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In un periodo in cui l’apertura e la chiusura di spazi espositivi seguono i fluttui da parametri indefiniti ci fa piacere segnalare la molteplice attività di Studio Vigato, impegnato in una triplice attività, che da Alessandria, città dove l’avventura ha avuto inizio negli anni ’70, passando per la bellissima sede di Castelceriolo, è ora approdata a Bergamo, in uno spazio situato proprio davanti alla GAMeC.
Abbiamo rivolto qualche domanda al fondatore, Graziano Vigato, che ci ha raccontato, in breve, la storia dello Studio Vigato. Uno spaccato fatto di passione, importanti incontri e grandi amicizie, il tutto all’insegna di un gusto e di una linea decisa, che ha ben saputo mixare artisti “storici” e giovani promesse…


Francesca Di Giorgio: Graziano Vigato, lei è un personaggio ormai “storico” nel panorama dell’arte contemporanea nazionale: attraverso la sua appassionata opera di gallerista che si perde ormai nella notte dei tempi ha concorso a definire alcuni generi e a mettere in luce alcuni talenti ormai istituzionalizzati: ci racconta come è nata la sua passione e quale atteggiamento le ha permesso di restare attivo per tutto questo tempo?

Graziano Vigato: È stato un avvicinamento graduale, essere collezionista d’arte era un arricchimento personale. Nel 1970 acquistai la mia prima opera d’arte e nel 1977 aprii il primo spazio espositivo in Piazza Carducci ad Alessandria. Quella data coincide con l’inizio del mio rapporto di amicizia con Marisa Vescovo, che mi ha accompagnato per tantissimi anni in questo splendido mondo e in questa avventura. La mia fortuna è stata conoscere gli artisti, frequentare i loro studi, conoscere le loro ricerche… e così son nate storiche amicizie che durano tuttora e che continuano ad invogliarmi in questa ricerca e addentrarmi in questo bellissimo mondo.

Ha da poco inaugurato, presso la sede di Castelceriolo (AL), la mostra Vertigini, a cura di Viviana Siviero. Una mostra bellissima ed emozionante in cui chiunque può gustare – al di là di ogni ragionevole dubbio – il significato concreto di pittura. A cosa si riferisce la scelta del titolo e come sono stati riuniti gli artisti partecipanti? Ci può dire in breve il concept della mostra?

Vertigini è nata dal volere di riunire alcuni artisti che seguiamo da anni, che reputiamo veri e propri amici e che sono tutti accomunati da questa voglia di “vera pittura”.

Angelo Barone, Bertasa, Carboni, Cosua, D’Augusta, Marchelli… tutti sono nomi conosciuti, con alcuni di loro lavora da molto tempo: il suo talento per la ricerca solida è una perla rara nel panorama decisamente modaiolo dell’arte contemporanea. Ci può dire qualcosa di ognuno di loro?
Con tutti sono in grande rapporto di amicizia reciproca e di rispetto, lavorativamente parlando. Di tutti ho sempre stimato le ricerche, sia a livello di comunicazione come può essere il lavoro di Bertasa, sia materico, qui si parla del compianto Cosua, sia della facilità del gesto pittorico e della sua freschezza come in D’Augusta. Con Barone siamo amici da tantissimo tempo, una vera amicizia che mi ha accompagnato nel mio viaggio nel mondo dell’arte facendomi conoscere e approfondire il suo lavoro poetico e allo stesso tempo rigoroso con i paesaggi accennati delle sue terre. Marchelli è un artista di cui ho sempre stimato e ammirato i lavori, è anche un nostro conterraneo e appena abbiamo avuto occasione, abbiamo subito collaborato e penso che i suoi lavori si sposino alla perfezione con il concetto della mostra e con l’ambiente in cui essa è stata realizzata. Carboni è un amico di vecchia data, grande professionista e grandissimo artista, e anche lui ha sempre fatto ricerca sul colore, sulle forme, sulla “vera pittura” a cui questa mostra fa un grande riferimento.

Quale pensa che sia la valenza e l’importanza di una frammentazione di sedi differenti fra cui distribuire eventi, in un territorio difficile come quello di Alessandria?
La sede storica in centro ad Alessandria è ormai riconosciuta a livello nazionale, per non dire mondiale visto che anche artisti d’oltreoceano sono passati da noi, quindi era fondamentale per noi mantenere un’icona solida del nostro nome. Le altre due sedi, nate più recentemente, sono dettate dalla necessità di avere uno spazio di grande impatto visivo, come l’ex filanda di Castelceriolo, e di grande dimensione dove poter realizzare collettive di scultura e installazione molto importanti. Anche il nuovissimo spazio di Bergamo, davanti al GAMeC, nasce dalla grande ambizione di portare il nostro lavoro alla visione di più persone possibili, amanti dell’arte.

Adesso, suo figlio Fabrizio, prende in mano, con la stessa passione, il suo testimone, acquisendo la direzione artistica di un nuovo spazio a Bergamo, sostituendosi alla Galleria del Tasso: come vede questo nuovo traguardo e come intendete gestirne la linea?
La linea che terremo a Bergamo sarà la solita linea che ha sempre caratterizzato il mio lavoro. Faremo mostre di artisti importanti, di artisti storici, di giovani interessanti e artisti seri, manterremo il filo iconografico che ci ha sempre rappresentati, sia agli occhi degli artisti sia agli occhi dei collezionisti. Sappiamo che Bergamo sta diventando una piazza importante nel mondo dell’arte contemporanea e grazie ad un’occasione che un nostro carissimo amico-collezionista ci ha proposto, siamo riusciti ad avere questo splendido spazio espositivo proprio davanti alla GAMeC.

A tal proposito la mostra d’apertura Cosa vogliono le immagini, a cura di Marisa Vescovo, sembra essere un interessante incipit. Ce ne vuole parlare?
Sicuramente la mostra curata da Marisa Vescovo è una mostra di enorme impatto visivo e di grande importanza a partire dai nomi presenti alla collettiva. Questa mostra permette al pubblico di avvicinarsi alle immagini che gli artisti hanno creato, di entrare dentro questo percorso che spazia dalla pittura alla scultura a lavori di grande impatto visivo, il tutto perfettamente amalgamato dal desiderio di ogni artista di indicare delle metafore “figurali”. Il rapporto con Marisa, come ho già accennato, è ancor prima di un rapporto di lavoro, un vero e proprio rapporto di amicizia, un cammino che insieme abbiamo percorso nel mondo dell’arte seppure con ruoli differenti. Ci sarebbero tantissime e bellissime storie da raccontare sul nostro passato insieme ma non credo ci sia così tanto spazio per poterlo fare purtroppo.

Un’ultima domanda dobbiamo fargliela: si guardi intorno, rivolgendosi al mondo dell’arte. Che cosa sta succedendo? Dove ci stiamo dirigendo secondo lei e quale vuole essere l’apporto del lavoro di Studio Vigato – attualmente dislocato in ben tre sedi: quella storica nel centro di Alessandria, quella spettacolare dell’ex filanda di Castelceriolo e quella nuovissima di Bergamo – in questo panorama?
Lo Studio Vigato continuerà il suo lavoro di ricerca, di proposta di artisti nazionali ed internazionali e di scoperta di giovani artisti. In quali sedi? Beh, alla fine in un mondo così “globalizzato” e “visibile” con internet, la sede fisica ha un significato sicuramente meno importante che in passato, purtroppo per motivi prettamente “fisici” l’utilizzo di tre sedi ci porta via molto tempo e impegno fisico, quindi potremmo sacrificare lo spazio dell’ex filanda a vantaggio della possibilità di esser presenti in due città ben distinte come Alessandria e Bergamo.

Le mostre in breve:
Vertigini
a cura di Viviana Siviero
Artisti in mostra: Angelo Barone, Fausto Bertasa, Luigi Carboni, Maurizio Cosua, Vittorio D’Augusta e Mirco Marchelli
Studio Vigato Arte Contemporanea
Via Ollearo 2, Castelceriolo (AL)
www.studiovigato.com
Fino al 25 luglio 2010

Cosa vogliono le immagini?
A cura di Marisa Vescovo
Artisti in mostra: Nicola Bolla, Mimmo Borrelli, Filippo Centenari, Paolo Consorti, Fabrice De Nola, Paolo Grassino, Enrico Iuliano, Francesco Sena, Saverio Todaro, Fabio Viale
Studio Vigato Arte Contemporanea
Via San Tomaso 72, Bergamo (Nuovo spazio)
www.studiovigato.com
Fino al 30 luglio 2010

In alto da sinistra:
Veduta della mostra Cosa vogliono le immagini nel nuovo spazio di Bergamo
Due vedute della mostra Vertigini a Castelceriolo (AL)

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