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Bebbe Calgaro da Vicenza

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Penso che molti artisti mi possano capire quando dico che la creatività vive di un tempo ciclico e non progressivo come, invece, è il lavoro su committenza. Quindi sostanzialmente la tipologia del mio lavoro non è cambiata di molto. Mi sono dato delle piccole regole per eliminare la noia che questo tempo sospeso può dare. Niente televisione, solo film su cd. Niente telecomandi, niente zapping ossessivo. Una sera alla settimana mi guardo un film d’essai. Venerdì scorso mi son riguardato il “Deserto dei Tartari” per la regia di Zurlini. Non ho problemi ad usare i socials quando posso: al mattino preferisco facebook, instagram mi capita a fine giornata. Poi dopo cena solo musica e magari un libro.

Con quali oggetti e spazi del tuo quotidiano stai interagendo di più?
Dopo una settimana di quarantena ho visto avvenire una trasformazione nel mio studio: le varie zone del mio open space erano delimitate da sedie. Forse perché istintivamente cercavo una maggior igiene e non volevo contaminare tutto lo spazio. Così ho diviso quasi automaticamente la zona ingresso, la zona living e infine la zona notte con le sedie. Prima queste eran solo oggetti di design con la funzione di seduta: ora stanno lì in fila, quasi irriconoscibili sommerse da pantaloni, dalle camicie, dalle tute. Dei piccoli armadi a cielo aperto, un muro di abiti tra me e il virus. Il fondale bianco era già disteso, la luce è quella naturale che ho la fortuna di avere qui. Ho cercato di cristallizzare e fotografare gli abiti così come li avevo distrattamente appoggiati. Così è nato il piccolo progetto di “abito privato”.

Musei e gallerie hanno reagito al momento con la digitalizzazione e la virtualità. Quali sono le tue “strategie” per instaurare nuove relazioni?
Ho seguito alcune dirette, ma in tutta onestà devo dirti di essermi un po’ annoiato. Non penso di essere l’unico visto le poche dozzine di persone che eran collegate. Penso dipenda dal limite del  format. Non basta accendere il video sul telefonino; dopo un po’ lo stesso racconto che alla radio ascolti con attenzione, su instagram diventa noioso. Penso che la virtualità debba essere ripensata fin dall’inizio e costruita su una maggior interazione con gli ascoltatori che mai devono diventare spettatori. Comunicare solo in modo virtuale risulta un po’ piatto. Grande problema per me è stato anche il pessimo segnale sia audio che video, spesso è stato il comune denominatore delle interviste di questo periodo e che ci dice quanta strada debba ancora fare l’Italia sulla banda larga. Ma è evidente che la televisione sia stata sostituita dal web anche in momenti di connessioni precarie. Studi televisivi vuoti, giornalisti collegati in smartworking che intervistavano esperti via skype.

Come immagini il mondo, quando tutto ripartirà?
Penso che potremo ripartire solo quando avremo capito dove abbiamo sbagliato e quanto male abbiamo fatto al pianeta. Solo così l’uomo può rinascere, ripartire non basta. Non ho mai creduto nella globalizzazione economica né nell’arte globale. Il mondo che ci aspetta sarà diverso per un bel po’ di tempo. Ripartiremo quando saremo felici nel vedere che il piccolo negozio di alimentari in fondo alla via è ancora aperto e quando ci fermeremo a bere un caffè come se fosse un piccolo regalo quotidiano.

Ad oggi quali sono state per te le conseguenze immediate della diffusione del Covid-19 sul tuo lavoro e quali pensi possano essere le conseguenze a lungo termine?
Questa epidemia ha non solo congelato ma ha impoverito il nostro sistema costruito come un reattore che non si può fermare senza collassare. Le conseguenze saranno molto pesanti, soprattutto in un paese dove per anni si è teorizzato che con la cultura non si mangia. Dovremo imparare a cambiare la pelle in un mondo più pulito.

Fratelli Calgaro è lo pseudonimo con il quale Beppe Calgaro, laureato in filosofia presso l’Università degli Studi di Venezia con una tesi sull’estetica di Walter Benjamin, firma il suo lavoro artistico fin dal 2003. Al centro dei video delle immagini fotografiche della Fratelli Calgaro, vi è una ricerca che, a partire dalla realtà dei luoghi o delle persone ritratte, spinge la fotografia verso ossimori visivi. La Fratelli Calgaro insegue e firma progetti svincolandoli dalla committenza e cercando di rappresentare la contraddittorietà estetica del reale.
Le loro opere sono
esposte in gallerie e musei italiani. Come fotografo pubblicitario Beppe Calgaro fotografa  per magazine lifestyle e brands della moda nazionali e internazionali.
http://www.beppecalgaro.com/

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