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Da tempo c’eravamo accorti di lei (e lo diciamo con una certa soddisfazione), quando nell’inverno del 2008 (Espoarte #51 febbraio/marzo) presentavamo tra i “Giovani” Tamara Ferioli. Il particolare di una sua installazione (Baia del silenzio, la notte prima) si guadagnava la cover del nostro magazine con una delicatezza intima ed ovattata nel battito di un tempo sospeso e silenzioso. Ci piace ritrovarla, oggi, da Studio d’Arte Cannaviello a Milano con un nuovo progetto che sulla linea di un’evoluzione coerente accompagnerà la galleria da giugno a settembre. In mostra ci sono tutti gli elementi che caratterizzano il lavoro dell’artista. Il punto di partenza è una suggestione, i mekánema – da qui il titolo della mostra – macchine  volanti pensate da Michelstaedter che aiutano ad abbandonare il peso del mondo e giungere all’assoluto. Poco importa il riferimento dotto alle teorie del filosofo, tutto è filtrato da un approccio intimamente personale e allegorico.
Chissà dove porta quella scala ricoperta da oltre tremila gusci di chiocciola, smalto e polvere di madreperla?


Francesca Di Giorgio: La carta come supporto eletto e la scultura e l’installazione ambientale concepita come una spugna che filtra e trattiene il vissuto quotidiano… Ci racconti come hai costruito Mekánema da Studio Cannaviello?

Tamara Ferioli: Mekánema è l’epilogo di una ricerca che dura da diversi anni, e che sento possedere i presupposti per proseguire.‬
‪La possibilità di interagire con spazi prestigiosi come quelli dello Studio D’Arte Cannaviello e in futuro di Parigi e Barcellona, sono stati un grande stimolo per dare una risposta il più esaustiva possibile sul mio lavoro.‬
‪Il risultato finale si compone di 18 tele, 4 micro installazioni, e una grande installazione di 4 metri e 250 kg di peso, rivestita da 3.050 gusci di chiocciola.‬
‪Questa mostra è Tamara Ferioli. Sento che mi rappresenti e di rappresentarla completamente. ‬

I Mekánema sono frutto dell’immaginazione del filosofo, poeta e artista Carlo Michelstaedter (1887-1910). Quando hai incontrato il suo pensiero e come l’hai reso vivo nel senso delle tue opere?
Michelstaedter è più che altro una suggestione. I mekánema sono qualcosa di immaginario. Un espediente letterario usato dal filosofo per descrivere il suo complicato rapporto con la ricerca di se stessi. Mi piaceva l’elaborazione della metafora. Il lavoro di intuizione alla base, più che il contenuto stesso del suo messaggio.

Nelle tesi di Michelstaedter di fondo si cela quella fragilità dell’uomo posto di fronte alla manifesta incapacità di esprimere il suo vero essere…
Il mio lavoro cita nel titolo Michelstaedter, ma, come dicevo, non è il suo pensiero l’oggetto della mia analisti e della ricerca che ho condotto per realizzare questa mostra. Ci sono sicuramente delle affinità, delle associazioni possibili, ma sempre nell’approccio agli oggetti di indagine, non tanto nel risultato che ne scaturisce, che rimane intimamente personale.

Siate dunque prudenti come serpenti, riporta il titolo di uno dei tuoi ultimi lavori su carta. Su cosa ci mette in guardia? Di cosa (chi) dobbiamo diffidare?

Da Tutto o da Nulla ma per un solo istante.

La componente narrativa nel tuo lavoro è da sempre molto forte, anche grazie all’importanza data ad elementi simbolici ricorrenti. Le donne dai capelli rossi – tue alter ego – scandiscono un’evoluzione: qual è il loro ritmo?
Nei simboli cerco le essenze, la possibilità di afferrare con l’intuizione gli archetipi.
In questo senso il ritmo è l’assenza di ritmo, l’assenza di uno spazio tempo, che indirettamente contempla lo spazio e il tempo assoluti.

Che ruolo affidi invece agli animali, ai sassi, alberi, dirupi e altri elementi naturali?
Gli animali come gli elementi naturali sono allegorie di stati d’animo. Incarnano un disturbo o un piacere. Il sasso, come il dirupo, come le forbici, cambiano identità a seconda del contesto in cui compaiono, che è a sua volta protagonista. A volte, nei miei lavori, anche i discorsi si trasfigurano in oggetti o animali. Le tesi che ho abbracciato e quelle che ho detestato, vivono un’esistenza parallela negli elementi o nelle forme di vita, che me li ricordano.

La natura di Mekánema è mobile, nel suo destino leggiamo già due prossimi appuntamenti: a Barcellona da The Private Space Gallery e a Parigi alla Galerie Placido. Com’è nato il rapporto con queste gallerie?
‪Tutto è nato per caso, una serie di circostanze fortuite hanno fatto si che ci potesse essere una collaborazione di queste tre realtà, e l’idea della sinergia tra Italia, Spagna e Francia, mi piace. Dona al tutto una prospettiva più ampia.‬

La mostra in breve:
Tamara Ferioli. Mekánema
Studio d’Arte Cannaviello
Via Stoppani 15, Milano
Info: +39 02 20240428
www.cannaviello.net
Fino all’11 settembre 2010

In alto da sinistra:
Mekánema, 2010, 3050 gusci di chiocciole, smalto e polvere di madreperla su scala site specific
Virgin bed, 2010, giocattoli, spillo, polvere di marmo, polvere di madreperla, pioppi e altri vegetali su legno e plexiglass,
cm 25 (diametro) x cm 16 (altezza)
Siate dunque prudenti come serpenti (particolare), 2010, matite e capelli su carta giapponese intelaiata, cm 90×150

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