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MILANO | Museo del Design 

Intervista a FEDERICO BONADEO di Eleonora Roaro

La scorsa estate ha inaugurato a Milano il Museo del Design 1880-1980 che racconta cento anni di storia attraverso i capolavori dei più grandi maestri della scena del design internazionale. Abbiamo intervistato Federico Bonadeo, l’amministratore delegato e fondatore di Musei Italiani, che ci racconta del progetto originale di Raffaello Biagetti e della nuova sede milanese.

Museo del Design 1880-1980, via Borsi 9, Milano. Foto: Charlotte Hosmer

Come nasce il Museo del Design? 
Il fondatore Raffaello Biagetti era un commerciante di mobili, un distributore per Cassina e tante altre società di design. Era anche un grande artista e un uomo appassionato. Che cosa fece? Decise di chiamare il più grande curatore dell’epoca, Giovanni Klaus Koenig, docente di Architettura presso l’Università di Firenze professore d’architettura e tra i primi intellettuali a parlare di design. Assieme a Filippo Alison, decise di scegliere quali pezzi potevano raccontare 100 anni della storia del design dal 1880 al 1980. Focalizzarono la loro attenzione su quei pezzi che erano ancora in commercio, quindi ancora in distribuzione. Non sono pezzi che sono scomparsi ma che sono ancora nelle nostre case, pezzi molto famosi. Il museo inizialmente era a Ravenna in una bellissima struttura, un edificio realizzato da Ettore Sottsass che ha collaborato assieme a Gae Aulenti e con Piero Castiglioni per la scenografia. Abbiamo portato il museo di Ravenna esattamente com’era qua a Milano. Abbiamo inaugurato durante il Salone del Mobile dentro Borsa Italiana ed è stato un successo, un successo molto importante: abbiamo fatto quasi 10.000 visitatori in cinque giorni e poi dopo la fine di questa settimana abbiamo trovato questa sede. Siamo all’interno del campus di NABA e di Domus Academy, ci sono circa 5500 studenti di tutto il mondo. Ci sembrava proprio la casa adatta.

Bruno Munari_Abitacolo, 1971

Che storia racconta il museo?
A me piace la storia che viene raccontata da questo museo. Sono affascinato dalla sua interezza perché si attraversano diverse epoche. Si inizia infatti con gli Shakers in America, con le prime sedie pensate per una funzione religiosa e che dovevano essere tutte uguali. Michel Thonet è il primo “designer”, ovvero la prima persona a produrre mobili come un vero prodotto industriale. Poi si passa in Germania con Josef Hoffman e in Scozia con Charles Rennie Mackintosh. È un percorso che parte in Europa. Ci sono dei percorsi anche in America, ma è una storia prevalentemente europea. E la maggior parte di queste opere sono state prodotte in Italia, che possiamo definire il paese principe di questa storia.

Ettore Sottsass, Casablanca, 1980-1981. Foto: Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti

Attraversando il museo, che ha uno sviluppo cronologico, sembra di fare un viaggio nel tempo per la quantità di materiali e di stili diversi. Quanto lo sviluppo della tecnologia ha influito sulla storia del design?
Moltissimo. Per esempio Alvar Aalto scopre negli anni ’20 in Finlandia che quel legno di cui era circondato, il legno delle betulle, poteva essere piegato col vapore in maniera molto precisa. Egli realizza le prime sedute elastiche. Invece la vetroresina in America viene ovviamente utilizzata prima nell’industria e poi viene applicata anche nel design. In Italia si può citare il caso di Gio Ponti che scopre un legno africano,  molto resistente e leggero. Crea così la Super Leggera, una sedia che pesa 1.8 kg. Nella comunicazione dell’epoca c’era un bambino che la teneva con due dita.

Charles Rennie Mackintosh, Bureau, 1904. Foto: Delfino Sisto Legnani e Marco CappellettiCos’è rimasto dell’idea originale?
Tutto. Noi abbiamo riportato esattamente fedeli. Anche perché l’importanza di questo museo è fatta dai curatori, dalle persone che hanno scelto questi pezzi perché erano persone autorevoli, colte, brillanti, divertenti. La collezione termina negli anni ’80 con Alchimia e Memphis, quindi Mendini e Sottsass, perché secondo Koenig bisogna aspettare almeno altri 50 anni per poter raccontare cosa viene dopo, per raccontare il seguito di questa storia.
All’ingresso del museo abbiamo una frase di Koenig che afferma che questo museo dovrebbe essere vissuto nella sua interezza, cioè sedersi sulle poltrone, spegnere le sigarette nei portaceneri, addirittura fare l’amore nei letti. Andrebbe proprio vissuto. Anche il sedere deve dir la sua sulla sedia. Non basta l’estetica ma anche la praticità.

Museo del Design 1880-1980
An extraordinary journey
Via Borsi 9, Milano

Appuntamento: Mercoledì 21 ottobre alle ore 11.00
anteprima Century, un nuovo progetto di sonorizzazione che vedrà alcuni tra i più importanti musicisti internazionali interpretare cento anni di storia del design.
Le composizioni sono state realizzate per il Museo del Design 1880-1980 per far vivere ai visitatori una nuova esperienza multisensoriale. Ad aprire questa inedita rassegna sarà la sonorizzazione di Howie B.

Orari: lun: 15.00 – 20.00
mar gio ven sab dom: 10.30 – 20.00
mer: 10.30 – 23.00

Info: info@museiitaliani.org
www.museiitaliani.org

 

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