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BOLOGNA | CUBO – Centro Unipol BOlogna, Spazio Arte | 21 gennaio – 7 aprile 2015

Intervista a MARTINA CAVALLARIN di Valeria Barbera

MACROCOSMI. Ordnungen anderer Art – Organismi fuori centro è progetto corale che crea un ideale collegamento tra Bologna e Berlino grazie ad una riflessione interdisciplinare che comprende una mostra, due conferenze (che si svolgeranno il 23 gennaio 2015), una serie di eventi che animeranno ArtCity, il calendario di eventi collaterali ad ArteFiera Bologna, e anche un’esperienza multimediale grazie alla creazione di un app dedicata. Curato da Martina Cavallarin e Pascual Jordan ed ispirato al tema filosofico “Ordnungen anderer art” teorizzato dal professor Rudolf zur Lippe, MACROCOSMI che verrà presentato in Italia durante ArteFiera, farà tappa anche a Berlino a settembre durante l’art week della cittadina tedesca.

Abbiamo intervistato uno dei curatori, Martina Cavallarin per farci illustrare l’iniziativa e le sinergie createsi grazie ad una fitta rete di collaborazioni e interazioni…

ETTORE FRANI  Diasistolica (1di26), 2014-2015, olio su tavola laccata, cm 26x26
MACROCOSMI. Ordnungen anderer Art – Organismi fuori centro
: un progetto corale e una riflessione a più voci, una mostra, una tavola rotonda, un’esperienza multimediale ma non solo. Come nasce e come si sviluppa questo progetto dalle tante sfaccettature? Quali sono esattamente gli “organismi fuori centro” cui si fa riferimento?
La partecipazione, l’adesione e l’immediato sodalizio con CUBO sono stati determinanti, assieme all’empatia ed energia profusa anche dall’Accademia di Belle Arti di Bologna e le diverse istituzioni italiane e tedesche coinvolte, per sviluppare l’idea multiculturale e transdisciplinare di MACROCOSMI.

Ci troviamo in una contingenza culturale, sociale, economica e politica in stato di allerta e conclamata emergenza. È evidente che per poter affrontare le modalità del contemporaneo occorre esercitare delle duttilità di relazione che inserendosi nei soliti “cosa” che restano sempre quelli, innestano dei nuovi “come” da modellare e gestire. MACROCOSMI ragiona sulle differenze partendo dalla posizione dell’artista che definisco androgino. Il termine androgino non è utilizzato in consesso scientifico, non fa in alcun modo riferimento alle modalità di riproduzione o all’orientamento sessuale, non significa quindi nemmeno bisessuale. Nella cultura europea la figura dell’androgino entra con la descrizione che ne fa Platone e prosegue attraverso miti e storie per espletarsi nella sua essenza che più attiene alla sfera dell’arte, il Seraphita di Honoré de Balzac, vero mutante in stato avanzato di possibilità. Androgino è anche l’adattamento, la scena, le modalità e il modo di essere nel contemporaneo di chi vi transita con differenti ruoli, androgino il modo di approcciarsi alle superfici, al campo sportivo in cui si svolge la battaglia che resta il bulimico e colmo perimetro sul e del mondo. Androgino è l’uomo primigenio maschio e femmina a un tempo, due metà che affannosamente si desiderano e si ricercano e che nella loro interezza danno vita a un essere davvero anteriore, capace di irrompere nella scena del mondo per attivare un rinnovato punto di vista, generare il processo dell’arte che per suo carattere vive sconsideratamente squilibrata in avanti e presente nel futuro. L’artista androgino opera nel territorio frantumato e traumatizzato della contemporaneità. Il mio concetto di androgino si inserisce naturalmente in un progetto molto vasto che vede l’esposizione centrale allo Spazio Arte di CUBO, le azioni disseminate in città, le video installazioni all’Accademia di Belle Arti in dialogo con nGbK – Neue Gesellschaft für bildende Kunst, le gallerie bolognesi che sviluppano arte assieme alle gallerie berlinesi, le performance e le opere a Teatri di Vita sino alla fondante table ronde a CUBO e all’Accademia di Belle Arti.

STEFANO RONCI  Untitled, 2014, resin, pigments and polystyrene with frame, 154x120x10 cm

La struttura scelta per l’iniziativa privilegia il confronto instaurando un dialogo tra due città, Bologna e Berlino; tra due sistemi dell’arte, quello italiano e quello tedesco e tra due curatori. Quali sono le peculiarità di questo approccio? E nello specifico come si è sviluppata la collaborazione con l’altro curatore Pascual Jordan?
Pascual Jordan mi ha contattato lo scorso anno durante la kermesse bolognese. È da lui che il progetto è nato e ha preso vita; ispirato dal tema filosofico del professor Rudolf zur Lippe Ordnungen anderer art, Pascual Jordan ha individuato nell’aspetto antropologico degli organismi in mutamento, un processo in atto nella società italiana. Ci siamo incontrati poi a Berlino in agosto e abbiamo selezionato le gallerie che maggiormente ci interessavano e che potevano entrare in dialogo costruttivo e germinante con le realtà bolognesi che avevamo individuato e che hanno sposato la causa MACROCOSMI. La partecipazione, l’adesione e l’immediato sodalizio con CUBO è stato determinante assieme all’empatia ed energia profusa anche dalle istituzioni italiane e tedesche coinvolte.

La rete e l’interdisciplinarità mi sembrano essere altri due elementi decisivi di questo concept: la collaborazione tra soggetti istituzionali e soggetti del mercato, i rapporti con Berlino e il suo sistema artistico, la rete delle gallerie bolognesi e berlinesi che rendono possibile MACROCOSMI; l’utilizzo di diversi linguaggi come il video e le nuove tecnologie e anche il luogo che accoglie il cuore del progetto: CUBO Centro Unipol BOlogna…

Nel grembo centrale del progetto, lo spazio sul quale è nato CUBO, le contaminazioni strutturali e architettoniche sono concepite a partire dai valori centrali sui quali il gruppo ospite si fonda. Tra ossature di acciaio e vetro la mostra, l’esibizione sociale dei lavori costruiti per il progetto e visibili con le loro ambivalenze, è una coabitazione meticcia coatta, temporanea e impermanente, subordinata alla sapienza del pensiero che la genera. Nel momento dell’epifania della mostra ciò che emerge sono gli ipotetici e forse ingannevoli piani di lettura: intercedere con lo spettatore attraverso la penetrazione dello sguardo nelle grandi e travolgenti campiture di colore profonde, attraversate  dai messaggi trasversali di Ingeborg zu Schleswig-Holstein; trasportare il viandante nella dimensione dell’implicito quando l’opera è pittorica, frantumata per tasselli eppure totale come nella struggente composizione di Ettore Frani; disporsi con fiducia all’intercettazione degli organismi anamorfici, corpi ingabbiati dietro la struttura lignea illuminata dell’installazione di Gianni Moretti; abbandonarsi alla perturbante ripetitività intesa come metafora di un quotidiano in continua mutazione delle opere di Stefano Ronci. Disseminate in città le gallerie bolognesi accolgono un processo condiviso con alcune selezionate gallerie berlinesi. L’opera di Flavio de Marco della Galleria Studio G7 si raccorda con l’opera di Philippe Compagnon della Galerie Jordan Seydoux; Lemeh42 della Galleria L’Ariete armonizza la sua creazione con quella di Anna B. Wiesendanger della Galerie Gilla Lörcher Contemporary; Spazio Testoni e Werkstattgalerie presentano un confronto sulla situazione Israeliano-Palestinese narrato attraverso le opere dei tre artisti Fabrizio Pozzoli, Benyamin Reich e Lea Golda Holterman; negli ampi locali della Galleria Contemporary Concept le poetiche sculture in resina di Annalù, le installazioni spaziali di Valentina Montanino e gli oggetti ricreati di Mattia Biagi dialogano con le opere pittoriche di Grigori Dor e Inna Artemova della Janine Bean Gallery; la dinamica realtà di Adiacenze propone un’osmosi a distanza tra l’installazione ambientale di Elsa Salonen e gli organismi colorati e rizomatici del berlinese della Werkstattgalerie, Rainer Splitt; duepuntilab e Grundemark Nilsson Gallery propongono un’immersione intensa da esperire mediante le opere di Henrik Isaksson Garnell, Pernilla Zetterman, Björn Dawidsson, Inka Lindergård, Niclas Holmström. Un pensiero che si srotola nelle vie della città, si allarga a radice rizomatica negli spazi privati delle gallerie fino a Teatri di Vita. Qui le azioni performative di Luca Carboni e Gabriele Da Costa si muovono attraverso gli organismi in mutazione di Rudolf zur Lippe, le creazioni metamorfiche tra visibile e invisibile e in costante trasformazione di Daniel Lergon, l’organicità transitoria del site specific di Caroline Le Méhauté, le opere morbide e resilienti di Francesca Pasquali, le pratiche culturali, sociali e concettuali implicate nelle opere di Jean-Ulrick Desert.

GIANNI MORETTI Derma, 2015, monotipo di inchiostro su carta velina, dimensioni variabili (det.)
Il confronto tra le due città e i due sistemi è teso ad evidenziare principalmente i tratti comuni o le discontinuità? In questi mesi di lavorazione quali sono stati per voi gli elementi emersi più interessanti? E quali – a vostro giudizio – colpiranno maggiormente il pubblico?

Interessante è poter aprire un dialogo, questo deve essere alla base di ciascun meccanismo. Berlino è una capitale, creativa, bulimica, multiculturale, trangenerazionale e crossmediale, come MACROCOSMI. Ma anche come Bologna. E per convincere chi storce il naso leggendo tale affermazione motivo dei perché: perché Bologna è uno snodo geografico fondamentale, grembo della più antica delle università, giovane per predisposizione formativa, super creativa, colta. Poi ha degli aspetti chiusi e provinciali dai quali vuole assolutamente liberarsi operando una crescita che questo progetto, anche questo progetto, aiuterà ad aumentare. Questo ritengo è ciò che ha intuito CUBO il Centro di documentazione di UNIPOL nel favorire e far crescere un progetto che mira alla condivisione culturale e all’abolizione delle distanze arricchendosi nelle differenze. La mostra a Cubo sarà l’incipit che vede a mio avviso la punta concettuale nello scambio tra un organismo unico al mondo quale nGbk abitare gli spazi dell’Accademia di Belle Arti.

Qualche anticipazione sui contenuti delle conferenze del 23 gennaio: chi saranno i relatori? Quali i punti fondamentali attorno ai quali si articolerà la discussione?
Le conferenze sono l’elemento cardine. La prima è il nucleo pulsante innervato nella mostra a CUBO, venerdì 23 gennaio, in Piazza Vieira De Mello: Transiti nella cultura contemporanea, con interventi del Prof. Rudolf zur Lippe, della Prof.ssa Eleonora Frattarolo, del Dr Eckhart Gillen, oltre al mio. In Accademia, invece, si terrà Teorie ed esperienze nel macrocosmo della cultura con interventi di Enrico Fornaroli (Direttore Accademia di Belle Arti di Bologna), Prof. Rudolf zur Lippe, Prof.ssa Eleonora Frattarolo, Marie Louise von Plessen, Sabine Brunkhorst, Eckhardt J.Gillen, Wibke Behrens, Piero Deggiovanni, Cristina Francucci, Mili Romano, Luca Carboni.

La mostra, punto di partenza della riflessione portata avanti da MACROCOSMI, verrà ampliata sia nei contenuti, grazie ad un app che i visitatori di CUBO potranno utilizzare, sia negli orizzonti, grazie al suo inserimento anche nell’art week berlinese. Quali sviluppi vi aspettate?
Gli sviluppi attesi sono gli stessi che occorre comprendere, favorire e diffondere nella nostra vita individuale e sociale. Il concetto si basa sempre sull’incoraggiare tutto ciò che è nuovo, che asseconda l’allargamento del pensiero e l’incontro con l’altro espandendo condivisione e curiosità. Sempre dentro lo spazio CUBO, in stretto rapporto con le opere, oltre all’APP abbiamo anche scelto di mandare in loop un video nel quale si mostra tutta la fase processuale svolta in studio dei quattro artisti invitati, le loro suggestioni, gli scambi, le dinamiche linguistiche, il percorso. MACROCOSMI transiterà poi nel tempo del prossimo settembre e nello spazio metropolitano di Berlino per moltiplicarsi e diffondersi, altamente virale e assoluto contaminatore, come solo l’arte, che dalla vita non si distingue, sa essere. Lo spettatore è il coefficiente arte che inciampa nell’opera, interagisce e amplifica il corso del processo per un movimento instabile, mai finito, sempre in crescita, sempre “Ordnungen anderer Art”!

MACROCOSMI. Ordnungen anderer Art – Organismi fuori centro
a cura di Martina Cavallarin e Pascual Jordan

Artisti: Ettore Frani, Gianni Moretti, Stefano Ronci, Ingeborg zu Schleswig – Holstein

CUBO Centro Unipol BOlogna – Spazio Arte
Piazza Vieira de Mello 3, Bologna

21 gennaio – 7 aprile 2015
inaugurazione mercoledì 21 gennaio, ore 18.00

23 gennaio 2015
Transiti nella cultura contemporanea
conferenza ospitata a CUBO Centro Unipol BOlogna – Spazio Arte

Teorie ed esperienze nel macrocosmo della cultura
conferenza ospitata all’Accademia di Belle Arti di Bologna

Collaborazioni: ART CITY Bologna 2015, Comune di Bologna, Bologna Fiere, Accademia Belle Arti di Bologna, Gallerie di Bologna, Teatri di Vita, Landesverband Berliner Galerien (lvbg), nGbK neue Gesellschaft Fur bildende Kunst.

Patrocini: Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma, Ambasciata d’Italia a Berlino in occasione della Berlino Art Week di settembre

Info: 051-5076060
info@cubounipol.it
www.cubounipol.it

 

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