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MILANO | Francesco Pantaleone Arte Contemporanea | Fino al 3 febbraio 2018

di LUCA BOCHICCHIO

L’ultima mostra di Loredana Longo, inaugurata nella sede milanese della galleria Pantaleone il 22 novembre, si intitola Piedediporco; non un tema, ma una chiave di lettura alla sua più recente ricerca che già l’artista aveva utilizzato nell’intervento dell’estate scorsa a Casa Museo Jorn, Albissola. Questa volta si tratta di cinque installazioni che dialogano fra loro alla perfezione e che a loro volta rimandano a una personale “estetica della violenza” cara a Longo, come sottolinea la curatrice Irene Biolchini nel testo che introduce la mostra.

Loredana Longo, 2017, Piedediporco, installazione, mattoni forati 12x15x30 cm, 2 mattoni deformati dall’artista, terza cottura oro, piede di porco in acciaio, dimensioni 500x180x30, courtesy Francesco Pantaleone , Milano

Loredana Longo, 2017, Piedediporco, installazione, mattoni forati 12x15x30 cm, 2 mattoni deformati dall’artista, terza cottura oro, piede di porco in acciaio, dimensioni 500x180x30, courtesy Francesco Pantaleone, Milano

Il caos e la violenza
Quando un mio caro amico reporter tornò dall’ultima guerra in Iraq, la prima impressione che mi restituì del conflitto fu: “il caos totale, l’anarchia: un canguro sbigottito tra le fiamme di fronte al museo di Baghdad, fra i rapinatori e le bande militari”. Ecco, se l’Apocalisse è quel momento catartico in cui la fine coincide con un nuovo inizio, noi oggi ne siamo lontani: quello della società attuale è uno scenario di guerra, di caos e violenza, che ricorda la confusione totale di un campo di battaglia. Forse, al limite, la disperazione e la condizione di smarrimento dell’uomo contemporaneo segnalano uno stato collettivo pre-apocalittico, l’attesa di un insperato evento liberatorio.
I colpi sordi delle esplosioni mi accolgono nella galleria milanese di Francesco Pantaleone. Accompagnati dai lampi di fuoco che dilaniano decine di mani serrate, a ripetizione, gli scoppi provengono dalla proiezione che domina la seconda sala espositiva: nella penombra, le esplosioni attese eppure improvvise sembrano annunciare la perdita. Ai piedi di questa grande successione di immagini sonore, una lunga scia di macerie, contenute in una gabbia di assi da cantiere, sembra indicare una via (non un’uscita), un modo per guadagnare la distanza dal video (e dal massacro) essendone al contempo legati.
Conclude il suo anno di lavoro così, Loredana Longo, con una mostra intitolata Piedediporco, curata in sintonia di intenti da Irene Biolchini, per la galleria che da tredici anni condivide il suo percorso di ricerca.

Loredana Longo, 2017, Fist, calco del pugno destro dell’artista in terraglia, esplosione e seconda cottura con ossido di rame, bastone in legno bruciato, anello in ferro, cm 140x300cm, courtesy Francesco Pantaleone, Milano

Loredana Longo, 2017, Fist, calco del pugno destro dell’artista in terraglia, esplosione e seconda cottura con ossido di rame, bastone in legno bruciato, anello in ferro, cm 140x300cm, courtesy Francesco Pantaleone, Milano

Il muro e i pugni
L’ingresso della galleria e della mostra è dominato da una lunga murata di laterizi grezzi, nella quale spiccano (e spaccano) due analoghi mattoni deformati e dorati dall’artista, infilzati da piedi di porco in acciaio (Piedediporco). Conficcato nel muro di fronte, un tirapugni in argento modificato con punte acuminate di cocci di bottiglia (Tirapugni). Sulla parete di fondo, ordinati in parata e pronte all’uso, come un’armeria medievale, dodici manici di zappa bruciati, sormontati da altrettante mani in terracotta dipinta a piombo: le stesse mani che si vedono esplodere, ancora fresche, nella video-proiezione (Fist).

Il piede di porco, la zappa e il tirapugni sono strumenti che aprono: al contrario delle chiavi (siano esse fisiche o virtuali), essi scardinano i varchi mediante un’azione di scasso, un’azione violenta. È in questa liberazione tragica che Loredana Longo rivela il suo pensiero apocalittico: ti libera dalla condizione in cui sei e lo fa non solo mostrandoti il gesto violento, la sofferenza del passaggio, ma indicandoti l’oro, la luce, la nuova forma che avrai. Fine e rinascita coincidono in questa mostra esemplare per sintesi e potenza, per poesia e presenza. La disperazione è controllata dall’artista: in quei colpi mirati con il ferro nei poveri mattoni che tanto ci piacciono; nelle cariche di polvere esplosiva infilate nei pugni modellati e colati nella terraglia; nelle punte di vetri di bottiglia come gioielli su un tirapugni in argento. Non ha paura di mostrarsi in questa veste, Loredana Longo, la donna che toglie e dà la vita, l’artista che anticipa visioni apocalittiche che saranno chiare in poche decine di anni.

Loredana Longo. PIEDEDIPORCO
con un testo di Irene Biolchini

22 novembre 2017 – 3 febbraio 2018

Francesco Pantaleone Arte Contemporanea
Via San Rocco 11, Milano

Info: www.fpac.it

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