BOLOGNA | 6 – 16 febbraio 2025
La tredicesima edizione di ART CITY Bologna, in programma da giovedì 6 a domenica 16 febbraio 2025, torna con un cartellone di eventi ampio e coinvolgente.
Promossa dal Comune di Bologna e da BolognaFiere, l’iniziativa è diretta per l’ottavo anno consecutivo da Lorenzo Balbi, direttore di MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna. Come di consueto, ART CITY Bologna si svolge in affiancamento ad Arte Fiera, segnando di fatto l’avvio congiunto con la quarantottesima edizione in programma dal 7 al 9 febbraio 2025 con il titolo Scena Italia.
Nei giorni di ART CITY Bologna è l’intera città a trasformarsi in un palcoscenico diffuso della cultura contemporanea. Sono oltre 270 gli appuntamenti in calendario, in città e nell’area metropolitana, che – tra mostre, performance, talk, installazioni ed eventi, promossi da soggetti pubblici e privati – mettono in risalto la vivacità e la ricchezza della scena artistica e culturale bolognese.
Il programma completo, con le mostre e gli eventi selezionati, è disponibile sul sito www.artcity.bologna.it.

Talisman of All Beings, 2022, Neon, permanent public commission by Onassis/Stegi curated by Afroditi Panagiotakou and George Bekirakis, Courtesy of the artist, photo credit Stelios Tzetzias
• SPECIAL PROGRAM LE PORTE DELLA CITTÀ
Lo Special Program del 2025 rende omaggio a Le Porte della Città, celebrando le dieci Porte storiche di Bologna con altrettante iniziative. A queste si aggiunge un undicesimo progetto che, attraverso una performance in movimento, fa da collante all’intero progetto. Un percorso circolare di opere, firmate da artisti e artiste italiani e internazionali, intreccia così un dialogo con la storia, le trasformazioni sociali e i cambiamenti culturali e morfologici che hanno plasmato la città felsinea. Lungo gli otto chilometri dei viali cittadini, il pubblico può scoprire, passo dopo passo, i linguaggi dell’arte contemporanea insieme alla storia del capoluogo emiliano-romagnolo. Main Sponsor di questa edizione di ART CITY Bologna è Banca di Bologna, che dal 2007 al 2009 ha promosso una campagna di restauro delle Porte cittadine.
Presenti sin dal 1300, le Porte sono simboli evidenti dell’evoluzione della città. Dodici in origine, si sono trasformate andando di pari passo ai cambiamenti di Bologna, divenendo, nel corso dei secoli, testimoni silenziosi di importanti accadimenti cittadini, quali ingressi trionfali di eserciti, battaglie perse, cortei danzanti e lotte di resistenza antifascista e di conquista dei diritti civili. Nate a difesa della città, le Porte di Bologna sono diventate simboli architettonici che, come bussole, aiutano a orientarsi nello spazio urbano. Espressioni come “Dentro Porta” e “Fuori Porta” sono parte del linguaggio quotidiano, usate sia dalla comunità bolognese sia da visitatrici e visitatori occasionali per darsi appuntamento, fornire indicazioni o identificare luoghi. Fin dai tempi più antichi, le Porte rappresentano passaggi rituali, spazi fisici che segnano il confine tra esterno e interno, tra passato, presente e futuro. Ancora oggi evocano un’idea di transizione e di movimento, rappresentando un’apertura verso nuove prospettive e scenari inediti.
Lo Special Program di ART CITY Bologna 2025 si apre con Porta Mascarella dove Angelo Plessas colloca, nella facciata del varco, l’opera Extropic Optimisms: Portal IV, un vero e proprio portale composto da insegne luminose, raffiguranti diversi simboli scelti dall’artista greco in quanto portatori di conciliazione e rigenerazione, che investirà di fortuna ed energia chiunque incrocerà casualmente il attraversamento bolognese. In Porta San Donato l’installazione sonora Deep Water Pulse di Susan Philipsz evoca il mondo sommerso e l’abisso marino; così come, in modo metaforico, il ritmo del battito cardiaco. Philipsz è presente, inoltre, presso la Collezione di Mineralogia del Museo Luigi Bombicci di Bologna con la sua serie fotografica Elettra, omaggio alle ricerche in campo scientifico di Guglielmo Marconi. Il percorso prosegue in Porta San Vitale con l’artista Judith Hopf e la scultura Phone User 4 attraverso cui, con il linguaggio ironico mutuato dalla slapstick comedy, l’artista si concentra sui nostri gesti quotidiani e sui movimenti inconsci. Franco Mazzucchelli propone a Porta Maggiore il suo nuovo Intervento Ambientale, una grande scultura gonfiabile in pvc che l’artista pone in dialogo con la Porta abbattendo la monumentalità. Negli ambienti di Porta Santo Stefano l’installazione video Elegy di Gabrielle Goliath rimarca la persistenza di una cultura della violenza nella società contemporanea, attraverso la commemorazione intima e corale di persone LGBTQIA+ perseguitate e uccise in Sudafrica. A Porta Castiglione l’installazione site specific Tremendous gap between you and me di Fatma Bucak riflette sulla possibilità di rinascita da un cumulo di rovine mentre Francesco Cavaliere anima Porta Saragozza con la scultura OTTO, doppia curva lingua!, la quale agisce come una giocosa cassa di risonanza attraverso cui diffondere il proprio pensiero e amplificare la propria energia. Sulla facciata di Porta San Felice, Dread Scott posiziona A Man Was Lynched by Police Yesterday, una bandiera nera di denuncia dei soprusi da sempre subiti dalla comunità afrodiscendente americana e ancora oggi profondamente radicati. Presentato a Porta Lame, il video Aaaaaaa di Valentina Furian esplora le profondità della terra addentrandosi nel buio per avvicinarsi all’essenza animale che appartiene a ogni essere umano. A Porta Galliera, l’artista Andrea Romano presenta il progetto Anteo ispirato alla storia di Anteo Zamboni, giovane ragazzo bolognese ucciso da un gruppo di squadristi fascisti per aver tentato di uccidere Mussolini. Infine, a chiudere lo Special Program è BARK, la performance di Derek MF Di Fabio sviluppata in collaborazione con Almanac tra il 2020 e 2021 e rielaborata per ART CITY Bologna 2025, che riunisce un coro di persone queer in una biciclettata che si muoverà seguendo le Porte della città e congiungendo idealmente tutti i progetti.
Per consentire al pubblico di fruire l’intero circuito dei dieci interventi artistici è disponibile il TOUR Le Porte della Città. Special Program ART CITY Bologna 2025, un servizio condotto dai mediatori culturali di ART CITY Bologna e organizzato in collaborazione con Fondazione Bologna Welcome e City Red Bus. Il percorso a bordo di un bus – previsto nelle giornate di sabato 8, domenica 9, sabato 15 e domenica 16 febbraio alle h 15.00 – ha una durata di 2 ore e mezza circa. Per informazioni e prenotazioni: Fondazione Bologna Welcome, Piazza Maggiore 1, Bologna.
Le prenotazioni sono disponibili al link: www.bolognawelcome.com/it/esperienze/334999/ART-CITY-Bologna-2025-Special-Program-Tour–%22Le-Porte-della-Citta%22
«Le Porte della Città non è solo una riflessione sui monumenti che costellano il nostro paesaggio urbano e sulle storie che custodiscono. È un’occasione per rileggere il passato per guardare al presente e alle sue sfide. Il simbolo della porta – uno dei pochi nella storia che si impone non solo come immagine, ma come esperienza, come rito – ci ha permesso di addentrarci nelle pieghe del nostro tempo, indagando la natura di un processo, fosse esso storico, sociale, culturale o conoscitivo. Memorie di conflitti e gesti rivoluzionari, discese nelle profondità della terra alla ricerca di un’identità più autentica, dispositivi capaci di trasmettere energie di cambiamento, strumenti musicali psico-magici: queste sono solo alcune delle proposte che animano questa edizione. I monumenti tornano a pulsare, a parlarci, a urlare la loro voce» aggiunge la curatrice dello Special Program Caterina Molteni.
• PROGRAMMA ISTITUZIONALE
Dal 6 al 9 febbraio 2025 l’Accademia di Belle Arti di Bologna propone una nuova edizione di ABABO Art Week, il calendario di eventi espositivi e conferenze con il coinvolgimento di docenti e studenti, valorizzando il ruolo primario dell’istituzione come incubatrice di sperimentazioni creative ed esperienze formative.
Dopo il grande successo di pubblico delle prime tre edizioni, torna il fortunato ciclo di incontri ARTalk CITY per approfondire le poetiche di alcuni dei protagonisti di ART CITY Bologna 2025. Coordinato da Marinella Paderni, il programma si svolge dal 5 all’8 febbraio nell’Aula Magna. Giovedì 6 febbraio 2025 dalle ore 10.30 alle 12.00 Fatma Bucak dialoga con Gabriele Lo Giudice, modera Marinella Paderni. Sempre giovedì 6 febbraio, dalle ore 15.00 alle 16.30, Valentina Furian dialoga con Caterina Molteni, modera Lucrezia Ercoli. Venerdì 7 febbraio dalle ore 10.30 alle 12.00 Susan Philipsz in conversazione con Lorenzo Balbi, modera Fabiola Naldi. E ancora Urs Lüthi, Jorge Macchi e il duo dmstfctn.
Ritorna l’atteso appuntamento di ABABO OPEN SHOW, esposizione diffusa realizzata con il coordinamento di Enrico Fornaroli e Fabiola Naldi, che occupa gli spazi didattici e laboratoriali con opere di studentesse e studenti dei Dipartimenti di Arti Visive e di Progettazione e Arti Applicate. Tra i tanti progetti, trova spazio anche la mostra dei finalisti della sesta edizione del Young Art Award 2025, promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia.
Sabato 8 febbraio 2025, alle ore 10.30, sarà affissa la targa commemorativa sulla porta dell’aula di Alberto Garutti, titolare della cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna dal 1990 al 1994. L’evento proseguirà alle ore 11.00 in Aula Magna con un incontro sul lavoro artistico, la didattica e i ricordi legati alla figura dell’artista, che vedrà gli interventi di Silvia Evangelisti, Lorenzo Balbi, Simone Menegoi, Studio Alberto Garutti e la partecipazione di ex studentesse e studenti. A conclusione, saranno donate allo Studio Alberto Garutti le 253 cartoline postali realizzate dagli ex studenti di Garutti nell’ambito del progetto Caro Alberto, a cura di Giacinto Di Pietrantonio.
A Palazzo Vizzani, Alchemilla presenta In Our Real Life di Jason Hendrik Hansma. L’artista olandese raccoglie video di mareggiate da tutto il mondo: Saint Malo in Francia, Koh Lanta in Thailandia, Montevideo in Uruguay e altri 50 luoghi si uniscono in un montaggio che restituisce i singoli eventi catastrofici come manifestazioni di un’unica onda anomala. La colonna sonora di Kelman Duran amplifica l’ipnosi dell’osservatore di fronte al mare che riassorbe l’architettura. In Our Real Life è il primo appuntamento con Climatica, un programma curato da Gabriele Tosi per esporre pratiche artistiche che ricercano connessioni emotive e fisiche tra il privato degli spazi interni e la dimensione collettiva dell’ambiente esterno.
I quaderni di Hannah Arendt sono un’installazione di Sabrina Mezzaqui che riproduce manualmente le pagine di Nel deserto del pensiero – Quaderni e diari 1950-1973 di Hannah Arendt (Beat Edizioni). L’opera si ispira ai 29 quaderni manoscritti dell’autrice, dove annotava riflessioni in diverse lingue: tedesco, inglese, francese, greco e latino. La mostra personale, curata da Manuela Valentini e ospitata dall’Archivio di Storia delle Donne di Bologna, vuole essere una meditazione sul processo di scrittura, lettura e pensiero, un invito a ripensare e riflettere, alla ricerca della verità attraverso il gesto del copiare e del leggere.
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna accoglie Cronotopo 0. Lay out N.1, mostra di sculture di Julia von Stietencron. La rassegna, curata da Eleonora Frattarolo e con la direzione scientifica di Carlo Ventura, fa parte del progetto Viaticum, presentato il 13 gennaio scorso all’interno del convegno Le Vibrazioni interiori, e si snoda in una delle sette torri progettate da Kenzo Tange con 17 opere eseguite dall’artista tedesca tra il 2016 e il 2024. Tutte le opere esposte rivelano riflessioni dell’artista sul tema del “tempo” che hanno portato l’artista a realizzare l’installazione Cronotopo 0.
L’esposizione inizia con la scultura Mater Matuta, un’opera di grandi dimensioni “sospesa nella luce degli spazi in dialogo con il respiro del cielo” spiega la curatrice. Mater Matuta è realizzata con fili di canapa e tessitura tinta con ruggine ed è nata dopo un viaggio nel deserto tunisino di cui serba la memoria nella materia che si aggrega, raggruma, scivola e separa in andamenti che sono anche evocazione di un territorio enigmatico, divenuto visione fantastica, nonché metafora di una geografia mentale nutrita di coscienza e inconscio.
Nella Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio – Cappella di Santa Maria dei Bulgari, Oscar Piattella. I muri indaga un elemento centrale nella ricerca dell’artista di Pesaro, un simbolo che esplora a partire dal 1958 in dialogo con altri artisti, tra cui Nanni Valentini e Giuliano Vangi. Nei suoi lavori, il muro assume due valenze principali: da un lato rappresenta le barriere costruite dall’uomo, evocando la presenza attraverso la loro assenza, dall’altro diventa una soglia simbolica, un diaframma luminoso e vibrante che invita a superare i limiti fisici e mentali per accedere a un universo interiore. A cura di Aldo Iori e Alberto Mazzacchera, la mostra espone otto opere di grande formato del ciclo di lavori I Muri (1958 – 1986), mentre la volta è animata da immagini dell’urban light invader Paolo Buroni, che amplificano i dettagli dell’opera di Piattella in un suggestivo gioco di luce e riflessi.
Sabato 8 febbraio 2025 alle ore 17.00 nella Biblioteca del Conservatorio di Musica di Bologna “Giovan Battista Martini” si svolge l’incontro Arthur Garfield Dove e Stuart Davis, a cura di Luciano Scarpaci e del Comitato scientifico della Biblioteca. Arthur Dove, tra il 1924 e il 1938, creò opere ispirate a brani del repertorio jazz e compositori delle big band come George Gershwin e Irving Berlin. Interessato alla sinestesia, Dove esplorava il rapporto tra colore, suono e percezione. L’ispirazione nacque dopo il concerto Experiments in Modern Music diretto da Paul Whiteman nel 1924 a New York. L’ascolto dei brani e la lettura delle opere offriranno una visione approfondita di questo autore poco noto in Italia, accompagnata da interventi musicali dal vivo degli studenti del Conservatorio nelle classi di musica jazz.
Alla Biblioteca delle Arti – Sezione Arti Visive “I.B. Supino” è visibile il focus Ri-Partire da Dada. I libri, le ricerche, le idee di Francesca Alinovi. In occasione del 40° anniversario dell’acquisizione del fondo librario di Francesca Alinovi, la mostra a cura di Pasquale Fameli e Federica Muzzarelli, con la collaborazione di Katia Amaroli, celebra l’eredità intellettuale della studiosa attraverso un’esposizione dedicata ai suoi libri, alle ricerche e alle idee. Al centro dell’evento c’è la monografia Dada. Anti-arte e post-arte (1980), che riflette l’approccio critico di Alinovi e la sua capacità di connettere l’avanguardia storica con i dibattiti artistici più recenti. I documenti esposti tracciano un percorso che valorizza l’originalità della sua visione critica. Attraverso oltre 300 volumi e opuscoli del fondo, la mostra offre un viaggio nelle evoluzioni teoriche di Alinovi, sottolineandone il contributo al dialogo tra tradizione e contemporaneità.
Nuova Mixage Up è una grande installazione temporanea di Flavio Favelli allestita nella sala di lettura della Biblioteca Zeri, un vasto e suggestivo ambiente ricavato nell’ex dormitorio delle novizie del convento di Santa Cristina. L’opera si compone di 216 bottiglie di liquori di varie forme e dimensioni, raccolte nel tempo dall’artista. Provenienti da storiche aziende italiane di superalcolici, queste bottiglie rappresentano icone della cultura popolare postbellica. A cura di Roberto Pinto, l’opera si inserisce nel filone creativo di Flavio Favelli, che utilizza oggetti ricchi di memoria e li riassembla, conferendo loro un nuovo significato. Gli scaffali, al centro della sala, agiscono come un diaframma visivo, una sequenza di forme e colori che si fondono alle migliaia di libri sulle pareti creando una visione d’insieme.
Per Guido Piacentini la fotografia è un equilibrio tra percezione e immaginazione, pensiero e contemplazione. Le sue immagini, silenziose apparizioni, nascono da un profondo dialogo con il paesaggio. Il progetto Immaginario presenta una fotografia dell’artista esposta su un leggio all’interno della Cappella di Santa Maria dei Carcerati nel Palazzo Re Enzo, visibile dall’esterno attraverso il portone sotto il Voltone del Podestà. L’opera dialoga con il wall drawing realizzato dall’artista inglese David Tremlett sulle pareti e sul soffitto della cappella.
Nel progetto espositivo Il quale cerca solamente la sua bellezza, nel modo qui descritto Alessandra Spranzi dialoga con le atmosfere di Casa Morandi, casa e atelier di Giorgio Morandi, esplorando affinità con il maestro bolognese. La mostra, a cura di Lorenzo Balbi, presenta nove fotografie inedite tratte dalla serie Sul tavolo #80 (2014-2024). Ogni immagine, pur rappresentando lo stesso soggetto, varia leggermente per colore e luce, invitando a uno sguardo lento e riflessivo. La ripetizione non è solo formale, ma una ricerca verso una dimensione metafisica, dove la bellezza si rivela nella contemplazione silenziosa e nel fluire del tempo.
Gli spazi di Casa Saraceni ospitano “Io che ero una rondine”. L’Informale di Maria Petroni (1921-1977) a cura di Angelo Mazza. La donazione da parte di Giovanni Barducci di venti dipinti di Maria Petroni alla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna è l’occasione per restituire alla pittrice il posto di rilievo che occupò dell’eterogeneo gruppo di artisti raccolti da Francesco Arcangeli, nei primi anni Cinquanta, sotto la denominazione di “ultimi naturalisti”. Dopo aver frequentato a Bologna l’Accademia Ragazzi, sotto la guida di Pompilio Mandelli, Maria Petroni, spirito libero (“Io che ero una rondine” disse di sé accennando alla propria formazione), si iscrisse all’Accademia di Belle Arti. Il passaggio dall’iniziale fase figurativa all’Informale fu precoce. Sono gli anni dell’avvicinamento a Vasco Bendini, dei superbi quadri informali in rosso e delle sgocciolature di colore, ma anche dell’intrico delle linee verticali e orizzontali in uno sperimentalismo che, negando le forme, non astrae dalla materia e dagli effetti sensuosi del virtuosismo pittorico.
La Casa Museo Renzo Savini apre le sue porte con la mostra Guerrino Tramonti: Manager, Maestro e Pioniere dedicata a una figura di spicco dell’arte italiana del Novecento. Nel suggestivo spazio di in via Letizia 11 a Bologna, “abitato dalle muse”, i visitatori saranno guidati da Benedetta Savini, figlia del collezionista Renzo Savini, in un percorso attraverso l’evoluzione artistica di Tramonti, dalle sue creazioni pittoriche e scultoree fino alle incursioni nel mondo del design.
Negli spazi al Centro Arti e Scienze Golinelli prende vita Dall’origine al destino, curata da Andrea Zanotti, Antonio Danieli, Luca Ciancabilla e Simone Gheduzzi. La mostra collettiva esplora il progresso della cultura umana, tanto nella sua dimensione universale quanto nella prospettiva soggettiva individuale. L’esposizione affronta il significato di capacità di orientamento e velocità in relazione allo sviluppo della tecnica, in un viaggio affascinante e coinvolgente tra arte, scienza e tecnologia. In parallelo, la mostra Echoes of Africa all’Opificio Golinelli offre uno sguardo intimo sull’arte contemporanea africana, con una selezione di opere provenienti dalla collezione privata di Marino Golinelli.
La Cineteca di Bologna prosegue la sua indagine sulle feconde intersezioni tra cinema e arte, promuovendo al Cinema Modernissimo la rassegna ART CITY Cinema. Molti i ritratti d’artista, dal leggendario Mark Rothko con i suoi astratti impasti di colore, a due maestri della fotografia del Novecento come Ernest Cole e Martin Parr. Dalle arti figurative alla musica, con l’appassionante storia dei bolognesi Gaznevada, e alla poesia, con i due intimi atti d’amore che Céline Sciamma e Lorenzo Spinelli hanno dedicato a Patrizia Cavalli. E ancora, le grandi esposizioni internazionali ‘usate’ come terreno di affermazione politico-culturale (Taking Venice) o di beffarda provocazione (Il complotto di Tirana), e due film d’artista che ‘riusano’ frammenti della storia del cinema (l’autoriflessivo How about Art? e il distopico The Truth on Sendai City). Last but not least, omaggi a due critici e appassionati d’arte come Mario Verdone ed Eugenio Riccòmini, insuperabile cantore delle bellezze artistiche della città.
Alle Collezioni Comunali d’Arte di Palazzo d’Accursio la mostra Contemporary Museum Watching. Alex Trusty Photographer, a cura di Luciano Bolzoni, raccoglie oltre 50 scatti – tratti da una selezione di circa 25.000 fotografie realizzate nell’arco di quasi dieci anni (2015-2024) in oltre 80 musei in tutto il mondo – che ritraggono gli spettatori in contemplazione davanti alle opere d’arte. Alex Trusty ha un occhio colto e curioso: non sorprende trovarlo a visitare musei e mostre, dove ad attrarlo è tutto ciò che succede di fronte, o intorno, a un’opera d’arte, e in particolare quello che, ai suoi occhi, è parte complementare dell’opera, ossia lo spettatore in contemplazione.
La Stagione di Danza 2025 del Teatro Comunale di Bologna si apre con un trittico contemporaneo – Trittico – Solo Echo | Glory Hall | Reconciliatio, proposto da Aterballetto, eccellenza italiana e ponte tra creatività nazionale e grandi firme internazionali. In scena al Comunale Nouveau, la compagnia reggiana presenta un programma inedito con due co-produzioni del Teatro Comunale di Bologna. Solo Echo di Crystal Pite, in prima italiana, intreccia le sonate per violoncello e pianoforte di Brahms con le poesie di Mark Strand. Glory Hall, di Diego Tortelli, debutta in prima assoluta sulle sonorità post-rock dei Godspeed You! Black Emperor. Completa Reconciliatio di Angelin Preljocaj, un duetto ispirato all’Apocalisse e alla sonata Al chiaro di luna di Beethoven, che evoca una mistica riconciliazione tra figure eteree.
LaTurbo Avedon, Auriea Harvey, Kamilia Kard, Mara Oscar Cassiani presentano negli spazi di CUBO in Porta Europa e CUBO in Torre Unipol das.08 UNA, DOPPIA, COLLETTIVA \ UNI, DOUBLE, COLLECTIVE. L’identità al tempo del Metaverso. A cura di Federica Patti e Claudio Musso, das.08 sviluppa un progetto sui linguaggi sperimentali attraverso un dialogo tra diverse generazioni di new media artists che esplora l’identità come un equilibrio tra unità (una), complessità (doppia) e relazione (collettiva), offrendo uno spazio per riflettere sull’interazione tra sé e gli altri nell’universo digitale. Gli ambienti digitali, veri spazi di sperimentazione, permettono di costruire identità poliedriche e libere da rappresentazioni fisse, trasformando l’interazione in un processo fluido e creativo. Il progetto include workshop, performance e talk.
I Musei Nazionali di Bologna – Direzione Regionale Musei Nazionali Emilia-Romagna presentano due progetti che coinvolgono un artista internazionalmente riconosciuto, Per Barclay, e un artista italiano il cui lavoro esplora il mondo della sonorità, Alessandro Sciaraffa.
Nella ex Chiesa di San Barbaziano, riaperta per la prima volta al pubblico dopo un accurato intervento di restauro, l’artista norvegese Per Barclay reinterpreta con lo spettacolare intervento installativo La Strage degli Innocenti l’omonimo celebre dipinto di Guido Reni, al fine di attivare una esperienza di fruizione complessa di natura sociale, cognitiva ed emozionale e spunti di riflessione sull’età del disorientamento contemporaneo, sulla vulnerabilità, le contraddizioni e i conflitti dei nostri tempi. Il progetto è curato da Denise Tamborrino e Patrizia Cirino. Sabato 8 e domenica 9 febbraio, lo spazio ospita inoltre la performance site specific Soglia, a cura di Ekodanza. Un lavoro performativo in cui il corpo è immaginato come un limen (soglia) che al contempo distingue e vincola, che congiunge le molteplici determinazioni in un processo dinamico.
La personale di Alessandro Sciaraffa Harmonic Room, sempre a cura di Patrizia Cirino e Denise Tamborrino, realizzata in collaborazione con MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, trasforma la storica ex Chiesa di San Mattia in uno spazio immersivo dove suono, luce e vibrazioni si intrecciano per amplificare la percezione del pubblico all’insegna di un dialogo tra tradizione e innovazione, coinvolgendo attivamente i visitatori in un viaggio sensoriale unico. Sciaraffa esplora la relazione tra individuo e cosmo, offrendo un’esperienza che supera i confini della rappresentazione tradizionale per toccare le corde più profonde della sensibilità umana.
Ceiling Cat di Eva & Franco Mattes, al Garage BENTIVOGLIO, nasce dall’idea di esporre un pezzo unico in uno spazio contenitore che gioca con il fascino della vetrina, teatralizzando l’opera come merce seducente da guardare. Senza testi critici, solo autore e titolo, l’intento è rendere tutto immediatamente visibile e percepibile, in un luogo di passaggio. A cura di Davide Trabucco, il progetto mira a far incontrare la collezione privata con un pubblico più ampio, rendendo accessibili alcune opere e interagendo direttamente con il tessuto cittadino.
Gli spazi della Fondazione Carlo Gajani accolgono Blinding Plan: the minimalism of art, un progetto frutto della collaborazione tra le artiste Isabella Tortola e Debora Vrizzi. L’intervento, curato da Sara Papini, trasforma l’ambiente in un’esperienza artistica immersiva. Alcuni arredi sono lasciati visibili, mentre le opere d’arte di Carlo Gajani vengono celate con semplici teli, invitando il pubblico a confrontarsi con un ribaltamento percettivo. L’operazione intende reinterpretare l’eredità di Gajani attraverso un gesto ispirato a Emilio Isgrò: cancellare per svelare nuovi significati. A esplorare il tema del vuoto e dell’assenza, sono i due video Blinding Plan di Debora Vrizzi e le fotografie architettoniche di Isabella Tortola, in dialogo nello spazio espositivo.
La Fondazione Collegio Artistico Venturoli ospita La finestra sul cortile, una duplice lettura, spaziale e concettuale, che unisce il film di Alfred Hitchcock al Collegio Venturoli, a cura di Veronica Camastra, Diana Cava, Andrea Di Natale e Blu Mila Renzini. Il cortile interno, cuore degli studi degli artisti, diventa metafora del dialogo tra interno ed esterno, personale e collettivo, riflettendo il microcosmo frammentato della vita moderna rappresentato nel film. La finestra, intesa come soglia e cornice, simboleggia il nostro modo di osservare e interpretare il mondo. I cinque artisti in mostra – Nicola Bizzarri, Federico Falanga, Chiara Innocenti Sedili, Elena Vignoli, Aurora Vinci – attraverso linguaggi differenti, aprono ciascuno una finestra sulle proprie poetiche, offrendo visioni intime e personali. Come il protagonista del film, lo spettatore osserva e interpreta, riflettendo sul rapporto tra visibile e nascosto, dentro e fuori. La finestra diventa così un luogo di tensione tra ciò che si può vedere e ciò che resta oltre il limite dello sguardo.
Aldo Mondino – Lorenzo Puglisi. La Resistenza è il progetto esposto all’Istituto Storico Parri – Bologna Metropolitana, che celebra la forza della libertà e il valore delle proprie convinzioni, rendendo omaggio alla Liberazione che segnò la fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia. Un tributo visivo e simbolico al coraggio di percorrere sentieri difficili, fedeli ai propri principi, attraverso le opere di Aldo Mondino e Lorenzo Puglisi. In occasione dell’80° anniversario della Liberazione, sono esposte due imponenti tele di oltre 6 metri di lunghezza: Festa Araba di Mondino e Il Grande Sacrificio di Puglisi. Queste opere monumentali, che incarnano il valore e l’importanza della Resistenza, rappresentano le creazioni più grandi mai realizzate dai due artisti piemontesi, rendendo la mostra un evento unico e straordinario.
Il LabOratorio degli Angeli ospita Identificazione del luogo, una mostra a carattere performativo di Luca Vitone, a cura di Leonardo Regano. L’ex Oratorio di Santa Maria degli Angeli accoglie la riattivazione di una delle più iconiche ricerche dell’artista, in un allestimento site specific che invita il pubblico a riflettere sull’identità del luogo e sul legame profondo tra il passato e il presente che lo connota. In Identificazione del luogo, grandi fogli stampati su xerocopie riproducono la cartografia dello spazio che li ha ospitati quale metafora del rapporto tra uomo e territorio e delle diverse possibilità di percezione e memoria di quest’ultimo. All’interno del laboratorio, le carte realizzate dall’artista a partire dal 1989 saranno oggetto di un intervento di restauro che si attuerà lungo tutto il periodo di mostra, coinvolgendo il visitatore in un’esperienza in progress che intreccia il processo creativo di Vitone con la stratificazione storica e le attività dello spazio che oggi le accoglie.
Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna celebra il 50° anniversario della nascita della Galleria d’Arte Moderna di Bologna con la grande mostra collettiva Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo, a cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni. Allestita nella Sala delle Ciminiere, la rassegna presenta oltre 100 opere e documenti d’archivio di più di 70 artisti, ripercorrendo circa 70 anni di arte italiana attraverso il tema dell’ironia, intesa come strumento per rivelare contraddizioni e anomalie della realtà, spaziando dall’immaginazione e dal paradosso all’intersezione con la politica, la critica sociale e il linguaggio contemporaneo. Con giochi umoristici e accostamenti provocatori, l’esposizione invita a riflettere sui meccanismi del linguaggio e sugli stereotipi che influenzano la nostra percezione del mondo. Il titolo stesso, Facile ironia, ne riflette la natura ambivalente: dietro l’apparente leggerezza, si cela una complessità che rende l’ironia uno strumento critico e giocoso insieme.
In occasione della mostra, il Dipartimento educativo MAMbo realizza Looking for questions!, un allestimento speciale dedicato alla pratica del fare domande al centro della ricerca e delle attività quotidiane. Le artiste e gli artisti coinvolti in Facile ironia e in ART CITY Bologna 2025 sono stati invitati a donare una domanda con l’intento di aprire riflessioni sull’arte, la contemporaneità e il modo di abitare il mondo. Questi interrogativi sono esposti negli spazi laboratoriali da mercoledì 5 febbraio a settembre 2025, diventando il punto di partenza per nuove progettazioni del Dipartimento interrogativo e contribuendo a fare del museo un luogo vivo di dialogo e confronto.
Nello spazio della Project Room dello stesso MAMbo viene presentata MORBID, mostra a cura di Caterina Molteni che ripercorre il lavoro della danzatrice e coreografa bolognese Valeria Magli, soffermandosi sul suo impegno nella ridefinizione del femminile attraverso un percorso cronologico e tematico che va dagli anni Settanta ai primi Duemila. Il titolo, ispirato a un’opera dell’artista, gioca sull’ambivalenza linguistica del termine “morbido” in italiano e “morboso” in tedesco, richiamando le contraddizioni attribuite alla figura femminile nel tempo. Una delicatezza sinuosa che si contrappone, con ironia, alla rigidità maschile simboleggiata da una banana.
MAST Galleries ospita l’ottava edizione del MAST Photography Grant on Industry and Work 2025, un concorso fotografico, promosso da MAST e curato da Urs Stahel, che sostiene la ricerca visiva contemporanea sui temi dell’industria e del lavoro dando voce a fotografi emergenti under 35 provenienti da tutto il mondo. L’esposizione riunisce le opere dei cinque finalisti Felicity Hammond, Gosette Lubondo, Silvia Rosi, Sheida Soleimani e Kai Wasikowski. La vincitrice dell’edizione 2025 è Sheida Soleimani con Flyways, progetto che propone simboliche vie di fuga, instaurando un nesso tra la devastazione della vita e l’aspirazione a un futuro più giusto e accogliente per tutte le specie.
Presso il Musée de l’OHM, all’interno della sala 2 del Museo Civico Medievale, con il progetto RINASCIDENTRΩ Luca Rossi terrà una conferenza in assenza di pubblico, che tratterà i temi più urgenti che investono il nostro tempo evidenziando come l’arte possa essere uno strumento per affrontarli. Si parlerà del valore del Musée de l’OHM e degli oggetti intorno ad esso; infine si realizzeranno 10 palline di carta che resteranno in mostra nella pergula, la sezione espositiva del museo. La pallina di carta, oggetto-simbolo che è anche all’origine della collezione di OHM, dimostra la capacità dell’arte di farci allenare nuovi occhi, ma anche le pericolose degenerazioni che il sistema dell’arte può provocare. Il video della conferenza stampa verrà diffuso su internet tramite i canali social di Luca Rossi e di OHM, mentre durante la ART CITY White Night di sabato 8 febbraio 2025 le 10 palline verranno prelevate e portate simbolicamente in 10 luoghi significativi della città. Via Alessandro Manzoni 4, davanti al Museo Civico Medievale, sarà il punto di ritrovo da cui, alle ore 21.45, partirà un corteo guidato da Luca Rossi in un’azione-performance itinerante che condurrà le palline all’interno degli spazi designati.
Nell’ambito dell’edizione 2025 della biennale di arte, architettura e design do ut do, la mostra Nino Migliori, i Miei Gioielli si fa interprete del tema del desiderio. La suggestiva corte vetrata accessibile dalla Sezione egizia del Museo Civico Archeologico accoglie un nucleo di teche posizionate su tavoli in marmo disegnati da Mario Cucinella, in cui viene esposta la preziosa collezione di gioielli realizzati dall’artista tra gli anni Settanta e Ottanta, insieme a 5 lightbox allestiti da In-Novo, di altrettante fotografie, che Migliori ha realizzato espressamente per l’occasione. A queste opere si aggiunge una serie limitata di riproduzioni d’autore realizzata dalla Gioielleria Giulio Veronesi (Bologna – Cortina), che reinterpretano gli originali dell’artista. L’assegnazione delle opere retroilluminate e delle copie d’autore permetterà di raccogliere fondi a favore delle attività di assistenza e formazione della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli. L’esposizione è ideata da Alessandra D’Innocenzo e curata da Lorenzo Balbi.
Al Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, Christian Fogarolli presenta Corpo eterico a cura di Pier Paolo Pancotto, un progetto che esplora le caratteristiche intellettuali ed emotive dell’individuo in relazione al contesto sociale e culturale. Le sue opere, inedite o create per l’occasione, dialogano con gli oggetti dell’arte industriale esposti al museo, espressione della vita quotidiana e si distribuiscono lungo il percorso di visita, trasformando le sale in una grande installazione multisensoriale che interagisce con la collezione permanente. Il percorso include una decina di lavori, tra cui sculture, fotografie, installazioni sonore e olfattive, unite dalla comune ispirazione del museo. Il loro allestimento si integra a quello esistente compiendone un’originale rilettura, capace di mettere in evidenza aspetti particolari, talvolta, inediti o del tutto inattesi, dei materiali che lo compongono. Le opere di Fogarolli, poste in dialogo con quelle del museo, danno così luogo a delle micro-narrazioni visive ed intellettuali ove le analogie iconografiche e iconologiche si alternano ai contrasti, la fantasia alla realtà, la poesia all’ironia.
Da più di un decennio Alessandro Roma usa la ceramica come materia elettiva di riferimento, attraverso cui indagare gli aspetti al centro del suo interesse – la scomposizione della forma, la stratificazione del colore sulla superficie, il segno che interviene creando un dialogo tra interno ed esterno – che lo hanno portato verso un incontro totale tra segno, forma e colore. Dalla necessità di relazionarsi con l’ambiente e con nuove superfici per aprirsi a nuovi sguardi, è nata l’esigenza dell’artista di presentare il proprio lavoro in ambienti installativi in cui le composizioni tridimensionali sono concepite come estensioni della pittura. E come ad un ambiente da abitare con i suoi lavori Roma ha guardato il Museo Civico Medievale per esporre nove opere di recente produzione nella mostra Vestirsi paesaggio, lasciandosi trasportare dalle suggestioni delle collezioni permanenti e dai racconti che essi restituiscono sala dopo sala e costruendo un legame tra antico e contemporaneo.
La mostra collettiva Fragmented Nations (on dropping bomb*shells), a cura di Carmen Lorenzetti e Dušan Josip Smodej, presenta la frammentazione come condizione geopolitica e realtà esistenziale, riflettendo sulla natura incerta e fragile del tempo presente attraverso sette opere video degli artisti Bojan Stojčić, Daniil Revkovskyi e Andrii Rachynskyi, Marco Brambilla, Rashid Masharawi, Sasha Kurmaz, Shabi Habib Allah e Younès Ben Slimane. Giustapponendo display contemporaneo e storico, la mostra fa entrare in risonanza i manufatti conservati nella collezione permanente del Museo civico del Risorgimento, testimonianze delle aspirazioni alla costruzione dell’Unità d’Italia da cui mossero le guerre di Indipendenza del XIX secolo, con le precarietà del (dis)ordine globale del XXI secolo. Il dialogo tra passato e presente illumina così la natura ricorsiva dei conflitti e la fragilità delle identità nazionali.
Il progetto Memorie del Lavoro e Spazi Industriali al Museo del Patrimonio Industriale documenta le connessioni tra gli spazi e le architetture della produzione industriale a Bologna e l’identità operaia della città attraverso una selezione di fotografie storiche, provenienti dagli archivi di FIOM CGIL Bologna e dello stesso Museo del Patrimonio Industriale, e una mappa che consentono di ricostruire i luoghi bolognesi della produzione industriale e di rappresentare le forme di organizzazione dell’attivismo operaio negli anni Settanta e Ottanta. Una postazione è dedicata al sito web del progetto Bologna metalmeccanic@ che ospita percorsi di public history su 10 fabbriche dell’area metropolitana bolognese. Il cuore dello spazio espositivo è costituito da materiali inediti, parte di un progetto artistico di Andrea Bacci, che illustrano i luoghi in cui sorgevano le principali fabbriche metalmeccaniche bolognesi oggi non più esistenti. Una serie di 45 fotografie in bianco e nero, realizzate tra il 2019 e il 2024, svela le tracce del passato industriale negli ex stabilimenti rifunzionalizzati (o che stanno per essere demoliti) e le modalità della loro restituzione alla cittadinanza. Infine, tre documentari inediti, realizzati con le testimonianze dirette delle maestranze che hanno collaborato alla ricostruzione del vissuto aziendale, raccontano le fabbriche dal punto di vista di coloro che vi hanno lavorato.
Una linea più buia è il progetto espositivo di Stefano W. Pasquini realizzato al Museo Ebraico di Bologna. Il lavoro intreccia storia personale e collettiva, partendo da uno scambio epistolare tra l’adolescente Pasquini e Primo Levi negli anni Ottanta, in cui si propone un confronto sull’esperienza della deportazione. La mostra, a cura di Gabriele Tosi, esplora la trasmissione della memoria e del sapere, affrontando temi come il pianto, il senso di colpa e l’assenza di risposte definitive. Attraverso testi, pittura e scultura, invita a riflettere sulle sfumature della memoria e sull’inquietudine del non sapere.
Con Rio Ari O. Luca Carboni, 40 anni tra musica e arte Bologna Città Creativa della Musica UNESCO festeggia al Museo internazionale e biblioteca della musica uno dei suoi artisti più rappresentativi e poliedrici rispetto ai linguaggi con cui ha espresso la propria poetica, celebrandone la carriera iniziata nel 1984 con l’album …Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film. Curata dal critico d’arte e curatore Luca Beatrice, prematuramente scomparso lo scorso 21 gennaio, e organizzata da Elastica, l’esposizione esplora la sinergia tra musica e arte visiva in quattro sale più una wunderkammer di ingresso. Disegni, schizzi e dipinti accompagnano il percorso creativo di Carboni, rivelando il dietro le quinte di brani, concerti e tour. In concomitanza con la mostra al Museo della Musica, il centralissimo Portico del Pavaglione, in via dell’Archiginnasio, accoglie una sorta di ghost track gli gli autoritratti di Carboni stampati su larga scala e appesi alle chiavi di ferro degli archi del portico.
Nella sale del Museo Morandi il progetto espositivo Silvia Bächli. before, a cura di Lorenzo Balbi, si configura come un’interessante convergenza tra il linguaggio astratto e poetico di Silvia Bächli, artista svizzera di fama internazionale nota per il suo lavoro con il disegno e le sue esplorazioni della linea, e le opere di Giorgio Morandi. Per l’occasione l’artista ha selezionato un nucleo di lavori dalla collezione permanente del Museo Morandi che dialogano con una serie di sue opere inedite, create appositamente per l’esposizione. Questo approccio, che intreccia passato e presente, pone in risalto i punti di contatto tra i due artisti, soprattutto nella comune ricerca dell’essenziale e nella capacità di evocare profondità emotive attraverso la semplicità delle forme e dei gesti. Il titolo before rimanda a una dimensione temporale e processuale condivisa da entrambi gli artisti. Morandi, con i suoi pigmenti grezzi e le tracce a matita sul tavolo, preparava meticolosamente i suoi “attori” – bottiglie e oggetti quotidiani – prima di fissare una composizione definitiva. Allo stesso modo, Bächli dedica un lungo periodo al “prima” del suo lavoro: sposta, osserva e ricompone i suoi elementi nello spazio, cercando il giusto equilibrio prima di finalizzare un’opera. Questa fase preliminare, apparentemente invisibile, è fondamentale per il processo creativo di entrambi.
Per il quarto anno consecutivo, Canali di Bologna partecipa ad ART CITY Bologna coinvolgendo artisti sul tema dell’acqua. Il progetto presentato nel 2025, ideato da Milena Naldi e Monica Manfrini, prevede l’allestimento di opere di Lidia Bagnoli, artista bolognese che riflette sul rapporto tra arte, archeologia industriale e società (come nella serie dei Docks di Boston). Il titolo Aquae Utiles è tratto dal Cantico delle Creature di San Francesco: “sor aqua, la quale è multo utile, et humile, et casta…”. Attraverso la pittura di Bagnoli, la profonda connessione delle acque con la vita urbana e industriale bolognese si trasforma e amplifica; la forza del paesaggio industriale si fonde con una dimensione intima e personale. L’allestimento nei suggestivi locali dell’Opificio delle Acque prevede teleri, proiezioni di immagini e video, formando un percorso concettuale e sensoriale che valorizza la location. Per l’occasione, viene presentato un raro strumento ad acqua, il Cristal Baschet, suonato dal liutaio Roberto Regazzi.
In continuità con la mostra G del 2021, nasce l’installazione site specific Grazia Toderi e Gilberto Zorio. Torri : Terra, frutto della collaborazione tra Grazia Toderi e Gilberto Zorio, promossa dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e curata da Cristina Francucci con testi di Gianfranco Maraniello. L’opera dialoga con la storia e lo spazio dell’Oratorio di San Filippo Neri, unendo scultura e proiezioni in un gioco di simmetrie e significati. Le Torri Stella di Zorio, costruite con blocchi bianchi, si incontrano nell’oscurità in una danza di aperture e spiragli che legano interno ed esterno, esplorando il rapporto tra materia e pensiero. Le proiezioni We Mark di Toderi interagiscono con le torri, trasformandone le superfici in una visione in movimento: immagini satellitari della Terra che, ruotando, si fondono in materia magmatica e rossastra, rivelando molteplici livelli di significato.
Per il terzo anno Arte Fiera rinnova la collaborazione con Fondazione Furla per il programma di azioni dal vivo curato da Bruna Roccasalva. Protagonista della nuova edizione è l’artista Adelaide Cioni che presenta la performance concepita per l’occasione Five Geometric Songs. Frutto di una riflessione sull’astrazione e il colore, sull’origine della forma e sul concetto di pattern che Cioni porta avanti da tempo, questa performance nasce da una parte come evoluzione di Song for a Square, a Circle, a Triangle del 2023 e dall’altra come risposta al contesto espositivo bolognese che la ospita: il Padiglione de l’Esprit Nouveau, riproduzione fedele del progetto originale di Le Corbusier e Pierre Jeanneret per l’Exposition International des Arts Décoratifs di Parigi, di cui nel 2025 si celebra il centenario.
La Palazzina dei sogni è un progetto di Antonello Ghezzi, realizzato per il ponteggio che avvolge la Palazzina Liberty dei Giardini Margherita. Promosso dal Settore Cultura e Creatività del Comune di Bologna, il progetto trasforma il piazzale Jacchia in un punto di partenza per un viaggio galattico, un luogo dove esprimere desideri e sentirsi uniti sotto la stessa volta celeste. Il ponteggio è ricoperto da un grande collage di immagini astronomiche che raccontano diverse visioni dell’universo, dai cieli stellati alle nebulose, fino ai cieli oscurati dall’inquinamento luminoso. L’opera nasconde un segreto: Shooting stars, una luce che si accende improvvisamente, collegata ai Radiotelescopi di Medicina, attivandosi in tempo reale quando una stella cadente attraversa il cielo. La Palazzina Liberty si trasforma così in una macchina dei desideri.
Il progetto espositivo Riassunto delle puntate precedenti offre una ricostruzione critica della collezione di Antonio Stame e Vincenzina Lanteri, raffinati intellettuali bolognesi che per anni hanno abitato il piano nobile di Palazzo Bentivoglio. Formatasi tra gli anni Quaranta e Ottanta del Novecento, la raccolta d’arte è rimasta a lungo riservata al circuito culturale frequentato dalla coppia, senza mai essere esposta pubblicamente, nonostante il valore museale di molte opere e la straordinaria qualità delle scelte collezionistiche. Oggi, dopo successive divisioni ereditarie, le opere sono disperse tra diversi proprietari. Riunire in mostra un nucleo rappresentativo della collezione diventa così un’opportunità unica per esplorarne le linee guida, le sorprendenti aperture internazionali e i legami con il vivace panorama artistico dell’epoca. Un racconto che intreccia le relazioni tra i collezionisti e gli artisti, la rete delle gallerie di ricerca italiane e il fermento sperimentale che, tra gli anni Sessanta e i primi Ottanta, fece di Bologna un centro nevralgico delle nuove avanguardie.
Il poeta Sandro Penna ha immaginato la sua casa invasa da giovani felici che, come cani belli e innocenti, l’hanno messa gioiosamente a soqquadro lasciandogli un ritratto di quell’evento, un quadro in più da aggiungere agli altri che teneva disordinatamente nelle stanze di casa… Come il poeta a casa sua, anche il Maestro Alfredo Pirri ha visto, con la mente e con i sensi, il maestoso Palazzo Boncompagni invaso da ragazzi giovani e belli. Quei ragazzi esistono, si muovono dappertutto, sono di varie epoche e ricordano i personaggi del dramma di Eduardo De Filippo, Questi fantasmi. Con la mostra Alfredo Pirri. Ritratto di Palazzo, a cura di Lorenzo Balbi e Silvia Evangelisti, l’artista vuole offrire un habitat ulteriore ai loro desideri, le opere sono qui esposte per loro, per intrattenere con loro uno scambio, un dialogo. La mostra personale di Alfredo Pirri è un ritratto vivente di questo scambio. Il ritratto di un palazzo che raffigura tutte le forze che lo abitano. La mostra è suddivisa in ambiti differenti che, quando si sfiorano, sbiadiscono l’uno nell’altro.
Ai Weiwei, icona dell’arte contemporanea e voce globale per i diritti umani, è protagonista a Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni della personale Who Am I?, prodotta da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna nell’ambito del progetto culturale Genus Bononiae e realizzata da Opera Laboratori. Il titolo, ispirato a un dialogo tra l’artista e un’intelligenza artificiale, introduce un viaggio nell’universo creativo di Ai Weiwei, dove tradizione e innovazione si incontrano per affrontare temi come libertà, verità e giustizia. Con oltre 50 opere la mostra, curata da Arturo Galansino, evidenzia il coraggio politico dell’artista e la sua capacità di trasformare ogni mezzo espressivo in una provocazione intellettuale. Il percorso si conclude con la proiezione del documentario Ai Weiwei: Never Sorry (2012), un ritratto intimo di un artista che invita a riflettere su chi siamo e su chi vogliamo essere.
Oltre la forma, dentro la memoria è il progetto di Nikola Filipovic a Palazzo Malvezzi de’ Medici, curato da Istituzione Villa Smeraldi – Museo della Civiltà Contadina. Promosso dalla Città metropolitana di Bologna, l’intervento celebra gli oggetti come custodi di memorie e storie di comunità. Questo spazio è un luogo vissuto che ispira riflessioni sul valore degli oggetti e delle persone che li hanno preservati. L’opera, si articola in due parti: la prima esplora l’evoluzione della casa come simbolo di protezione e identità collettiva; la seconda mette in luce il significato affettivo e storico degli oggetti quotidiani, frammenti di storie che resistono al tempo. Il progetto invita a riflettere sulla conservazione e sul valore del recupero, rendendo omaggio a chi sceglie di tramandare e riparare, opponendosi all’oblio imposto dal consumismo.
Palazzo Paltroni, sede espositiva della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, presenta la personale di Luisa Gardini La stessa voce ma non lo stesso canto, dedicata a poetiche e pratiche di artiste legate all’Emilia-Romagna. A cura di Cecilia Canziani e Ilaria Gianni, la mostra ripercorre l’intera produzione di Luisa Gardini evidenziando una ricerca artistica quotidiana che dai primi anni Sessanta giunge fino a oggi. Attraverso gesti, segni e immagini ricorrenti, l’esposizione esplora il rapporto dell’artista con la scrittura come disegno, la scultura come assemblaggio, il collage come associazione e il quadro come oggetto. Ogni opera è una stratificazione di materiali che si evolve nel tempo, creando un continuo dialogo tra passato e presente: una stessa voce che canta sempre in modo diverso.
Per la sua installazione Tavolo delle trattative, ospitata nella Sala della Cultura di Palazzo Pepoli, Alessandro Bergonzoni racconta: «Vorrei aver le gambe! Questa la mia richiesta di un anno fa ad Emergency, nel suo trentennale e che quest’anno lancia la campagna “R1PUD1A” anche a Bologna: me le hanno fatte avere. Volevo realizzare un’opera, una installazione artistica per “unire” appunto arti ad arte, per trasformare mutilazioni in azioni, un gesto, un simbolo di quanto continua ad accadere nel mondo (cinquanta conflitti, per i quali auspico e propongo l’esposizione nelle città di tutti i vessilli dei paesi coinvolti, bandiera arcobaleno e bianca compresa, perché non é una resa, ma rende, cioè restituisce l’idea di dignità, anche a chi non vuole più uccidere né sacrificare civili, per qualsiasi ragione, o torto subito). Virtualmente e spero non solo, questo tavolo vive in tutti i “teatri” di guerra, dove l’unico pubblico che c’è spesso è lontano migliaia di chilometri e sta a guardare più o meno impotente, o peggio è pubblico pagante cioè che, foraggia connivente e alimenta con armi e mezzi di ogni genere, quel palco dove gli attori continuano a morire, come lo stesso copione recita: colonizzare, conquistare, invadere, bombardare, con fierezza direi atomica! É anche un tavolo anche “anatomico”: per cominciare un’operazione quasi clinica: “sviscerare” analizzare, osservare e studiare macroscopicamente e microscopicamente, come accordarsi, cominciare a smettere quell’infinito sabba di guerra, stregati dagli eccidi, dall’inizio del mondo».
Siamo con voi nella notte è l’opera luminosa del collettivo femminista Claire Fontaine, realizzata nell’ambito del Piano della Notte promosso dal Comune di Bologna. La grande scritta in LED azzurro illumina Piazza Verdi dalla facciata del Teatro Comunale, attualmente in restauro. L’installazione nasce in occasione di Lotta, progetto di Claire Fontaine curato da Fabiola Naldi per la Galleria De Foscherari. Il suo inserimento nello spazio pubblico riflette la volontà di ripensare il concetto di luogo notturno in chiave dialogante, accogliente e sostenibile. L’opera, visibile soprattutto dopo il tramonto, diventa simbolo di una città che accoglie e sostiene le diverse identità che la abitano. Claire Fontaine sviluppa una ricerca artistica tra testo e immagine, concependo l’arte come atto di resistenza. L’opera collocata oggi in Piazza Verdi, esprime una luce di solidarietà contro l’isolamento, riaffermando la dimensione collettiva come antidoto alla frammentazione sociale contemporanea.
La Raccolta Lercaro è animatrice di diverse iniziative. La personale di Agostino Arrivabene La linea verticale, a cura di Giovanni Gardini, raccoglie 22 opere, tra dipinti e disegni, che affrontano temi come la trascendenza, la visione e il dialogo interiore. Il percorso espositivo conduce il visitatore in un’esperienza immersiva, dove il confronto tra i grandi maestri del passato e l’interpretazione contemporanea di Arrivabene si traduce in un viaggio artistico e spirituale unico. Più della metà delle opere sono inedite, create appositamente per questa occasione, offrendo una profonda riflessione sulla tensione “verticale” verso l’Altro. La finitezza umana, pur nella sua fragilità, non viene rappresentata come limite tragico, ma come apertura verso una realtà trasfigurata, dove la trascendenza diventa vicinanza luminosa e slancio verso l’infinito.
Vive in questi ambienti anche la collettiva Doni d’artista – curata da Giovanni Gardini e Francesca Passerini, che presenta le donazioni ricevute tra il 2023 e il 2024, espressione di un profondo legame tra creatività e generosità.
Nella personale a cura di Niccolò Bonechi Se chiudo gli occhi il buio non mi vede. Atto II Luca Freschi esplora l’alterità umana e la memoria, utilizzando calco, assemblaggio e ceramica. Ispirato al memento mori, l’artista aggiorna il concetto di vanitas, riflettendo sulla caducità della vita. Con elementi pop, le sue opere bilanciano fascino e inquietudine, proponendo una riflessione contemporanea sulla morte e sull’”immortalizzazione” digitale.
Infine, nell’ambito di Do ut do sono esposte le opere donate da artisti con lo scopo di raccogliere fondi a favore delle attività di assistenza e formazione della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli, tra cui la nuova opera Storia Militare di Flavio Favelli, donata alla Collezione Lercaro grazie al contributo di Banca di Bologna. La mostra include lavori di Luca Blumer, Cuoghi Corsello, Luigi Ontani, Terri Pecora, Ornaghi Prestinari e Danijel Žeželj.
Xing presenta a Raum Giungla da schermo / Foresta da tastiera, AMAZOOM, record launch del LP di Luca Trevisani, 16a uscita di XONG collection, collana di dischi d’artista, prodotta da Xing, di personalità – italiane e non – legate al variegato mondo della performatività. L’uscita è su vinile bianco, in edizione limitata e numerata di 150 copie, assieme ad una tiratura di 30 collector’s edition ciascuna delle quali è accompagnata da un multiplo d’artista, una scultura ispirata a dei semi di Parartocarpus venenosa, provenienti dalla giungla amazzonica e usati dalle scimmie come pettine, ora oggetti da montare sul giradischi durante l’ascolto. Giovedì 6 febbraio alle ore 23.00 Luca Trevisani realizzerà una sound performance, a partire dal testo pubblicato con il disco. AMAZOOM propone due ipotesi di reincarnazione di un paesaggio, due traduzioni, due protocolli immaginativi entropicamente rigorosi.
A cura di Davide Ferri, In a Naked Room è la mostra di Peggy Franck che intreccia pittura, installazione e fotografia e che trasforma la Sala Convegni di Banca di Bologna di Palazzo De’ Toschi in un’opera unica. Il Salone, spogliato della sua ufficialità, diventa una “stanza nuda”, evocando la presenza di un corpo che ha abitato lo spazio pubblico, ora reso intimo e domestico. L’artista ha esplorato lo spazio dipingendo grandi fogli di alluminio, trasformati in un pavimento temporaneo, scomponibile e adattabile, che apre l’ambiente a una dimensione frammentaria. Le pennellate libere e gli oggetti presenti si espandono nello spazio o si condensano nelle fotografie, vivendo una seconda esistenza che supera la loro fisicità e la reinterpreta in un continuo dialogo tra presenza e assenza.
Like an Open Door, la rassegna tra arte e città diffusa nello spazio urbano di Bologna inaugurata a novembre 2024, giunge alla sua terza e ultima tappa dal 7 al 9 febbraio 2025, con una serie di appuntamenti – tra performance, installazioni, incontri e interventi – che saranno attivati da 15 artiste e artisti: Alessandro Brighetti, Alfredo Barsuglia, Anja Korherr, David Casini, Flavio Favelli, Hanns Holger Rutz, Ivana Spinelli, Lorena Bucur, Markus Wilfling, Marlene Hausegger, Mattia Pajè, Total Refusal, Valentina Furian, Veronika Hauer, zweintopf. Il progetto – a cura di Elisa Del Prete e Silvia Litardi, fondatrici di NOS Visual Arts Production, e di Margarethe Makovec e Anton Lederer, fondatori di < rotor > Centre for Contemporary Art di Graz (Austria), è l’esito di un percorso di ricerca di due anni sviluppato sui due contesti artistici di Bologna e Graz. Venerdì 7 febbraio alle ore 18.00, nella Sala Tassinari di Palazzo D’Accursio viene proiettato in prima nazionale il film Disaster Tourism del collettivo austriaco Total Refusal. Sabato 8 febbraio alle ore 12.00 viene presentata al pubblico in via Petroni 9 Inflating House di Alfredo Barsuglia, una “casetta” gonfiabile che esce dalla finestra di Palazzo Verzaglia Rusconi, sede di Fondazione IU Rusconi Ghigi. L’opera, esito del programma di residenza realizzato in collaborazione con MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna presso la Residenza per artisti Sandra Natali lo scorso settembre, porta a tema in modo ironico il concetto di un sovra-sviluppo cui l’architettura di una città come Bologna (non troppo diversamente da Graz) può faticare a rispondere. Con altrettanto piglio ironico il duo zweintopf presenta la serie di poster Pasta al Limone dedicati ad alcune sculture pubbliche presenti a Bologna che sono diventate soggetto di una nuova serie fotografica. Ne scaturisce una micro narrazione da cui emergono paure e preoccupazioni raccolte dagli abitanti rispetto alla metamorfosi di una città divenuta meta di un turismo gastronomico strabordante. Le opere di Alfredo Barsuglia e di zweintopf si vanno ad unire alle installazioni site specific, già esposte da novembre a Palazzo Verzaglia Rusconi.
Traditum Est presenta la mostra personale Like an aggressive river di Eva Papamargariti. L’installazione All that now flows through us, composta da cinque canali video, si ispira al testo sperimentale Le onde di Virginia Woolf. I video alternano frammenti di vita quotidiana, corpi 3D in metamorfosi continua, paesaggi naturali e artificiali che si confondono, creando un’impressione di déjà-vu e di disorientamento del sistema. L’artista esplora un mondo di identità fluide, dove arte classica e realtà virtuale si intrecciano, dissolvendo la distinzione tra naturale e artificiale. A cura di Ruth Beraha e Marta Papini, il progetto è ospitato da Serra Madre ai Giardini Margherita e promuove l’animazione ecologica, con l’obiettivo di ridisegnare la vita urbana e contrastare il cambiamento climatico.
Stazione Arte Contemporary presenta MONDOpatia. Istantanea dal pianeta Terra: dieci artisti, di fronte alle emergenze dell’oggi in un mondo sempre più indecifrabile, creano una mappa di immagini, simboli e icone, con la spinta dell’urgenza e il linguaggio dell’ironia. Oscar Baccilieri, Ernesto Jannini, Vittorio Dario Brocadello, Francesco Garbelli, Mario Luccarini, Emiliano Salvetti, Maurizio Mantovi, Totcat, Adriano Tetti e Cut, memori di aver sognato un altro mondo, mescolano tecniche, tematiche, media, metafore, restituendoci immagini pop di quotidiana follia attraverso un pizzico di sana utopica fantasia, creando un labirinto ideale di quadri, oggetti e installazioni. La mostra, allestita ai Teatri di Vita Studio e curata da Giovanni Busacca, è arricchita da diversi eventi performativi durante l’apertura.
Il foyer del Teatro Arena del Sole accoglie TEATRODISEGNATO/01, una mostra di disegni realizzati dalle studentesse e dagli studenti del corso di Illustrazione per l’editoria dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Le opere, ispirate allo spettacolo La vegetariana di Daria Deflorian, sono nate durante le prove della produzione, andata in scena in prima assoluta dal 25 al 27 ottobre 2024. Sotto la guida di Stefano Ricci, la classe ha tradotto in immagini la potente atmosfera del testo, tratto dal romanzo di Han Kang, Premio Nobel per la Letteratura 2024.
La PdB Gallery presenta OltreNatura, il progetto espositivo di Simona Ragazzi che, negli spazi del Teatro Celebrazioni, indaga il rapporto tra natura e intervento umano. Attraverso sculture in ceramica, l’artista immagina con ironia e spirito critico piante OGM che generano frutti e oggetti inaspettati – dai pesci ai tortellini, dagli orologi ai molluschi – ponendo interrogativi sulla manipolazione genetica e sul cambiamento climatico. L’installazione immersiva Natura Umana trasforma il palcoscenico in un luogo visionario, dove l’organico e l’artificiale si fondono, dialogando con la storia del Teatro Celebrazioni, concepito negli anni ’70 come spazio immerso nella natura. Nel foyer, le microserre con le sculture di Ragazzi offrono una riflessione sugli effetti del controllo umano sugli ecosistemi. A cura di Roberta Angelini e Lisa Basili, OltreNatura invita il pubblico a interrogarsi sul futuro del pianeta, sulle potenzialità e i limiti della biotecnologia e sul ruolo della scienza nella trasformazione dell’ambiente.
Sabato 8 febbraio 2025 alle ore 23.45 Lorenzo Puglisi presenta Silenzio, il Sipario d’autore installato sul palcoscenico del Teatro Duse di Bologna per la Stagione 2024/25, nell’ambito della collaborazione con il Teatro Cartiere Carrara di Firenze. L’artista dialoga con Lorenzo Balbi (direttore MAMbo) e Marco Tonelli (storico e critico d’arte). L’opera fa parte della collezione di Sipari d’autore, promossa dal teatro fiorentino con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, che include inoltre lavori firmati da Aldo Mondino, Carla Accardi, Getulio Alviani, Mimmo Paladino, Nicola De Maria, Pino Pinelli, Luigi Mainolfi e Fabrizio Plessi.
L’edizione 2024-2025 di Marca Corona Per l’Arte esplora il rapporto tra interno ed esterno, tradizione e contemporaneità, uno e molteplice. Nato da un’assemblea collettiva in azienda, il progetto prende avvio con MCm – Minimo Comune multiplo, opera site specific di Andrea Mastrovito che, attraverso la tecnica del frottage, intreccia un’antica fotografia aziendale con oggetti dei dipendenti, trasformando il singolo in molteplice, un principio condiviso sia dall’arte dell’artista sia dai processi produttivi di Marca Corona. Il percorso espositivo, curato da Ilaria Bernardi, si sviluppa tra gli spazi aziendali e culmina al Teatro San Leonardo, dove MCm viene presentata insieme a NYsferatu – Symphony of a Century, lungometraggio del 2017 ispirato a Nosferatu di Murnau, che affronta le tensioni tra Siria e America. Mastrovito estende il dialogo con la storia del distretto ceramico di Sassuolo, selezionando oggetti dalla galleria Marca Corona e collocandoli in nuovi contesti, in un gioco di rimandi tra memoria, produzione e immaginario visivo.
Il duo dmstfctn, selezionato da Sineglossa, presenta in anteprima internazionale The Models, installazione audiovisiva interattiva sul tema delle fake news. L’opera si ispira alla tesi di Q di complotto di Wu Ming 1: le teorie cospirazioniste si diffondono perché gli esseri umani sono più attratti dalla meraviglia che dall’evidenza scientifica. Da questa riflessione, dmstfctn esplora il confine tra verità e fascinazione, rivelando le inclinazioni menzognere e antagoniste dei Large Language Model. Utilizzando personaggi in 3D ispirati alle maschere della Commedia dell’Arte, l’installazione invita il pubblico a interagire tramite smartphone per sperimentare i tratti di “personalità” dell’AI, andando oltre una critica passiva della tecnologia. Prodotto nell’ambito di European Digital Deal e cofinanziato dal programma Europa Creativa dell’UE, The Models è ospitata al Tecnopolo Manifattura Data Valley Hub (Botte B4) e fa parte di The Next Real, la rassegna su arte, AI e società curata da Sineglossa.
Appositamente ideata e realizzata per gli spazi espositivi di Villa delle Rose è la mostra CAROL RAMA. Unique Multiples, curata da Elena Re e realizzata dal MAMbo in collaborazione con Jacobacci & Partners nell’ambito del progetto Fuorisede. La mostra intende mettere in luce l’importante corpus di multipli prodotto da Carol Rama tra il 1993 e il 2005 con Franco Masoero Edizioni d’Arte – Torino e proveniente dalla Collezione Franco Masoero e Alexandra Wetzel. In questa esperienza intensissima, durata molti anni, esplorando il multiplo l’artista ha ripercorso tutti i grandi temi che compongono il suo mondo, e la mostra intende attraversare questi stessi territori.
Zu.Art giardino delle arti ospita Dietro tutte le cose, mostra dei vincitori e delle vincitrici del Concorso Zucchelli 2024 (Marco Mandorlini, Giacomo Mallardo, Alessandro Aprile, Alice Risaliti, Angelica Diacci, Gloria Franzin) e dei premi Art Up 2024 (Federico Grilli, Alice Ricci, Ismaele Soraperra, Mengfan Wang). Le opere, sviluppate da sensibilità e pratiche diverse, si intrecciano attorno a esperienze affettive che affondano in archetipi e istinti comuni, esplorando il rapporto con il mondo. I lavori evocano stratificazioni e discontinuità, scavando nel legame con gli oggetti e il loro significato.
Il progetto – curato da Parsec e promosso da Fondazione Zucchelli, in collaborazione con Accademia di Belle Arti Bologna | Corso Didattica e Comunicazione dell’Arte | Roberta Ciancio allieva di Composizione Conservatorio di Musica Bologna e titolare Scuola Piano Suzuki – si espande allo stand Zucchelli in Arte Fiera, dove il dialogo tra le opere diventa più complesso, focalizzandosi sul potenziale narrativo del frammento e sulla tensione tra luce e ombra, presenza e dissolvenza.
• ART CITY WHITE NIGHT SABATO 8 FEBBRAIO 2025
Nel programma di ART CITY Bologna si conferma la sempre tanto attesa notte bianca dell’arte, in questa edizione in programma l’8 febbraio 2025. Il pubblico potrà fruire della proposta artistica diffusa in città anche nelle ore serali fino alle ore 24.00, grazie alla collaborazione di operatori culturali e commerciali che estenderanno il loro orario di apertura fino alle ore serali.
ART CITY Bologna 2025
promossa da Comune di Bologna e BolognaFiere in occasione di Arte Fiera Sindaco di Bologna e Città Metropolitana Matteo Lepore
Assessore alla Cultura Daniele Del Pozzo
Direttore Dipartimento Cultura Sport e Promozione della Città Osvaldo Panaro
Direttrice Settore Musei Civici Bologna Eva Degl’Innocenti
Direzione artistica Lorenzo Balbi
Special Program A cura di Caterina Molteni
Con il coordinamento del Settore Musei Civici Bologna | Area Arte Moderna e Contemporanea
Info: www.artcity.bologna.it