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MILANO | FABBRICA DEL VAPORE | 2 dicembre 2017 – 4 aprile 2018

di FRANCESCA CAPUTO

È possibile mettere in scena l’utopia e raccontare l’idea, fragilissima e potente, di Rivoluzione? Come restituire la freschezza di un immaginario che prese corpo nella seconda metà degli anni Sessanta, capace di sovvertire le strutture di potere in ogni sfera della società?

Manifestazione per l’uguaglianza dei diritti fra uomini e donne, New York, August 26, 1970 (Photo by Michael Abramson/The LIFE Images Collection/Getty Images)

Manifestazione per l’uguaglianza dei diritti fra uomini e donne, New York, August 26, 1970
(Photo by Michael Abramson/The LIFE Images Collection/Getty Images)

È l’obiettivo che si propone la mostra Revolution. Musica e ribelli 1966-1970, dai Beatles a Woodstock, alla Fabbrica del Vapore di Milano, fino al 4 aprile 2018, esplorando una manciata di anni, tra i più affascinanti e mitizzati del recente passato, attraverso una miriade di oggetti-testimonianza: immagini, arte, grafica, design, cinema, documenti, filmati, abbigliamento, poster, libri, dischi, fotografie, canzoni; già presentati al Victoria & Albert Museum di Londra.

Il percorso esperienziale si snoda in cinque grandi aree tematiche – Swinging London, Musica e Controcultura, Voci del dissenso, Costumi e Consumi, Summer of Love – approfondendo in un unico afflato di aspirazione condivise i principali luoghi e contesti in cui si produsse un sostanziale cambiamento di prospettiva nella mentalità occidentale.

Fotografia della sezione ‘Swinging London’ dalla mostra al V&A © Victoria and Albert Museum, London

Fotografia della sezione ‘Swinging London’ dalla mostra al V&A
© Victoria and Albert Museum, London

Dalla Londra di Carnaby Street agli hippy di Haight-Ashbury; dalla moda, ai club, alle droghe, passando per gli spazi espositivi indipendenti che propongono artisti d’avanguardia poliedrici come Yoko Ono, Boyle Family e Jim Dine; da Blow-Up di Antonioni a fotografi del calibro di Terry O’Neill, John Cowan, David Bailey, Terence Donovan e Brian Duffy; dalle immagini psichedeliche dei Beatles realizzate da Richard Avedon sino al poster per il primo Earth Day disegnato da Robert Rauschenberg e i disegni per War Is Over di John Lennon e Yoko Ono; dagli abiti futuristici in PVC e Perspex alla minigonna di Mary Quant; dalla controcultura di San Francisco e la West Coast sino all’innovazione tecnologica della Bay Area.

Stokely Carmichael (1941-1998), attivista americano nel movimento per i diritti civili. Londra, UK, luglio 1970 (Photo by Bentley Archive/Popper foto/Getty Images)

Stokely Carmichael (1941-1998), attivista americano nel movimento per i diritti civili. Londra, UK, luglio 1970 (Photo by Bentley Archive/Popper foto/Getty Images)

Dalle battaglie politiche alle manifestazioni per i diritti umani e le proteste di strada (che dagli Stati Uniti approdano in Europa, con il maggio francese fino a coinvolgere università e società italiana) al fervore del boom economico, alla cultura dei Festival, dei raduni rock, delle comunità alternative.

Un viaggio totale entro istanze, sogni e speranze, desiderio di libertà, fiducia nel futuro di un’intera generazione al di là e al di qua dell’Atlantico, capace di restituire lo spirito del tempo anche attraverso molti testi fondamentali, come Utopia di Thomas More, Uomo a una dimensione di Herbert Marcuse, Le porte della percezione di Aldous Huxley, On the Road di Jack Kerouac e il Libro Tibetano dei Morti.
Peccato che la realtà italiana, pur importante e incisiva, sia presente solo con un breve spaccato che comprende alcune foto del Piper di Roma e copertine di album, tra cui il fondamentale Dedicato a… di Mario Schifano.

L’ambiente sonoro immersivo riconduce all’atmosfera dell’epoca. È la musica il vero filo conduttore, accompagnando tra le sale il fruitore con audioguide che diffondono la colonna sonora del tempo: brani dei Jefferson Airplane, Beatles, Dylan, Rolling Stones, Frank Zappa, Grateful Dead. Fino a concludersi nell’ultima stanza con un enorme schermo avvolgente da cui risuona il sound infuocato di Jimi Hendrix, Janis Joplins, gli Who e degli altri protagonisti di Woodstock, proiettando in loop il documentario del Festival del 1969.

Lato A dell’album Cheap Thrills dei Big Brother and The Holding Company, 1968

Lato A dell’album Cheap Thrills dei Big Brother and The Holding Company, 1968

Oltre all’esplosione creativa della scena musicale, è la raffinata iconografia dell’Arte Psichedelica a permettere di sintonizzarsi sulle onde rivoluzionarie di quegli anni; giacché insieme alla musica fu un canale principale per la diffusione dei nuovi ideali, privilegiando il curvilineo al rettilineo, la complessità alla semplicità, il femminile al maschile.
Lungo l’intera esposizione a fare da collante a idee e parole ci sono le straordinarie innovazioni grafiche della psichedelia e della stampa controculturale. Una miriade di manifesti, poster e locandine, comix e riviste underground, cover di LP, realizzati da importanti artisti psichedelici – Victor Moscoso, Martin Sharp, Wes Wilson, Stanley Mouse, Rick Griffin, Alton Kelley, Robert Crumb e le illustrazioni originali di Alan Aldridge – che stravolsero layout e canoni tipografici con saturazioni cromatiche, colori acidi e cangianti, illusioni ottiche, metamorfosi vegetali e tratteggi certosini, inchiostrazione arcobaleno e lettering distorto, come parte inscindibile delle immagini; ispirandosi ad artisti come Aubrey Beardsley, Alphonse Mucha, anch’essi presenti in mostra.

Installazione immersiva “Cave” al Riverside Museum, New York, 1966 (Photo by Yale Joel/The LIFE Picture Collection/Getty Images)

Installazione immersiva “Cave” al Riverside Museum, New York, 1966 (Photo by Yale Joel/The LIFE Picture Collection/Getty Images)

Non a caso si è introdotti nell’immaginario psichedelico fin dalla sala d’ingresso che, tra pareti specchianti e luci strobo, accoglie il dipinto Grain of Sand di Mati Klarwein – originariamente costituiva il soffitto dell’Aleph Sanctuary, un tempio portatile dedicato alla “religione del tutto” – in cui si combina l’incontro tra oriente e occidente, cultura pop, religione, sessualità, psichedelia.
Si esce dalla mostra con la consapevolezza che possiamo cercare, non solo immaginare ma costruire, un altro futuro possibile, provando a “vedere il mondo in un granello di sabbia”, facendo nostra l’intuizione che fu già del poeta William Blake.

REVOLUTION. Musica e ribelli 1966-1970. Dai Beatles a Woodstock
A cura di Victoria Broackes – Victoria and Albert Museum di Londra, Geoffrey Marsh – Victoria and Albert Museum di Londra, Fran Tomasi, Clara Tosi Pamphili, Alberto Tonti
Organizzazione: Avatar – Gruppo MondoMostre Skira con Victoria and Albert Museum, Londra
In coproduzione con : Comune di Milano e Fabbrica del Vapore

Fabbrica del Vapore
Via Cesare Procaccini 4,  Milano

2 dicembre 2017 – 4 aprile 2018

Orari: Lunedì 15.00 – 20.00; Giovedì 10.00 – 22.00; Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10.00 20.00 (Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura)

Info: www.mostrarevolution.it

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