RAVENNA | FONDAZIONE SABE PER L’ARTE | Fino al 6 aprile 2025
di GIULIA GORELLA
Alex Corno, dopo anni di assenza dal panorama artistico italiano, torna in Emilia Romagna ospite della Fondazione Sabe per l’Arte, con una nuova mostra personale di scultura: Costruire il cielo.
Nato nel 1960 a Monza, Alex Corno ha da sempre saputo dimostrare al suo pubblico di saper coniugare armoniosamente l’arte della scultura all’altrettanto antica abilità tecnica della lavorazione dei metalli. L’artista, infatti, predilige la tecnica della saldatura e sceglie spesso materiali quali inox e ferro, che assumono le più diverse forme e dimensioni per essere poi tinti di colori sgargianti. Il suo lavoro quarantennale dimostra un’evoluzione della manualità dell’artista che, attraverso studi sulle forme geometriche, riesce a restituire un effetto di leggerezza e dinamicità agli occhi degli osservatori.

Alex Corno, Pink space, ferro dipinto, 2024, ph. Daniele Casadio.
Il titolo della mostra ha la peculiare caratteristica di contenere un duplice rimando: se da un lato il cielo si presenta come qualcosa di immateriale, irraggiungibile e di matrice naturale, l’atto di costruire è per definizione un processo che culmina in una realizzazione materiale, di matrice umana e prevede un arco temporale delimitato. Da sempre il cielo ha incuriosito l’essere umano – in quanto irraggiungibile e dunque non colonizzabile, non controllabile – e ha pertanto influenzato anche il mondo delle arti: basti pensare all’architettura del periodo gotico, epoca in cui la vertiginosa verticalità delle cattedrali, assieme alle forme allungate di torri e guglie, tendeva simbolicamente al cielo, di conseguenza a Dio. Si trattava di un tentativo di mettere concretamente in comunicazione due mondi: quello spirituale e quello fisico; il finito e noto mondo umano con quello misterioso della divinità e del post mortem.
L’intento comunicativo è quello di creare un effetto di assurdità, ma anche quello di rimettere l’umano, con le sue abilità artigianali, al centro del discorso poiché l’atto della costruzione del cielo implica un rovesciamento del processo di creazione da un punto di vista cronologico: non si può creare qualcosa prima di esistere in primo luogo (costruisco dunque sono). La creazione implica anche una verticalità della relazione tra creatore e creato, ponendo in posizione subalterna l’oggetto della creazione, che subisce l’azione e non vi si può sottrarre. Se l’artista ha costruito il cielo si vuol forse suggerire la provocazione nel fatto che l’essere umano ha creato Dio?
Allo stesso tempo la costruzione del cielo a cui fa riferimento il titolo può aprire la via ad altre interpretazioni, ovvero la contaminazione dell’umano che opprime la natura – attraverso l’inquinamento industriale e digitale, acustico e luminoso – ma è anche riconducibile alla storia della Fondazione. L’edificio che ospita la sede della Fondazione Sabe per l’Arte ha infatti, nel corso del Novecento, subìto numerose trasformazioni, senza però che venisse trascurata la sua origine industriale: lo stabile ha ospitato, infatti, prima una falegnameria e successivamente una tipografia, costituendosi così come luogo del “fare”, del sapere concreto. Proprio per questo motivo la Fondazione sceglie di specializzarsi sulla scultura, disciplina artistica che più è concreta.
Le sculture appaiono ai visitatori come costellazioni fluttuanti nello spazio, in un’alternanza di altezze che dona ritmo all’installazione. I singoli pezzi possono essere apprezzati come universi a sé stanti, lontani anni luce tra loro, in compagnia solo delle proprie deformanti ombre che circondano il microcosmo metallico come il nero dello spazio circonda astri, pianeti e satelliti.

Alex Corno, Costruire il cielo, installation view, 2024, ph. Daniele Casadio.
Come specchi arricchiti da crepe sottili, che invece di riflettere semplicemente un’immagine la distorcono, le sculture si ritrovano a dialogare con un’alterità tanto simile quanto contrapposta al loro design. La disposizione non segue infatti, un ordine cronologico o cromatico. Non si distingue, appena si entra negli ambienti della Fondazione, nessun distacco netto tra opere dai colori caldi o freddi. Alle volte le sculture monocromatiche sono messe a confronto di altri pezzi con due o più colori e le forme tondeggianti e ricurve di alcune creazioni sono invece messe accanto a modelli più slanciati e spigolosi, a voler suggerire una possibile interazione con il diverso e contemporaneamente una proiezione esterna della diversità intrinseca in ognuno di noi.

Alex Corno, Costruire il cielo, installation view, ph. Daniele Casadio.
L’astrattismo di queste realizzazioni è volutamente un astrattismo che è possibile “inquinare” con le narrazioni derivate dalle esperienze e dalle suggestioni di ognuno, in quanto le figure possono ricordare ora dei vegetali, ora delle avanguardistiche pedine per una gigantesca scacchiera. Questi scacchi metallici appaiono dunque come bloccati in un fermo immagine nel mezzo di una strategia indefinita, che l’avventore può divertirsi a immaginare e prevedere. Quest’ultima lettura in particolare è facilmente riconducibile alla spiritualità dell’artista che conduce il visitatore a interrogarsi sui possibili disegni tracciati dal fato o da un fantomatico dio.

Alex Corno, Costruire il cielo, installation view, ph. Daniele Casadio.
Alex Corno. Costruire il cielo
A cura di Pierluca Nardoni
18 gennaio – 6 aprile 2025
Fondazione Sabe per l’Arte
via Giovanni Pascoli 31, Ravenna
Orari giovedì, venerdì, sabato e domenica ore 16-19. Ingresso libero