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VENEZIA | A plus A Gallery | 28 maggio – 15 luglio 2025

di FRANCESCO FABRIS

A Venezia, gli spazi della Galleria A plus A ospitano una vivace e riuscitissima mostra collettiva, dal titolo Slow Manifesto, curata dai giovani partecipanti alla 32^ edizione del corso in Pratiche curatoriali ed Arti Contemporanee della School for Curatorial Studies of Venice, laboratorio aperto ed innovativo per le arti visive.
Sotto l’attenta guida di Aurora Fonda e Sandro Pignotti, gli studenti hanno compiutamente elaborato –nell’era tecnologica che ci fagocita − il celebre tema del desiderio, individuando una indovinata collettiva di artisti internazionali ed eterogenei dediti ai media più vari, dalla pittura alla videoarte sino alle installazioni.

Slow Manifesto, curated by School for Curatorial Studies Venice, A plus A Gallery, 2025, ph. Clelia Cadamuro

Il tema ha notoriamente origini risalenti e complesse, che affondano le radici nella filosofia e nei più profondi interrogativi esistenziali. Nell’era del capitalismo emozionale e dell’eterodirezione tecnologica, i desideri risultano tele-diretti da algoritmi, meccanismi digitali, piattaforme e social media che si appropriano del nostro desiderio sino a trasformarlo, con inconsapevole violenza, in tempo di permanenza, clic e profilazioni.
Ogni nostra azione, in altre parole, genera un bisogno ed un desiderio indotti da stimoli artificiali, che ci allontanano dalla radice più profonda del desiderio che ha a che vedere con il bisogno reale o con il vuoto simbolico ma che sempre, almeno in teoria, dovrebbe tradursi nel piacere di attendere, di costruire, di dare direzione alla propria vita.

Alle domande “siamo davvero liberi quando desideriamo?”, “stiamo rispondendo ad un bisogno interiore elaborato oppure ad uno stimolo preconfezionato?” i curatori rispondono con una narrazione bipartita, che segue l’andamento anche fisico della galleria.
Il racconto, mai banale nonostante il pericoloso crinale di un tema che impegna l’uomo da millenni, è compiuto grazie agli interventi multidisciplinari di Nina Ceranic, Riccardo Benassi, Thomas Braida, Petra Cortright, Laureen Lee McCarty, Rafael Rozendaal, Silvie Fleury, Numero Cromatico, Ester Gamsu e Jon Rafman che lavorano partitamente sull’attesa del desiderio piuttosto che sulla rapida soddisfazione di questo, ovvero sulla critica sagace ai linguaggi violenti e contraddittori della politica, della pubblicità e degli impulsi tecnologici.

SLOW MANIFESTO, exhibition view, 2025, School for Curatorial Studies Venice, A plus A Gallery, ph Clelia Cadamuro

Al piano inferiore della galleria, invero, viene ricostruito l’ambiente immersivo ed ultra stimolante nel quale, anche idealmente, siamo quotidianamente obbligati. Una sorta di limbo, di sala d’attesa entro la quale i suoni, le immagini, e le pubblicità manipolano il desiderio originario per tramutarlo in tensione indotta, azzerando le capacità di resistenza alle sollecitazioni, imponendoci di cedere al desiderio solo perché trasformati in esseri compulsivi, reattivi e drammaticamente sconnessi da noi stessi.

Tra tutte, emblematica l’opera di Riccardo Benassi (Cremona, 1982) che nella serie di video Danceflorensik elabora un ambiente immersivo dove suoni, musica, immagini e scritte si confondono, coinvolgendo lo spettatore (attraverso lo schermo inclinato tipico dei gate aeroportuali) in un racconto in cui informazione, disturbo e coinvolgimento si confondono lasciandolo spaesato ed evidenziando i pericoli della sovraeccitazione.
La critica all’approccio consumistico superficiale e feticistico è invece condotto dal Sylvie Fleury (Ginevra, 1961) che in Cuddly book ci presenta un libro/pelliccia che attrae e respinge, evidenziando la natura di status symbol del materiale qui occupato per un fine atipico.

SLOW MANIFESTO, exhibition view, 2025, School for Curatorial Studies Venice, A plus A Gallery, ph Clelia Cadamuro

Spaventosamente attuale e provocatoria l’installazione Follower di Laureen Lee Mc Carty (Boston, 1980). Che ne sarebbe se la nostra passione per l’attenzione dei follower che ci seguono nei social si trasformasse in una vera e propria sorveglianza? 4 devices elettronici ci raccontano l’esperienza straniante di un app che genera un follower reale. Al termine di un inquietante pedinamento realizzato da una persona fisica e noi sconosciuta, l’unica traccia dell’operazione vouyeristica sarà una nostra foto scattata dall’inseguitore.
Abbiamo dunque davvero bisogno di essere seguiti e spiati ovvero è anche questo un desiderio indotto che, se applicato nella realtà, manifesterebbe tutta la sua ambiguità e perversione?

Lauren Lee McCarthy, Follower, 2016, costum software, perfomance, photographs, film, text, phones. Courtesy of the artist ph Clelia Cadamuro

L’allestimento conduce però al salvifico piano superiore, dove lo spettatore è condotto con mano in un ambiente meditativo, dove generare un silenzio educativo sul desiderio per giungere, secondo una rinnovata prassi sentimentale, ad una connessione intima con i gusti, le inclinazioni, e persino i dubbi connaturati all’esplorazione del sé.
Rappresentativa in proposito l’opera di Rafaël Rozendaal (Amsterdam, 1980) che con il progetto BYOB-Bring Your Own Beamer, genera video animazioni astratte con variazioni cromatiche ipnotiche che, attraverso una lenta contemplazione, attivano una educazione alla lentezza ed alla profondità della ricerca sul desiderio personale.

Rafaël Rozendaal, selection from the series Internet, 2001-2025, digital animation using generative algorithm. Courtesy of the artist ph Clelia Cadamuro

È dunque arrivato il tempo, ci narrano i giovani curatori e la collettiva di artisti, di mantenere un silenzio educativo sul desiderio, di giungere ad una cultura di questo che si allontani dal mero accumulo per puntare sulla selezione di ciò che vogliamo, restituendoci il ruolo di gestori della direzione della nostra vita, liberi dalla figura del consumatore indotto a desideri immediati (status, riconoscimento e ammirazione su tutti) che giungono preconfezionati e prepotenti.

Rafaël Rozendaal, selection from the series Internet, 2001-2025, digital animation using generative algorithm. Courtesy of the artist ph Clelia Cadamuro

Slow Manifesto
a cura di School for Curatorial Studies Venice

Artist*: Riccardo Benassi, Thomas Braida, Nina Ćeranić, Numero Cromatico, Petra Cortright, Sylvie Fleury, Esther Gamsu, Lauren Lee McCarthy, Jon Rafman, Rafaël Rozendaal

28 maggio – 15 luglio 2025

A plus A Gallery
Calle Malipiero, San Marco 3073, Venezia

Info: +39 041 2770466 
info@aplusa.it
https://aplusa.it/

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