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PALERMO | Teatro Garibaldi

di LAURA FRANCESCA DI TRAPANI

Una scritta troneggia sulla cancellata e sul palcoscenico: “Teatro Garibaldi Aperto”. Mettendo insieme questa scritta ed un teatro, si rimane sbigottiti nel riflettere sul fatto che per tenere un teatro aperto si debba per forza intraprendere un’azione di occupazione. Ma un teatro non dovrebbe essere un luogo in cui fare e trasmettere cultura? E sopratutto non dovrebbe, e sottolineo dovrebbe, essere attività consueta e non evento straordinario?

Ed invece a Palermo, così come nel resto del nostro paese, accade anche questo. Che luoghi deputati e, soprattutto luoghi della città, vengano sottoposti a campagne di restauro per poi essere mantenuti chiusi, sottraendoli alla città.

Un luogo fisico, luogo della rappresentazione, luogo dell’immaginazione si è vestito di un indumento fatto di entusiasmo, accogliendo le numerose presenze che lo hanno stretto in un metaforico abbraccio, immersi in un’atmosfera emozionante, tra le note, le parole, i segni, i sentimenti che ognuno – varcando quel cancello ed entrando nelle sue viscere – ha lasciato di sé. Tante speranze e innumerevoli desideri per questo luogo “sacro” che si è sentito pervaso di nuova vita almeno per qualche giorno. Per quale ragione la sua “rinascita” deve durare solo qualche alba e qualche tramonto e non può mantenersi per sempre, e nutrirsi della voglia di fare cultura che in questa città spesso è trattata come fosse efferato reato?

Dal 1861, anno in cui viene inaugurato da Garibaldi, subisce una serie di traversie, rimane chiuso a lungo e riaperto nel 1906. Una nuova riapertura negli anni ’60 lo trasforma in cinematografo, per essere agli inizi degli anni ’90 richiuso nuovamente. Interventi di restauro conclusosi nel 2010 hanno anche snaturato l’originario aspetto di rudere di teatro all’italiana che ha affascinato personaggi quali Peter Brook o Wim Wenders (che lo ha scelto come set per girare una scena di Palermo shooting).

Il 13 aprile 2012, la città di Palermo si è svegliata con due scosse telluriche, una reale e l’altra simbolica. Un comitato, composto da artisti, intellettuali, cittadini, si è unito in un unico coro per chiedere chiarezza al Comune e agli enti pubblici circa gli spazi di loro proprietà e la relativa assegnazione e gestione per ciò che concerne le risorse economiche da investire.
Chiedono un monitoraggio trasparente e – come si legge nel manifesto – «un modello lontano dalle nomine di “direttori artistici” ispirate da logiche partitiche, che fondi le sue basi sull’alternanza delle cariche e che dia spazio alle nuove energie artistiche espresse nella città».

In una Palermo che si avvicina all’ora X per conoscere le sorti politiche che l’aspettano. In una Palermo dove gli innumerevoli volti che spadroneggiano per le strade hanno trasformato questa città in una grande installazione. Ecco in questa Palermo qualcuno – anzi molti – chiedono e rivendicano quello che di diritto gli è stato negato e soprattutto chiedono trasparenza e correttezza. Il Teatro Garibaldi, scelto dall’intera cittadinanza, come luogo simbolo per ragionare sull’assenza di equità, trasparenza, di regole in materia di cultura.

Grande sostegno del Teatro Valle e Nuovo Cinema Palazzo di Roma, Teatro Coppola di Catania, Teatro Marinoni di Venezia, Sale D.O.C.S di Venezia, La Balena di Napoli e Lavoratori dell’Arte di Milano. Non è mancato l’appoggio di personalità del mondo dello spettacolo e della cultura come Dario Fo, Franca Rame, Alessandro Bergonzoni, Emanuele Crialese, Pino Caruso, Davide Enia, Corrado Fortuna, il giurista Ugo Mattei, Paolo Rossi, Daniele Silvestri, Dente, Mario Venuti e tanti altri. Giornate scandite da innumerevoli presenze, dove un’accoglienza poco calorosa – quella delle forze dell’ordine che ha tentato di bloccare l’occupazione del teatro e l’ingresso della stampa e dei cittadini – non è riuscita però a spegnere l’entusiasmo di tutti coloro che sono accorsi per confrontarsi e per lamentarsi della mortificazione del valore e della dignità della cultura. Durante un incontro con il Commissario Straordinario al Comune di Palermo Prefetto Latella si è giunti ad una proposta concreta di tenere aperto il teatro per tre giorni e successivamente ragionare sulla regolamentazione di assegnazione e di direzione artistica del Garibaldi. Tre giorni però non sono bastevoli per affrontare una questione così radicata nelle consuetudini di questa città. Così lunedì 16 aprile ha avuto inizio con lo scioglimento del Comitato che ha occupato il teatro durante i precedenti giorni, per lasciare spazio ad un’assemblea permanente a presidio del teatro, all’interno della quale possano essere sviscerate adatte modalità di intervento e riflessioni circa la gestione delle risorse destinate alla cultura.

Un’esperienza piena di bellezza, di quella bellezza della condivisione per un sogno – perché purtroppo in questa città a volte le cose più consuete dobbiamo sognarle – con la speranza che anche questo popolo di assetati di cultura e di voglia di costruire non si faccia mettere da parte o sopraffare da logiche personali e di potere come purtroppo abbiamo visto accadere per altri affaires che da alcuni mesi attanagliano i luoghi deputati a fare arte e cultura di questa città.

Promulgare e diffondere bellezza e parafrasando il filologo ungherese Kàroly Kerényi – in riferimento ai suoi studi sul teatro dionisiaco – ricordarci che col teatro – luogo simbolo che ospita il malcontento – «gli uomini passano dalla parte degli dei».

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