MILANO | GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano | Fino al 25 gennaio 2026
di MATTEO GALBIATI
Si deve tornare molto indietro nel tempo per poter riportare alla memoria un’analisi ampia ed estesa sulla figura di Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907), fu, infatti, a poco più di un decennio dalla morte, la Galleria Pesaro di Milano a raccontare e celebrare la figura dell’artista piemontese e l’emblematicità del suo linguaggio con una grande mostra monografica: era il 1920.
Oggi la GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano – che di Pellizza conserva il Quarto Stato, suo capolavoro più noto – con Pellizza da Volpedo. I capolavori, colma quel vuoto e, aggiornando gli studi sull’artista e garantendo al pubblico un’inattesa completezza della visione del suo itinerario estetico e umano, raccoglie in modo eccezionale quaranta opere che, tra dipinti e disegni meticolosamente riuniti da collezioni pubbliche e private italiane e internazionali, danno l’occasione di poter leggere le diverse fasi e i differenti soggetti di una ricerca artistica troppo prematuramente interrotta.

Morto suicida non ancora quarantenne – non resse alla scomparsa ravvicinata del figlio maggiore e della moglie –, Giuseppe Pellizza da Volpedo ci ha lasciato in eredità un numero non così ampio di lavori ed è proprio la ricca presenza di opere di altissimo valore che rende questo progetto espositivo unico e importante, vero momento imprescindibile per confrontarsi e accogliere i temi della sua vicenda artistica e personale.
Inoltre, quasi trent’anni dopo la pubblicazione della monografica a lui dedicata dalla GAM di Torino nel 1999, la mostra milanese è sia un progetto di impegno scientifico – è curata da due massime studiose pellizziane come Aurora Scotti e Paola Zatti – che momento per il pubblico di rivivere, come si diceva, in modo panoramico la qualità espressiva della sua pittura che non può essere unicamente ricondotta e arginata all’iconico Quarto Stato. Se è naturalmente vera l’intonazione sociale di alcune sue immagini, in Pellizza da Volpedo sono esemplari sia il segno pittorico che rende vibranti le variabili cromie dei colori, sia i toni con cui enfatizza vituosisticamente le potenzialità della luce.

(L’annegato), 1894, olio su tela, 34,5 x 57,5 cm, Collezione privata, Courtesy Gallerie Maspes, Milano
In questo senso le tele e le carte presenti nelle sale della Villa Reale di Milano diventano essenziali per comprendere la complessità e la profondità del suo percorso artistico e intellettuale, delineando la figura di un artista la cui visione era perfettamente inserita nel suo tempo. Del resto, vissuto tra Ottocento e Novecento, in momenti di grande fermento e cambiamenti, Pellizza lascia evolvere e intrecciare le istanze tematiche e le modalità esecutive del Realismo con quelle del Divisionismo, fondendo letture interne alla riflessione e alla speculazione proprie dell’arte dell’epoca con le altrettanto significative tensioni sociali di quegli anni cui non resta certo immune o insensibile.

Per questo è giusto cogliere la sua testimonianza come un laboratorio visivo di grande valore e sensibilità, dove le immagini diventano icone di memorie e ricordi, di esigenze ed esperienze che non mancano di toccare, di là dal tempo, anche il nostro immaginario di visitatori contemporanei.
Formalismi e moralità risuonano all’unisono nei diversi soggetti rendendo evidente e potente i passaggi in cui la pittura riesce ad essere sia una considerazione estetica, ma anche una dichiarazione di impegno etico. Nelle forme di un tratto segnico connotante apprezziamo le variazioni tecniche che circoscrivono il peso e il valore delle inquietudini, delle vulnerabilità, delle aspirazioni, dei sentimenti di un pensatore che sa essere intellettuale del colore. Ecco allora che in lui la scientificità della traduzione degli studi e delle osservazioni sulla luce possono coesistere con l’attenzione ai principi di dignità etica e sociale delle classi sociali più umili così tanto presenti nelle sue immagini.

1904, olio su tela, 154,6 x 154,6 cm, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Come, quindi, non sentire l’intensità emotiva di quel momento di privata solennità spirituale descritta nell’ombra di Sul fienile (1893-1894) o la poesia dei profumi e delle temperature tangibili della natura in Lo specchio della vita (1895-1898) o nella superba, quasi accecante, visione de Il sole (1904) in cui la luce emerge dall’orizzonte abbagliando ben oltre i confini del dipinto.
Ideale e reale, coscienza civile e creatività estetica, rivoluzione sociale e artistica, si accompagnano reciprocamente nei processi creativi dell’artista che sa sempre restituirci il valore di un’autenticità che pochi altri suoi contemporanei hanno saputo manifestare in modo così efficace. La mostra milanese è il luogo in cui tornare a osservare e capire la dinamica di queste riflessioni che Giuseppe Pellizza da Volpedo ha affidato, in modo sempre personalissimo, a una pittura che cerca al contempo speranza e verità.
Pellizza da Volpedo. I capolavori
a cura di Aurora Scotti e Paola Zatti
co-prodotta dal Comune di Milano GAM – Galleria d’Arte Moderna con METS Percorsi d’Arte
con il contributo di Fondazione Banca Popolare di Milano
con la collaborazione con i Musei Pellizza da Volpedo
nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026
visite guidate a cura di Milanoguida
26 settembre 2025 – 25 gennaio 2026
GAM – Galleria d’Arte Moderna
Villa Reale
via Palestro 16, Milano
Orari: da martedì a domenica 10.00-19.00 (ultimo accesso un’ora prima dell’orario di chiusura); lunedì chiuso; giovedì aperto fino alle 21.00
Info: +39 02 8844 5943
www.gam-milano.com
Prenotazioni gruppi e scuole:
+39 02 8715 9711 (da lunedì a venerdì ore 9.30-13.00)
pellizza@milanoguida.com



