vetro posati a terra e lasciati evaporare. Ti entra nel naso come un ricordo di tuo zio che fumava e ti diceva che l’arte doveva essere un po’ ubriaca per funzionare. Accanto, una torre di piombo che sembra la sintesi perfetta tra l’urlo di Munch e un comignolo caduto sulla luna. C’è poi Mario Merz con due opere che sembrano la casa di un eremita quantistico. La prima: un accampamento di cemento, legna e camini che fa sembrare il tuo salotto un catalogo IKEA.
La seconda: una spirale fatta di fascine, neon e giornali che buca i muri del museo come un’idea fuggita da un cervello troppo caldo. Julian Opie prende l’ufficio postale e lo trasforma in una scultura giocattolo. “Postal staff returns to work”: sì, ma con che stile. Come se i pony express avessero fatto un corso Bauhaus e poi deciso di smettere di consegnare pacchi per costruire monumenti. Karen Kilimnik invece ti dice che “questa è la storia di un omicidio” e ti lascia lì, davanti a una scena che sembra creata da Hitchcock dopo una sbornia, con ombrelli, plastica, e stivali da pioggia, ma senza il cadavere. O forse sei tu. Enzo Cucchi ti piazza davanti a una montagna nera che pare emersa da un sogno geologico. Una macchia bianca al centro ti guarda come se avesse un’opinione su di te, e non è una buona opinione.
E poi ci sono le opere nuove, come quella di Caterina De Nicola: una scritta gigante fatta di materiali di scarto che dice REFLUX, e sembra uscita da una fabbrica abbandonata e da un libro di filosofia contemporanea al tempo stesso. Una farfalla del capitalismo? Sì, ma una farfalla con l’alito alcolico e le ali in PVC. Lorenza Longhi ci regala collage specchianti che sembrano selfie cosmici di una rivista di moda. Paolo Parisi ci fa capire che il verde è un giardino e il grigio è il nulla. Remo Salvadori mette un anello d’acciaio sul pavimento che è insieme eterno e presente, come un pensiero che non smette mai di morderti la caviglia.
E poi, Mimmo Paladino, Marco Bagnoli, Jacopo Miliani, Lorenzo Bonechi, Luca Bertolo, Willi Kopf – una sfilata smisurata, senza misure, che ti cammina addosso come una parata carnascialesca di visioni e materiali.
SMISURATA non è solo una mostra. È un atto politico. È un’offerta. È una mano gigante che ti invita a entrare e a guardare con tutto il corpo, non solo con gli occhi. È il Centro Pecci che dice: “Non abbiamo più paura della nostra collezione. Anzi, la abbracciamo. Anche se è enorme e ci schiaccia un po’.” È arte che ti guarda dall’alto, ma non per giudicare. Per danzare con te. E anche se non capisci tutto – perché nessuno capisce tutto – capisci che non sei solo. E che, per qualche ragione bellissima, sei stato invitato.
Smisurata. Opere XXL dalla Collezione del Centro Pecci
Un progetto espositivo del Centro Pecci con Ibrahim Kombarji
31 maggio – 8 settembre 2025
Centro Pecci
Viale della Repubblica, Prato
Info: +39 0574 5317
info@centropecci.it
https://centropecci.it/